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Stefano Di Stasio – Notizie dall’altrove
Lavorare su cicli è una cifra che connota la pratica pittorica di Stefano Di Stasio
Comunicato stampa
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Lavorare su cicli è una cifra che connota la pratica pittorica di Stefano Di Stasio. In tal senso un immediato riscontro, ci è offerto dall’ampio repertorio di illustrazioni che Edward Lucie-Smith ha pubblicato a corredo della monografia apparsa nei primi anni del Duemila. Ciò non obbliga, però, a pensare che tale esperienza sia avanzata dall’artista per un lungo tempo (anche se a distanza di anni ricompaiono identiche soluzioni formali), tanto meno segnata da un’ampia produzione. Sono cicli pensati, a volte, entro i registri di due, massimo tre, impaginati tali da rendere immediato e ben evidente lo sviluppo immaginativo intorno al quale insiste l’artista, definendo sistematicamente un concetto di libertà espressiva che recupera il valore, non formale, di un sentimento che è proprio dell’arte. In quest’idea di libertà, inoltre, Di Stasio misura – avrebbe detto Bergson – il rapporto tra la dimensione dell’ “io concreto” e “l’atto che egli compie”, in pratica la pittura. Negli anni le luci dense di storia, con aure di bagliori barocchi hanno lasciato il posto ad una rischiarata luminosità, propria di tinte che enunciano atmosfere invase da una intensa solarità. Nelle opere degli ultimi anni tale cifra si è dichiarata con maggiore evidenza; la figura compare nel registro prospettico come compresenza accanto a quella del paesaggio. Ciò ad esempio accade nelle quattro tele che danno vita al ciclo “I viandanti della dormiente”, realizzate specificamente per questa mostra; meglio ancora in due composizioni del ciclo “visioni” che, per il richiamo al motivo delle luminarie delle feste popolari – il confronto potrebbe essere tra Paesaggio in un interno, del 1990, Magia del golfo, del 1999 dedicato a Napoli città dei suoi natali e Prime luci di quest’anno, nel quale v’è raffigurato l’Arco di Traiano simbolo di Benevento –, propongono una stretta relazione con l’idea della visione intesa come effetto del rendere visibile, che significa anche dare visibilità alla memoria.
Sullo sfondo delle prime quattro tele, a mo’ di registro scenografico che organizza di volta in volta il dettato narrativo, si accampa il profilo dei monti che danno vita al massiccio della “Dormiente del Sannio”, con il Monte Pentime che tratteggia il capo, il Pizzo del Tesoro a suggestionare il
mento, il Pizzo Cupone che ne modella i seni, allungandosi fino al Taburno che plasma i piedi. L’immagine che la suggestione analogica suggerisce alla nostra fantasia è maggiormente rimarcata dalla narrazione tessuta dall’artista che, non solo si serve della sagoma disegnata dal profilo dei monti, da secoli consolidata nei racconti che la tradizione tramanda, ma aggiunge ad essa ulteriori soggetti e figure propri della mitologia popolare beneventana. Fa leva sul senso di riconoscibilità dell’immagine, per agevolare il fruitore ad entrare nello spazio allestito dalla pittura, dal suo enigma; si serve del paesaggio per definire (perimetrare) il campo nel quale la sua azione si compie, perché, sia pensabile, che l’arte, la dimensione della sua relazione con la collettività, concorra al rinnovamento di un territorio e della sua comunità.
Nella pittura di Di Stasio, come incipit ereditato dal surrealismo, la narrazione deve indurre il fruitore ad un’azione di riconoscimento del proprio habitat, concorre, cioè, ad attivare un processo di sollecitazione visionaria che pone in corto circuito la realtà e le forme che la rendono figura nei processi immaginativi. I ‘personaggi’che l’artista dispone in primo piano, il pulcinella penitente, l’angelo dalle ali colorate, il fantasma che lievita sul paesaggio conquistano, non poteva essere diversamente, un rapporto più diretto con il luogo nel quale la pittura, nel suo mostrarsi, si consuma come evento.
La personale di Stefano Di Stasio conclude il dialogo attivato tra l’Assessorato alla Cultura della Provincia di Benevento e la Galleria Art’s Events nel programma espositivo stilato per l’anno 2010 in cui si sono susseguite le personali di Pino Deodato, Giorgio Cattani, Igor Verrilli e Gian Marco Montesano; ulteriore testimonianza di questa mostra sarà la presentazione del catalogo documentativo delle opere e degli apparati biografici.
Massimo Bignardi
Biografia essenziale
Stefano Di Stasio è nato a Napoli nel 1948. Vive e lavora tra Roma e Spoleto.
Va annoverato tra gli artisti fondamentali dell’Anacronismo e tra i protagonisti indiscussi di quel ritorno alla pittura che ha caratterizzato gli ultimi venti anni del Ventesimo Secolo. È stato presente con sala personale alle Biennali di Venezia del 1984 e del 1995. Ha partecipato alla XI, XII, XIII Quadriennale Nazionale D’Arte di Roma. Tra il 2001 e il 2004 realizza un intero ciclo pittorico su storie francescane,per la nuova Chiesa di Terni “S. Maria della Pace”, progettata da Paolo Portoghesi. Nel 2004-2005, su incarico del Senato della Repubblica Italiana, ha realizzato il ritratto di Amintore Fanfani per la collezione permanente in Palazzo Madama a Roma. Sue opere sono presenti nella Collezione del Ministero degli Esteri. Nel 2010 realizza un trittico sulla figura di Don Bosco per l’antica Chiesa di San Francesco, ancora a Terni.
Di lui hanno scritto, tra gli altri:
Fulvio Abbate, Renato Barilli, Massimo Bignardi, Alberto Boatto, Achille Bonito Oliva, Maurizio Calvesi, Marco Lodoli, Edward Lucie-Smith, Bruno Matura, Francesco Moschini, Loredana Parmesani, Gabriele Perretta, Ludovico Pratesi, Arnaldo Romani Brizzi, Vittorio Sgarbi, Enzo Siciliano, Italo Tomassoni, EmanueleTrevi, Marisa Vescovo, Roberto Vidali, Marisa Volpi.
Sullo sfondo delle prime quattro tele, a mo’ di registro scenografico che organizza di volta in volta il dettato narrativo, si accampa il profilo dei monti che danno vita al massiccio della “Dormiente del Sannio”, con il Monte Pentime che tratteggia il capo, il Pizzo del Tesoro a suggestionare il
mento, il Pizzo Cupone che ne modella i seni, allungandosi fino al Taburno che plasma i piedi. L’immagine che la suggestione analogica suggerisce alla nostra fantasia è maggiormente rimarcata dalla narrazione tessuta dall’artista che, non solo si serve della sagoma disegnata dal profilo dei monti, da secoli consolidata nei racconti che la tradizione tramanda, ma aggiunge ad essa ulteriori soggetti e figure propri della mitologia popolare beneventana. Fa leva sul senso di riconoscibilità dell’immagine, per agevolare il fruitore ad entrare nello spazio allestito dalla pittura, dal suo enigma; si serve del paesaggio per definire (perimetrare) il campo nel quale la sua azione si compie, perché, sia pensabile, che l’arte, la dimensione della sua relazione con la collettività, concorra al rinnovamento di un territorio e della sua comunità.
Nella pittura di Di Stasio, come incipit ereditato dal surrealismo, la narrazione deve indurre il fruitore ad un’azione di riconoscimento del proprio habitat, concorre, cioè, ad attivare un processo di sollecitazione visionaria che pone in corto circuito la realtà e le forme che la rendono figura nei processi immaginativi. I ‘personaggi’che l’artista dispone in primo piano, il pulcinella penitente, l’angelo dalle ali colorate, il fantasma che lievita sul paesaggio conquistano, non poteva essere diversamente, un rapporto più diretto con il luogo nel quale la pittura, nel suo mostrarsi, si consuma come evento.
La personale di Stefano Di Stasio conclude il dialogo attivato tra l’Assessorato alla Cultura della Provincia di Benevento e la Galleria Art’s Events nel programma espositivo stilato per l’anno 2010 in cui si sono susseguite le personali di Pino Deodato, Giorgio Cattani, Igor Verrilli e Gian Marco Montesano; ulteriore testimonianza di questa mostra sarà la presentazione del catalogo documentativo delle opere e degli apparati biografici.
Massimo Bignardi
Biografia essenziale
Stefano Di Stasio è nato a Napoli nel 1948. Vive e lavora tra Roma e Spoleto.
Va annoverato tra gli artisti fondamentali dell’Anacronismo e tra i protagonisti indiscussi di quel ritorno alla pittura che ha caratterizzato gli ultimi venti anni del Ventesimo Secolo. È stato presente con sala personale alle Biennali di Venezia del 1984 e del 1995. Ha partecipato alla XI, XII, XIII Quadriennale Nazionale D’Arte di Roma. Tra il 2001 e il 2004 realizza un intero ciclo pittorico su storie francescane,per la nuova Chiesa di Terni “S. Maria della Pace”, progettata da Paolo Portoghesi. Nel 2004-2005, su incarico del Senato della Repubblica Italiana, ha realizzato il ritratto di Amintore Fanfani per la collezione permanente in Palazzo Madama a Roma. Sue opere sono presenti nella Collezione del Ministero degli Esteri. Nel 2010 realizza un trittico sulla figura di Don Bosco per l’antica Chiesa di San Francesco, ancora a Terni.
Di lui hanno scritto, tra gli altri:
Fulvio Abbate, Renato Barilli, Massimo Bignardi, Alberto Boatto, Achille Bonito Oliva, Maurizio Calvesi, Marco Lodoli, Edward Lucie-Smith, Bruno Matura, Francesco Moschini, Loredana Parmesani, Gabriele Perretta, Ludovico Pratesi, Arnaldo Romani Brizzi, Vittorio Sgarbi, Enzo Siciliano, Italo Tomassoni, EmanueleTrevi, Marisa Vescovo, Roberto Vidali, Marisa Volpi.
07
maggio 2011
Stefano Di Stasio – Notizie dall’altrove
Dal 07 maggio al 30 settembre 2011
arte contemporanea
Location
ART’S EVENTS
Torrecuso, Loc. Collepiano, (Benevento)
Torrecuso, Loc. Collepiano, (Benevento)
Orario di apertura
(Centro Art’s Events) • dal Mercoledì al Sabato: 17.00- 20.00 e su appuntamento
- (BiblioMediateca Provinciale) • dal Lunedì al Venerdì: 9.30-12.30 / 15.30-17.30
Vernissage
7 Maggio 2011, ore 18.30
Autore
Curatore