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Springs#2: Sabine Hornig – Nomadicity
Le opere scultoree di Sabine Hornig, realizzate durante la sua residenza al Museo Nivola di Orani e da questa ispirate, offrono una perfetta sintesi di molte delle aspirazioni di Costantino Nivola.
Comunicato stampa
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Le opere scultoree di Sabine Hornig, realizzate durante la sua residenza al Museo Nivola di Orani e da questa ispirate, offrono una perfetta sintesi di molte delle aspirazioni di Costantino Nivola. In aggiunta, le sculture di Hornig sono caratterizzate da una particolare specificità di luogo, dal mo-mento che le tende in pietra che l’artista presenta sono state realizzate nel granito tipico della regione di Orani.
Il riferimento all’architettura, così come al mondo megalitico, era un tema centrale nell’estetica di Nivola, e la suggestione dell’arcaico e della preistoria costituisce un aspetto onnipresente nella sua opera. Sabine Hornig, scultrice e Senior Resident al Museo Nivola nel 2015, ha dato grande impor-tanza a queste tematiche; inoltre, come Nivola, l’artista ha al suo attivo molte opere di arte pubblica (attualmente è impegnata in un vasto progetto di questo genere per Sidney, in Australia).
La scultura di Sabine Hornig affronta quasi invariabilmente diversi aspetti dell’interfaccia tra scul-tura e architettura, e lo fa in quanto possiede il senso dell’opacità (come forma) e della trasparenza (come spazio). Il suo approccio decisamente post-minimalista alla scultura nel suo rapporto con l’architettura valorizza la capacità che hanno particolari strutture di trasformare la percezione ri-guardo allo stato e all’applicazione die materiali usati.
In questo caso le sue tende in granito sono opere scultoree che alludono a forme architettoniche al di fuori dell’ambito immediato del canone del modernismo internazionale: dimore quali capanne, baracche e abitazioni temporanee.
Queste strutture in granito assumono una particolare rilevanza in Sardegna, non solo in vista delle testimonianze nuragiche proprie della preistoria dell’Isola, ma ancor di più - e in modo particolare - oggi che, in Europa e specialmente in Italia, ci troviamo sempre più spesso di fronte a intere popo-lazioni in movimento e a rinnovate forme di nomadismo. Nel mondo di oggi troviamo interi campi di rifugiati pieni di strutture come queste; ancora una volta, ci viene ricordato - non senza disagio - che lo sviluppo dell’umanità è emerso da una storia di cacciatori-raccoglitori nomadi e migranti.
Le tende sono installate dentro lo spazio espositivo e fuori, nel parco. La mostra comprende una se-rie di modelli, ancora una volta qualcosa molto in line con l’uso tradizionale dei modelli preliminari da parte di Nivola. Tuttavia c’è un precisa differenza tra i due scultori, dato che Hornig suggerisce l’idea che la trasparenza (il vedere attraverso) è una sorta di presenza assente. Da questo punto di vista, mentre Nivola era un artista emblematico del formalismo proprio dell’arte modernista e dell’interesse di questa per le specificità locali, le opere di Hornig riflettono un qualche disequilibrio (a volte inquietante) e una dislocazione che sono ormai parte del nostro mondo post-strutturalista o postmoderno.
Mark Gisbourne
Il riferimento all’architettura, così come al mondo megalitico, era un tema centrale nell’estetica di Nivola, e la suggestione dell’arcaico e della preistoria costituisce un aspetto onnipresente nella sua opera. Sabine Hornig, scultrice e Senior Resident al Museo Nivola nel 2015, ha dato grande impor-tanza a queste tematiche; inoltre, come Nivola, l’artista ha al suo attivo molte opere di arte pubblica (attualmente è impegnata in un vasto progetto di questo genere per Sidney, in Australia).
La scultura di Sabine Hornig affronta quasi invariabilmente diversi aspetti dell’interfaccia tra scul-tura e architettura, e lo fa in quanto possiede il senso dell’opacità (come forma) e della trasparenza (come spazio). Il suo approccio decisamente post-minimalista alla scultura nel suo rapporto con l’architettura valorizza la capacità che hanno particolari strutture di trasformare la percezione ri-guardo allo stato e all’applicazione die materiali usati.
In questo caso le sue tende in granito sono opere scultoree che alludono a forme architettoniche al di fuori dell’ambito immediato del canone del modernismo internazionale: dimore quali capanne, baracche e abitazioni temporanee.
Queste strutture in granito assumono una particolare rilevanza in Sardegna, non solo in vista delle testimonianze nuragiche proprie della preistoria dell’Isola, ma ancor di più - e in modo particolare - oggi che, in Europa e specialmente in Italia, ci troviamo sempre più spesso di fronte a intere popo-lazioni in movimento e a rinnovate forme di nomadismo. Nel mondo di oggi troviamo interi campi di rifugiati pieni di strutture come queste; ancora una volta, ci viene ricordato - non senza disagio - che lo sviluppo dell’umanità è emerso da una storia di cacciatori-raccoglitori nomadi e migranti.
Le tende sono installate dentro lo spazio espositivo e fuori, nel parco. La mostra comprende una se-rie di modelli, ancora una volta qualcosa molto in line con l’uso tradizionale dei modelli preliminari da parte di Nivola. Tuttavia c’è un precisa differenza tra i due scultori, dato che Hornig suggerisce l’idea che la trasparenza (il vedere attraverso) è una sorta di presenza assente. Da questo punto di vista, mentre Nivola era un artista emblematico del formalismo proprio dell’arte modernista e dell’interesse di questa per le specificità locali, le opere di Hornig riflettono un qualche disequilibrio (a volte inquietante) e una dislocazione che sono ormai parte del nostro mondo post-strutturalista o postmoderno.
Mark Gisbourne
13
dicembre 2015
Springs#2: Sabine Hornig – Nomadicity
Dal 13 dicembre 2015 al 25 febbraio 2016
arte contemporanea
Location
MUSEO NIVOLA
Orani, Via Gonare, 2, (Nuoro)
Orani, Via Gonare, 2, (Nuoro)
Biglietti
intero € 5; ridotto € 3
Orario di apertura
da martedì a domenica ore 10-13 e 15:30 - 19
Vernissage
13 Dicembre 2015, ore 11:30
Autore
Curatore