Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Stefanie Hoellering
Retrospettiva dipinti 1974-2000
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Si può sicuramente dichiarare che Stefanie Hoellering possiede qualcosa di molto raro. Un indomito talento naturale, con il quale sonda l’incompiutezza dell’umanità. E anche la profonda e incurabile crepa del mondo contemporaneo.
Dipingere – questo per lei significa un qualcosa come scrivere un diario segreto. Legato alle domande sulla propria esistenza, sui suoi rebus e sul suo senso, domande che ancora e sempre vagano nel profondo.
Dipingere – si pone il compito persistente di trovare sé stessi attraverso un sentire, un udire e un vedere altamente selettivi.
Il rapporto con i colori mostra, in tutto ciò che è mutevole e seducente, l’obbligo alla decisione, nessun esperimento. E l’oggetto che lei integra sempre nelle aree di colore non figurative, dona ordine al Caos dirompente e rappresenta un punto fermo in un contesto mutevole.
Dietro alle riflessioni e ai metodi di Stefanie Hoellering si nasconde una grande e mai sopita irrequietezza interiore. Da qui il modo convulso della sua calligrafia, che diventa mezzo di espressione di una dolorosa e nostalgica biografia
dell’inconscio, la quale si mostra nelle, per lei tipiche, sigle grafiche, nervose e sofferenti e negli stimoli di colore allucinanti e “lucentemente briosi”.
All’epoca della sua permanenza a Roma, nel 1973 presso lo scultore Emmanuel Herzl, professore all’accademia di Roma, per la diciottenne fu decisivo l’incontro con il potente slancio espressivo di Picasso.
Si allontana presto dalla semplice accademicità e anche dal sentire culturale nazionalistico e si orienta verso un “Pathos” universale di dimensioni europee. Contemporaneamente così compie i suoi passi lontano dalla natura, verso l’arte, la disciplina e la forma in relazione all’arsenale, tutto da esplorare, della propria soggettività con la sua perenne e figurativa mutevolezza.
E arte, significa allo stesso tempo distorsione, veemenza, convulsione, raggiungimento dell’eccesso sia nel dolore che nell’estasi: gridare e amare. Qui si accentua il primo tema del “trovare sé stessi”, fino a raggiungere la massima serietà dopo aver letto gli scritti di Picasso.
“Non possiamo avere timore di inventare qualcosa, qualunque cosa sia. Tutto ciò che esiste in noi è natura. Infine noi siamo una parte della natura”, ciò significa per la giovane artista conferma e stimolo.
Riconosce la sua esistenza insicura, artistica e non convenzionale. E da qui anche le sue fantasie ed i suoi impulsi anarchico-contradditori, risultati della sua creatività e della sua particolarità spirituale.
In seguito Stefanie Hoellering reprime la fisionomia espressionista e trasferisce il suo impulso psico-drammatico su figure astratte in movimento, che lei esprime con oggetti simbolo o con frammenti di cose che trasmettono segnali. Attraverso questa astrazione dagli oggetti raggiunge una dinamicità quasi inebriante del corpo dell’immagine. Canalizza questo caos di colori attraverso strutture a trave o attraverso una diagonale come in “Stilleben” (Natura morta) del 1983 (si veda l’immagine al centro), dove la pittrice conferisce all’immagine una certa asimmetria e conseguentemente una drammaticità schizzoide che accorcia il percorso visivo.
Questo modo di procedere, tipico per Stefanie Hoellering, distrugge ogni associazione al naturalismo come riproduzione del contingente, e rafforza invece l’illusione del momento e la partecipazione alla soggettività estatica e traumatizzata. La pittura di Stefanie Hoellering diventa così un dialogo costante con il contraddittorio che lei non riesce a definire razionalmente. E l’atto creativo contiene dialetticamente una ricerca verso la catarsi.
Wolfgang Sauré
Stefanie Hoellering, nasce a Kempenhausen am Starnberger See il 3 settembre 1955, figlia di Franz Xaver Hoellering, scrittore, giornalista e drammaturgo e Amélie Griesar, psicologa. Intraprende gli studi di teatro d’arte drammatica, che interrompe per trasferirsi a Roma presso lo scultore Emmanuel Herzl, professore all’Accademia di Roma. Comincia ad interessarsi intensamente all’opera di Picasso che influenza la sua prima serie di dipinti su carta. Rientrata in Germania, nel 1979 espone alla Galleria Goltz di Monaco. Nel 1981 è a New York dove espone alla Sutton Gallery. Nel 1983 fonda, insieme al pittore Peter Casagrande il “Künstlerkollektiv Maitenbeth” (Collettivo Artisti Maithenbeth). Soggiorna per lunghi periodi in Italia, a Chioggia e a Bonassola dove dipinge incessantemente. Nel 1989/90 espone a Londra e a Rotterdam. Nel 1992 a causa delle sue frequenti permanenze presso la Clinica Rechts der Isar di Monaco, si occupa dei pazienti rimasti più volte feriti gravemente in incidenti e trasferisce le sue impressioni in una serie di dipinti dal titolo “Polytrauma”. Nel 1993 partecipa alla Biennale Internazionale di Zielona-Gora in Polonia. Nel 1995 inizia il suo interesse per le opere musicali, dipinge “Der junge Lord” (Il piccolo Lord) ispirato all’opera di Hans Werner Henze rappresentato all’Operà di Monaco. Seguono, nel 1996, la Serie di dipinti “Schlachthof V” (Mattatoio V) per la Prima dell’opera omonima di Hans-Jürgen von Bose all’Operà Bavarese. E nel 1997 la Serie di ritratti “Musiker”. Nel 1998 la televisione bavarese con il ciclo televisivo “Atelierbesuche” (Visite agli atelier) gira un film su Stefanie Hoellering dal titolo “Verborgene Welten” (mondi nascosti). Durante le riprese dipinge il quadro “Forza per la bici”. Nel novembre 1999 accetta l’ invito per una borsa di studio lavorativa di 6 mesi a Dakar in Senegal. Il 5 maggio 2000 viene ricoverata per una grave peritonite nell’ospedale militare francese di Dakar. In condizioni difficili viene trasferita alla clinica Rechts der Isar di Monaco, dove muore il 23 maggio.
Dipingere – questo per lei significa un qualcosa come scrivere un diario segreto. Legato alle domande sulla propria esistenza, sui suoi rebus e sul suo senso, domande che ancora e sempre vagano nel profondo.
Dipingere – si pone il compito persistente di trovare sé stessi attraverso un sentire, un udire e un vedere altamente selettivi.
Il rapporto con i colori mostra, in tutto ciò che è mutevole e seducente, l’obbligo alla decisione, nessun esperimento. E l’oggetto che lei integra sempre nelle aree di colore non figurative, dona ordine al Caos dirompente e rappresenta un punto fermo in un contesto mutevole.
Dietro alle riflessioni e ai metodi di Stefanie Hoellering si nasconde una grande e mai sopita irrequietezza interiore. Da qui il modo convulso della sua calligrafia, che diventa mezzo di espressione di una dolorosa e nostalgica biografia
dell’inconscio, la quale si mostra nelle, per lei tipiche, sigle grafiche, nervose e sofferenti e negli stimoli di colore allucinanti e “lucentemente briosi”.
All’epoca della sua permanenza a Roma, nel 1973 presso lo scultore Emmanuel Herzl, professore all’accademia di Roma, per la diciottenne fu decisivo l’incontro con il potente slancio espressivo di Picasso.
Si allontana presto dalla semplice accademicità e anche dal sentire culturale nazionalistico e si orienta verso un “Pathos” universale di dimensioni europee. Contemporaneamente così compie i suoi passi lontano dalla natura, verso l’arte, la disciplina e la forma in relazione all’arsenale, tutto da esplorare, della propria soggettività con la sua perenne e figurativa mutevolezza.
E arte, significa allo stesso tempo distorsione, veemenza, convulsione, raggiungimento dell’eccesso sia nel dolore che nell’estasi: gridare e amare. Qui si accentua il primo tema del “trovare sé stessi”, fino a raggiungere la massima serietà dopo aver letto gli scritti di Picasso.
“Non possiamo avere timore di inventare qualcosa, qualunque cosa sia. Tutto ciò che esiste in noi è natura. Infine noi siamo una parte della natura”, ciò significa per la giovane artista conferma e stimolo.
Riconosce la sua esistenza insicura, artistica e non convenzionale. E da qui anche le sue fantasie ed i suoi impulsi anarchico-contradditori, risultati della sua creatività e della sua particolarità spirituale.
In seguito Stefanie Hoellering reprime la fisionomia espressionista e trasferisce il suo impulso psico-drammatico su figure astratte in movimento, che lei esprime con oggetti simbolo o con frammenti di cose che trasmettono segnali. Attraverso questa astrazione dagli oggetti raggiunge una dinamicità quasi inebriante del corpo dell’immagine. Canalizza questo caos di colori attraverso strutture a trave o attraverso una diagonale come in “Stilleben” (Natura morta) del 1983 (si veda l’immagine al centro), dove la pittrice conferisce all’immagine una certa asimmetria e conseguentemente una drammaticità schizzoide che accorcia il percorso visivo.
Questo modo di procedere, tipico per Stefanie Hoellering, distrugge ogni associazione al naturalismo come riproduzione del contingente, e rafforza invece l’illusione del momento e la partecipazione alla soggettività estatica e traumatizzata. La pittura di Stefanie Hoellering diventa così un dialogo costante con il contraddittorio che lei non riesce a definire razionalmente. E l’atto creativo contiene dialetticamente una ricerca verso la catarsi.
Wolfgang Sauré
Stefanie Hoellering, nasce a Kempenhausen am Starnberger See il 3 settembre 1955, figlia di Franz Xaver Hoellering, scrittore, giornalista e drammaturgo e Amélie Griesar, psicologa. Intraprende gli studi di teatro d’arte drammatica, che interrompe per trasferirsi a Roma presso lo scultore Emmanuel Herzl, professore all’Accademia di Roma. Comincia ad interessarsi intensamente all’opera di Picasso che influenza la sua prima serie di dipinti su carta. Rientrata in Germania, nel 1979 espone alla Galleria Goltz di Monaco. Nel 1981 è a New York dove espone alla Sutton Gallery. Nel 1983 fonda, insieme al pittore Peter Casagrande il “Künstlerkollektiv Maitenbeth” (Collettivo Artisti Maithenbeth). Soggiorna per lunghi periodi in Italia, a Chioggia e a Bonassola dove dipinge incessantemente. Nel 1989/90 espone a Londra e a Rotterdam. Nel 1992 a causa delle sue frequenti permanenze presso la Clinica Rechts der Isar di Monaco, si occupa dei pazienti rimasti più volte feriti gravemente in incidenti e trasferisce le sue impressioni in una serie di dipinti dal titolo “Polytrauma”. Nel 1993 partecipa alla Biennale Internazionale di Zielona-Gora in Polonia. Nel 1995 inizia il suo interesse per le opere musicali, dipinge “Der junge Lord” (Il piccolo Lord) ispirato all’opera di Hans Werner Henze rappresentato all’Operà di Monaco. Seguono, nel 1996, la Serie di dipinti “Schlachthof V” (Mattatoio V) per la Prima dell’opera omonima di Hans-Jürgen von Bose all’Operà Bavarese. E nel 1997 la Serie di ritratti “Musiker”. Nel 1998 la televisione bavarese con il ciclo televisivo “Atelierbesuche” (Visite agli atelier) gira un film su Stefanie Hoellering dal titolo “Verborgene Welten” (mondi nascosti). Durante le riprese dipinge il quadro “Forza per la bici”. Nel novembre 1999 accetta l’ invito per una borsa di studio lavorativa di 6 mesi a Dakar in Senegal. Il 5 maggio 2000 viene ricoverata per una grave peritonite nell’ospedale militare francese di Dakar. In condizioni difficili viene trasferita alla clinica Rechts der Isar di Monaco, dove muore il 23 maggio.
08
ottobre 2005
Stefanie Hoellering
Dall'otto ottobre al 06 novembre 2005
arte contemporanea
Location
CENTRO CULTURALE SANTA CHIARA
Casalmaggiore, Via Aldo Formis, 1, (Cremona)
Casalmaggiore, Via Aldo Formis, 1, (Cremona)
Orario di apertura
giovedì 21– 22,30; venerdì 17,30–19,30; sabato e festivi 10–12,30 e 16–19,30
Vernissage
8 Ottobre 2005, ore 18
Autore