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Stefano Boato – Rivelare
Una ricerca sul valore semantico della pittura stessa, oltre l’apoteosi dell’icona che qui non si manifesta attraverso la sua struttura compiuta, piuttosto si offre nel percorso di annullamento (“riga dopo riga”) che ne confuta i valori mediatici senza tuttavia privarla degli elementi significanti.
Comunicato stampa
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Si inaugura sabato 1° dicembre 2018, alle ore 18.30, presso gli spazi espositivi di Villa Orsini di Scorzé (via Roma, 53; vedi scheda evento allegata), RIVELARE, personale dell’artista Stefano Boato.
La mostra, visitabile fino a domenica 16 dicembre 2018, è curata dal critico d’arte Gaetano Salerno e realizzata in collaborazione con il Comune di Scorzè, con il Circolo Culturale Scorzè e con Segnoperenne.
RIVELARE presenterà al pubblico una selezione critica di lavori dell’artista appartenenti a diversi periodi e a differenti cicli esecutivi (Reticoli, Combine, Box 3D, Contaminazioni Pop, Collage) per evidenziarne la ricerca eterogenea - compiuta primariamente nel solco della pittura - e i valori concettuali evocati da un’azione pittorica solo apparentemente dicotomica, prima dettagliato atto descrittivo (verso la forma), poi perentorio atto sottrattivo (sopra/oltre la forma), con tratti cromatici che si stendono sulle stesse immagini (“un effetto ottico visivo che allontana l’immagine dallo spettatore come una specie di sipario” usando le parole dell’artista) per ricondurle alla loro potenziale natura astratta (dietro l’inganno visivo della pittura) e per riflettere sul loro significato aprioristico e archetipico.
Dice Stefano Boato parlando del proprio lavoro:
“Compongo forme usando sagome ricavate da immagini e simboli comuni. Mi interessa più la forma che il contenuto simbolico; poi allontano tutto dietro un sipario di righe colorate, a volte tra loro parallele, a volte incrociate. Devo trovare il punto di equilibrio, il punto in cui il quadro è compiuto e poi fermarmi perché potrei arrivare a coprirlo interamente di colore, riga dopo riga”.
Un ragionamento ontologico sulla pittura contemporanea (nei medesimi luoghi esplorati dalla pittura analitica e dalla pittura concreta); ridipingere la pittura è infatti, secondo il critico Gaetano Salerno, una ricerca sul valore semantico della pittura stessa, oltre l’apoteosi dell’icona che qui non si manifesta attraverso la sua struttura compiuta, piuttosto si offre nel percorso di annullamento (“riga dopo riga”) che ne confuta i valori mediatici senza tuttavia privarla degli elementi significanti né dell’essenza compositiva originaria data dalla sua ricostruzione sommativa, presente oltre il velo della prima e immediata superficie, sulla tela.
Le opere presenti in mostra, pitture di piccole, medie e grandi dimensioni (acrilico e tecnica mista su tela e su differenti supporti, collage) determinano così reiterate duplici scoperte nel testo (e oltre il testo) pittorico, determinanti rivelazioni, sia per l’atto del "ri-velare" (cioè del ri-coprire) con il quale l’artista compie una seconda azione pittorica sui soggetti già presenti nell’opera (mutuati dall’archivio di visioni pop, condivise e riconoscibili) e apparentemente ne modifica la lettura percettiva, sia per l’”atto rivelante”, lo svelare cioè l’icona, enfatizzata dal fitto reticolo di trame cromatiche che, lasciandone intravedere l’essenza ("imagines agentes"), ne rafforzano sia l’immanenza sia il senso del loro essere.
Scrive Gaetano Salerno, curatore della mostra, a proposito della ricerca dell’artista:
“Oltrepassando un confine labile che lo schermo pittorico può solo enfatizzare, Stefano Boato apparentemente stempera sulla superficie della tela l’incertezza dell’esistenza attraverso un agire che cita il soggetto negandolo con apparenze e trasparenze, inquadrandone e svelandone la natura teorica dietro una barriera protettiva al tempo riflessiva e riflettiva.
Ridipingere la pittura equivale invece a esplorare ogni livello del non essere; citare le assenze e i vuoti di una realtà appiattita e uniformata dalle forme e da una ponderata casualità di linee intersecanti le linee del mondo della figurazione - l’ordine cosmico perduto - traduce il bisogno di una generazione artistica di definire il proprio spazio, dopo l’implosione del senso e l’epoca delle disarmonie.
Con colori filamentosi e vibratili tracciati lungo le direttive compositive del quadro individua gli interstizi nei quali ricollocare il senso del nostro pensare l’opera, orientando i punti di fuga degli sguardi su presenze riconoscibili, spinte verso nuovi epiloghi comunicazionali perché liberate definitivamente da ogni appiglio realistico o immaginifico.
L’essenza evanescente della materia trascende l’immobilismo geometrico o la genericità di espressioni minimaliste: segmenti e porzioni severe di rette trasportano emotivamente l’archetipico rigoroso a un lirismo armonico e fortemente empatico, scandagliando la sfera dell’intuibile, oltre l’estetica limitante dell’ortogonalità, per aprire ogni visione all’inafferrabile […] “.
(da testo critico "Ridipingere la pittura" a cura di Gaetano Salerno, catalogo mostra "World Wide Works")
STEFANO BOATO
Nasce a Dolo (Venezia) nel 1961.
Vive e lavora tra Padova e Venezia.
Sviluppa, crescendo, una formazione scientifica sino a completare gli studi con la laurea in Ingegneria all’Università di Padova.
Dal 1990 compie da autodidatta studi sulle tecniche pittoriche e approfondisce le conoscenze sulle Avanguardie storiche con cui continua a confrontarsi esprimendo e ricercando un linguaggio autonomo e personale.
La sua ricerca artistica percorre due binari paralleli che partono dall’osservazione e dagli stimoli del mondo reale per approdare a due differenti ma complementari ambiti di ricerca: lo sviluppo e la rielaborazione della forma, da un lato, lo studio della rappresentazione dello spazio dall’altro. Dal 2009 espone i propri lavori in numerose mostre personali e collettive e partecipa a importanti premi artistici internazionali.
La mostra, visitabile fino a domenica 16 dicembre 2018, è curata dal critico d’arte Gaetano Salerno e realizzata in collaborazione con il Comune di Scorzè, con il Circolo Culturale Scorzè e con Segnoperenne.
RIVELARE presenterà al pubblico una selezione critica di lavori dell’artista appartenenti a diversi periodi e a differenti cicli esecutivi (Reticoli, Combine, Box 3D, Contaminazioni Pop, Collage) per evidenziarne la ricerca eterogenea - compiuta primariamente nel solco della pittura - e i valori concettuali evocati da un’azione pittorica solo apparentemente dicotomica, prima dettagliato atto descrittivo (verso la forma), poi perentorio atto sottrattivo (sopra/oltre la forma), con tratti cromatici che si stendono sulle stesse immagini (“un effetto ottico visivo che allontana l’immagine dallo spettatore come una specie di sipario” usando le parole dell’artista) per ricondurle alla loro potenziale natura astratta (dietro l’inganno visivo della pittura) e per riflettere sul loro significato aprioristico e archetipico.
Dice Stefano Boato parlando del proprio lavoro:
“Compongo forme usando sagome ricavate da immagini e simboli comuni. Mi interessa più la forma che il contenuto simbolico; poi allontano tutto dietro un sipario di righe colorate, a volte tra loro parallele, a volte incrociate. Devo trovare il punto di equilibrio, il punto in cui il quadro è compiuto e poi fermarmi perché potrei arrivare a coprirlo interamente di colore, riga dopo riga”.
Un ragionamento ontologico sulla pittura contemporanea (nei medesimi luoghi esplorati dalla pittura analitica e dalla pittura concreta); ridipingere la pittura è infatti, secondo il critico Gaetano Salerno, una ricerca sul valore semantico della pittura stessa, oltre l’apoteosi dell’icona che qui non si manifesta attraverso la sua struttura compiuta, piuttosto si offre nel percorso di annullamento (“riga dopo riga”) che ne confuta i valori mediatici senza tuttavia privarla degli elementi significanti né dell’essenza compositiva originaria data dalla sua ricostruzione sommativa, presente oltre il velo della prima e immediata superficie, sulla tela.
Le opere presenti in mostra, pitture di piccole, medie e grandi dimensioni (acrilico e tecnica mista su tela e su differenti supporti, collage) determinano così reiterate duplici scoperte nel testo (e oltre il testo) pittorico, determinanti rivelazioni, sia per l’atto del "ri-velare" (cioè del ri-coprire) con il quale l’artista compie una seconda azione pittorica sui soggetti già presenti nell’opera (mutuati dall’archivio di visioni pop, condivise e riconoscibili) e apparentemente ne modifica la lettura percettiva, sia per l’”atto rivelante”, lo svelare cioè l’icona, enfatizzata dal fitto reticolo di trame cromatiche che, lasciandone intravedere l’essenza ("imagines agentes"), ne rafforzano sia l’immanenza sia il senso del loro essere.
Scrive Gaetano Salerno, curatore della mostra, a proposito della ricerca dell’artista:
“Oltrepassando un confine labile che lo schermo pittorico può solo enfatizzare, Stefano Boato apparentemente stempera sulla superficie della tela l’incertezza dell’esistenza attraverso un agire che cita il soggetto negandolo con apparenze e trasparenze, inquadrandone e svelandone la natura teorica dietro una barriera protettiva al tempo riflessiva e riflettiva.
Ridipingere la pittura equivale invece a esplorare ogni livello del non essere; citare le assenze e i vuoti di una realtà appiattita e uniformata dalle forme e da una ponderata casualità di linee intersecanti le linee del mondo della figurazione - l’ordine cosmico perduto - traduce il bisogno di una generazione artistica di definire il proprio spazio, dopo l’implosione del senso e l’epoca delle disarmonie.
Con colori filamentosi e vibratili tracciati lungo le direttive compositive del quadro individua gli interstizi nei quali ricollocare il senso del nostro pensare l’opera, orientando i punti di fuga degli sguardi su presenze riconoscibili, spinte verso nuovi epiloghi comunicazionali perché liberate definitivamente da ogni appiglio realistico o immaginifico.
L’essenza evanescente della materia trascende l’immobilismo geometrico o la genericità di espressioni minimaliste: segmenti e porzioni severe di rette trasportano emotivamente l’archetipico rigoroso a un lirismo armonico e fortemente empatico, scandagliando la sfera dell’intuibile, oltre l’estetica limitante dell’ortogonalità, per aprire ogni visione all’inafferrabile […] “.
(da testo critico "Ridipingere la pittura" a cura di Gaetano Salerno, catalogo mostra "World Wide Works")
STEFANO BOATO
Nasce a Dolo (Venezia) nel 1961.
Vive e lavora tra Padova e Venezia.
Sviluppa, crescendo, una formazione scientifica sino a completare gli studi con la laurea in Ingegneria all’Università di Padova.
Dal 1990 compie da autodidatta studi sulle tecniche pittoriche e approfondisce le conoscenze sulle Avanguardie storiche con cui continua a confrontarsi esprimendo e ricercando un linguaggio autonomo e personale.
La sua ricerca artistica percorre due binari paralleli che partono dall’osservazione e dagli stimoli del mondo reale per approdare a due differenti ma complementari ambiti di ricerca: lo sviluppo e la rielaborazione della forma, da un lato, lo studio della rappresentazione dello spazio dall’altro. Dal 2009 espone i propri lavori in numerose mostre personali e collettive e partecipa a importanti premi artistici internazionali.
01
dicembre 2018
Stefano Boato – Rivelare
Dal primo al 16 dicembre 2018
arte contemporanea
Location
VILLA ORSINI
Scorzè, Via Roma, 53, (Venezia)
Scorzè, Via Roma, 53, (Venezia)
Orario di apertura
venerdì 16.30 - 19.30
sabato e domenica 10.30 - 12.30 e 16.30 - 19.30
Vernissage
1 Dicembre 2018, h 18.30
Autore
Curatore