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SQUARES
Un viaggio nel formato quadrato attraverso le diverse declinazioni dell’arte – dalla pittura all’illustrazione, dalla fotografia alla fiber art – in un confronto tra artisti/e provenienti da background, generazioni e aree geografiche differenti. Da un’idea di Barbara Pavan
Comunicato stampa
Segnala l'evento
SQUARES: a Capestrano una mostra internazionale indaga il quadrato attraverso l’arte contemporanea
Testo di Barbara Pavan
Simbolo di stabilità grazie alla sua forma equilibrata e simmetrica il quadrato ha una stratificazione di significati simbolici. Quattro i lati – per cominciare: quattro come le stagioni, gli stati della materia, i punti cardinali, gli elementi, gli Evangelisti, le fasi della creazione (nascita, vita, morte e rinascita). Una forma geometrica dunque che collega e attraversa la terra e il cielo, l’universo fisico e quello spirituale, materiale e immateriale.
Evocativo di un recinto sacro che unisce Nord, Est, Sud e Ovest, il quadrato è alla base di gran parte dei templi religiosi dell’antichità. I suoi lati perfettamente identici ne fecero per i pitagorici la rappresentazione della legge – pubblica e personale, esteriore ed interiore.
Le sue linee rette e precise ne fanno la figura del pensiero razionale, della logica, del realismo: una quadratura che è necessità di ordine in contrapposizione al caos che pare innata nell’uomo, la dimensione terrena opposta e complementare a quella celeste che trova nel cerchio la sua forma simbolica. Dalle civiltà precristiane fino al Rinascimento il quadrato incarna il desiderio della stabilità e di orientamento che le direzioni coordinate possono fornire.
In molte culture orientali è il simbolo del femminile, lo Yin. E, ancora, lo spirito e la sua incarnazione. Nei mandala tibetani lo si ritrova spesso come spazio sacro dimora della divinità. Nell’antichità – dalla Cina alla Persia fino in Mesopotamia – la terra era raffigurata quadrata. Nelle cattedrali medievali il creato è un quadrato al centro del quale vi è l’asse del mondo – l’arciere celeste.
Secondo studi più recenti, il quadrato è la proiezione dell’ambiente o del tempo in cui viviamo. La sua geometria dunque indica anche una sorta di incapacità di superare il perimetro della propria comfort zone, un timore del cambiamento che sottintende una rinuncia a determinare il corso della propria vita.
Un quadrato, un cerchio, un uomo: ecco L’uomo vitruviano di Leonardo da Vinci, il disegno più famoso di tutta la storia dell’arte, oggi conservato alle Gallerie dell’Accademia di Venezia, divenuto ormai il simbolo della cultura occidentale per eccellenza. Un uomo stabile e solido ispirato al De architectura di Vitruvio che rintraccia nelle misure del corpo umano l’unità di misura per la progettazione architettonica e che echeggia la visione rinascimentale di un’umanità assertiva e consapevole della propria stabilità, della propria forza.
Pare giunsero dall’India, invece, i quadrati magici, la cui origine è incerta e remota fino a perdersi nelle pieghe del tempo. Sono casellari in cui viene disposto un numero in ogni casella in modo che le somme di ciascuna linea, colonna e delle due diagonali maggiori diano sempre lo stesso numero. Anticamente a certe combinazioni di numeri erano attribuite qualità magiche e venivano incisi su piastrine di cuoio o di metallo diventando amuleti contro il malocchio, persino contro la peste. Uno dei più antichi esempi di quadrato magico è un’iscrizione latina a griglia con la scritta sator arepo tenet opera rotas – una frase palindroma il cui significato è a tutt’oggi ancora controverso.
E un quadrato magico di questo tipo lo troviamo proprio a Capestrano, in San Pietro ad Oratorium, una chiesa immersa nel bosco sulla riva sinistra del fiume Tirino, voluta da Desiderio, ultimo re longobardo e restaurata nel XII secolo quando assunse forme romaniche. Fu durante il restauro che nella facciata venne inserito un blocco di pietra su cui sono scolpite le cinque parole sovrapposte rotas opera tenet arepo sator con la peculiarità, però, di essere “rovesciato”.
Un altro quadrato magico è scolpito sulla facciata della Sagrada Familia di Barcellona progettata da Antoni Gaudì in cui il numero risultante è il 33 associato alla passione di Cristo.
L’odierno Sudoku, peraltro, echeggia queste antiche griglie di numeri.
Deriva dal quadrato anche la quadratura, una decorazione murale che finge un’architettura. Una tecnica che si sviluppava sulle pareti e sui soffitti, talvolta unico elemento di decorazione di un ambiente, talaltra elaborata incorniciatura di sezioni figurate. Tipica dell’arte italiana, si è evoluta come genere autonomo e con artisti specializzati a partire dalla seconda metà del XVI sec. con il manierismo, riscuotendo grande fortuna per tutto il Seicento e fino al primo Settecento. Le prime sperimentazioni risalgono alla Roma cinquecentesca di cui rimane l’apporto significativo del Peruzzi nella Sala delle Colonne alla Farnesina. Ricerche quadraturiste come sfruttamento della prospettiva e degli scorci della superficie piana, si trovano però già nella cifra illusionistica della pittura parietale antica, cretese, egizia, e soprattutto romana e, nel Medioevo, nel tempio degli sfondi prospettici o nelle finzioni delle tarsie come per lo Studiolo di Federico ad Urbino.
La modularità del quadrato ne ha determinato la diffusione anche come elemento costruttivo e nell’arredamento, dall’opus reticulatum romano alle fortificazioni medievali e rinascimentali fino alle piastrelle del bagno e ai mobili componibili. Dall’inizio del XX secolo, poi, il Razionalismo ha trovato nella sua geometria pulita la figura ideale per rispondere alla necessità di funzionalità e standardizzazione,
Linearità e valore simbolico ne fanno la forma prediletta da molti grafici e designer per la creazione di loghi e marchi aziendali.
Il rettangolo in cui è inscritta la facciata del Partenone nasce da un quadrato e si sviluppa nella spirale aurea – il celeberrimo Nautilus è solo uno degli innumerevoli organismi naturali di cui è alla base della forma.
Per le Avanguardie – dal Neoplasticismo, al Suprematismo, all’Op-art, al Minimalismo e così via – l’essenzialità stabile e assoluta del quadrato ne fa il soggetto ideale per opere astratte. La suddivisione del quadrato è stata oggetto di alcune ricerche di Le Corbusier che pubblicò alcuni esempi utili ad uso di architetti e artisti. Bruno Munari si interessò ai suoi aspetti didattici ed espressivi utilizzandolo nella sua arte e dedicandogli un libro – Il quadrato, appunto – nel 1978, osservandone aspetti storici, scientifici e antropologici.
E infine arriviamo alla contemporaneità quadrata dei pixel che ha ispirato, tra le altre, una tecnica pittorica che evoca l’effetto di frammentazione delle immagini riflesse nell’acqua.
Di quadrati è composta la scultura dinamica eCLOUD, un’opera d’arte permanente installata tra i gate 22 e 23 dell’aeroporto internazionale di San Jose, porta d’accesso alla Silicon Valley, in California: una scultura ispirata al volume e al comportamento di una nuvola idealizzata strutturata in migliaia di piccoli pannelli quadrati di Smart Glass commutabili elettricamente che funzionano come pixel. Le animazioni che si muovono attraverso eCloud si basano su dati meteorologici in tempo reale provenienti da 100 diversi aeroporti di destinazione.
Non possiamo non citare Gerhard Richter artefice delle vetrate del transetto del Duomo di Colonia, sostituzione di quelle gotiche perdute durante i bombardamenti, che attraverso combinazioni casuali di quadrati colorati riesce ad ottenere la medesima magia della luce delle originali trecentesche.
Anche l’arte eterea e trasparente di Daniel Buren deve molto al quadrato e alle sue suddivisioni triangolari.
Infine, poiché è da poco trascorsa la Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, il 25 novembre 2015 a Brescia veniva allestita VIVAVITTORIA un progetto di arte partecipata di Patrizia Benedetta Fratus composto da moduli quadrati di 50 centimetri di lato realizzati a maglia o a uncinetto in una pluralità di materiali. Con essi Fratus aveva disegnato sulla superficie della piazza un tratto di DNA per sottolineare l’indissolubile legame universale dei viventi e, per la quantità di elementi che si è riusciti a raccogliere, in alcuni punti esso aveva una consistenza di tre, persino quattro, strati. Centinaia di uomini e donne insieme, un quadrato alla volta nel corso degli otto mesi precedenti, avevano creato un’opera condivisa che si è tramutata successivamente in una cospicua donazione per costituire un fondo per i percorsi di affrancamento delle donne ospiti di una casa di accoglienza.
Da questa premessa è nata l’idea di SQUARES, un progetto in cui trentuno artisti esplorano e interpretano lo spazio della figura geometrica del quadrato attraverso una pluralità di linguaggi, tecniche, medium che inaugura sabato 9 dicembre 2023, ore 17, alla Galleria La Dama di Capestrano (Aq).
Curata da Simonetta Caruso e Letizia Perticarini, da un’idea di Barbara Pavan - SQUARES include le opere di Jorgelina Alessandrelli, Jacobo Alonso, Ceci Arango, Annamaria Atturo, Giuseppina Bacchini, Manuela Bieri, Denise Blanchard, Maria Francesca Bottari, Simona Bramati, Roberta Brugnola, Elisabetta Cameli, Francesca Catellani, Susanna Cati, Michela Cavagna, Cinzia Farina, Magdalena Fermina, Donatella Giagnacovo, Gianfranco Lunardo, Florencia Martinez, Susana Molina Borquez, Giulia Nelli, Lucia Novelli, Federica Patera e Andrea Sbra Perego, Carole Peia, Sandra Resende, Lucia Ricciardi, Raffaella Simone, Giulia Spernazza, Olga Teksheva, Luca Vannozzi, Tania Welz.
Un viaggio nel formato quadrato attraverso le diverse declinazioni dell’arte – dalla pittura all’illustrazione, dalla fotografia alla fiber art – in un confronto tra artisti/e provenienti da background, generazioni e aree geografiche differenti.
Testo di Barbara Pavan
Simbolo di stabilità grazie alla sua forma equilibrata e simmetrica il quadrato ha una stratificazione di significati simbolici. Quattro i lati – per cominciare: quattro come le stagioni, gli stati della materia, i punti cardinali, gli elementi, gli Evangelisti, le fasi della creazione (nascita, vita, morte e rinascita). Una forma geometrica dunque che collega e attraversa la terra e il cielo, l’universo fisico e quello spirituale, materiale e immateriale.
Evocativo di un recinto sacro che unisce Nord, Est, Sud e Ovest, il quadrato è alla base di gran parte dei templi religiosi dell’antichità. I suoi lati perfettamente identici ne fecero per i pitagorici la rappresentazione della legge – pubblica e personale, esteriore ed interiore.
Le sue linee rette e precise ne fanno la figura del pensiero razionale, della logica, del realismo: una quadratura che è necessità di ordine in contrapposizione al caos che pare innata nell’uomo, la dimensione terrena opposta e complementare a quella celeste che trova nel cerchio la sua forma simbolica. Dalle civiltà precristiane fino al Rinascimento il quadrato incarna il desiderio della stabilità e di orientamento che le direzioni coordinate possono fornire.
In molte culture orientali è il simbolo del femminile, lo Yin. E, ancora, lo spirito e la sua incarnazione. Nei mandala tibetani lo si ritrova spesso come spazio sacro dimora della divinità. Nell’antichità – dalla Cina alla Persia fino in Mesopotamia – la terra era raffigurata quadrata. Nelle cattedrali medievali il creato è un quadrato al centro del quale vi è l’asse del mondo – l’arciere celeste.
Secondo studi più recenti, il quadrato è la proiezione dell’ambiente o del tempo in cui viviamo. La sua geometria dunque indica anche una sorta di incapacità di superare il perimetro della propria comfort zone, un timore del cambiamento che sottintende una rinuncia a determinare il corso della propria vita.
Un quadrato, un cerchio, un uomo: ecco L’uomo vitruviano di Leonardo da Vinci, il disegno più famoso di tutta la storia dell’arte, oggi conservato alle Gallerie dell’Accademia di Venezia, divenuto ormai il simbolo della cultura occidentale per eccellenza. Un uomo stabile e solido ispirato al De architectura di Vitruvio che rintraccia nelle misure del corpo umano l’unità di misura per la progettazione architettonica e che echeggia la visione rinascimentale di un’umanità assertiva e consapevole della propria stabilità, della propria forza.
Pare giunsero dall’India, invece, i quadrati magici, la cui origine è incerta e remota fino a perdersi nelle pieghe del tempo. Sono casellari in cui viene disposto un numero in ogni casella in modo che le somme di ciascuna linea, colonna e delle due diagonali maggiori diano sempre lo stesso numero. Anticamente a certe combinazioni di numeri erano attribuite qualità magiche e venivano incisi su piastrine di cuoio o di metallo diventando amuleti contro il malocchio, persino contro la peste. Uno dei più antichi esempi di quadrato magico è un’iscrizione latina a griglia con la scritta sator arepo tenet opera rotas – una frase palindroma il cui significato è a tutt’oggi ancora controverso.
E un quadrato magico di questo tipo lo troviamo proprio a Capestrano, in San Pietro ad Oratorium, una chiesa immersa nel bosco sulla riva sinistra del fiume Tirino, voluta da Desiderio, ultimo re longobardo e restaurata nel XII secolo quando assunse forme romaniche. Fu durante il restauro che nella facciata venne inserito un blocco di pietra su cui sono scolpite le cinque parole sovrapposte rotas opera tenet arepo sator con la peculiarità, però, di essere “rovesciato”.
Un altro quadrato magico è scolpito sulla facciata della Sagrada Familia di Barcellona progettata da Antoni Gaudì in cui il numero risultante è il 33 associato alla passione di Cristo.
L’odierno Sudoku, peraltro, echeggia queste antiche griglie di numeri.
Deriva dal quadrato anche la quadratura, una decorazione murale che finge un’architettura. Una tecnica che si sviluppava sulle pareti e sui soffitti, talvolta unico elemento di decorazione di un ambiente, talaltra elaborata incorniciatura di sezioni figurate. Tipica dell’arte italiana, si è evoluta come genere autonomo e con artisti specializzati a partire dalla seconda metà del XVI sec. con il manierismo, riscuotendo grande fortuna per tutto il Seicento e fino al primo Settecento. Le prime sperimentazioni risalgono alla Roma cinquecentesca di cui rimane l’apporto significativo del Peruzzi nella Sala delle Colonne alla Farnesina. Ricerche quadraturiste come sfruttamento della prospettiva e degli scorci della superficie piana, si trovano però già nella cifra illusionistica della pittura parietale antica, cretese, egizia, e soprattutto romana e, nel Medioevo, nel tempio degli sfondi prospettici o nelle finzioni delle tarsie come per lo Studiolo di Federico ad Urbino.
La modularità del quadrato ne ha determinato la diffusione anche come elemento costruttivo e nell’arredamento, dall’opus reticulatum romano alle fortificazioni medievali e rinascimentali fino alle piastrelle del bagno e ai mobili componibili. Dall’inizio del XX secolo, poi, il Razionalismo ha trovato nella sua geometria pulita la figura ideale per rispondere alla necessità di funzionalità e standardizzazione,
Linearità e valore simbolico ne fanno la forma prediletta da molti grafici e designer per la creazione di loghi e marchi aziendali.
Il rettangolo in cui è inscritta la facciata del Partenone nasce da un quadrato e si sviluppa nella spirale aurea – il celeberrimo Nautilus è solo uno degli innumerevoli organismi naturali di cui è alla base della forma.
Per le Avanguardie – dal Neoplasticismo, al Suprematismo, all’Op-art, al Minimalismo e così via – l’essenzialità stabile e assoluta del quadrato ne fa il soggetto ideale per opere astratte. La suddivisione del quadrato è stata oggetto di alcune ricerche di Le Corbusier che pubblicò alcuni esempi utili ad uso di architetti e artisti. Bruno Munari si interessò ai suoi aspetti didattici ed espressivi utilizzandolo nella sua arte e dedicandogli un libro – Il quadrato, appunto – nel 1978, osservandone aspetti storici, scientifici e antropologici.
E infine arriviamo alla contemporaneità quadrata dei pixel che ha ispirato, tra le altre, una tecnica pittorica che evoca l’effetto di frammentazione delle immagini riflesse nell’acqua.
Di quadrati è composta la scultura dinamica eCLOUD, un’opera d’arte permanente installata tra i gate 22 e 23 dell’aeroporto internazionale di San Jose, porta d’accesso alla Silicon Valley, in California: una scultura ispirata al volume e al comportamento di una nuvola idealizzata strutturata in migliaia di piccoli pannelli quadrati di Smart Glass commutabili elettricamente che funzionano come pixel. Le animazioni che si muovono attraverso eCloud si basano su dati meteorologici in tempo reale provenienti da 100 diversi aeroporti di destinazione.
Non possiamo non citare Gerhard Richter artefice delle vetrate del transetto del Duomo di Colonia, sostituzione di quelle gotiche perdute durante i bombardamenti, che attraverso combinazioni casuali di quadrati colorati riesce ad ottenere la medesima magia della luce delle originali trecentesche.
Anche l’arte eterea e trasparente di Daniel Buren deve molto al quadrato e alle sue suddivisioni triangolari.
Infine, poiché è da poco trascorsa la Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, il 25 novembre 2015 a Brescia veniva allestita VIVAVITTORIA un progetto di arte partecipata di Patrizia Benedetta Fratus composto da moduli quadrati di 50 centimetri di lato realizzati a maglia o a uncinetto in una pluralità di materiali. Con essi Fratus aveva disegnato sulla superficie della piazza un tratto di DNA per sottolineare l’indissolubile legame universale dei viventi e, per la quantità di elementi che si è riusciti a raccogliere, in alcuni punti esso aveva una consistenza di tre, persino quattro, strati. Centinaia di uomini e donne insieme, un quadrato alla volta nel corso degli otto mesi precedenti, avevano creato un’opera condivisa che si è tramutata successivamente in una cospicua donazione per costituire un fondo per i percorsi di affrancamento delle donne ospiti di una casa di accoglienza.
Da questa premessa è nata l’idea di SQUARES, un progetto in cui trentuno artisti esplorano e interpretano lo spazio della figura geometrica del quadrato attraverso una pluralità di linguaggi, tecniche, medium che inaugura sabato 9 dicembre 2023, ore 17, alla Galleria La Dama di Capestrano (Aq).
Curata da Simonetta Caruso e Letizia Perticarini, da un’idea di Barbara Pavan - SQUARES include le opere di Jorgelina Alessandrelli, Jacobo Alonso, Ceci Arango, Annamaria Atturo, Giuseppina Bacchini, Manuela Bieri, Denise Blanchard, Maria Francesca Bottari, Simona Bramati, Roberta Brugnola, Elisabetta Cameli, Francesca Catellani, Susanna Cati, Michela Cavagna, Cinzia Farina, Magdalena Fermina, Donatella Giagnacovo, Gianfranco Lunardo, Florencia Martinez, Susana Molina Borquez, Giulia Nelli, Lucia Novelli, Federica Patera e Andrea Sbra Perego, Carole Peia, Sandra Resende, Lucia Ricciardi, Raffaella Simone, Giulia Spernazza, Olga Teksheva, Luca Vannozzi, Tania Welz.
Un viaggio nel formato quadrato attraverso le diverse declinazioni dell’arte – dalla pittura all’illustrazione, dalla fotografia alla fiber art – in un confronto tra artisti/e provenienti da background, generazioni e aree geografiche differenti.
09
dicembre 2023
SQUARES
Dal 09 dicembre 2023 al 03 febbraio 2024
arte contemporanea
Location
la Dama di Capestrano
Capestrano, Via Aquila, 7, (AQ)
Capestrano, Via Aquila, 7, (AQ)
Orario di apertura
venerdì e sabato 17:30/19:30
la domenica 11/13
Ufficio stampa
maks
Autore
Curatore
Autore testo critico
Allestimento
Progetto grafico
Produzione organizzazione