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Stanze | labirinti d’arte e poesia
Mostra collettiva
Comunicato stampa
Segnala l'evento
ANTICA SALIERA
Studio | Gallery | Ipogeo
è lieta di presentare il progetto espositivo
STANZE | LABIRINTI D'ARTE E POESIA
In esposizione:
CARLA ABBONDI
FRANCESCA BORGO
YINGLU CHEN
LAURA GRECO
RUBEN PATELLA
GIULIA SERI
Vernissage sabato 4 agosto ore 19.00
INGRESSO LIBERO
L'esposizione è fruibile fino al 4 settembre nei seguenti orari:
dal lunedì al venerdì h 17.00 < 21.00
sabato e domenica su appuntamento al 327.3463882
www.ginaaffinito.com | antica.saliera@gmail.com
*********
Incursioni poetiche a cura di GIUSEPPE INTINI
"Stanze sono gli spazi dell’architetto, il mio mestiere, indicanti funzioni, esigenze, sogni e creatività. Stanze sono attimi nascosti tra le parole rifugio del respiro mentre legge. Stanza è il mio laboratorio mescolante arte, architettura e scrittura, mentre stanze musicali rompono il silenzio. Stanze che l’Antica Saliera dedica ad artisti distinti nelle loro indagini artistiche, affrontando il percorso tra spazio, luogo e rappresentazione dell’atto creativo. Incontro ineluttabile smembrante distanze in di-stanze e la parola della lontananza si muta in spazi dialoganti racchiusi nelle diversità da percepire e condividere. Introdurre questi spazi senza soglie, penetrabili attraverso le porte immaginarie della poesia è un valore implicito e riconoscibile in ogni opera d’arte. Infine c’è il vuoto, la parte vacante, che alberga in ogni spazio che l’arte rimuove alterando la riconoscibilità dello spazio ma altrettanto riempie nell’invisibile dialogo di chi osservando le opere percepisce una parte di se stesso.
(Giuseppe Intini)
_______________________________
LE STANZE:
La stanza di Ruben
Raccontare la correlazione tra memoria e oblio, alterando i propri dipinti col fluire di altro colore cancellando il preesistente lasciandone tracce nella dualità cromatica bianco nero, nella dualità percettiva memoria oblio. Ed è nella storia del falsario d’arte Jon Jongbloed che questo avviene nel modo inaspettato e crudele, nella stanza di un carcerato dove la dualità avviene rimuovendo sia la libertà che poter fare arte.
La favola dei gesti d’amore(1)
Genialità e precisione
falsificazione di perfezione
in altra perfezione.
Voracità infinita
copiare arte
ammirandola
scompaginandola
in gemelli capolavori
ammirabile capacità manuale
occhi intrisi di passione
verso la bellezza.
sincera verità
dichiarata condivisione
gesto d’amore
verso il genio degli altri.
Rinchiuso nel carcere
grazia richiesta e respinta
continua il suo dialogo
disegnando con la mente
sulle pareti sgorganti
di solitudine e attesa
i fantasmi dell’arte
verità ineluttabile dell’arte
che mai crea sdoppiandosi
solo rimanendo feconda
solitudine imposta
come un gesto d’amore.
(JON JONGBLOED)
___________________________________________
La stanza di Laura
Si percepisce la consapevolezza del gesto sedimentato nel trittico, un rapporto filologico con la fotografia e soprattutto una condivisione umana nel lavoro di riferimento che la Modotti spiegò nel 1929 «Sempre, quando le parole "arte" o "artistico" vengono applicate al mio lavoro fotografico, io mi sento in disaccordo. Questo è dovuto sicuramente al cattivo uso e abuso che viene fatto di questi termini. Mi considero una fotografa, niente di più. Se le mie foto si differenziano da ciò che viene fatto di solito in questo campo, è precisamente che io cerco di produrre non arte, ma oneste fotografie, senza distorsioni o manipolazioni. La maggior parte dei fotografi vanno ancora alla ricerca dell'effetto "artistico", imitando altri mezzi di espressione grafica. Il risultato è un prodotto ibrido che non riesce a dare al loro lavoro le caratteristiche più valide che dovrebbe avere: la qualità fotografica.” Una aderenza alle motivazioni con maestria tecnica quasi spiritualizzata. In questa vicenda umana c’è il precedente dell’epitaffio mentre la mia poesia di riferimento indica il desiderio mimetico dell’arte è di ritrovarsi e ricongiungersi anche per un solo istante.
Epitaffio8
Tina Modotti, sorella, tu non dormi, no, non dormi: forse il tuo cuore sente crescere la rosa
di ieri, l'ultima rosa di ieri, la nuova rosa.
Riposa dolcemente, sorella.
La nuova rosa è tua, la nuova terra è tua:
ti sei messa una nuova veste di semente profonda
e il tuo soave silenzio si colma di radici.
Non dormirai invano, sorella.
Puro è il tuo dolce nome, pura la tua fragile vita:
di ape, ombra, fuoco, neve, silenzio, spuma,
d'acciaio, linea, polline, si è fatta la tua ferrea,
la tua delicata struttura.
Lo sciacallo sul gioiello del tuo corpo addormentato
ancora protende la penna e l'anima insanguinata
come se tu potessi, sorella, risollevarti
e sorridere sopra il fango.
Nella mia patria ti porto perché non ti tocchino,
nella mia patria di neve perché alla tua purezza
non arrivi l'assassino, né lo sciacallo, né il venduto:
laggiù starai in pace.
Lo senti quel passo, un passo pieno di passi, qualcosa
di grandioso che viene dalla steppa, dal Don, dal freddo?
Lo senti quel passo fiero di soldato sulla neve?
Sorella, sono i tuoi passi.
Verranno un giorno sulla tua piccola tomba
prima che le rose di ieri si disperdano,
verranno a vedere quelli d'una volta, domani,
là dove sta bruciando il tuo silenzio.
Un mondo marcia verso il luogo dove tu andavi, sorella.
Avanzano ogni giorni i canti della tua bocca
nella bocca del popolo glorioso che tu amavi.
Valoroso era il tuo cuore.
Nelle vecchie cucine della tua patria, nelle strade
polverose, qualcosa si mormora e passa,
qualcosa torna alla fiamma del tuo adorato popolo,
qualcosa si desta e canta.
Sono i tuoi, sorella: quelli che oggi pronunciano il tuo nome,
quelli che da tutte le parti, dall'acqua, dalla terra,
col tuo nome altri nomi tacciamo e diciamo.
Perché il fuoco non muore.
Ritrovarsi (2)
Cerchi nell’acqua
mossa dal sasso
rincorrono
il punto iniziale
fino ad affievolirsi
per ritrovarsi.
_______________________
La stanza Chen
Yinglu Chen si racconta “I colori quasi monotoni in cui nascono le linee bianche che sono caratterizzate da un senso ripensabile della vita e dalla mia personalità. I dipinti non si rivelano direttamente a noi ma ci portano a un pensiero infinito, e diventano una cosa rinnovata.” E dunque questa condizione diventa irrintracciabile, una determinazione pittorica vagante come percezione artistica nello spirito umano senza possederne un segno intangibile, esserne guida o racconto, ma semplicemente uno stato primordiale aderente all’umano in una comunicazione perenne. Ma per questo stato sono l’invenzione dei colori pastello e tutto in quei segreti come racconta la poesia.
Nel segreto dei colori (3)
I colori hanno segreti
lo stupore
la costanza
l’effetto
non c’è noia nei colori
non c’è paura
i colori non hanno ombre
sono musiche
nel silenzio perenne
anche nell’atto di mescolarli
anche nella gioia di ammirarli
essere rimossi da essi
fa soccombere.
_____________________________
La stanza di Francesca
Colori tenui segnano la lievità dell’anima, confortanti e quieti respiri proiettati verso orizzonti aspiranti espressioni alte nell’ampiezza dell’umanità conscia delle sue fragilità. Camminare su equilibri sfuggenti, corda oscillante compagna della decisione fondamentale, che inevitabilmente è carica di rinunce. Immagini dissolventi, vaghe, colme di respiro, in quiete ritrovata dove il gesto dell’arte illumina un percorso.
L’arte (4)
Grati della mia
arbitrarietà
inattesa e cercata
commovente allo spoglio
dei sentimenti altrui
faccia a faccia
con l’immenso
con se stessi.
con il disagio
della verità scoperta
e persa
immediatamente
cercandone altre.
_________________________________
La stanza di Giulia
Esplorazione senza setacci, ogni percezione identitaria subisce una somatizzazione fisica ed emotiva imprigionando la fisicità delle immagini nella deformità legante il vissuto alla rappresentazione artistica, che sebbene ambigua volutamente nei tratti incide illustrando la fisicità nell’indefinibile esistenziale. Nient’altro che l’inquietudine della condizione umana e per questo la poesia scelta è tratta da Esia, il mio dire poesia da piccolo quando ogni esperienza diventava essenziale fondamento di cosa si diventa, come nel mio caso, dall’aver sconfitto la meningite.
XXVIII5
Inquietudine
Inquietudine nell’anima
divenuto attimo che intaglia
docile e carezzevole
l’ombra intenta a penetrare
la scelta intrapresa scardinando il buio
che assottiglia la percezione del corpo
sfigurandone le piegature
mentre intorno tutto diventa rarefatto
e obliqua percezione
apparentemente apnea del sospiro
o indugiante smarrimento
negli occhi luccicanti di lacrima
e in verità impauriti
che il buio non offre schermo
all’infelicità
incalzante e dolorosamente
senza incertezze
semplicemente un maglio
che colpisce un altro maglio
in armonioso tambureggiante ritmo
spirante e assicurante
spiragli di suoni come porte aperte
a qualsiasi mistero
perché ogni mistero
è generato nel dolore
affinché respiro diviene partecipazione
recuperando le vibrazioni del suo valore iniziale
recitazione poetica invitante il canto
assecondando danza
ammaliante musica
in linguaggio e coscienza
lì dove si è sempre in esilio
nel vivere indomabile.
________________________________________
La stanza di Carla
Autodidatte sperimentazioni per alleggerire la materia, plasmare luce pura mutando etere in leggerezza interiorizzante bellezze e forme. In questa eliminazione o assenza di superfluo la luce arresta il pensiero condensandolo. Una tangibile continuità alle capacità della luce di ritmare ogni cosa che deve essere percepita. Così nei racconti del fare di Caravaggio o dei miti omerici.
Luce radente (6)
Caravaggio sistemava rigorosamente lanterne illuminando i modelli affinché venissero raggiunti da luce radente evidenziando la scena con forti contrasti di luci ed ombre, intese a plasmare la scena con apparizioni simboliche e drammatiche, intensamente centrate nei gesti dei personaggi, lasciando il resto nel buio. Vecchi e sgraziati corpi vestivano i panni di santi, meretrici modellarono figure femminili, e seppur subendo l’accusa di esaltare stoltezza e lerciume invece di idealizzare la bellezza e comporre perfezione, i complessi codici culturali romani si specchiarono nel realismo pulsante di vita e bellezza affiorante dalla luce radente.
Nel brusio contemplativo una identica palpitazione incide il buio. Il luogo mutato dalle ombre in una cava pietrificata scolpita da mani sapienti che illuminata dalla luce emanante dai dipinti, si apre sulla piazza rischiarata dalle fiaccole e i filamenti cadenti da una auriga su una biga alata, sospesa, in mozione ondeggiante e risoluta verso il luogo delle idee. In similitudine giunge un sussurro verso un sorriso che ascolta “Se l’amore è cieco, tanto meglio si accorda con la notte” (1).
Parole intense bisbigliate al tramonto che si dilegua palpitante nei recessi impalpabili della notte.
1. “If love be blind, / It best agrees with night” Romeo e Giulietta Act3,Scene2 William Shakespeare 1596
Candela e foro (6)
La città scavata dalle ombre notturne è ora nella luce e, i ritmi del quotidiano prendono comando con frenetica indolenza. Notte rinchiusa nei miti. Nel ventre di un immenso cavallo, il futuro dell’attesa nell’angosciosa paura illuminata fiocamente da una candela e un foro sul retro che guarda il passato. Vittoria e tregua, le maschere inquiete del futuro inestricabilmente legato al passato. Attesa e vincolo assimilanti paura e pregiudizi del proprio destino che invano tenta di sfuggire dall’inondamento dei flussi mutanti nell’altro. Fatale apprendimento per contaminare l’anima con la libertà non soggetta a menzogne ostacolanti l’ascolto scegliendo la vanità. Candela e foro sono alba chiara spalancata sulla vita, tenue luce nel ventre dell’ascolto puro, armonioso linguaggio dell’anima conciliante chi attende con chi impone l’attesa in silenzio, il perfetto vicendevole inizio e fine.
_________________________
…e infine per tutti
Ricordati(7)
Cesella il gesto.
Ricordati di scriverlo.
Sono l’uomo delle colline
dove la pietra risorge
e ogni mio gesto
è carezza di pietra.
Ricordati di accarezzarle.
Quelle pietre sono la tua terra
si ammassano sul porticciolo
si innalzano in sfida
al vento salmastro
all’ululato dei venti
alla pioggia improvvisa
non chiederanno mai l’elemosina.
Sono l’uomo delle parole.
Ricordati di leggerle.
Non cambiano il mondo
solo chi l’ha scritte
e scritte nella luce di altra presenza
chiederanno solo dignità.
Si forgia di segni
l’uomo metà parola e metà pietra.
Ricordati di decifrarli.
Sono le fattezze dell’umanità
materiale assurdo
abbandonato ancora in vita
rinato dal gesto unico
chiederanno umiltà.
Ricordati
sono l’uomo che ammutolisce
davanti al sorriso di una pianta.
Ricordati
La mia anima vivrà nella tua
e non conoscerà la morte.
Ricordati.
Mi hai tenuto in vita.
***********
1. p136 GIORNARILLI GIUSEPPE INTINI e18 ISBN 978-88-98735-04-4 2.p39 PIETRE solo pietre niente panna GIUSEPPE INTINI e18 ISBN 978-88-98735-00-6 3.p20 LA ZATTERA GIUSEPPE INTINI e18 ISBN 978-88-98735-08-2 4.p30 INVOCAZIONI GIUSEPPE INTINI e18 ISBN 978-88-98735-07-5 5.p33 ESIA GIUSEPPEINTINI e18 ISBN 978-88-98735-09-9 6. p7 p62 VINCOLI GIUSEPPEINTINI e18 ISBN 978-88-98735-01-3 7. p6 L’ESPLORATORE DEL SUO SILENZIO GIUSEPPEINTINI e18 ISBN 978-88-98735-02-0 8.PABLO NERUDA 5 gennaio 1942, epitaffio dedicato a Tina Modotti
Studio | Gallery | Ipogeo
è lieta di presentare il progetto espositivo
STANZE | LABIRINTI D'ARTE E POESIA
In esposizione:
CARLA ABBONDI
FRANCESCA BORGO
YINGLU CHEN
LAURA GRECO
RUBEN PATELLA
GIULIA SERI
Vernissage sabato 4 agosto ore 19.00
INGRESSO LIBERO
L'esposizione è fruibile fino al 4 settembre nei seguenti orari:
dal lunedì al venerdì h 17.00 < 21.00
sabato e domenica su appuntamento al 327.3463882
www.ginaaffinito.com | antica.saliera@gmail.com
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Incursioni poetiche a cura di GIUSEPPE INTINI
"Stanze sono gli spazi dell’architetto, il mio mestiere, indicanti funzioni, esigenze, sogni e creatività. Stanze sono attimi nascosti tra le parole rifugio del respiro mentre legge. Stanza è il mio laboratorio mescolante arte, architettura e scrittura, mentre stanze musicali rompono il silenzio. Stanze che l’Antica Saliera dedica ad artisti distinti nelle loro indagini artistiche, affrontando il percorso tra spazio, luogo e rappresentazione dell’atto creativo. Incontro ineluttabile smembrante distanze in di-stanze e la parola della lontananza si muta in spazi dialoganti racchiusi nelle diversità da percepire e condividere. Introdurre questi spazi senza soglie, penetrabili attraverso le porte immaginarie della poesia è un valore implicito e riconoscibile in ogni opera d’arte. Infine c’è il vuoto, la parte vacante, che alberga in ogni spazio che l’arte rimuove alterando la riconoscibilità dello spazio ma altrettanto riempie nell’invisibile dialogo di chi osservando le opere percepisce una parte di se stesso.
(Giuseppe Intini)
_______________________________
LE STANZE:
La stanza di Ruben
Raccontare la correlazione tra memoria e oblio, alterando i propri dipinti col fluire di altro colore cancellando il preesistente lasciandone tracce nella dualità cromatica bianco nero, nella dualità percettiva memoria oblio. Ed è nella storia del falsario d’arte Jon Jongbloed che questo avviene nel modo inaspettato e crudele, nella stanza di un carcerato dove la dualità avviene rimuovendo sia la libertà che poter fare arte.
La favola dei gesti d’amore(1)
Genialità e precisione
falsificazione di perfezione
in altra perfezione.
Voracità infinita
copiare arte
ammirandola
scompaginandola
in gemelli capolavori
ammirabile capacità manuale
occhi intrisi di passione
verso la bellezza.
sincera verità
dichiarata condivisione
gesto d’amore
verso il genio degli altri.
Rinchiuso nel carcere
grazia richiesta e respinta
continua il suo dialogo
disegnando con la mente
sulle pareti sgorganti
di solitudine e attesa
i fantasmi dell’arte
verità ineluttabile dell’arte
che mai crea sdoppiandosi
solo rimanendo feconda
solitudine imposta
come un gesto d’amore.
(JON JONGBLOED)
___________________________________________
La stanza di Laura
Si percepisce la consapevolezza del gesto sedimentato nel trittico, un rapporto filologico con la fotografia e soprattutto una condivisione umana nel lavoro di riferimento che la Modotti spiegò nel 1929 «Sempre, quando le parole "arte" o "artistico" vengono applicate al mio lavoro fotografico, io mi sento in disaccordo. Questo è dovuto sicuramente al cattivo uso e abuso che viene fatto di questi termini. Mi considero una fotografa, niente di più. Se le mie foto si differenziano da ciò che viene fatto di solito in questo campo, è precisamente che io cerco di produrre non arte, ma oneste fotografie, senza distorsioni o manipolazioni. La maggior parte dei fotografi vanno ancora alla ricerca dell'effetto "artistico", imitando altri mezzi di espressione grafica. Il risultato è un prodotto ibrido che non riesce a dare al loro lavoro le caratteristiche più valide che dovrebbe avere: la qualità fotografica.” Una aderenza alle motivazioni con maestria tecnica quasi spiritualizzata. In questa vicenda umana c’è il precedente dell’epitaffio mentre la mia poesia di riferimento indica il desiderio mimetico dell’arte è di ritrovarsi e ricongiungersi anche per un solo istante.
Epitaffio8
Tina Modotti, sorella, tu non dormi, no, non dormi: forse il tuo cuore sente crescere la rosa
di ieri, l'ultima rosa di ieri, la nuova rosa.
Riposa dolcemente, sorella.
La nuova rosa è tua, la nuova terra è tua:
ti sei messa una nuova veste di semente profonda
e il tuo soave silenzio si colma di radici.
Non dormirai invano, sorella.
Puro è il tuo dolce nome, pura la tua fragile vita:
di ape, ombra, fuoco, neve, silenzio, spuma,
d'acciaio, linea, polline, si è fatta la tua ferrea,
la tua delicata struttura.
Lo sciacallo sul gioiello del tuo corpo addormentato
ancora protende la penna e l'anima insanguinata
come se tu potessi, sorella, risollevarti
e sorridere sopra il fango.
Nella mia patria ti porto perché non ti tocchino,
nella mia patria di neve perché alla tua purezza
non arrivi l'assassino, né lo sciacallo, né il venduto:
laggiù starai in pace.
Lo senti quel passo, un passo pieno di passi, qualcosa
di grandioso che viene dalla steppa, dal Don, dal freddo?
Lo senti quel passo fiero di soldato sulla neve?
Sorella, sono i tuoi passi.
Verranno un giorno sulla tua piccola tomba
prima che le rose di ieri si disperdano,
verranno a vedere quelli d'una volta, domani,
là dove sta bruciando il tuo silenzio.
Un mondo marcia verso il luogo dove tu andavi, sorella.
Avanzano ogni giorni i canti della tua bocca
nella bocca del popolo glorioso che tu amavi.
Valoroso era il tuo cuore.
Nelle vecchie cucine della tua patria, nelle strade
polverose, qualcosa si mormora e passa,
qualcosa torna alla fiamma del tuo adorato popolo,
qualcosa si desta e canta.
Sono i tuoi, sorella: quelli che oggi pronunciano il tuo nome,
quelli che da tutte le parti, dall'acqua, dalla terra,
col tuo nome altri nomi tacciamo e diciamo.
Perché il fuoco non muore.
Ritrovarsi (2)
Cerchi nell’acqua
mossa dal sasso
rincorrono
il punto iniziale
fino ad affievolirsi
per ritrovarsi.
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La stanza Chen
Yinglu Chen si racconta “I colori quasi monotoni in cui nascono le linee bianche che sono caratterizzate da un senso ripensabile della vita e dalla mia personalità. I dipinti non si rivelano direttamente a noi ma ci portano a un pensiero infinito, e diventano una cosa rinnovata.” E dunque questa condizione diventa irrintracciabile, una determinazione pittorica vagante come percezione artistica nello spirito umano senza possederne un segno intangibile, esserne guida o racconto, ma semplicemente uno stato primordiale aderente all’umano in una comunicazione perenne. Ma per questo stato sono l’invenzione dei colori pastello e tutto in quei segreti come racconta la poesia.
Nel segreto dei colori (3)
I colori hanno segreti
lo stupore
la costanza
l’effetto
non c’è noia nei colori
non c’è paura
i colori non hanno ombre
sono musiche
nel silenzio perenne
anche nell’atto di mescolarli
anche nella gioia di ammirarli
essere rimossi da essi
fa soccombere.
_____________________________
La stanza di Francesca
Colori tenui segnano la lievità dell’anima, confortanti e quieti respiri proiettati verso orizzonti aspiranti espressioni alte nell’ampiezza dell’umanità conscia delle sue fragilità. Camminare su equilibri sfuggenti, corda oscillante compagna della decisione fondamentale, che inevitabilmente è carica di rinunce. Immagini dissolventi, vaghe, colme di respiro, in quiete ritrovata dove il gesto dell’arte illumina un percorso.
L’arte (4)
Grati della mia
arbitrarietà
inattesa e cercata
commovente allo spoglio
dei sentimenti altrui
faccia a faccia
con l’immenso
con se stessi.
con il disagio
della verità scoperta
e persa
immediatamente
cercandone altre.
_________________________________
La stanza di Giulia
Esplorazione senza setacci, ogni percezione identitaria subisce una somatizzazione fisica ed emotiva imprigionando la fisicità delle immagini nella deformità legante il vissuto alla rappresentazione artistica, che sebbene ambigua volutamente nei tratti incide illustrando la fisicità nell’indefinibile esistenziale. Nient’altro che l’inquietudine della condizione umana e per questo la poesia scelta è tratta da Esia, il mio dire poesia da piccolo quando ogni esperienza diventava essenziale fondamento di cosa si diventa, come nel mio caso, dall’aver sconfitto la meningite.
XXVIII5
Inquietudine
Inquietudine nell’anima
divenuto attimo che intaglia
docile e carezzevole
l’ombra intenta a penetrare
la scelta intrapresa scardinando il buio
che assottiglia la percezione del corpo
sfigurandone le piegature
mentre intorno tutto diventa rarefatto
e obliqua percezione
apparentemente apnea del sospiro
o indugiante smarrimento
negli occhi luccicanti di lacrima
e in verità impauriti
che il buio non offre schermo
all’infelicità
incalzante e dolorosamente
senza incertezze
semplicemente un maglio
che colpisce un altro maglio
in armonioso tambureggiante ritmo
spirante e assicurante
spiragli di suoni come porte aperte
a qualsiasi mistero
perché ogni mistero
è generato nel dolore
affinché respiro diviene partecipazione
recuperando le vibrazioni del suo valore iniziale
recitazione poetica invitante il canto
assecondando danza
ammaliante musica
in linguaggio e coscienza
lì dove si è sempre in esilio
nel vivere indomabile.
________________________________________
La stanza di Carla
Autodidatte sperimentazioni per alleggerire la materia, plasmare luce pura mutando etere in leggerezza interiorizzante bellezze e forme. In questa eliminazione o assenza di superfluo la luce arresta il pensiero condensandolo. Una tangibile continuità alle capacità della luce di ritmare ogni cosa che deve essere percepita. Così nei racconti del fare di Caravaggio o dei miti omerici.
Luce radente (6)
Caravaggio sistemava rigorosamente lanterne illuminando i modelli affinché venissero raggiunti da luce radente evidenziando la scena con forti contrasti di luci ed ombre, intese a plasmare la scena con apparizioni simboliche e drammatiche, intensamente centrate nei gesti dei personaggi, lasciando il resto nel buio. Vecchi e sgraziati corpi vestivano i panni di santi, meretrici modellarono figure femminili, e seppur subendo l’accusa di esaltare stoltezza e lerciume invece di idealizzare la bellezza e comporre perfezione, i complessi codici culturali romani si specchiarono nel realismo pulsante di vita e bellezza affiorante dalla luce radente.
Nel brusio contemplativo una identica palpitazione incide il buio. Il luogo mutato dalle ombre in una cava pietrificata scolpita da mani sapienti che illuminata dalla luce emanante dai dipinti, si apre sulla piazza rischiarata dalle fiaccole e i filamenti cadenti da una auriga su una biga alata, sospesa, in mozione ondeggiante e risoluta verso il luogo delle idee. In similitudine giunge un sussurro verso un sorriso che ascolta “Se l’amore è cieco, tanto meglio si accorda con la notte” (1).
Parole intense bisbigliate al tramonto che si dilegua palpitante nei recessi impalpabili della notte.
1. “If love be blind, / It best agrees with night” Romeo e Giulietta Act3,Scene2 William Shakespeare 1596
Candela e foro (6)
La città scavata dalle ombre notturne è ora nella luce e, i ritmi del quotidiano prendono comando con frenetica indolenza. Notte rinchiusa nei miti. Nel ventre di un immenso cavallo, il futuro dell’attesa nell’angosciosa paura illuminata fiocamente da una candela e un foro sul retro che guarda il passato. Vittoria e tregua, le maschere inquiete del futuro inestricabilmente legato al passato. Attesa e vincolo assimilanti paura e pregiudizi del proprio destino che invano tenta di sfuggire dall’inondamento dei flussi mutanti nell’altro. Fatale apprendimento per contaminare l’anima con la libertà non soggetta a menzogne ostacolanti l’ascolto scegliendo la vanità. Candela e foro sono alba chiara spalancata sulla vita, tenue luce nel ventre dell’ascolto puro, armonioso linguaggio dell’anima conciliante chi attende con chi impone l’attesa in silenzio, il perfetto vicendevole inizio e fine.
_________________________
…e infine per tutti
Ricordati(7)
Cesella il gesto.
Ricordati di scriverlo.
Sono l’uomo delle colline
dove la pietra risorge
e ogni mio gesto
è carezza di pietra.
Ricordati di accarezzarle.
Quelle pietre sono la tua terra
si ammassano sul porticciolo
si innalzano in sfida
al vento salmastro
all’ululato dei venti
alla pioggia improvvisa
non chiederanno mai l’elemosina.
Sono l’uomo delle parole.
Ricordati di leggerle.
Non cambiano il mondo
solo chi l’ha scritte
e scritte nella luce di altra presenza
chiederanno solo dignità.
Si forgia di segni
l’uomo metà parola e metà pietra.
Ricordati di decifrarli.
Sono le fattezze dell’umanità
materiale assurdo
abbandonato ancora in vita
rinato dal gesto unico
chiederanno umiltà.
Ricordati
sono l’uomo che ammutolisce
davanti al sorriso di una pianta.
Ricordati
La mia anima vivrà nella tua
e non conoscerà la morte.
Ricordati.
Mi hai tenuto in vita.
***********
1. p136 GIORNARILLI GIUSEPPE INTINI e18 ISBN 978-88-98735-04-4 2.p39 PIETRE solo pietre niente panna GIUSEPPE INTINI e18 ISBN 978-88-98735-00-6 3.p20 LA ZATTERA GIUSEPPE INTINI e18 ISBN 978-88-98735-08-2 4.p30 INVOCAZIONI GIUSEPPE INTINI e18 ISBN 978-88-98735-07-5 5.p33 ESIA GIUSEPPEINTINI e18 ISBN 978-88-98735-09-9 6. p7 p62 VINCOLI GIUSEPPEINTINI e18 ISBN 978-88-98735-01-3 7. p6 L’ESPLORATORE DEL SUO SILENZIO GIUSEPPEINTINI e18 ISBN 978-88-98735-02-0 8.PABLO NERUDA 5 gennaio 1942, epitaffio dedicato a Tina Modotti
04
agosto 2018
Stanze | labirinti d’arte e poesia
Dal 04 agosto al 04 settembre 2018
arte contemporanea
Location
ANTICA SALIERA – Studio| Gallery| Ipogeo
Lecce, Via Degli Antoglietta, 11A, (Lecce)
Lecce, Via Degli Antoglietta, 11A, (Lecce)
Orario di apertura
dal lunedì al venerdì h 17.00 < 21.00
sabato e domenica su appuntamento al 327.3463882
Vernissage
4 Agosto 2018, 0re 19.00/22.00
Autore
Curatore