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Spore atomi stelle
Comunicato stampa
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SPORE ATOMI STELLE
Perché di questi tempi la mia preferenza va a una pittura parca di figure? Il motivo va cercato, mi sono detto, nell’influenza nefasta che la Pop art si trascina, a mio avviso, inquinando la possibilità di un’arte ‘alta’ con un linguaggio mutuato dalla cronaca, dalla pubblicità, dal fumetto. Intendiamoci, ho beneficiato anch’io dell’azione di rottura della Pop art storica, ma ritengo nocivi i suoi cascami odierni. Ben venga un’astrazione, dunque, ma quale? Non geometrica, a parer mio, alla Mondrian e persino alla Rothko, ma neppure concettuale, alla Ryman o alla Buren. L’astrazione cui penso, testimoniata da questa mostra, è quella che non abdica a un barlume iconico, senza ricadere tuttavia nel simbolo. Dietro l’angolo c’è, sirena sempre in agguato, la decorazione.
Symphony, uno dei due quadri di Mark Francis, dà l’idea di un reticolo venoso con spore come punti di coagulo. La struttura di un organismo sconosciuto scoperto da uno scienziato al microscopio? L’altro quadro, Zenith, ha un fondo monocromo blu e qua e là disseminate oblunghe frange nere, come un’eclisse di stelle pulsanti. Symphony e Zenith paiono distanti anni luce e invece si toccano: microscopio e telescopio.
I dipinti di Alberto Di Fabio sono vortici, caleidoscopi di atomi. Si viene risucchiati al centro della terra, come un personaggio di Jules Verne, o catapultati nello spazio siderale, come un cosmonauta di Stanley Kubrick. C’è qualcosa della certosina sapienza di un monaco tibetano, intento a disegnare un mandala di sabbia al suolo, nell’esercizio pittorico quotidiano di Di Fabio. È questo atto, rituale come un mantra, che conferisce al lavoro uno spessore filosofico.
Matteo Montani, anche lui come gli altri, rasenta l’astrazione senza abbracciarla del tutto. La sua immaginazione corre a briglia sciolta. Affiora nei due quadri in mostra il mondo fantastico che gli è proprio. In uno ti sembra che il mare abbia preso il posto del cielo e non sai più se sono nuvole o onde a incresparlo. Nell’altro amebe di luce blu si protendono al centro della tela come lucciole nel buio universo.
Io che ho vissuto negli anni cinquanta l’annosa polemica nostrana tra astratto e figurativo, linguaggi pittorici in guerra tra loro, oggi debbo arrendermi all’evidenza: l’astratto si è alleato con il figurativo.
Fabio Sargentini
Perché di questi tempi la mia preferenza va a una pittura parca di figure? Il motivo va cercato, mi sono detto, nell’influenza nefasta che la Pop art si trascina, a mio avviso, inquinando la possibilità di un’arte ‘alta’ con un linguaggio mutuato dalla cronaca, dalla pubblicità, dal fumetto. Intendiamoci, ho beneficiato anch’io dell’azione di rottura della Pop art storica, ma ritengo nocivi i suoi cascami odierni. Ben venga un’astrazione, dunque, ma quale? Non geometrica, a parer mio, alla Mondrian e persino alla Rothko, ma neppure concettuale, alla Ryman o alla Buren. L’astrazione cui penso, testimoniata da questa mostra, è quella che non abdica a un barlume iconico, senza ricadere tuttavia nel simbolo. Dietro l’angolo c’è, sirena sempre in agguato, la decorazione.
Symphony, uno dei due quadri di Mark Francis, dà l’idea di un reticolo venoso con spore come punti di coagulo. La struttura di un organismo sconosciuto scoperto da uno scienziato al microscopio? L’altro quadro, Zenith, ha un fondo monocromo blu e qua e là disseminate oblunghe frange nere, come un’eclisse di stelle pulsanti. Symphony e Zenith paiono distanti anni luce e invece si toccano: microscopio e telescopio.
I dipinti di Alberto Di Fabio sono vortici, caleidoscopi di atomi. Si viene risucchiati al centro della terra, come un personaggio di Jules Verne, o catapultati nello spazio siderale, come un cosmonauta di Stanley Kubrick. C’è qualcosa della certosina sapienza di un monaco tibetano, intento a disegnare un mandala di sabbia al suolo, nell’esercizio pittorico quotidiano di Di Fabio. È questo atto, rituale come un mantra, che conferisce al lavoro uno spessore filosofico.
Matteo Montani, anche lui come gli altri, rasenta l’astrazione senza abbracciarla del tutto. La sua immaginazione corre a briglia sciolta. Affiora nei due quadri in mostra il mondo fantastico che gli è proprio. In uno ti sembra che il mare abbia preso il posto del cielo e non sai più se sono nuvole o onde a incresparlo. Nell’altro amebe di luce blu si protendono al centro della tela come lucciole nel buio universo.
Io che ho vissuto negli anni cinquanta l’annosa polemica nostrana tra astratto e figurativo, linguaggi pittorici in guerra tra loro, oggi debbo arrendermi all’evidenza: l’astratto si è alleato con il figurativo.
Fabio Sargentini
09
maggio 2008
Spore atomi stelle
Dal 09 maggio al 20 luglio 2008
arte contemporanea
Location
GALLERIA L’ATTICO – FABIO SARGENTINI
Roma, Via Del Paradiso, 41, (Roma)
Roma, Via Del Paradiso, 41, (Roma)
Orario di apertura
lun-sab 17-20
Vernissage
9 Maggio 2008, ore 19
Autore
Curatore