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Stefano Iraci – Giardino atomico / Atomic garden / Atomikku niwa
In questo giardino ambiguo convivono fiori/piante giganti,
esseri umani o i loro avatar dipinti su carte di grande
formato, sculture che ricordano semi irradiati, spore
minacciose, virus ustionati così come bombe pericolose,
stampe fotografiche dei loro mutanti virtuali ed il video
“Atomikku niwa”
Comunicato stampa
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Omnia venenum sunt: nec sine veneno quicquam existit. Dosis sola facit, ut venenum non fit.
Tutto è veleno: nulla esiste di non velenoso. Solo la dose fa in modo che il veleno non faccia effetto.
Questa teoria del medico, astrologo e alchimista Philippus Aureolus Theophrastus Bombastus von Hohenheim detto Paracelso, che all’inizio del Cinquecento rivoluzionò la medicina tradizionale, è alla base della recente riflessione di Stefano Iraci.
Il video ATOMIKKU NIWA – Giardino atomico apre con la breve visione del torii, la porta di accesso al celebre santuario shintoista di Itsukushima, non lontano dalla città di Hiroshima. Il passaggio sotto il portale sull’acqua è purificatorio e conduce all’area sacra, alla quale è vietato l’accesso a donne incinte e malati terminali, è un simbolo del passaggio tra vita e morte, gli antipodi all’interno dei quali si sviluppa l’intero ragionamento del video e della mostra.
La palla chiodata per terra è una bomba, un virus, un pianeta, un giocattolo, o un microorganismo visto al microscopio e quindi rappresenta uno spirito vitale? Porta vita o morte? L’uomo che la solleva, e che è allo stesso tempo un autoritratto dell’artista, non offre la soluzione ma ci gioca. Nella sua posizione centrata dal movimento circolare ci ricorda da lontano l’uomo vitruviano di Leonardo da Vinci, immagine simbolica di come l’uomo si iscrive perfettamente sia nel cerchio, che rappresenta l’universo che nel quadrato, sinonimo della Terra. Ma con i suoi movimenti frenetici dettati dalla vita cosmopolita contemporanea l’uomo segue i suoni ambientali. La voce della metropolitana di Tokyo che avverte dell’arrivo dei treni “shiny illumination” accompagnata dalle onde sonore di un contatore Geiger annuncia la minaccia di una catastrofe atomica. L’uomo è l’espressione fisica delle paranoie che affliggono la società odierna, ma cerca allo stesso tempo di conviverci pacificamente. Il suo combattimento con la palla diventa un gioco e una danza liberatoria. Alla scena apocalittica si sovrappone poco a poco il vocio leggero, giocoso e innocente di un bambino, simbolo imperturbabile di sopravvivenza e speranza.
Nella foto d’archivio, icona della distruzione, elaborata dall’artista nell’opera HIROSHIMA-ME vediamo Hiroshima subito dopo l’esplosione della bomba atomica il 6 agosto 1945, evento a seguito del quale la minaccia nucleare ha iniziato a insediarsi nella coscienza collettiva globale fino ad oggi. La pittura fosforescente applicata dall’artista simboleggia le mutazioni causate dalle conseguenze dell’attacco, e come nel video, Stefano Iraci vuole evidenziare che la vita continua sempre, i punti verdi che intersecano ritmicamente la tela simboleggiano in modo sintetico questa continuità, scientificamente provata dalla sopravvivenza al disastro di sei alberi di gingko biloba che continuano a esistere. Nella radioattività ci sono sempre forme viventi e la radioattività stessa è una caratteristica geologica del nostro pianeta.
I giardini atomici, tossici e mortali, rappresentano allo stesso tempo laboratori di ricerca in cui le sostanze nucleari sono utili per ottenere grandi progressi nel campo della medicina. Trarre benefici dalle sostanze tossiche è alla base della corrente di medicina che a partire da Paracelso fa capo alla teoria secondo la quale l’uomo consiste di tre elementi basilari, il sale, lo zolfo e il mercurio. L’uomo è sano quando questi elementi formano una perfetta unità e si ammala quando questi si separano.
Stefano Iraci traduce le teorie scientifiche e le paure contemporanee con un linguaggio che parallelamente alla crescente concettualizzazione è diventato negli anni più sintetico. La stessa forma circolare chiodata che vediamo nel video la ritroviamo diversamente declinata su supporti vari. Nella serie ATOMIKKU HANA # troneggia con un getto di inchiostro delicato ma deciso su carta giapponese molto fine mentre la versione rosa fosforescente KUREJI PINKU che significa rosa pazzo, simboleggia le mutazioni delle specie di cui è esempio il pompelmo rosa declinato in un cocktail e in un profumo, che fanno parte integrante della mostra.
Le sculture ci illustrano nei modi incisivi con cui è intervenuto l’artista nel trattare il legno, la vulnerabilità globale, non importa se siamo davanti a cellule, pianeti, virus o ritratti: Il legno trattato grezzamente con incisioni che sembrano ferite, il legno bruciato che emana un profumo, il colore fosforescente che cola. Nell’elaborazione di materiali naturali lasciati quasi grezzi, come il legno e il sanpietrino in KUREJI ME, Stefano Iraci si iscrive nella tradizione dell’Arte Povera in un modo del tutto originale e attuale.
Il Giardino atomico si trasforma in un’esperienza multisensoriale che vuole coinvolgere l’intera fisicità del visitatore. Lo spazio si trasforma in una forma di Gesamtkunstwerk dei nostri tempi che cerca soluzioni fuori dagli schemi, del tutto individuali. Il torii di cui vediamo solo un’ombra quasi scheletrica, astratta nel video, diventa un accesso ad una religione laica, personale.
Tutto è veleno: nulla esiste di non velenoso. Solo la dose fa in modo che il veleno non faccia effetto.
Questa teoria del medico, astrologo e alchimista Philippus Aureolus Theophrastus Bombastus von Hohenheim detto Paracelso, che all’inizio del Cinquecento rivoluzionò la medicina tradizionale, è alla base della recente riflessione di Stefano Iraci.
Il video ATOMIKKU NIWA – Giardino atomico apre con la breve visione del torii, la porta di accesso al celebre santuario shintoista di Itsukushima, non lontano dalla città di Hiroshima. Il passaggio sotto il portale sull’acqua è purificatorio e conduce all’area sacra, alla quale è vietato l’accesso a donne incinte e malati terminali, è un simbolo del passaggio tra vita e morte, gli antipodi all’interno dei quali si sviluppa l’intero ragionamento del video e della mostra.
La palla chiodata per terra è una bomba, un virus, un pianeta, un giocattolo, o un microorganismo visto al microscopio e quindi rappresenta uno spirito vitale? Porta vita o morte? L’uomo che la solleva, e che è allo stesso tempo un autoritratto dell’artista, non offre la soluzione ma ci gioca. Nella sua posizione centrata dal movimento circolare ci ricorda da lontano l’uomo vitruviano di Leonardo da Vinci, immagine simbolica di come l’uomo si iscrive perfettamente sia nel cerchio, che rappresenta l’universo che nel quadrato, sinonimo della Terra. Ma con i suoi movimenti frenetici dettati dalla vita cosmopolita contemporanea l’uomo segue i suoni ambientali. La voce della metropolitana di Tokyo che avverte dell’arrivo dei treni “shiny illumination” accompagnata dalle onde sonore di un contatore Geiger annuncia la minaccia di una catastrofe atomica. L’uomo è l’espressione fisica delle paranoie che affliggono la società odierna, ma cerca allo stesso tempo di conviverci pacificamente. Il suo combattimento con la palla diventa un gioco e una danza liberatoria. Alla scena apocalittica si sovrappone poco a poco il vocio leggero, giocoso e innocente di un bambino, simbolo imperturbabile di sopravvivenza e speranza.
Nella foto d’archivio, icona della distruzione, elaborata dall’artista nell’opera HIROSHIMA-ME vediamo Hiroshima subito dopo l’esplosione della bomba atomica il 6 agosto 1945, evento a seguito del quale la minaccia nucleare ha iniziato a insediarsi nella coscienza collettiva globale fino ad oggi. La pittura fosforescente applicata dall’artista simboleggia le mutazioni causate dalle conseguenze dell’attacco, e come nel video, Stefano Iraci vuole evidenziare che la vita continua sempre, i punti verdi che intersecano ritmicamente la tela simboleggiano in modo sintetico questa continuità, scientificamente provata dalla sopravvivenza al disastro di sei alberi di gingko biloba che continuano a esistere. Nella radioattività ci sono sempre forme viventi e la radioattività stessa è una caratteristica geologica del nostro pianeta.
I giardini atomici, tossici e mortali, rappresentano allo stesso tempo laboratori di ricerca in cui le sostanze nucleari sono utili per ottenere grandi progressi nel campo della medicina. Trarre benefici dalle sostanze tossiche è alla base della corrente di medicina che a partire da Paracelso fa capo alla teoria secondo la quale l’uomo consiste di tre elementi basilari, il sale, lo zolfo e il mercurio. L’uomo è sano quando questi elementi formano una perfetta unità e si ammala quando questi si separano.
Stefano Iraci traduce le teorie scientifiche e le paure contemporanee con un linguaggio che parallelamente alla crescente concettualizzazione è diventato negli anni più sintetico. La stessa forma circolare chiodata che vediamo nel video la ritroviamo diversamente declinata su supporti vari. Nella serie ATOMIKKU HANA # troneggia con un getto di inchiostro delicato ma deciso su carta giapponese molto fine mentre la versione rosa fosforescente KUREJI PINKU che significa rosa pazzo, simboleggia le mutazioni delle specie di cui è esempio il pompelmo rosa declinato in un cocktail e in un profumo, che fanno parte integrante della mostra.
Le sculture ci illustrano nei modi incisivi con cui è intervenuto l’artista nel trattare il legno, la vulnerabilità globale, non importa se siamo davanti a cellule, pianeti, virus o ritratti: Il legno trattato grezzamente con incisioni che sembrano ferite, il legno bruciato che emana un profumo, il colore fosforescente che cola. Nell’elaborazione di materiali naturali lasciati quasi grezzi, come il legno e il sanpietrino in KUREJI ME, Stefano Iraci si iscrive nella tradizione dell’Arte Povera in un modo del tutto originale e attuale.
Il Giardino atomico si trasforma in un’esperienza multisensoriale che vuole coinvolgere l’intera fisicità del visitatore. Lo spazio si trasforma in una forma di Gesamtkunstwerk dei nostri tempi che cerca soluzioni fuori dagli schemi, del tutto individuali. Il torii di cui vediamo solo un’ombra quasi scheletrica, astratta nel video, diventa un accesso ad una religione laica, personale.
29
ottobre 2018
Stefano Iraci – Giardino atomico / Atomic garden / Atomikku niwa
Dal 29 ottobre al 12 dicembre 2018
arte contemporanea
Location
STUDIO TIEPOLO 38
Roma, Via Giambattista Tiepolo, 38, (Roma)
Roma, Via Giambattista Tiepolo, 38, (Roma)
Orario di apertura
da lunedì a sabato ore 16:00 - 22:00
Vernissage
29 Ottobre 2018, ore 18:00
Autore
Curatore