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Stefano Mariani – Le città sottili
Una selezione critica di lavori tratti dagli ultimi tre cicli di ricerca attraverso i quali l’artista ha condotto ed evoluto il proprio linguaggio e i propri codici espressivi: “Limiti di Transito” (dal 1994 al 2008), “Transiti” (dal 2010 al 2016) e “Oscuri” (2016 e 2017).
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Si inaugura sabato 9 giugno 2018, alle ore 18.30, presso gli spazi espositivi di Villa Orsini di Scorzé (via Roma, 53; vedi scheda evento allegata), Le città sottili, personale dell’artista Stefano Mariani.
La mostra, visitabile fino a domenica 24 giugno 2018, è curata dal critico d’arte Gaetano Salerno e realizzata in collaborazione con il Comune di Scorzè, con il Circolo Culturale Scorzè e con Segnoperenne.
Le città sottili presenterà al pubblico una selezione critica di lavori dell’artista, da sempre interessato ai linguaggi della pittura, della grafica e dei new media, tratti dagli ultimi tre cicli di ricerca attraverso i quali Stefano Mariani ha condotto ed evoluto il proprio linguaggio e i propri codici espressivi: Limiti di Transito (dal 1994 al 2008), Transiti (dal 2010 al 2016) e Oscuri (2016 e 2017).
Alcuni lavori inediti presenti in mostra; tele di piccole e medie dimensioni realizzate con tecnica mista (acrilici, grafite, vernici) condurranno il pubblico nei microcosmi della quotidianità, nei palcoscenici urbani di metropoli al contempo immaginarie eppure reali, per mostrare il volto di una società umana prigioniera della solitudine e dell’abbandono, alla perenne ricerca di risposte e certezze che le archeologie urbane e industriali amplificano e svelano con iperboliche evidenze.
Una raffinata e suggestiva indagine pittorica che coniuga la progettualità architettonica e l’oggettività fotografica, determinata dal rigore strutturale dei costrutti scenici e scenografici e la suggestione informale di una pittura in via di definizione, sospesa tra la figura e la sua dissoluzione, tra la certezza della visione e l’incertezza del pensiero, tra l’idea espressa e l’indefinitezza di linguaggi maggiormente espressivi, metafora di una condizione dell’esistenza che l’artista osserva e descrive.
Scrive il critico d’arte Gaetano Salerno a proposito di questi lavori:
“ Così come alcune metropoli immaginate da Italo Calvino, i luoghi urbani raccontati e descritti dalla pittura di Stefano Mariani sono città sottili, duplicemente tangibili e immaginifiche, elementi di un complesso e articolato progetto combinatorio che spinge l’indagine analitica dell’artista (come Marco Polo al cospetto di Kublai Khan), attraverso la materia e oltre il dato puramente materiale, a conferire un senso strutturale al disordine del reale.
Seppur delineate dalla pesantezza di imponenti agglomerati di cemento - resi maggiormente incombenti dall’utilizzo della grafite diffusa a rimodulare i molti strati di pigmento e a saturare tele prive di spiragli luminosi - le città si ergono sottili e leggere, smaterializzate della gravità oggettuale e del senso della loro presenza da un gesto pittorico che non definisce e non dice, piuttosto evidenzia l’incertezza e lo smarrimento dello sguardo e del pensiero di chi le abita senza viverle, svuotandole quotidianamente del progetto antropico e sociale per il quale sono state create.
Luoghi (o nonluoghi) familiari eppure anonimi, riconoscibili eppure impersonali, racchiusi entro l’unica persuasione della loro evidenza, le città si estendono lungo orizzonti occlusi da imponenti e incombenti cattedrali edilizie, tra il monocromo grigiore di una tavolozza controllata dai bianchi e dai neri, e rappresentano palcoscenici teatrali di storie umane parcamente accennate, anch’esse sottilmente descritte, fugacemente accennate dalla presenza di sagome ombrose, abbandonate nell’infinito presente di un incedere pigro, lungo simbolici tragitti lineari e solitari.
Sospeso tra distopia e utopia, ciascuno spazio pittorico è lo spazio metaforico delle disgregazioni e degli allontanamenti sociali, la visualizzazione di una condizione esistenziale propria della contemporaneità, determinata dai silenzi e dalle incertezze che impediscono all’uomo di instaurare rapporti simbiotici e significativi con l’altro da sé, con il luogo abitato, con la propria esistenza. […] “.
(da testo critico Le città sottili)
Stefano Mariani (1959) e si è laureato in architettura a Venezia nel 1983. Ha maturato esperienze di progettazione nei campi dell’allestimento espositivo, dell’arredo urbano e della comunicazione visiva collaborando con aziende di rilievo locale e nazionale. Si è specializzato nella grafica editoriale, istituzionale e pubblicitaria creando l’identità aziendale per committenti pubblici e privati. Dal 1991 al 1998 ha insegnato pittura e trompe d’oeil presso la Libera Accademia di Arti Visive di Cividale del Friuli.
È titolare, dal 1992, della cattedra di progettazione presso la sezione di architettura e ambiente e design del Nuovo Liceo Artistico di Venezia. Dal 1980 ha avviato una ricerca artistica attraverso la quale interpreta, con tecniche pittoriche personali e sperimentali, soggetti urbani e luoghi di archeologia industriale. Espone dal 1990 in gallerie italiane e ha partecipato a Fiere d’Arte in Italia e all’estero.
La mostra, visitabile fino a domenica 24 giugno 2018, è curata dal critico d’arte Gaetano Salerno e realizzata in collaborazione con il Comune di Scorzè, con il Circolo Culturale Scorzè e con Segnoperenne.
Le città sottili presenterà al pubblico una selezione critica di lavori dell’artista, da sempre interessato ai linguaggi della pittura, della grafica e dei new media, tratti dagli ultimi tre cicli di ricerca attraverso i quali Stefano Mariani ha condotto ed evoluto il proprio linguaggio e i propri codici espressivi: Limiti di Transito (dal 1994 al 2008), Transiti (dal 2010 al 2016) e Oscuri (2016 e 2017).
Alcuni lavori inediti presenti in mostra; tele di piccole e medie dimensioni realizzate con tecnica mista (acrilici, grafite, vernici) condurranno il pubblico nei microcosmi della quotidianità, nei palcoscenici urbani di metropoli al contempo immaginarie eppure reali, per mostrare il volto di una società umana prigioniera della solitudine e dell’abbandono, alla perenne ricerca di risposte e certezze che le archeologie urbane e industriali amplificano e svelano con iperboliche evidenze.
Una raffinata e suggestiva indagine pittorica che coniuga la progettualità architettonica e l’oggettività fotografica, determinata dal rigore strutturale dei costrutti scenici e scenografici e la suggestione informale di una pittura in via di definizione, sospesa tra la figura e la sua dissoluzione, tra la certezza della visione e l’incertezza del pensiero, tra l’idea espressa e l’indefinitezza di linguaggi maggiormente espressivi, metafora di una condizione dell’esistenza che l’artista osserva e descrive.
Scrive il critico d’arte Gaetano Salerno a proposito di questi lavori:
“ Così come alcune metropoli immaginate da Italo Calvino, i luoghi urbani raccontati e descritti dalla pittura di Stefano Mariani sono città sottili, duplicemente tangibili e immaginifiche, elementi di un complesso e articolato progetto combinatorio che spinge l’indagine analitica dell’artista (come Marco Polo al cospetto di Kublai Khan), attraverso la materia e oltre il dato puramente materiale, a conferire un senso strutturale al disordine del reale.
Seppur delineate dalla pesantezza di imponenti agglomerati di cemento - resi maggiormente incombenti dall’utilizzo della grafite diffusa a rimodulare i molti strati di pigmento e a saturare tele prive di spiragli luminosi - le città si ergono sottili e leggere, smaterializzate della gravità oggettuale e del senso della loro presenza da un gesto pittorico che non definisce e non dice, piuttosto evidenzia l’incertezza e lo smarrimento dello sguardo e del pensiero di chi le abita senza viverle, svuotandole quotidianamente del progetto antropico e sociale per il quale sono state create.
Luoghi (o nonluoghi) familiari eppure anonimi, riconoscibili eppure impersonali, racchiusi entro l’unica persuasione della loro evidenza, le città si estendono lungo orizzonti occlusi da imponenti e incombenti cattedrali edilizie, tra il monocromo grigiore di una tavolozza controllata dai bianchi e dai neri, e rappresentano palcoscenici teatrali di storie umane parcamente accennate, anch’esse sottilmente descritte, fugacemente accennate dalla presenza di sagome ombrose, abbandonate nell’infinito presente di un incedere pigro, lungo simbolici tragitti lineari e solitari.
Sospeso tra distopia e utopia, ciascuno spazio pittorico è lo spazio metaforico delle disgregazioni e degli allontanamenti sociali, la visualizzazione di una condizione esistenziale propria della contemporaneità, determinata dai silenzi e dalle incertezze che impediscono all’uomo di instaurare rapporti simbiotici e significativi con l’altro da sé, con il luogo abitato, con la propria esistenza. […] “.
(da testo critico Le città sottili)
Stefano Mariani (1959) e si è laureato in architettura a Venezia nel 1983. Ha maturato esperienze di progettazione nei campi dell’allestimento espositivo, dell’arredo urbano e della comunicazione visiva collaborando con aziende di rilievo locale e nazionale. Si è specializzato nella grafica editoriale, istituzionale e pubblicitaria creando l’identità aziendale per committenti pubblici e privati. Dal 1991 al 1998 ha insegnato pittura e trompe d’oeil presso la Libera Accademia di Arti Visive di Cividale del Friuli.
È titolare, dal 1992, della cattedra di progettazione presso la sezione di architettura e ambiente e design del Nuovo Liceo Artistico di Venezia. Dal 1980 ha avviato una ricerca artistica attraverso la quale interpreta, con tecniche pittoriche personali e sperimentali, soggetti urbani e luoghi di archeologia industriale. Espone dal 1990 in gallerie italiane e ha partecipato a Fiere d’Arte in Italia e all’estero.
09
giugno 2018
Stefano Mariani – Le città sottili
Dal 09 al 24 giugno 2018
arte contemporanea
Location
VILLA ORSINI
Scorzè, Via Roma, 53, (Venezia)
Scorzè, Via Roma, 53, (Venezia)
Orario di apertura
giovedì venerdì sabato 16.30 - 19.30
domenica 10.30 - 12.30 e 16.30 - 19.30
Vernissage
9 Giugno 2018, h 18.30
Autore
Curatore