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Stefano Bottini – Luce e riflesso
personale fotografica
Comunicato stampa
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S’inaugura il 12 maggio alle ore 11, nello spazio espositivo all’interno dell’Archivio di Stato a Perugia in piazza Giordano Bruno 10, la personale fotografica di Stefano Bottini. L’esposizione è l’evento principale della Settimana della Cultura promossa dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Rimarrà aperta da sabato 12 a sabato 26 maggio tutti i giorni infrasettimanali dalle 10,30 alle 13 e dalle 15 alle 17; il sabato e la domenica dalle 10,30 alle 13 e dalle 15 alle 19.
La mostra è promossa da Archivio di Stato di Perugia, Regione Umbria, Comune di Perugia, Ordine degli Ingegneri della Provincia di Perugia e patrocinata da Provincia di Perugia, Camera di Commercio di Perugia, Università degli Stranieri Perugia.
Gli interventi nel catalogo sono di Stefano Ciburri (critico), Franco Federici (Università degli Stranieri di Perugia), Francesco Fioroni (psichiatra, psicoterapeuta), Samuel Montealegre (Università La Sapienza di Roma), Marco Nicoletti (Storico dell’Architettura). Introdurrà alla visita della mostra fotografica il pittore Franco Venanti.
Contenuti Artistici
“Tristezza, per favore vai via....”, diceva una vecchia canzone e se è vero, che per nostra natura tendiamo a ricordare di più le cose belle e positive, di quelle monocrome, cupe e scure, allora possiamo affermare d’aver trovato, nelle rappresentazioni piene di luce e colore, la rinascita di un nuovo modo di trasmettere immagini di azioni, ideali, monumenti ed edifici portatori di valenze positive.
La luce, metafora della sapienza, illumina i nostri percorsi e le nostre scelte. Tutte le virtù sapienza, temperanza, fortezza, giustizia e speranza sono legate alla conoscenza e quindi all’acquisizione della luce mentale che ci rende superiori. Non a caso l’epoca dei lumi è quella dell’elevazione dell’individuo che con la propria conoscenza riesce a decidere il proprio destino.
Cos’è la conoscenza, metaforicamente derivata dalla luce, se non la consapevolezza di se stessi e quindi la libertà? La luce può rigenerarci uomini liberi, non soggetti ad antichi legami d’ordine sciamanico-religioso e dare senso compiuto alla nostra esistenza.
Luce, quindi, intesa come superamento della nostra condizione terrena. Incamminandosi verso di lei, si ha la sensazione d’essere proiettati in un mondo altro, fatto di positività. Al contrario le tenebre, da sempre mondo sommerso, abbinato alla negatività al peccato, alla punizione, alla morte a tutto quello che c’è di negativo.
Il paradiso sta in cielo, così come l’inferno sta sotto terra. Ecco perché la luce rappresenta l’elemento di positività per eccellenza e senza di esso saremmo destinati a rassegnazione e abbrutimento.
Così pure nel mondo classico antico a tutte le figure mitologiche è abbinata la luce. Questa, rappresenta i valori complementari, assieme a quelli fondanti, di un’evoluzione, nella storia di numerose civiltà.
Il significato della luce nella vita umana, lo è anche per tutti i livelli superiori. Difatti, ad un’epoca oscura segue un’epoca luminosa, al buio medioevale segue la luce rinascimentale, all’oscurantismo reazionario si contrappone l’illuminismo progressista.
Se è vero che la luce al calar della sera muore, è altrettanto vero che rinasce come “araba fenice”, ogni mattino. L’uomo, assimilandone il destino, prende da lei speranza e fiducia nell’ideale della perennità della vita e conseguentemente nella sua potenza.
Molte delle foto sono dei riflessi negli specchi di tutti i giorni, strumento d’illuminazione, dove l’immagine riflessa è al tempo stesso simbolo della vacuità e dell’effimero. Ovvero, il riflesso generato dalla fonte di luce che colpisce la superficie, ci permette di vedere un mondo altro, trasfigurato dalla caratteristica della superficie riflettente e da ciò che vuol percepire chi cattura l’immagine. Spostandone il punto di visione tutto può trasformarsi come per magia.
A ben guardare, altri angoli si scoprono, in altre parole vengono alla luce. Un amplificatore della nostra capacità visiva, che consente di dare maggior luce alla nostra mente, ma anche di riflettere un mondo altro legato all’onirico e talvolta all’assurdo. Difatti, il riflesso ci pone dinanzi ad una realtà rovesciata di ciò che è in alto come ciò che è in basso, ma al contrario. L’immagine è impalpabile, anche se a volte può apparire come reale. La cornice appena accennata ai bordi della foto ci fa percepire che il palazzo ottocentesco, perfettamente centrato, è un riflesso un’illusione. Dettagli si sovrappongono, come fossimo di fronte ad una raffigurazione, surreale dechirichiana, come nel riflesso della foto con i manichini vestiti da sposi con lo sfondo della facciata d’una chiesa.
Qualcosa che consente, alla nostra immaginazione di viaggiare nell’ignoto, nell’inesplorato, di compiere un percorso freudiano nel nostro io. Nei riflessi visualizziamo ciò che inconsciamente siamo predisposti a vedere, ciò che il nostro cervello vuol recepire. Più è aperto alla creatività, agli altri ed a nuove esperienze, maggiore sarà la quantità di immagini che avidamente riuscirà a scovare.
Luce come conoscenza, fonte di vita, positività, talvolta generatrice d’astrazione. Riflesso come onirico, riprova della nostra creatività, del voler volare con l’immaginazione. Inoltre, fonte di controllo del narciso che è in ognuno di noi, ad evitare che questo prevalga e ci porti lentamente all’annichilimento ed alla conseguente distruzione.
Particolarità esclusive
Cento scatti oltre ad undici interessanti pezzi unici. Questi sono degli ingrandimenti di varie dimensioni annegati nella resina, insieme con una moneta della collezione numismatica di Stefano Bottini. Questo a voler indicare l’esclusività del pezzo.
Inoltre un meccanismo rotativo porterà lo spettatore nel magico mondo delle illusioni ottiche, quelle di un grifo in bassorilievo che si contrappone ad uno in altorilievo. Morale del “tutto ciò che appare, non sempre è la verità”.
Tavola Rotonda
Inoltre, giovedì 24 maggio nell’ambito della mostra, la tavola rotonda “La città senza nome, un’architettura per ritrovare l’ambiente urbano”, promossa dall’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Perugia. Intervengono Wladimiro Boccali Assessore all’Urbanistica ed Edilizia Privata del Comune di Perugia, Franco Federici dell’Università per Stranieri di Perugia, Massimo Mariani Presidente dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Perugia, Roberto Segatori Direttore del dipartimento di Istituzioni e Società dell’Università di Perugia, coordina Stefano Bottini.
Luce e riflesso per sdrammatizzare ciò che è retorico, ciò che è severo, non per eliminare o sovrastarne l’importanza iconica, ma per miscelare questi due elementi, affinché integrino la raffigurazione e consentano di trasmettere quella positività che può essere facilmente assorbita e ricordata dal nostro interiore.
La mostra è promossa da Archivio di Stato di Perugia, Regione Umbria, Comune di Perugia, Ordine degli Ingegneri della Provincia di Perugia e patrocinata da Provincia di Perugia, Camera di Commercio di Perugia, Università degli Stranieri Perugia.
Gli interventi nel catalogo sono di Stefano Ciburri (critico), Franco Federici (Università degli Stranieri di Perugia), Francesco Fioroni (psichiatra, psicoterapeuta), Samuel Montealegre (Università La Sapienza di Roma), Marco Nicoletti (Storico dell’Architettura). Introdurrà alla visita della mostra fotografica il pittore Franco Venanti.
Contenuti Artistici
“Tristezza, per favore vai via....”, diceva una vecchia canzone e se è vero, che per nostra natura tendiamo a ricordare di più le cose belle e positive, di quelle monocrome, cupe e scure, allora possiamo affermare d’aver trovato, nelle rappresentazioni piene di luce e colore, la rinascita di un nuovo modo di trasmettere immagini di azioni, ideali, monumenti ed edifici portatori di valenze positive.
La luce, metafora della sapienza, illumina i nostri percorsi e le nostre scelte. Tutte le virtù sapienza, temperanza, fortezza, giustizia e speranza sono legate alla conoscenza e quindi all’acquisizione della luce mentale che ci rende superiori. Non a caso l’epoca dei lumi è quella dell’elevazione dell’individuo che con la propria conoscenza riesce a decidere il proprio destino.
Cos’è la conoscenza, metaforicamente derivata dalla luce, se non la consapevolezza di se stessi e quindi la libertà? La luce può rigenerarci uomini liberi, non soggetti ad antichi legami d’ordine sciamanico-religioso e dare senso compiuto alla nostra esistenza.
Luce, quindi, intesa come superamento della nostra condizione terrena. Incamminandosi verso di lei, si ha la sensazione d’essere proiettati in un mondo altro, fatto di positività. Al contrario le tenebre, da sempre mondo sommerso, abbinato alla negatività al peccato, alla punizione, alla morte a tutto quello che c’è di negativo.
Il paradiso sta in cielo, così come l’inferno sta sotto terra. Ecco perché la luce rappresenta l’elemento di positività per eccellenza e senza di esso saremmo destinati a rassegnazione e abbrutimento.
Così pure nel mondo classico antico a tutte le figure mitologiche è abbinata la luce. Questa, rappresenta i valori complementari, assieme a quelli fondanti, di un’evoluzione, nella storia di numerose civiltà.
Il significato della luce nella vita umana, lo è anche per tutti i livelli superiori. Difatti, ad un’epoca oscura segue un’epoca luminosa, al buio medioevale segue la luce rinascimentale, all’oscurantismo reazionario si contrappone l’illuminismo progressista.
Se è vero che la luce al calar della sera muore, è altrettanto vero che rinasce come “araba fenice”, ogni mattino. L’uomo, assimilandone il destino, prende da lei speranza e fiducia nell’ideale della perennità della vita e conseguentemente nella sua potenza.
Molte delle foto sono dei riflessi negli specchi di tutti i giorni, strumento d’illuminazione, dove l’immagine riflessa è al tempo stesso simbolo della vacuità e dell’effimero. Ovvero, il riflesso generato dalla fonte di luce che colpisce la superficie, ci permette di vedere un mondo altro, trasfigurato dalla caratteristica della superficie riflettente e da ciò che vuol percepire chi cattura l’immagine. Spostandone il punto di visione tutto può trasformarsi come per magia.
A ben guardare, altri angoli si scoprono, in altre parole vengono alla luce. Un amplificatore della nostra capacità visiva, che consente di dare maggior luce alla nostra mente, ma anche di riflettere un mondo altro legato all’onirico e talvolta all’assurdo. Difatti, il riflesso ci pone dinanzi ad una realtà rovesciata di ciò che è in alto come ciò che è in basso, ma al contrario. L’immagine è impalpabile, anche se a volte può apparire come reale. La cornice appena accennata ai bordi della foto ci fa percepire che il palazzo ottocentesco, perfettamente centrato, è un riflesso un’illusione. Dettagli si sovrappongono, come fossimo di fronte ad una raffigurazione, surreale dechirichiana, come nel riflesso della foto con i manichini vestiti da sposi con lo sfondo della facciata d’una chiesa.
Qualcosa che consente, alla nostra immaginazione di viaggiare nell’ignoto, nell’inesplorato, di compiere un percorso freudiano nel nostro io. Nei riflessi visualizziamo ciò che inconsciamente siamo predisposti a vedere, ciò che il nostro cervello vuol recepire. Più è aperto alla creatività, agli altri ed a nuove esperienze, maggiore sarà la quantità di immagini che avidamente riuscirà a scovare.
Luce come conoscenza, fonte di vita, positività, talvolta generatrice d’astrazione. Riflesso come onirico, riprova della nostra creatività, del voler volare con l’immaginazione. Inoltre, fonte di controllo del narciso che è in ognuno di noi, ad evitare che questo prevalga e ci porti lentamente all’annichilimento ed alla conseguente distruzione.
Particolarità esclusive
Cento scatti oltre ad undici interessanti pezzi unici. Questi sono degli ingrandimenti di varie dimensioni annegati nella resina, insieme con una moneta della collezione numismatica di Stefano Bottini. Questo a voler indicare l’esclusività del pezzo.
Inoltre un meccanismo rotativo porterà lo spettatore nel magico mondo delle illusioni ottiche, quelle di un grifo in bassorilievo che si contrappone ad uno in altorilievo. Morale del “tutto ciò che appare, non sempre è la verità”.
Tavola Rotonda
Inoltre, giovedì 24 maggio nell’ambito della mostra, la tavola rotonda “La città senza nome, un’architettura per ritrovare l’ambiente urbano”, promossa dall’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Perugia. Intervengono Wladimiro Boccali Assessore all’Urbanistica ed Edilizia Privata del Comune di Perugia, Franco Federici dell’Università per Stranieri di Perugia, Massimo Mariani Presidente dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Perugia, Roberto Segatori Direttore del dipartimento di Istituzioni e Società dell’Università di Perugia, coordina Stefano Bottini.
Luce e riflesso per sdrammatizzare ciò che è retorico, ciò che è severo, non per eliminare o sovrastarne l’importanza iconica, ma per miscelare questi due elementi, affinché integrino la raffigurazione e consentano di trasmettere quella positività che può essere facilmente assorbita e ricordata dal nostro interiore.
12
maggio 2007
Stefano Bottini – Luce e riflesso
Dal 12 al 26 maggio 2007
fotografia
Location
ARCHIVIO DI STATO
Perugia, Piazza Giordano Bruno, 10, (Perugia)
Perugia, Piazza Giordano Bruno, 10, (Perugia)
Orario di apertura
tutti i giorni infrasettimanali dalle 10,30 alle 13 e dalle 15 alle 17; il sabato e la domenica dalle 10,30 alle 13 e dalle 15 alle 19
Vernissage
12 Maggio 2007, ore 11
Autore