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Stefano Cagol – Atomicwerk
L’artista contemporaneo Stefano Cagol, in un luogo tanto denso di memoria, riflette simbolicamente sull’idea di conflitto, sul concetto di scontro, di frizione che è proprio del momento attuale
Comunicato stampa
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Sono urgenze contemporanee che vengono a galla in un forte austriaco di fine Ottocento sull’Adamello a 1534 metri d’altitudine, in un luogo dove la guerra è stata vissuta, dove è stato versato il sangue, in un luogo carico di una forte intensità. Perché l’arte ha da sempre una responsabilità sovversiva nei confronti della società, una funzione di opporsi alle regole, all’andamento irrisolvibile degli eventi che si susseguono da ieri ad oggi.
L’artista contemporaneo Stefano Cagol, in un luogo tanto denso di memoria, riflette simbolicamente sull’idea di conflitto, sul concetto di scontro, di frizione che è proprio del momento attuale. Mettendo in evidenza, ponendo in discussione, denunciando, esponendo senza commento o evocando metaforicamente.
Le opere d’arte contemporanea di Stefano Cagol invadono pacificamente e simbolicamente il forte austriaco che si affaccia sui ghiacciai dell’Adamello alle porte del Passo Tonale, amplificando e attualizzando l’atmosfera carica di storia che pervade le antiche e poderose mura di pietra. Le forme espressive attuali utilizzate dall’artista – come fotografia, video, installazione - si trovano così a stretto contatto con un ambiente dall’identità molto forte, austera, e interagiscono con questa specifica situazione espositiva attraverso un percorso installativo pensato appositamente. Le opere interagiscono con gli spazi, con le pietre, con il paesaggio circostante dando vita ad un progetto site-specific, quindi ambientale, che interviene sull’intera superficie del forte. Trasformando il forte bellico, chiamato originariamente in tedesco werk, in una roccaforte sospesa tra culture differenti, ideologismi opposti, momenti storici differenti, ma conflitti costanti.
Il meccanismo espressivo innescato da Cagol per coinvolgere nella riflessione il pubblico ampio del forte in questa inedita dimensione sospesa tra storicità e contemporaneità si muove continuamente da una resa asettica, senza commenti, ad un lessico più simbolicamente iconografico. Attraverso la riproposizione artistica le immagini di molteplici urgenze contemporanee, quotidiane o lontane e mediatiche, sono avvicinate alle vecchie foto documentative del forte, ampliando la riflessione ad un punto di vista universale, che supera confini spaziali e temporali. Questo approccio che si rivolge all’idea in se stessa di conflitto viene ripetuto e distillato nell’intervento installativo. L’artista attraverso esso individua un simbolo dell’isolamento, dell’inavvicinabilità dell’Altro, dell’incapacità di comunicare. In questo modo evoca l’atavicità del contrasto tra gli esseri viventi, come condizione imprescindibile della sopravvivenza sulla Terra. Anche se l’uomo ha superato ogni soglia, arrivando al paradosso del conflitto capace di cancellare la vita sul Pianeta.
Non resta che la resa. Una Bandiera Bianca, una bandiera non alzata per proclamare una vittoria o il prevalere di un’identità nazionale, ma che Cagol ha sventolato e sventolerà in luoghi dell’arte e ora porta per la prima volta in un luogo insanguinato. Una Bandiera bianca, silenziosa, in segno di resa, di ammutolimento dell’arte di fronte a tanta incomprensione.
Stefano Cagol è nato a Trento nel 1969. Ha studiato all'Accademia di Brera e alla Ryerson University di Toronto. Espone regolarmente i propri lavori in tutto il mondo. Lavora in Italia e a New York.
In guigno-luglio 2005 Cagol partecipa alla mostra “Atomica. When invisible becomes visible” alla Lombard Freid Fine Arts di New York con il video “Monito” sul tema della bomba atomica esposto nel ’96 nella sezione “Video Forum” alla Basel Art Fair, presentato dallo Studio Raffaelli.
Ombretta Agrò Andruff è curatrice indipendente d’arte contemporanea attiva a New York. Da anni sta portando avanti una ricerca sul tema della bomba atomica affrontando il lavoro di artisti internazionali.
L’artista contemporaneo Stefano Cagol, in un luogo tanto denso di memoria, riflette simbolicamente sull’idea di conflitto, sul concetto di scontro, di frizione che è proprio del momento attuale. Mettendo in evidenza, ponendo in discussione, denunciando, esponendo senza commento o evocando metaforicamente.
Le opere d’arte contemporanea di Stefano Cagol invadono pacificamente e simbolicamente il forte austriaco che si affaccia sui ghiacciai dell’Adamello alle porte del Passo Tonale, amplificando e attualizzando l’atmosfera carica di storia che pervade le antiche e poderose mura di pietra. Le forme espressive attuali utilizzate dall’artista – come fotografia, video, installazione - si trovano così a stretto contatto con un ambiente dall’identità molto forte, austera, e interagiscono con questa specifica situazione espositiva attraverso un percorso installativo pensato appositamente. Le opere interagiscono con gli spazi, con le pietre, con il paesaggio circostante dando vita ad un progetto site-specific, quindi ambientale, che interviene sull’intera superficie del forte. Trasformando il forte bellico, chiamato originariamente in tedesco werk, in una roccaforte sospesa tra culture differenti, ideologismi opposti, momenti storici differenti, ma conflitti costanti.
Il meccanismo espressivo innescato da Cagol per coinvolgere nella riflessione il pubblico ampio del forte in questa inedita dimensione sospesa tra storicità e contemporaneità si muove continuamente da una resa asettica, senza commenti, ad un lessico più simbolicamente iconografico. Attraverso la riproposizione artistica le immagini di molteplici urgenze contemporanee, quotidiane o lontane e mediatiche, sono avvicinate alle vecchie foto documentative del forte, ampliando la riflessione ad un punto di vista universale, che supera confini spaziali e temporali. Questo approccio che si rivolge all’idea in se stessa di conflitto viene ripetuto e distillato nell’intervento installativo. L’artista attraverso esso individua un simbolo dell’isolamento, dell’inavvicinabilità dell’Altro, dell’incapacità di comunicare. In questo modo evoca l’atavicità del contrasto tra gli esseri viventi, come condizione imprescindibile della sopravvivenza sulla Terra. Anche se l’uomo ha superato ogni soglia, arrivando al paradosso del conflitto capace di cancellare la vita sul Pianeta.
Non resta che la resa. Una Bandiera Bianca, una bandiera non alzata per proclamare una vittoria o il prevalere di un’identità nazionale, ma che Cagol ha sventolato e sventolerà in luoghi dell’arte e ora porta per la prima volta in un luogo insanguinato. Una Bandiera bianca, silenziosa, in segno di resa, di ammutolimento dell’arte di fronte a tanta incomprensione.
Stefano Cagol è nato a Trento nel 1969. Ha studiato all'Accademia di Brera e alla Ryerson University di Toronto. Espone regolarmente i propri lavori in tutto il mondo. Lavora in Italia e a New York.
In guigno-luglio 2005 Cagol partecipa alla mostra “Atomica. When invisible becomes visible” alla Lombard Freid Fine Arts di New York con il video “Monito” sul tema della bomba atomica esposto nel ’96 nella sezione “Video Forum” alla Basel Art Fair, presentato dallo Studio Raffaelli.
Ombretta Agrò Andruff è curatrice indipendente d’arte contemporanea attiva a New York. Da anni sta portando avanti una ricerca sul tema della bomba atomica affrontando il lavoro di artisti internazionali.
24
luglio 2005
Stefano Cagol – Atomicwerk
Dal 24 luglio al 18 settembre 2005
arte contemporanea
Location
FORTE STRINO
Vermiglio, Strada Statale Del Tonale E Della Mendola, (Trento)
Vermiglio, Strada Statale Del Tonale E Della Mendola, (Trento)
Sito web
www.atomicwerk.com
Autore
Curatore