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Stefano Capuzzi
In una fase di rinnovata attenzione per l’astrazione geometrica, declinata sia in chiave optical che in prospettiva neo-geo, la ricerca pittorica di Stefano Capuzzi si contraddistingue l’importanza che conferisce, nel processo creativo, al mezzo digitale.
Comunicato stampa
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La Fabio Paris Art Gallery è lieta di presentare la prima personale di Stefano Capuzzi.
In una fase di rinnovata attenzione per l’astrazione geometrica, declinata sia in chiave optical che in prospettiva neo-geo, la ricerca pittorica di Stefano Capuzzi si contraddistingue per l’importanza che conferisce, nel processo creativo, al mezzo digitale.
Il suo punto di partenza sono sempre delle immagini, per lo più fotografiche, che Capuzzi, servendosi di programmi di grafica vettoriale, sottopone a un paziente, lunghissimo processo di rielaborazione, attraverso tagli, sovrapposizioni, interventi sul colore e sulle trasparenze. Alla fine di questo lungo processo l’immagine, ormai completamente irriconoscibile, è pronta per essere stampata su grandi tele quadrate. Spesso lo stesso modulo viene ripetuto, con colorazioni diverse, su più tele. A questo punto inizia la seconda fase del lavoro, che lo vede intervenire sulla stampa con pennello e colori. Così, a un primo processo di sottrazione, di scarnificazione e di spersonalizzazione dell’immagine, Capuzzi ne fa seguire un’altro che procede per addizione. Rinvigorisce i toni, da vita a forme nuove, e conferisce all’immagine una nuova, imprevedibile personalità.
Capuzzi è perfettamente consapevole di vivere in un’epoca di postproduzione, ma rivendica il diritto di restituire all’atto creativo, alienato alla macchina, le sue componenti di sorpresa, gusto, fantasia. Si muove con libertà tra software e pennelli, facendo riferimento a un orizzonte culturale che comprende non solo l’intera tradizione del collage, ma anche il campionamento musicale, le improvvisazioni del free jazz, la letteratura combinatoria e i cut-up di Burroughs. Le sue opere sono décollage vettoriali, la Palissade dell’era di Flickr.
Nascono dall’irritazione visiva suscitata da un’immagine, ma esistono soltanto nel momento in cui quella stessa immagine è stata riassorbita dalla sua struttura astratta, la sua anima più profonda. E se a volte riconosciamo del moduli figurativi, l’enigma della forma viene rigorosamente preservato dai titoli, semplici sigle numeriche che sembrano rimandare a una data, o a un’ora.
Stefano Capuzzi vive e lavora a Brescia.
In una fase di rinnovata attenzione per l’astrazione geometrica, declinata sia in chiave optical che in prospettiva neo-geo, la ricerca pittorica di Stefano Capuzzi si contraddistingue per l’importanza che conferisce, nel processo creativo, al mezzo digitale.
Il suo punto di partenza sono sempre delle immagini, per lo più fotografiche, che Capuzzi, servendosi di programmi di grafica vettoriale, sottopone a un paziente, lunghissimo processo di rielaborazione, attraverso tagli, sovrapposizioni, interventi sul colore e sulle trasparenze. Alla fine di questo lungo processo l’immagine, ormai completamente irriconoscibile, è pronta per essere stampata su grandi tele quadrate. Spesso lo stesso modulo viene ripetuto, con colorazioni diverse, su più tele. A questo punto inizia la seconda fase del lavoro, che lo vede intervenire sulla stampa con pennello e colori. Così, a un primo processo di sottrazione, di scarnificazione e di spersonalizzazione dell’immagine, Capuzzi ne fa seguire un’altro che procede per addizione. Rinvigorisce i toni, da vita a forme nuove, e conferisce all’immagine una nuova, imprevedibile personalità.
Capuzzi è perfettamente consapevole di vivere in un’epoca di postproduzione, ma rivendica il diritto di restituire all’atto creativo, alienato alla macchina, le sue componenti di sorpresa, gusto, fantasia. Si muove con libertà tra software e pennelli, facendo riferimento a un orizzonte culturale che comprende non solo l’intera tradizione del collage, ma anche il campionamento musicale, le improvvisazioni del free jazz, la letteratura combinatoria e i cut-up di Burroughs. Le sue opere sono décollage vettoriali, la Palissade dell’era di Flickr.
Nascono dall’irritazione visiva suscitata da un’immagine, ma esistono soltanto nel momento in cui quella stessa immagine è stata riassorbita dalla sua struttura astratta, la sua anima più profonda. E se a volte riconosciamo del moduli figurativi, l’enigma della forma viene rigorosamente preservato dai titoli, semplici sigle numeriche che sembrano rimandare a una data, o a un’ora.
Stefano Capuzzi vive e lavora a Brescia.
10
maggio 2008
Stefano Capuzzi
Dal 10 maggio al 30 giugno 2008
arte contemporanea
Location
FABIO PARIS ART GALLERY
Brescia, Via Alessandro Monti, 13, (Brescia)
Brescia, Via Alessandro Monti, 13, (Brescia)
Orario di apertura
Tutti i giorni escluso festivi
15.00-19.00
Vernissage
10 Maggio 2008, 18.00
Autore
Curatore