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Stefano Canto – Sedimento (Archeologia dell’effimero)
Nello spazio di alcuni giorni, assisteremo al prendere forma di una scultura di acqua e polvere di cemento: impronta del tempo che il fiume impiega per digerire l’estraneo, archeologia di un’edilizia urbana.
Comunicato stampa
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Non è raro trovare nel percorso lungo la banchina del Tevere tracce evidenti della nostra contemporaneità, fossili di un mondo pop e complice del consumismo: oggetti che talvolta la terra ingloba, che talaltra il fiume trasporta.
Nasce dall’osservazione del paesaggio lungo quel tratto di Tevere fra il Ponte dell’Industria e il Ponte della Scienza, l’installazione processuale “Sedimento (Archeologia dell’effimero)” a cui Stefano Canto darà vita a partire da sabato 18 novembre presso Label201, in collaborazione con la galleria Matèria
Nello spazio di alcuni giorni, assisteremo al prendere forma di una scultura di acqua e polvere di cemento: impronta del tempo che il fiume impiega per digerire l’estraneo, archeologia di un’edilizia urbana. Quando esoscheletri di cemento architettonico divengono detriti e rotolano verso gli argini del Tevere, l’acqua si rende culla di un divenire oggetto in mezzo al fiume. Temporaneamente o per sempre.
La dialettica della rovina è aperta e ha come sfondo i vecchi stabilimenti del gas svettanti e abbandonati, che connotano d’incompiutezza l’intera area fluviale, affiancati da gazometri e rifugi abitativi di fortuna. Il presente diviene immediatamente passato e il passato immediatamente una terra straniera, destinata all’oblio. Ne deriva una storia fatta solo di una concatenazione di presenti.
L’archeologo del futuro probabilmente ne gioverà, mentre l’archeologo del presente si confonde con l’artista. Ciò che l’artista crea, si fa immediatamente oggetto archeologico di un passato che non ha superato i limiti della storia.
Nell’istallazione di S. Canto non è chiaro se ‘archeologia del presente’ sia un genitivo soggettivo o un genitivo oggettivo, se sia il presente ad essersi ritratto storicizzandosi o se sia l’archeologia a riconoscere l’oggetto oggi. Se sia decisiva l’archeologia, il presente o il loro miscuglio, insomma.
L’opera è la grande performance prodotta dalla materia urbana in un tempo immaginato. I greci parlerebbero di energheia, l’essere in atto della materia nel tempo.
Mentre il paesaggio fra Marconi e Ostiense va in cerca di una sua identità, l’arte esplora la sua Berenice nascosta e la riscrive.
L’installazione fa parte del progetto “Berenice, la città sommersa. Se un posto è invisibile, non è altrettanto detto che non esista.” promosso da Label201 a cura di Manuela Tognoli e Elena Giulia Abbiatici per il Distretto Marconi nell’ambito del Festival Creature, il festival della creatività romana, organizzato da Open City Roma e parte del programma di Contemporaneamente Roma 2017 promosso da Roma Capitale - Assessorato alla Crescita culturale e in collaborazione con Siae.
Ad emergere saranno due parti nascoste della città: la prima, quella obliata dal cemento della speculazione edilizia degli anni 70, che rivive negli spazi delle ex fabbriche e dei complessi rurali dismessi dell’area; la seconda, quella sommersa da un Tevere che ingloba e sposta reperti della città contemporanea, evocata dall’installazione site specific Sedimento (Archeologia dell’effimero) di Stefano Canto.
La giornata di sabato 18 novembre prosegue lo studio del territorio Marconi avviato nei giorni precedenti attraverso il workshop Trasmettiamoci di Wunderbar Cultural Projects a cura di Elena Bellantoni e Manuela Contino e i percorsi audiovisivi di Termini Tv, alla ricerca di quel mondo territoriale, umano ed urbano, che esiste ma difficilmente viene a galla.
Programma completo su: www.creaturefestival.it
Nasce dall’osservazione del paesaggio lungo quel tratto di Tevere fra il Ponte dell’Industria e il Ponte della Scienza, l’installazione processuale “Sedimento (Archeologia dell’effimero)” a cui Stefano Canto darà vita a partire da sabato 18 novembre presso Label201, in collaborazione con la galleria Matèria
Nello spazio di alcuni giorni, assisteremo al prendere forma di una scultura di acqua e polvere di cemento: impronta del tempo che il fiume impiega per digerire l’estraneo, archeologia di un’edilizia urbana. Quando esoscheletri di cemento architettonico divengono detriti e rotolano verso gli argini del Tevere, l’acqua si rende culla di un divenire oggetto in mezzo al fiume. Temporaneamente o per sempre.
La dialettica della rovina è aperta e ha come sfondo i vecchi stabilimenti del gas svettanti e abbandonati, che connotano d’incompiutezza l’intera area fluviale, affiancati da gazometri e rifugi abitativi di fortuna. Il presente diviene immediatamente passato e il passato immediatamente una terra straniera, destinata all’oblio. Ne deriva una storia fatta solo di una concatenazione di presenti.
L’archeologo del futuro probabilmente ne gioverà, mentre l’archeologo del presente si confonde con l’artista. Ciò che l’artista crea, si fa immediatamente oggetto archeologico di un passato che non ha superato i limiti della storia.
Nell’istallazione di S. Canto non è chiaro se ‘archeologia del presente’ sia un genitivo soggettivo o un genitivo oggettivo, se sia il presente ad essersi ritratto storicizzandosi o se sia l’archeologia a riconoscere l’oggetto oggi. Se sia decisiva l’archeologia, il presente o il loro miscuglio, insomma.
L’opera è la grande performance prodotta dalla materia urbana in un tempo immaginato. I greci parlerebbero di energheia, l’essere in atto della materia nel tempo.
Mentre il paesaggio fra Marconi e Ostiense va in cerca di una sua identità, l’arte esplora la sua Berenice nascosta e la riscrive.
L’installazione fa parte del progetto “Berenice, la città sommersa. Se un posto è invisibile, non è altrettanto detto che non esista.” promosso da Label201 a cura di Manuela Tognoli e Elena Giulia Abbiatici per il Distretto Marconi nell’ambito del Festival Creature, il festival della creatività romana, organizzato da Open City Roma e parte del programma di Contemporaneamente Roma 2017 promosso da Roma Capitale - Assessorato alla Crescita culturale e in collaborazione con Siae.
Ad emergere saranno due parti nascoste della città: la prima, quella obliata dal cemento della speculazione edilizia degli anni 70, che rivive negli spazi delle ex fabbriche e dei complessi rurali dismessi dell’area; la seconda, quella sommersa da un Tevere che ingloba e sposta reperti della città contemporanea, evocata dall’installazione site specific Sedimento (Archeologia dell’effimero) di Stefano Canto.
La giornata di sabato 18 novembre prosegue lo studio del territorio Marconi avviato nei giorni precedenti attraverso il workshop Trasmettiamoci di Wunderbar Cultural Projects a cura di Elena Bellantoni e Manuela Contino e i percorsi audiovisivi di Termini Tv, alla ricerca di quel mondo territoriale, umano ed urbano, che esiste ma difficilmente viene a galla.
Programma completo su: www.creaturefestival.it
18
novembre 2017
Stefano Canto – Sedimento (Archeologia dell’effimero)
Dal 18 al 20 novembre 2017
arte contemporanea
Location
LABEL201
Roma, Via Portuense, 201, (Roma)
Roma, Via Portuense, 201, (Roma)
Orario di apertura
Sabato 18 ore 19 - 22 - Domenica 19 su appuntamento – Lunedi 20 ore 11,00 - 19,00
Vernissage
18 Novembre 2017, 19 - 22
Autore
Curatore