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Stefania Beretta / Mauro Ghiglione
La Galleria Balmelli, Bellinzona, presenta la personale, a cura di Viana Conti, Contaminazioni, dell’artista svizzera Stefania Beretta in rapporto dialogico con quella dell’artista italiano Mauro Ghiglione Ad Est dell’Equatore.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Venerdì 12 novembre, giorno della vernice, la Galleria Balmelli, Bellinzona, presenta la personale, a cura di Viana Conti, Contaminazioni, dell’artista svizzera Stefania Beretta in rapporto dialogico con quella dell’artista italiano Mauro Ghiglione Ad Est dell’Equatore.
S. Beretta confronta l’Occidente e il Medio-Oriente con una doppia sequenza di scatti fotografici: per il Medioriente ha scelto di far parlare la quotidianità, la preghiera e il colore, per l’Occidente parlano l’immagine, il logos, la violenza, ma le due realtà, pur se opposte geograficamente e culturalmente, esprimono, relativamente alla figura umana nel suo contesto sociale, delle zone di tangenza che hanno quale esito la contaminazione, come si legge nel titolo. Ribaltando un luogo comune che vorrebbe, particolarmente nella fotografia, il colore come mezzo espressivo naturale e rasserenante e il bianco e nero come drammatizzazione del tema e del soggetto, l’artista svizzera rappresenta a colori la violenta realtà metropolitana, denunciata dalle iscrizioni e dalle immagini dei muri di Londra, e in bianco e nero, su carta baritata, la peripezia esistenziale quotidiana nelle città o periferie del Medio-Oriente, incorniciata però da un passepartout che riprende i colori delle bandiere tibetane e iscrizioni della preghiera coranica, elaborate ed esasperate nei pixel. Lo scenario per entrambe le sequenze è la strada, filtrato attraverso lo sguardo dell’artista, che restituisce così allo spettatore la sua personale Weltanschauung.
M. Ghiglione, di formazione filosofico-letteraria, è un artista il cui fattore estetico, che investe sia la scelta dei materiali che la loro mise en abyme, va letto come motore del concetto. Paradigmatiche in tal senso sono le mostre “Manifest To” manifesto d’artista a cura della GAM, 2001, Torino, Utopie quotidiane, PAC - Padiglione Arte Contemporanea, 2002, Milano, a cura di Vittorio Fagone e Angela Madesani, WarWordWorld, Commenda, a cura di Leonardi V/Idea, 2005, Genova, Sta una fuga tra noi, UnimediaModern, 2008, Genova e Paso Doble, Galleria Michela Rizzo, 2009, Venezia, con Franco Vaccari, entrambe a cura di Viana Conti. Radicale nel suo lavoro è la riflessione sullo Stato del Sistema Arte Contemporanea e sulla Condizione postumana del Sentire. A Quale longitudine potrebbe oggi rinascere la figura di Cristo e dove si manifesterebbe l’Immagine senziente, sua ossessione, è la domanda provocatoria che l’artista pone allo spettatore. Il titolo della presente personale è già un’ipotesi di risposta: Ad Est dell’Equatore. La locuzione quindi che intitola la mostra è un paradosso utilizzato dall’artista per non dire che si tratta di un luogo inesistente. Inesistente il luogo, inutile di conseguenza, un’ipotesi di resurrezione della figura del Cristo per un’umanità sulla via della derealizzazione e sparizione. L’arte, come deriva dell’immaginario, sembra essere l’ultima spiaggia per una possibile resurrezione della figura sacra e di una verità di pallore spettrale. I lavori sono stati ideati e realizzati appositamente per la mostra svizzera. I due artisti, che hanno alla base delle loro scelte espressive la fotografia, sia pure in accezioni differenti, sono già stati presentati congiuntamente, a partire dal 2008, a Bellinzona nella mostra Terribly emotional al Castello di Sasso Corbaro, dopo le precedenti tappe espositive presso la Galleria Silvy Bassanese a Biella e lo Studio Ghiglione a Genova. Fotografie di loro opere e profili critici sono presenti nella pubblicazione Arte e intelligenza emotiva, di Viana Conti, Le Mani editore, Recco-Genova, 2009.
Viana Conti
S. Beretta confronta l’Occidente e il Medio-Oriente con una doppia sequenza di scatti fotografici: per il Medioriente ha scelto di far parlare la quotidianità, la preghiera e il colore, per l’Occidente parlano l’immagine, il logos, la violenza, ma le due realtà, pur se opposte geograficamente e culturalmente, esprimono, relativamente alla figura umana nel suo contesto sociale, delle zone di tangenza che hanno quale esito la contaminazione, come si legge nel titolo. Ribaltando un luogo comune che vorrebbe, particolarmente nella fotografia, il colore come mezzo espressivo naturale e rasserenante e il bianco e nero come drammatizzazione del tema e del soggetto, l’artista svizzera rappresenta a colori la violenta realtà metropolitana, denunciata dalle iscrizioni e dalle immagini dei muri di Londra, e in bianco e nero, su carta baritata, la peripezia esistenziale quotidiana nelle città o periferie del Medio-Oriente, incorniciata però da un passepartout che riprende i colori delle bandiere tibetane e iscrizioni della preghiera coranica, elaborate ed esasperate nei pixel. Lo scenario per entrambe le sequenze è la strada, filtrato attraverso lo sguardo dell’artista, che restituisce così allo spettatore la sua personale Weltanschauung.
M. Ghiglione, di formazione filosofico-letteraria, è un artista il cui fattore estetico, che investe sia la scelta dei materiali che la loro mise en abyme, va letto come motore del concetto. Paradigmatiche in tal senso sono le mostre “Manifest To” manifesto d’artista a cura della GAM, 2001, Torino, Utopie quotidiane, PAC - Padiglione Arte Contemporanea, 2002, Milano, a cura di Vittorio Fagone e Angela Madesani, WarWordWorld, Commenda, a cura di Leonardi V/Idea, 2005, Genova, Sta una fuga tra noi, UnimediaModern, 2008, Genova e Paso Doble, Galleria Michela Rizzo, 2009, Venezia, con Franco Vaccari, entrambe a cura di Viana Conti. Radicale nel suo lavoro è la riflessione sullo Stato del Sistema Arte Contemporanea e sulla Condizione postumana del Sentire. A Quale longitudine potrebbe oggi rinascere la figura di Cristo e dove si manifesterebbe l’Immagine senziente, sua ossessione, è la domanda provocatoria che l’artista pone allo spettatore. Il titolo della presente personale è già un’ipotesi di risposta: Ad Est dell’Equatore. La locuzione quindi che intitola la mostra è un paradosso utilizzato dall’artista per non dire che si tratta di un luogo inesistente. Inesistente il luogo, inutile di conseguenza, un’ipotesi di resurrezione della figura del Cristo per un’umanità sulla via della derealizzazione e sparizione. L’arte, come deriva dell’immaginario, sembra essere l’ultima spiaggia per una possibile resurrezione della figura sacra e di una verità di pallore spettrale. I lavori sono stati ideati e realizzati appositamente per la mostra svizzera. I due artisti, che hanno alla base delle loro scelte espressive la fotografia, sia pure in accezioni differenti, sono già stati presentati congiuntamente, a partire dal 2008, a Bellinzona nella mostra Terribly emotional al Castello di Sasso Corbaro, dopo le precedenti tappe espositive presso la Galleria Silvy Bassanese a Biella e lo Studio Ghiglione a Genova. Fotografie di loro opere e profili critici sono presenti nella pubblicazione Arte e intelligenza emotiva, di Viana Conti, Le Mani editore, Recco-Genova, 2009.
Viana Conti
12
novembre 2010
Stefania Beretta / Mauro Ghiglione
Dal 12 novembre al 24 dicembre 2010
fotografia
arte contemporanea
arte contemporanea
Location
GALLERIA BALMELLI ARTE CONTEMPORANEA
Bellinzona, Via Lugano, 19, (Bellinzona)
Bellinzona, Via Lugano, 19, (Bellinzona)
Orario di apertura
Da mercoledì a sabato ore 14.30 - 17.30.
O su appuntamento.
Vernissage
12 Novembre 2010, ore 18.00 - 21.00
Autore
Curatore