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Stefano Arienti – Fiori
L’esposizione, diffusa tra la Basilica di Sant’Eustorgio, il cimitero paleocristiano e il Museo Diocesano Carlo Maria Martini, presenta una serie di lavori che dialogano con il luogo che le accoglie. Per l’occasione, Arienti ha creato un’opera che si confronta con la tavola del Compianto sul Cristo morto di Altobello Melone, ospitata al Museo Diocesano fino al 5 maggio
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Dal 26 marzo al 5 maggio 2019, al Complesso museale “Chiostri di Sant’Eustorgio” di Milano, si tiene la personale di Stefano Arienti (Asola, MN, 1961), uno degli artisti più affermati e conosciuti della sua generazione, dal titolo Fiori.
La rassegna, curata da Angela Vettese, nuovo capitolo del programma di esposizioni di autori contemporanei all’interno di uno dei complessi più ricchi di storia della città, presenta una serie di opere in grado di dialogare con il luogo che le ospita, ovvero con le vestigia e le presenze del passato, dagli arredi antichi alle pietre dell’epoca di Sant’Ambrogio, alle opere d’arte antica.
Per l’occasione, Arienti ha creato un lavoro inedito che si confronta con la grande tavola del Compianto sul Cristo morto di Altobello da Melone (Cremona 1490/91-ante 1543), recentemente restaurata, proveniente dal palazzo dell’Arcivescovado di Milano, ed eccezionalmente esposta al Museo Diocesano fino al 5 maggio.
“Nel suo intervento al Museo Diocesano – afferma Angela Vettese - Stefano Arienti conferma la coerenza e la duttilità del suo lavoro. Dai secondi anni ottanta propone infatti un modo di concepire l’opera come continuo commento al vivere corrente, in cui l’umanità e i suoi riti entrano come parte di una più vasta dinamica naturale, onnicomprensiva e portatrice di meraviglia. Arienti è partito come studioso di botanica ed è rimasto appassionato di ogni genere di classificazione, sempre impegnato in un’archeologia del quotidiano che fa, della nostra specie, solo una delle tante presenze nel cosmo”.
Il percorso espositivo prende avvio dal Cimitero paleocristiano dove una serie di fiori dipinti a tempera su carta conducono il visitatore a riflettere sul tema della necropoli di martiri cristiani e sulla pratica del culto dei morti, e prosegue nella basilica di sant’Eustorgio; qui si notano rimandi alla decorazione popolare, come i tappeti tinti di nero o di rosso nella Sala Capitolare e nella Sagrestia Monumentale, e riletture di opere d’arte come i Girasoli e gli Iris di Van Gogh, i cui fondi, ricoperti da fogli in oro e argento, richiamano alla continuità tra pittura di natura morta e icone; così altri capolavori di Van Gogh e Renoir subiscono l’intervengo di Arienti che dona all’impianto una insolita profondità attraverso l’uso di plastilina che aumenta la matericità del colore.
La reinterpretazione del Corteo dei Magi di Michelino da Besozzo, nelle cappelle Solariane, dove a una tenda è stata sovrapposta la rilettura su telo verde, introduce idealmente alla sala del Museo Diocesano dov’è ospitato il Compianto sul Cristo morto di Altobello da Melone. Arienti commenta anche quest’opera affiancandole un telo antipolvere su cui, con inchiostro argento e oro, ha ricalcato alcune delle sue linee salienti. Ne emerge una sorta di sinopia contemporanea, non un prima ma un dopo dell’opera, che include anche un accenno alla possibilità che gli agenti futuri lo disgreghino.
Note biografiche
Stefano Arienti è nato ad Asola (MN) nel 1961, vive e lavora a Milano. Proveniente da studi scientifici, intraprende il percorso artistico negli anni ‘80 attraverso la frequentazione di figure di spicco della cultura milanese tra cui Corrado Levi, ottenendo importanti riconoscimenti della critica.
Il suo lavoro prende le mosse da materiali, oggetti e immagini preesistenti - dai grandi artisti del passato alla cultura popolare - compiendo alterazioni di forma e traduzioni che ne modificano il significato in un processo creativo orizzontale e antilineare. Arienti affronta temi chiave dell'arte contemporanea come la natura e il ruolo dell'immagine e il concetto di originalità. In anni più recenti si è cimentato nella realizzazione e installazione di grandi opere in spazi di tipo monumentale, ma sempre esito di un processo conoscitivo dal basso del contesto storico culturale.
Tra le numerose istituzioni che gli hanno dedicato una personale, la Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia, Isabella Stewart Museum di Boston, MAXXI di Roma, Museion di Bolzano, MAMbo di Bologna, Fondazioni Spinola Banna e Sandretto Re Rebaudengo di Torino. Ha partecipato alla Biennale di Venezia e alla Quadriennale di Roma, alla Biennale di Istanbul, e a collettive al Museo Reina Sofia di Madrid, Castello di Rivoli, ICA di Londra, Musée d'Art Moderne di Saint-Etienne, Villa Manin, Tel Aviv Museum of Art, Palazzo Grassi, MART, Musée d'Art Moderne di Parigi, MoCA di Chicago, e Power Station of Art di Shanghai.
La rassegna, curata da Angela Vettese, nuovo capitolo del programma di esposizioni di autori contemporanei all’interno di uno dei complessi più ricchi di storia della città, presenta una serie di opere in grado di dialogare con il luogo che le ospita, ovvero con le vestigia e le presenze del passato, dagli arredi antichi alle pietre dell’epoca di Sant’Ambrogio, alle opere d’arte antica.
Per l’occasione, Arienti ha creato un lavoro inedito che si confronta con la grande tavola del Compianto sul Cristo morto di Altobello da Melone (Cremona 1490/91-ante 1543), recentemente restaurata, proveniente dal palazzo dell’Arcivescovado di Milano, ed eccezionalmente esposta al Museo Diocesano fino al 5 maggio.
“Nel suo intervento al Museo Diocesano – afferma Angela Vettese - Stefano Arienti conferma la coerenza e la duttilità del suo lavoro. Dai secondi anni ottanta propone infatti un modo di concepire l’opera come continuo commento al vivere corrente, in cui l’umanità e i suoi riti entrano come parte di una più vasta dinamica naturale, onnicomprensiva e portatrice di meraviglia. Arienti è partito come studioso di botanica ed è rimasto appassionato di ogni genere di classificazione, sempre impegnato in un’archeologia del quotidiano che fa, della nostra specie, solo una delle tante presenze nel cosmo”.
Il percorso espositivo prende avvio dal Cimitero paleocristiano dove una serie di fiori dipinti a tempera su carta conducono il visitatore a riflettere sul tema della necropoli di martiri cristiani e sulla pratica del culto dei morti, e prosegue nella basilica di sant’Eustorgio; qui si notano rimandi alla decorazione popolare, come i tappeti tinti di nero o di rosso nella Sala Capitolare e nella Sagrestia Monumentale, e riletture di opere d’arte come i Girasoli e gli Iris di Van Gogh, i cui fondi, ricoperti da fogli in oro e argento, richiamano alla continuità tra pittura di natura morta e icone; così altri capolavori di Van Gogh e Renoir subiscono l’intervengo di Arienti che dona all’impianto una insolita profondità attraverso l’uso di plastilina che aumenta la matericità del colore.
La reinterpretazione del Corteo dei Magi di Michelino da Besozzo, nelle cappelle Solariane, dove a una tenda è stata sovrapposta la rilettura su telo verde, introduce idealmente alla sala del Museo Diocesano dov’è ospitato il Compianto sul Cristo morto di Altobello da Melone. Arienti commenta anche quest’opera affiancandole un telo antipolvere su cui, con inchiostro argento e oro, ha ricalcato alcune delle sue linee salienti. Ne emerge una sorta di sinopia contemporanea, non un prima ma un dopo dell’opera, che include anche un accenno alla possibilità che gli agenti futuri lo disgreghino.
Note biografiche
Stefano Arienti è nato ad Asola (MN) nel 1961, vive e lavora a Milano. Proveniente da studi scientifici, intraprende il percorso artistico negli anni ‘80 attraverso la frequentazione di figure di spicco della cultura milanese tra cui Corrado Levi, ottenendo importanti riconoscimenti della critica.
Il suo lavoro prende le mosse da materiali, oggetti e immagini preesistenti - dai grandi artisti del passato alla cultura popolare - compiendo alterazioni di forma e traduzioni che ne modificano il significato in un processo creativo orizzontale e antilineare. Arienti affronta temi chiave dell'arte contemporanea come la natura e il ruolo dell'immagine e il concetto di originalità. In anni più recenti si è cimentato nella realizzazione e installazione di grandi opere in spazi di tipo monumentale, ma sempre esito di un processo conoscitivo dal basso del contesto storico culturale.
Tra le numerose istituzioni che gli hanno dedicato una personale, la Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia, Isabella Stewart Museum di Boston, MAXXI di Roma, Museion di Bolzano, MAMbo di Bologna, Fondazioni Spinola Banna e Sandretto Re Rebaudengo di Torino. Ha partecipato alla Biennale di Venezia e alla Quadriennale di Roma, alla Biennale di Istanbul, e a collettive al Museo Reina Sofia di Madrid, Castello di Rivoli, ICA di Londra, Musée d'Art Moderne di Saint-Etienne, Villa Manin, Tel Aviv Museum of Art, Palazzo Grassi, MART, Musée d'Art Moderne di Parigi, MoCA di Chicago, e Power Station of Art di Shanghai.
25
marzo 2019
Stefano Arienti – Fiori
Dal 25 marzo al 05 maggio 2019
arte contemporanea
Location
MUSEO DIOCESANO CARLO MARIA MARTINI – CHIOSTRI DI SANT’EUSTORGIO
Milano, Piazza Sant'eustorgio, 3, (Milano)
Milano, Piazza Sant'eustorgio, 3, (Milano)
Biglietti
Biglietti cumulativi (Museo Diocesano, Museo della Basilica di Sant’Eustorgio, Cappella Portinari, Cimitero paleocristiano, mostra Stefano Arienti, Fiori)
Intero: € 10,00; Ridotto e gruppi: € 8,00; Scuole e oratori: € 6,00
Orario di apertura
(le biglietterie chiudono un’ora prima): Basilica di Sant’Eustorgio, Cimitero Paleocristiano: tutti i giorni, ore 10.00-18.00 Museo Diocesano Carlo Maria Martini: da martedì a domenica dalle 10 alle 18. Chiuso lunedì (eccetto festivi)
Vernissage
25 Marzo 2019, h 18.30
Ufficio stampa
CLP
Autore
Curatore