Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Stefania Simona Bonomo – Kaleidoscopika
Mostra fotografica
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Stefania Simona Bonomo espone Kaleidoscopika
Le dimensioni multiple dell’architettura, proposte dall’artista siciliana, inaugureranno gli appuntamenti di Kernissage del mese di aprile
L’esposizione di Stefania Simona Bonomo, programmata da mercoledì 8 aprile 2009 alle ore 18.30 (fino a domenica 19) al Kestè Napoli (Largo San Giovanni Maggiore Pignatelli) e curata da Fabrizio Caliendo, darà avvio al mese di aprile per Kernissage, il ciclo di quattro incontri mensili con l’arte, presso le due strutture del Kestè Napoli e Kestè D’Inner.
Il progetto Kernissage rappresenta una sfida fra dialogo e creatività. Un lavoro avviato dieci anni or sono, che ha originato una proposta coerente col mondo dell’arte, attraverso una visione più sincera, quotidiana, realistica degli artisti e del loro lavoro. Uno sguardo aperto, oltre i confini della città, una ventata dal gusto europeo, innovativo, che possa ‘suggerire’ artisti creativi, emergenti e non.
Kernissage è un pop space, una galleria operosa di fruizione e immagine, che da quest’anno si avvale della preziosa collaborazione del primo corso di fotografia dell’Accademia delle Belle Arti di Napoli, con l’obiettivo di proporre giovani talentuosi, non avvezzi alle esposizioni.
Il primo appuntamento di aprile è con la mostra fotografica di Stefania Simona Bonomo, intitolata semplicemente Kaleidoscopika, in cui i “sistemi ambientali”, intesi come spazi “occupati”e modificati dall’uomo, sono stati rappresentati attraverso diversi metodi di lettura, secondo le cognizioni spazio temporali e di altri strumenti a disposizione. Un lavoro che ha generato nuove e diverse esigenze sempre più frequentemente annesse a differenti percezioni dell’ambiente, del modo di vivere al suo interno.
Mercoledi 15 aprile (fino a domenica 26) il Kestè D’Inner (Corso Umbero I, 51 – Pozzuoli) ospiterà, nell’ambito delle mostre curate da Mario Laporta, Francesca Rao e le sue Images De Rève. Guizzi timidi e beffardi di luce si alternano a pennellate forti, iniezioni di luce, luce come risultato di un intimo commento alla vita quotidiana. Atmosfere vissute attraverso il “fluire” della luce che raccoglie e dispone le immagini di oggetti, di angoli remoti, in una forma nuova, come inseriti in un contesto del tutto differente.
Mercoledì 22 aprile (fino a domenica 3 maggio) al Kestè Napoli sarà la volta della mostra Volti della giovanissima Sara Trapani, curata da Mario Laporta. Il Volto come teatro emotivo di grande impatto, una prospettiva osservata attraverso il bianco e il nero, che analizza la mappa dei volti in contestazione, una mappa sulla quale scorre il filo del tempo e con esso, di ogni esperienza, il senso dello spazio, la percezione degli avvenimenti. Il volto è la ‘scena’ su cui si esprime il compromesso fra mondo e natura umana e rappresenta, appieno, la dignità, intesa come modo di affrontare la vita, la sua interazione con l’ambiente e la sua rappresentazione sottoforma di uomo.
L'ultima inaugurazione del mese di aprile è fissata per mercoledì 29 aprile (fino a domenica 10 maggio), al Kestè D’Inner è per la mostra del dissacrante e beffardo Paolo Bosso, curata da Lorenza Ercolino, dal titolo Cambiamenti in…gioco.
Seguendo diverse prospettive morali e retoriche, talvolta beffarde ed autocelebrative, l’artista percorre un cammino “sofistico”, un'esercitazione di stile dilettosa. Un giovane pensatore che, speculando sul mondo attraverso un dialogo per immagini, si diverte a contemplare e, al tempo stesso, denunciare tutto ciò in cui si imbatte.
Stefania Simona Bonomo inaugura Kernissage di aprile, Kestè Napoli
vernissage mercoledì 8 aprile 2009 con aperitivo “San Ginger”, finissage domenica 19 maggio 2009
Tutti gli appuntamenti di Kernissage s’inaugureranno ogni mercoledì dalle ore 18.30 alle ore 21.30
Info ai numeri 0815513984 (Kestè Napoli), 0813031399 (Kestè D’Inner), email media@keste.it
Da mercoledì 8 a domenica 19 aprile 2009
Kestè Napoli, dalle ore 18.30 alle ore 21.30
Stefania Simona Bonomo
espone
Kaleidoscopika
Dimensioni multiple dell’architettura
a cura di Fabrizio Caliendo
Stefania Simona Bonomo nasce in un paesino nel centro della Sicilia nel 1977. In età adulta, si trasferisce a Napoli a studiare Arabo e Turco all’Università Orientale. Rimarrà a vivere nella città partenopea fino al 2002, per trasferirsi successivamente a Londra dove, attualmente si sta dedicando allo studio delle Belle Arti. Il suo rapporto con la macchina fotografica digitale è relativamente nuovo: in seguito ad un viaggio in Egitto, Stefania Bonomo realizza la necessità di esprimere le intime urgenze di un’estetica della forma, come regola di analisi della società, attraverso la sperimentazione del “lavoro fotografico”.
I “sistemi ambientali”, intesi come spazi “occupati”e modificati dall’uomo, sono stati rappresentati attraverso diversi metodi di lettura, a seconda delle cognizioni spazio temporali e di altri strumenti a disposizione,generando nuove e diverse esigenze sempre più frequentemente annesse a differenti percezioni dell’ambiente, del modo di vivere all’interno di esso.
L’artista, ispirata dal senso di disorientamento generazionale, riesce ad evidenziare le ambivalenze insite nell’uomo e nel suo spazio vitale, dove i punti di riferimento diventano strumenti necessari ad un comportamento, seppure in qualche misura formale, tuttavia di natura sociale, necessario all’interazione di individui all’interno di un unico ambiente.
Ecco perché Stefania Bonomo, come artista curiosa si rivolge all’architettura urbanistica umanizzandola come fosse un interlocutore a cui porre una serie di quesiti. Domande sui poteri atti a reggere alcuni sistemi di produzioni civili, domande intorno al significato estetico e insieme morale, che assume una città con tutti i propri contrasti visivi, specchio di divergenze culturali, di diseguaglianze economiche, di differenze sociali.
Ecco che le forme speculari delle opere di Simona si trasformano in un puzzle, come un insieme di risposte frammentarie, date in scansione da quegli elementi stessi che compongono un edificio, presi nella loro singolarità e rielaborati con un opera di stravolgimento. La sensazione risulta essere simile a quella che si prova dinanzi ad uno spettacolo di incongrue costruzioni architettoniche:ci si sente del tutto stravolti da un senso di inadeguatezza e confusione!
La serie Kaleidoscopika nasce quindi dal tentativo di poter trasmettere proprio un senso di vertigine, di disorientamento, talora di claustrofobia, in presenza delle nuove leve architettoniche, che regolano le basi del futuro in quanto ad estetica del vivere un sistema sociale inerente al proprio ambiente. Ed il timore che emerge attraverso le foto è legato al rapporto, spesso inesistente, che implicherebbe l’ecologia in tutto questo.
Da mercoledì 15 a domenica 26 aprile 2009
Kestè D’Inner (Pozzuoli), dalle ore 18.30 alle ore 21.30
Francesca Rao
espone
Images De Rève
a cura di Mario Laporta
Francesca Rao, una carriera da grafica pubblicitaria iniziata nell’epoca del boom digitale, nel 1999. Le arti visive diventano per l’artista, un metodo di elaborazione e confronto con la propria sensibilità creativa. Ragione sufficiente per indurla ad iscriversi all’Accademia di Belle Arti di Napoli, nel 2002, dove consolida la sua passione visiva per l’esperienza fotografica. Lascia, infatti, durante i suoi primi anni accademici, i corsi di pittura, dedicandosi completamente allo scatto.
Inizia così a collaborare con numerosi studi fotografici, approfondendo la sua esperienza nel campo. Ma la svolta avviene frequentando il corso biennale di specializzazione in fotografia dell’Accademia Delle Belle Arti di Napoli, che la vedrà in continuo confronto con una molteplicità di espressioni dialogiche del mondo fotografico, metalinguaggi analogici e digitali che riattivano la percezione grafica dell’artista nel contesto fotografico.
Partecipa così a numerose mostre collettive ed ha al suo attivo tre mostre personali. Vincitrice del premio Martelive nel 2008, ottiene così uno dei suoi primi riconoscimenti pubblici. .
Guizzi timidi e beffardi di luce si alternano a pennellate forti, iniezioni di luce, luce come risultato di un intimo commento alla vita quotidiana. Atmosfere vissute attraverso il “fluire” della luce che raccoglie e dispone le immagini di oggetti, di angoli remoti, in una forma nuova, come inseriti in un contesto del tutto differente. Un inno alla memoria, che nasce dall’esigenza di un compromesso fra l’intimità dello sguardo con la sua caducità, e la forza delle immagini che riattivano la comunicazione, l’esternazione, il modo dell’interazione, avvenimenti elaborati attraverso la semplicità di un momento raccolto ed espresso.
Questa esigenza di memoria rivede nella luce non un semplice orpello , ma l’elemento di coniugazione, di dialogo tra elementi di diversa natura. Essa è colei che detiene lo scettro e fa da padrona nell’anonima scena di un quotidiano ormai privo di una sua di essenza visiva. La luce si coniuga con la fotografia dell’artista dunque, e diviene così viva e dinamica, ridona un senso profondo,indicando un metodo alla focalizzazione del ricordo, matrice reale per condurre il pensiero ad uno sbocco poetico.
Da mercoledì 22 aprile a domenica 3 maggio 2009
Kestè Napoli, dalle ore 18.30 alle ore 21.30
Sara Trapani
espone
Volti
Scenografia del volto
a cura di Mario Laporta
Sara Trapani nasce nel 1983 e negli anni della maturità si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Napoli, conseguendo, successivamente, il diploma di Laurea in scenografia nel 2008.
L’elaborazione scenografica diventa per l’artista un principale mezzo espressivo e nascono così le prime collaborazioni: aiuto scenografa nel film “Giallo?” di Antonio Capuano, nonché scenografa di alcune piece teatrali.
La curiosità per il linguaggio fotografico comincia brevemente a farsi strada. Partecipa così alla mostra organizzata per la Notte Bianca a Napoli nel 2007, pubblicando le sue foto nel catalogo dell’ evento. La sua curiosità ben presto diviene passione e la spinge ad iscriversi al Biennio Specialistico di Fotografia presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli, dove segue i corsi di Fotogiornalismo.
Il Volto è un teatro emotivo di grande impatto, una prospettiva osservata attraverso il bianco e il nero. Analizza la mappa dei volti in contestazione, una mappa sulla quale scorre il filo del tempo e con esso, di ogni esperienza, il senso dello spazio, la percezione degli avvenimenti. Il volto è scena su cui si esprime il compromesso fra mondo e natura umana. Esso rappresenta appieno la dignità, intesa come modo di affrontare la vita, che interagisce con l’ambiente, e del suo rappresentarsi sottoforma di uomo.
Espressioni di rabbia e sgomento,sorpresa, finanche di gioia, sono la forza che caratterizza l’elemento uomo.
Ed ecco che visi degli operai intenti a manifestare, lo sguardo sfuggente raccolto tra la folla, diviene materiale di lettura, con un attenzione maggiore al gesto, poiché espressione di una molteplicità di emozioni che sono la carne delle azioni umane, o il risultato delle loro azioni.
Nella personale dell’artista il soggetto è l’operaio in massa ed in singola individualità, la sua forza, rappresentata da un retaggio culturale che nell’ordine del sistema attuale non ha più modo di esistere.
Un realismo denso di emozioni altalenanti, rappresentazione di una consapevolezza che aleggia negli sguardi dei manifestanti ritratti, un’amara consapevolezza di parola assopita, le cui motivazioni non bastano a reggerla di tutto il suo peso. Sono proprio quei volti a rappresentare una certa forma di implicazione, responsabilità. Una lucida condizione attraverso i luoghi del volto.
Da mercoledì 29 aprile a domenica 10 maggio 2009
Kestè D’Inner (Pozzuoli), dalle ore 18.30 alle ore 21.30
Paolo Bosso
espone
Cambiamenti in…gioco
a cura di Lorenza Ercolino
Paolo Bosso nasce a Napoli, venticinquenne, filosofo, un sognatore dall’animo “lucido”, figlio disilluso del suo tempo, ma reattivo promotore del sottile meccanismo comunicativo dell’immagine beffarda, del gioco metaforico, del simbolo.
Un fondamento è di condurre l’osservatore a monopolizzare, nella trasposizione letteraria dei suoi scatti, il senso del grottesco, la satira insita di una città stanca che vive caricandosi di tutti i suoi compromessi paradossali, città vissuta appieno dall’autore in differenti situazioni.
Seguendo diverse prospettive morali e retoriche talora, nonché beffarde ed autocelebrative a volte, l’artista percorre un cammino “sofistico”, un’esercitazione di stile dilettosa. Un giovane pensatore che, speculando sul mondo attraverso un dialogo per immagini, si diverte a contemplare e, al tempo stesso, denunciare tutto ciò in cui si imbatte.
Una trasposizione più sognante, in chiave espressamente ironica, dell’effetto che il caso ottiene sulla progettualità e sui mezzi a disposizione, per effettuare un cambiamento, un’osservazione, un gesto qualsiasi, atto alla comunicazione e mai fine a se stesso.
Paolo Bosso ha esposto alcune delle sue opere prime alla galleria Pica, in un progetto che lo affiancava ad altri artisti, attorno al tema di una Napoli a brandelli ma comunque capace di redimersi attraverso la propria umanità, sebbene astratta ed in forma casuale..
Le dimensioni multiple dell’architettura, proposte dall’artista siciliana, inaugureranno gli appuntamenti di Kernissage del mese di aprile
L’esposizione di Stefania Simona Bonomo, programmata da mercoledì 8 aprile 2009 alle ore 18.30 (fino a domenica 19) al Kestè Napoli (Largo San Giovanni Maggiore Pignatelli) e curata da Fabrizio Caliendo, darà avvio al mese di aprile per Kernissage, il ciclo di quattro incontri mensili con l’arte, presso le due strutture del Kestè Napoli e Kestè D’Inner.
Il progetto Kernissage rappresenta una sfida fra dialogo e creatività. Un lavoro avviato dieci anni or sono, che ha originato una proposta coerente col mondo dell’arte, attraverso una visione più sincera, quotidiana, realistica degli artisti e del loro lavoro. Uno sguardo aperto, oltre i confini della città, una ventata dal gusto europeo, innovativo, che possa ‘suggerire’ artisti creativi, emergenti e non.
Kernissage è un pop space, una galleria operosa di fruizione e immagine, che da quest’anno si avvale della preziosa collaborazione del primo corso di fotografia dell’Accademia delle Belle Arti di Napoli, con l’obiettivo di proporre giovani talentuosi, non avvezzi alle esposizioni.
Il primo appuntamento di aprile è con la mostra fotografica di Stefania Simona Bonomo, intitolata semplicemente Kaleidoscopika, in cui i “sistemi ambientali”, intesi come spazi “occupati”e modificati dall’uomo, sono stati rappresentati attraverso diversi metodi di lettura, secondo le cognizioni spazio temporali e di altri strumenti a disposizione. Un lavoro che ha generato nuove e diverse esigenze sempre più frequentemente annesse a differenti percezioni dell’ambiente, del modo di vivere al suo interno.
Mercoledi 15 aprile (fino a domenica 26) il Kestè D’Inner (Corso Umbero I, 51 – Pozzuoli) ospiterà, nell’ambito delle mostre curate da Mario Laporta, Francesca Rao e le sue Images De Rève. Guizzi timidi e beffardi di luce si alternano a pennellate forti, iniezioni di luce, luce come risultato di un intimo commento alla vita quotidiana. Atmosfere vissute attraverso il “fluire” della luce che raccoglie e dispone le immagini di oggetti, di angoli remoti, in una forma nuova, come inseriti in un contesto del tutto differente.
Mercoledì 22 aprile (fino a domenica 3 maggio) al Kestè Napoli sarà la volta della mostra Volti della giovanissima Sara Trapani, curata da Mario Laporta. Il Volto come teatro emotivo di grande impatto, una prospettiva osservata attraverso il bianco e il nero, che analizza la mappa dei volti in contestazione, una mappa sulla quale scorre il filo del tempo e con esso, di ogni esperienza, il senso dello spazio, la percezione degli avvenimenti. Il volto è la ‘scena’ su cui si esprime il compromesso fra mondo e natura umana e rappresenta, appieno, la dignità, intesa come modo di affrontare la vita, la sua interazione con l’ambiente e la sua rappresentazione sottoforma di uomo.
L'ultima inaugurazione del mese di aprile è fissata per mercoledì 29 aprile (fino a domenica 10 maggio), al Kestè D’Inner è per la mostra del dissacrante e beffardo Paolo Bosso, curata da Lorenza Ercolino, dal titolo Cambiamenti in…gioco.
Seguendo diverse prospettive morali e retoriche, talvolta beffarde ed autocelebrative, l’artista percorre un cammino “sofistico”, un'esercitazione di stile dilettosa. Un giovane pensatore che, speculando sul mondo attraverso un dialogo per immagini, si diverte a contemplare e, al tempo stesso, denunciare tutto ciò in cui si imbatte.
Stefania Simona Bonomo inaugura Kernissage di aprile, Kestè Napoli
vernissage mercoledì 8 aprile 2009 con aperitivo “San Ginger”, finissage domenica 19 maggio 2009
Tutti gli appuntamenti di Kernissage s’inaugureranno ogni mercoledì dalle ore 18.30 alle ore 21.30
Info ai numeri 0815513984 (Kestè Napoli), 0813031399 (Kestè D’Inner), email media@keste.it
Da mercoledì 8 a domenica 19 aprile 2009
Kestè Napoli, dalle ore 18.30 alle ore 21.30
Stefania Simona Bonomo
espone
Kaleidoscopika
Dimensioni multiple dell’architettura
a cura di Fabrizio Caliendo
Stefania Simona Bonomo nasce in un paesino nel centro della Sicilia nel 1977. In età adulta, si trasferisce a Napoli a studiare Arabo e Turco all’Università Orientale. Rimarrà a vivere nella città partenopea fino al 2002, per trasferirsi successivamente a Londra dove, attualmente si sta dedicando allo studio delle Belle Arti. Il suo rapporto con la macchina fotografica digitale è relativamente nuovo: in seguito ad un viaggio in Egitto, Stefania Bonomo realizza la necessità di esprimere le intime urgenze di un’estetica della forma, come regola di analisi della società, attraverso la sperimentazione del “lavoro fotografico”.
I “sistemi ambientali”, intesi come spazi “occupati”e modificati dall’uomo, sono stati rappresentati attraverso diversi metodi di lettura, a seconda delle cognizioni spazio temporali e di altri strumenti a disposizione,generando nuove e diverse esigenze sempre più frequentemente annesse a differenti percezioni dell’ambiente, del modo di vivere all’interno di esso.
L’artista, ispirata dal senso di disorientamento generazionale, riesce ad evidenziare le ambivalenze insite nell’uomo e nel suo spazio vitale, dove i punti di riferimento diventano strumenti necessari ad un comportamento, seppure in qualche misura formale, tuttavia di natura sociale, necessario all’interazione di individui all’interno di un unico ambiente.
Ecco perché Stefania Bonomo, come artista curiosa si rivolge all’architettura urbanistica umanizzandola come fosse un interlocutore a cui porre una serie di quesiti. Domande sui poteri atti a reggere alcuni sistemi di produzioni civili, domande intorno al significato estetico e insieme morale, che assume una città con tutti i propri contrasti visivi, specchio di divergenze culturali, di diseguaglianze economiche, di differenze sociali.
Ecco che le forme speculari delle opere di Simona si trasformano in un puzzle, come un insieme di risposte frammentarie, date in scansione da quegli elementi stessi che compongono un edificio, presi nella loro singolarità e rielaborati con un opera di stravolgimento. La sensazione risulta essere simile a quella che si prova dinanzi ad uno spettacolo di incongrue costruzioni architettoniche:ci si sente del tutto stravolti da un senso di inadeguatezza e confusione!
La serie Kaleidoscopika nasce quindi dal tentativo di poter trasmettere proprio un senso di vertigine, di disorientamento, talora di claustrofobia, in presenza delle nuove leve architettoniche, che regolano le basi del futuro in quanto ad estetica del vivere un sistema sociale inerente al proprio ambiente. Ed il timore che emerge attraverso le foto è legato al rapporto, spesso inesistente, che implicherebbe l’ecologia in tutto questo.
Da mercoledì 15 a domenica 26 aprile 2009
Kestè D’Inner (Pozzuoli), dalle ore 18.30 alle ore 21.30
Francesca Rao
espone
Images De Rève
a cura di Mario Laporta
Francesca Rao, una carriera da grafica pubblicitaria iniziata nell’epoca del boom digitale, nel 1999. Le arti visive diventano per l’artista, un metodo di elaborazione e confronto con la propria sensibilità creativa. Ragione sufficiente per indurla ad iscriversi all’Accademia di Belle Arti di Napoli, nel 2002, dove consolida la sua passione visiva per l’esperienza fotografica. Lascia, infatti, durante i suoi primi anni accademici, i corsi di pittura, dedicandosi completamente allo scatto.
Inizia così a collaborare con numerosi studi fotografici, approfondendo la sua esperienza nel campo. Ma la svolta avviene frequentando il corso biennale di specializzazione in fotografia dell’Accademia Delle Belle Arti di Napoli, che la vedrà in continuo confronto con una molteplicità di espressioni dialogiche del mondo fotografico, metalinguaggi analogici e digitali che riattivano la percezione grafica dell’artista nel contesto fotografico.
Partecipa così a numerose mostre collettive ed ha al suo attivo tre mostre personali. Vincitrice del premio Martelive nel 2008, ottiene così uno dei suoi primi riconoscimenti pubblici. .
Guizzi timidi e beffardi di luce si alternano a pennellate forti, iniezioni di luce, luce come risultato di un intimo commento alla vita quotidiana. Atmosfere vissute attraverso il “fluire” della luce che raccoglie e dispone le immagini di oggetti, di angoli remoti, in una forma nuova, come inseriti in un contesto del tutto differente. Un inno alla memoria, che nasce dall’esigenza di un compromesso fra l’intimità dello sguardo con la sua caducità, e la forza delle immagini che riattivano la comunicazione, l’esternazione, il modo dell’interazione, avvenimenti elaborati attraverso la semplicità di un momento raccolto ed espresso.
Questa esigenza di memoria rivede nella luce non un semplice orpello , ma l’elemento di coniugazione, di dialogo tra elementi di diversa natura. Essa è colei che detiene lo scettro e fa da padrona nell’anonima scena di un quotidiano ormai privo di una sua di essenza visiva. La luce si coniuga con la fotografia dell’artista dunque, e diviene così viva e dinamica, ridona un senso profondo,indicando un metodo alla focalizzazione del ricordo, matrice reale per condurre il pensiero ad uno sbocco poetico.
Da mercoledì 22 aprile a domenica 3 maggio 2009
Kestè Napoli, dalle ore 18.30 alle ore 21.30
Sara Trapani
espone
Volti
Scenografia del volto
a cura di Mario Laporta
Sara Trapani nasce nel 1983 e negli anni della maturità si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Napoli, conseguendo, successivamente, il diploma di Laurea in scenografia nel 2008.
L’elaborazione scenografica diventa per l’artista un principale mezzo espressivo e nascono così le prime collaborazioni: aiuto scenografa nel film “Giallo?” di Antonio Capuano, nonché scenografa di alcune piece teatrali.
La curiosità per il linguaggio fotografico comincia brevemente a farsi strada. Partecipa così alla mostra organizzata per la Notte Bianca a Napoli nel 2007, pubblicando le sue foto nel catalogo dell’ evento. La sua curiosità ben presto diviene passione e la spinge ad iscriversi al Biennio Specialistico di Fotografia presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli, dove segue i corsi di Fotogiornalismo.
Il Volto è un teatro emotivo di grande impatto, una prospettiva osservata attraverso il bianco e il nero. Analizza la mappa dei volti in contestazione, una mappa sulla quale scorre il filo del tempo e con esso, di ogni esperienza, il senso dello spazio, la percezione degli avvenimenti. Il volto è scena su cui si esprime il compromesso fra mondo e natura umana. Esso rappresenta appieno la dignità, intesa come modo di affrontare la vita, che interagisce con l’ambiente, e del suo rappresentarsi sottoforma di uomo.
Espressioni di rabbia e sgomento,sorpresa, finanche di gioia, sono la forza che caratterizza l’elemento uomo.
Ed ecco che visi degli operai intenti a manifestare, lo sguardo sfuggente raccolto tra la folla, diviene materiale di lettura, con un attenzione maggiore al gesto, poiché espressione di una molteplicità di emozioni che sono la carne delle azioni umane, o il risultato delle loro azioni.
Nella personale dell’artista il soggetto è l’operaio in massa ed in singola individualità, la sua forza, rappresentata da un retaggio culturale che nell’ordine del sistema attuale non ha più modo di esistere.
Un realismo denso di emozioni altalenanti, rappresentazione di una consapevolezza che aleggia negli sguardi dei manifestanti ritratti, un’amara consapevolezza di parola assopita, le cui motivazioni non bastano a reggerla di tutto il suo peso. Sono proprio quei volti a rappresentare una certa forma di implicazione, responsabilità. Una lucida condizione attraverso i luoghi del volto.
Da mercoledì 29 aprile a domenica 10 maggio 2009
Kestè D’Inner (Pozzuoli), dalle ore 18.30 alle ore 21.30
Paolo Bosso
espone
Cambiamenti in…gioco
a cura di Lorenza Ercolino
Paolo Bosso nasce a Napoli, venticinquenne, filosofo, un sognatore dall’animo “lucido”, figlio disilluso del suo tempo, ma reattivo promotore del sottile meccanismo comunicativo dell’immagine beffarda, del gioco metaforico, del simbolo.
Un fondamento è di condurre l’osservatore a monopolizzare, nella trasposizione letteraria dei suoi scatti, il senso del grottesco, la satira insita di una città stanca che vive caricandosi di tutti i suoi compromessi paradossali, città vissuta appieno dall’autore in differenti situazioni.
Seguendo diverse prospettive morali e retoriche talora, nonché beffarde ed autocelebrative a volte, l’artista percorre un cammino “sofistico”, un’esercitazione di stile dilettosa. Un giovane pensatore che, speculando sul mondo attraverso un dialogo per immagini, si diverte a contemplare e, al tempo stesso, denunciare tutto ciò in cui si imbatte.
Una trasposizione più sognante, in chiave espressamente ironica, dell’effetto che il caso ottiene sulla progettualità e sui mezzi a disposizione, per effettuare un cambiamento, un’osservazione, un gesto qualsiasi, atto alla comunicazione e mai fine a se stesso.
Paolo Bosso ha esposto alcune delle sue opere prime alla galleria Pica, in un progetto che lo affiancava ad altri artisti, attorno al tema di una Napoli a brandelli ma comunque capace di redimersi attraverso la propria umanità, sebbene astratta ed in forma casuale..
08
aprile 2009
Stefania Simona Bonomo – Kaleidoscopika
Dall'otto al 19 aprile 2009
fotografia
Location
KESTE’
Napoli, Via San Giovanni Maggiore Pignatelli, (Napoli)
Napoli, Via San Giovanni Maggiore Pignatelli, (Napoli)
Orario di apertura
dalle ore 18.30 alle ore 21.30
Vernissage
8 Aprile 2009, h 18.30
Autore