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Stefano Masotti – Le ore piccole del silenzio
…un trasferimento di rossi e violetti, di neri e di blu, fino al dischiudersi di nuovi pensieri nelle ore piccole del silenzio, un passo dietro l’altro fino a un metro dalla fine.
Comunicato stampa
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Le ore piccole del silenzio
Dopo aver messo in posa il silenzio, ammicca alla notte rendendosi complice di ciò che fluttua nell’oscurità. Con l’appoggio delle ombre e affascinato dall’eccentricità dei sogni, Stefano Masotti si mette a raccontare cose stendendo i colori su superfici piatte. E’ un ricerca cromatica, la sua, un esercizio che, mantenendo fondamentali caratteri di sintetismo, maschera con una mano di ocra la banalità che rende infima la realtà di ogni giorno, quel banale ripetersi di fatti che l’iterazione rende ai suoi occhi vischioso e greve come un discorso impostato nella totale assenza di significato. A lui bastano due puntini rossi per stabilire un rapporto col tempo, e per dare domicilio all’evocazione. “Segnale”, s’intitola uno dei suoi ultimi lavori: due puntini rossi, appunto, sospesi sull’onda di una collina come indicazione stenografica di un’aurora che stenta a manifestarsi. Le nuvole sembrano lo specchio dell’altura, grigio e blu interrotti nel mezzo da una striscia luminescente, annuncio, o presagio, di un nuovo giorno che le due macchioline segnalano pronte a dileguarsi nel caso il sole facesse sul serio.
Ci sono situazioni che determinano visioni ipnotiche e streganti, qualcosa che fa risentire voci e suoni di un tempo passato assieme ai colori svaniti di un’epoca lontana. La pittura può essere finzione, molte cose possono essere scatti di un contesto inventato. Viaggiando nella memoria si può parcheggiare l’illusione ai piedi di una collina che esiste solo nel sogno. Si possono incontrare luoghi inanimati, deserti di presenze umane, luoghi silenti perché in certi posti tutta la gente dorme. Ci sono solo tracce di vita qua e là, segnali lasciati in un panorama incupito sotto un cielo senza stelle, sotto una grande volta dove la luna è un lusso che pochi possono permettersi. Le colline di Masotti sono appena smosse, dolci, si direbbe, se non si attagliassero a un mondo malinconico e illimitato. Il pittore osserva attentamente questo mondo, prende nota soprattutto dei ricordi che esso evoca: guarda ogni cosa fino a perdersi nella vastità di un orizzonte segnalato da una lama di luce, o da due puntini rossi.
Molti ricordi il pittore li sfoglia dal mazzo di fotografie che gli ha lasciato il padre Antonio, a lungo frequentatore del milieu artistico nonché attento osservatore di cose e fatti di vita. I cosiddetti “paesaggi in-quadrati” si ispirano infatti a una serie di lavori eseguiti riprendendo immagini dal video, e così per altri particolari tra cui angoli di natura e di città. Sfogliando le foto, è come se Masotti colloquiasse con la propria ombra sulla sponda di qualche fiume. Oppure, nel ricordo del padre, soppesasse l’orizzonte dalla cima
Le ore piccole del silenzio
di Franco Basile
Dopo aver messo in posa il silenzio, ammicca alla notte rendendosi complice di ciò che fluttua nell’oscurità. Con l’appoggio delle ombre e affascinato dall’eccentricità dei sogni, Stefano Masotti si mette a raccontare cose stendendo i colori su superfici piatte. E’ un ricerca cromatica, la sua, un esercizio che, mantenendo fondamentali caratteri di sintetismo, maschera con una mano di ocra la banalità che rende infima la realtà di ogni giorno, quel banale ripetersi di fatti che l’iterazione rende ai suoi occhi vischioso e greve come un discorso impostato nella totale assenza di significato. A lui bastano due puntini rossi per stabilire un rapporto col tempo, e per dare domicilio all’evocazione. “Segnale”, s’intitola uno dei suoi ultimi lavori: due puntini rossi, appunto, sospesi sull’onda di una collina come indicazione stenografica di un’aurora che stenta a manifestarsi. Le nuvole sembrano lo specchio dell’altura, grigio e blu interrotti nel mezzo da una striscia luminescente, annuncio, o presagio, di un nuovo giorno che le due macchioline segnalano pronte a dileguarsi nel caso il sole facesse sul serio.
Ci sono situazioni che determinano visioni ipnotiche e streganti, qualcosa che fa risentire voci e suoni di un tempo passato assieme ai colori svaniti di un’epoca lontana. La pittura può essere finzione, molte cose possono essere scatti di un contesto inventato. Viaggiando nella memoria si può parcheggiare l’illusione ai piedi di una collina che esiste solo nel sogno. Si possono incontrare luoghi inanimati, deserti di presenze umane, luoghi silenti perché in certi posti tutta la gente dorme. Ci sono solo tracce di vita qua e là, segnali lasciati in un panorama incupito sotto un cielo senza stelle, sotto una grande volta dove la luna è un lusso che pochi possono permettersi. Le colline di Masotti sono appena smosse, dolci, si direbbe, se non si attagliassero a un mondo malinconico e illimitato. Il pittore osserva attentamente questo mondo, prende nota soprattutto dei ricordi che esso evoca: guarda ogni cosa fino a perdersi nella vastità di un orizzonte segnalato da una lama di luce, o da due puntini rossi.
Molti ricordi il pittore li sfoglia dal mazzo di fotografie che gli ha lasciato il padre Antonio, a lungo frequentatore del milieu artistico nonché attento osservatore di cose e fatti di vita. I cosiddetti “paesaggi in-quadrati” si ispirano infatti a una serie di lavori eseguiti riprendendo immagini dal video, e così per altri particolari tra cui angoli di natura e di città. Sfogliando le foto, è come se Masotti colloquiasse con la propria ombra sulla sponda di qualche fiume. Oppure, nel ricordo del padre, soppesasse l’orizzonte dalla cima di un monte, da un belvedere talmente elevato da permettere alla vista di spingersi fino al confine che segna l’origine dei pensieri. Paesaggi con colline, darsene, attrezzature portuali, imbarcazioni, soggetti da trasporre sulla tela come frammenti del proprio tempo, versioni di una mente dove prevalgono senso dell’emozione e dell’assenza. Lo scorrere del film del pittore è come se si dipanasse nella penombra in un incedere pacato e inarrestabile, in un rincorrersi inesorabilmente calmo, eppure inquietante: un trasferimento di rossi e violetti, di neri e di blu, fino al dischiudersi di nuovi pensieri nelle ore piccole del silenzio, un passo dietro l’altro fino a un metro dalla fine.
Dalle finestre dello studio dove Masotti rilegge e rielabora i ricordi, è come se irrompesse il mito di esistenze perdute, e con esso l’idea di un fenomeno irripetibile la cui eco pare confondersi con quel che resta di un fenomeno naturale, o di un cielo senza stelle. Tutto, mentre un piccolo segnale vermiglio aiuta ad attraversare la solitudine, mentre un buio senza voci e senza suoni diventa evocazione di quanto è stato, e due puntini rossi diventano rivelazione.-----------------Franco Basile
05
aprile 2014
Stefano Masotti – Le ore piccole del silenzio
Dal 05 al 21 aprile 2014
arte moderna e contemporanea
Location
GALLERIA DEL CARBONE
Ferrara, Via Del Carbone, 18, (Ferrara)
Ferrara, Via Del Carbone, 18, (Ferrara)
Orario di apertura
dal lunedì al venerdì 17.00-20.00; sabato e festivi 17.00-20.00 martedì chiuso
Vernissage
5 Aprile 2014, ore 18.00
Autore
Curatore