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Stefania Lubatti – Quel che resta del bosco
Più che una mostra quello che propone Stefania Lubatti è un percorso: attraverso i dipinti il bosco rivela i suoi mille volti – restituiti mediante altrettante tecniche, colori e materiali di origine naturale -, accompagnandoci da uno stato d’animo all’altro fino a ineludibili domande esistenziali.
Comunicato stampa
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Il riferimento primo di Stefania Lubatti è il paesaggio naturale da cui desume suggestioni contenutistiche ed impressioni visive che poi rielabora attraverso stilemi di stampo informale.
La sensibilità dell'artista riesce a cogliere i fremiti e i palpiti vitali che animano la vegetazione arborea e a renderne l'essenza in un processo di rarefazione delle forme: le figure, immerse in un chiarore diffuso e stemperate con sfumature quietamente intimiste, tendono ad assumere sembianze stilizzate. I tronchi si verticalizzano e si assottigliano, talvolta fino a diventare semplici linee a cui il colore si innerva, mentre le fronde sembrano smaterializzarsi in una delicata trama, di rapporti e accordi, quasi calligrafica intrisa di colori lievi.
Da una partitura segnica minuta, l’artista, assecondando l’impeto espressivo a cui tende istintivamente, passa poi a gesti decisi, rimarcati cromaticamente dalla scelta del nero o di tonalità forti. Anche la materia pittorica si fa più consistente attraverso l’introduzione di applicazioni varie o di impasti in cui al pigmento viene aggiunta una componente granulare.
L'attenzione di Lubatti per la natura annuncia istanze più profonde: l'osservazione porta con sé la constatazione dello stato di sofferenza di un mondo che sempre più subisce le scelte di un'umanità indifferente e colpevole.
Il pigmento, spesso disciolto dall'acqua e lasciato colare sulla superficie della tela, richiama metaforicamente il progressivo deterioramento della natura e l'idea di un flusso temporale, pericolosamente in progressione.
Il tempo, così, si spazializza visivamente in uno scorrere verticale, la realtà viene rappresentata in transizione, le forme smettono di avere confini definiti e si compenetrano, mescolandosi in un’atmosfera evanescente carica di echi. Nelle opere di Stefania Lubatti, il paesaggio viene suggerito, più che riprodotto, perché scaturisce dalla proiezione del rapporto emotivo che l’artista instaura con il reale e definisce una dimensione ulteriore in cui la contemplazione del mondo materiale diventa comprensione profonda e intima della sacralità della natura.
La sensibilità dell'artista riesce a cogliere i fremiti e i palpiti vitali che animano la vegetazione arborea e a renderne l'essenza in un processo di rarefazione delle forme: le figure, immerse in un chiarore diffuso e stemperate con sfumature quietamente intimiste, tendono ad assumere sembianze stilizzate. I tronchi si verticalizzano e si assottigliano, talvolta fino a diventare semplici linee a cui il colore si innerva, mentre le fronde sembrano smaterializzarsi in una delicata trama, di rapporti e accordi, quasi calligrafica intrisa di colori lievi.
Da una partitura segnica minuta, l’artista, assecondando l’impeto espressivo a cui tende istintivamente, passa poi a gesti decisi, rimarcati cromaticamente dalla scelta del nero o di tonalità forti. Anche la materia pittorica si fa più consistente attraverso l’introduzione di applicazioni varie o di impasti in cui al pigmento viene aggiunta una componente granulare.
L'attenzione di Lubatti per la natura annuncia istanze più profonde: l'osservazione porta con sé la constatazione dello stato di sofferenza di un mondo che sempre più subisce le scelte di un'umanità indifferente e colpevole.
Il pigmento, spesso disciolto dall'acqua e lasciato colare sulla superficie della tela, richiama metaforicamente il progressivo deterioramento della natura e l'idea di un flusso temporale, pericolosamente in progressione.
Il tempo, così, si spazializza visivamente in uno scorrere verticale, la realtà viene rappresentata in transizione, le forme smettono di avere confini definiti e si compenetrano, mescolandosi in un’atmosfera evanescente carica di echi. Nelle opere di Stefania Lubatti, il paesaggio viene suggerito, più che riprodotto, perché scaturisce dalla proiezione del rapporto emotivo che l’artista instaura con il reale e definisce una dimensione ulteriore in cui la contemplazione del mondo materiale diventa comprensione profonda e intima della sacralità della natura.
17
novembre 2018
Stefania Lubatti – Quel che resta del bosco
Dal 17 al 28 novembre 2018
arte contemporanea
Location
SATURA – PALAZZO STELLA
Genova, Piazza Stella, 5/1, (Genova)
Genova, Piazza Stella, 5/1, (Genova)
Orario di apertura
da martedì a sabato ore 15.00 – 19.00
Vernissage
17 Novembre 2018, h 17.00
Autore
Curatore