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Stefano Soddu – Nuove sperimentazioni
In mostra viene presentata una scelta di lavori che Stefano Soddu ha eseguito in questi ultimi due anni di chiusura sofferta per la pandemia: tre diversi gruppi di lavori, forme diverse per intenti simili. I cristalli, I paesaggi, Le rovine.
Comunicato stampa
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Alberto Barranco di Valdivieso
“Ho fatto qualcosa di nuovo, riesci a passare in studio?”. Soddu mi avvisa così, in modo estemporaneo, come il suo modo di lavorare. Stefano Soddu è un talento autodidatta, fin dagli anni Sessanta ha operato nel mondo dell’arte, frequentando gli artisti, collezionando i maestri della pittura e della scultura, realizzando egli stesso opere ispirate allo sperimentalismo materico burriano, fino al momento in cui, verso gli anni Novanta, inizia una ricerca intensa sulla scultura polimaterica che continua ancora oggi. Dotato di una immaginazione naturale e immediata, senz’altro provocata dalla fantasia e dal piacere ludico del fare, dall’estro che la sua mente curiosa avvia da un momento con l’altro, Soddu non può essere percepito chiaramente se non si prende in esame proprio l’elemento di innesco fondamentale: il gioco. Un gioco complesso quello di Soddu, costruito sicuramente sulla curiosità dello stesso artista verso il risultato inaspettato, ovvero di lavorare senza un progetto predefinito, vivendo l’istantaneità del momento, trovando nel ready made e nell’assemblage, ma anche nella libertà di usare qualsiasi mezzo tecnico non preordinato, le misure e le risorse della composizione Il riutilizzo di rottami di ferro o di legno, di detriti come pezzi di cemento, di scarti industriali come le limature metalliche o le pietre per vibrofinitura, insieme a materiali classici della scultura come la terracotta, così come la stessa pittura, costruiscono un’azione di riassemblaggio semantico dei materiali che esalta una nuova direzione poetica dell’opera. Nella tensione narrativa fantastica egli supera il problema della ricerca di una realtà costruita sulle macerie del reale, come nel Nouveau Realisme e nel New Dada, evidenziando invece il richiamo alla decostruzione linguistica di Manzoni e Fontana. Riconosciamo nei suoi lavori le proto-forme dell’Informale Materico, le grumosità pittoriche e l’accento industriale del Nuclearismo e le ambiguità tra scultura e pittura dello Spazialismo plastico, eppure di tutto questo Stefano Soddu usa l’accento espressivo e non strutturale, in pratica strumentale, lasciandosi trasportare dall’estro del materiale e delle immagini di quei mondi ma declinandoli attraverso il sentimento personale e la necessità d’uso, ed in questo Soddu risulta assolutamente in linea, non tanto con i suoi coetanei, piuttosto con l’atteggiamento eterogeneo, nei confronti degli stili e dei movimenti storici, degli artisti delle ultime generazioni. Questo “giocare” tra riferimenti storici e tra pittura e scultura esprime esiti non semplicemente formali perché nel suo lavoro, a dispetto di un fare schietto, egli integra, forse automaticamente, un mondo di immagini metafisiche e simboliche che ne animano la materia ed il significato. La dimensione della Memoria e del Tempo, ad esempio, appaiono essere elementi espressivamente declamati proprio attraverso le superfici bruciate, ossidate, incrostate che sono segnali che ci suggeriscono la brutale energia sottesa dei materiali. Soddu si fa cantore di un mondo simbolico e suggestivo; di quei sapori e di quegli odori che provengono dall’impronta della cultura arcaica della Sardegna, profondamente radicata in lui. Appartenenza non come un vessillo campanilista piuttosto come valore lirico, una risorsa di immagini profondamente evocativa. Questo emerge in molti lavori, specie nei pannelli delle pittosculture, e trova nelle poesie e nei suoi racconti un rilievo chiaro di indirizzo poetico. Suggestioni, valori, immagini e sentimenti rimandano alla sua formazione di ragazzo a Serramanna: il Sole e suo il Calore indomabile, la Pietra e il Mistero delle antiche vestigia nuragiche ed euboiche, il Fuoco risorsa della millenaria cultura pastorale ma anche simbolo della riunione della famiglia come luogo identitario, infine il Mare che è per Stefano Soddu dimensione simbolo della libertà assoluta, del viaggio, dell’avventura verso l’inaspettato, paradigma di affrancamento dal quotidiano verso il tempo e il luogo della favola. La mostra apre nello spazio Quintocortile di Mavi Ferrando, architetto scultrice e gallerista che, in un’antica casa di ringhiera, dirige uno spazio culturale-studio; un luogo intimo, sospeso, di una Milano ormai quasi scomparsa. In questa occasione presentiamo una scelta di lavori che Stefano Soddu ha eseguito in questi ultimi due anni di chiusura sofferta per la pandemia: tre diversi gruppi di opere, forme diverse per intenti simili.
I Cristalli. Pittosculture su lamine di compensato dipinto sulle quali Soddu ha applicato cristalli di rocca, carboni, legni, polveri, impasti materici. Lavori che rimandano senz’altro alla dimensione mitica e simbolica ripresa nelle serie delle “Braci”. Lèggere questi oggetti come poesie o racconti non è sbagliato; possiamo considerarli “canti” arcaici che rimandano alle proporzioni del mistero. Dalle concrezioni oscure appare un quarzo splendente; una rivelazione emersa tra i materiali bruciati e disciolti, la germinazione di una speranza di purezza dal buio del tempo. Il richiamo a certe “atmosfere” nucleariste e azimutiane è evidente ma quello che, alla fine, emerge nei lavori di Soddu non è il carattere intellettuale, concettuale, ma il senso poetico e sentimentale del racconto.
I Paesaggi. Opere dal carattere minimale, realizzate su scaffalature industriali di ferro. La pittura è presente come un substrato sottile, quasi una sintesi del Color Field. Analogie “strutturali” richiamano le composizioni di Adolph Gottlieb, proprio per il carattere psichico delle sue forme astratto-informali ben delineate sulla superficie di supporto. Nei lavori di Soddu il linguaggio si articola attraverso un sistema eterogeneo di elementi diversi e distinti della composizione en flottantes sulla superficie e tra loro legati in una logica “binaria” che ne istruisce il raffronto dinamico coadiuvato dalla presenza di elementi geometrici. Se osserviamo nella stessa opera “Paesaggio n.5” un ganglio di fili metallici nella parte inferiore e polveri raggrumate in quella superiore, entrambi messi in relazione dalla presenza di una sagoma quadrangolare dipinta delicatamente, ci rendiamo conto subito della diversità che sussiste tra i due gruppi, eppure entrambi sono immersi in un fondo di pittura che agisce come un liquido amniotico assimilandone le differenze, allo stesso tempo queste forme sono “registrate” da una stretta correlazione ottica con una forma geometrica astratta. Con questo sistema di concerto dei diversi elementi, astratti geometrici e informali materici, immerso nel campo della pittura, la composizione complessa di queste stele metalliche ritrova misure di equilibrio e di senso. Il rapporto tra applicazioni, forme astratte dipinte e fondo monocromo o bitonale suggerisce uno stato di equilibrio instabile, perturbato, che rende quel senso stridente ma affascinante di attrito inerziale. Queste rigidità si risolvono, non immediatamente ma con fluida soluzione, quando il nostro sguardo, assimilata la “meccanica” dell’opera, innesca in noi fruitori un significato personale del racconto. Dunque è evidente che il senso del titolo “paesaggio” sia totalmente metaforico, infatti nessuna forma, pur nella pareidolia dello sguardo – quello stato che ci fa riconoscere forme comprensibili in sagome casuali - può realmente ricondurre ad una immagine reale. Sono paesaggi della mente; il primo passo per ricostruire un percorso interiore, basato sulla sensazione e dunque sull’innesco dell’idea, dell’immaginazione. Credo che siano lavori non facili, non immediatamente appaganti, dal forte carattere simbolico. Se fruiti lentamente essi risuonano di una vibrazione sottile, persistente, che lascia l’osservatore con più dubbi che certezze.
Le Rovine. Sculture a tutto tondo in terracotta dipinta e ferro; elementi contorti, posizionati come piccole quinte di spazi deflagrati, dilaniati, dalle superfici screziate, nelle quali riconosciamo un’azione plastica parziale. Il richiamo formale all’opera di Nanni Valentini è, in parte, leggibile ma se nell’opera del grande ceramista sussisteva il “purismo” cromatico della natura, in Soddu la scelta di colorare con acidi riflessi industriali, gialli e verdi, la naturale patina della terracotta, riferisce sempre al suo usare la pittura (di matrice informale Nucleare) come amalgamante della forma tridimensionale, desiderio di rendere anche la terracotta un materiale di supporto di una narrazione che egli ha imposto al materiale e, nello stesso tempo, rivela quell’accezione drammatica che è sempre presente nell’azione romantica del lavoro di Soddu.
Note biografiche
Stefano Soddu (Cagliari,1946) è uno scultore, scrittore, saggista e poeta italiano, vive e lavora a Milano dal 1956.
Realizza le prime opere negli anni ’60 (plastica bruciata su tela), ispirandosi allo sperimentalismo materico, dagli anni Novanta si dedica alla scultura utilizzando dapprima materiali di recupero, prevalentemente legno, in seguito lavora il ferro assemblandolo con altri materiali. Produce anche opere in ceramica, presso la fornace San Giorgio di Albisola Marina. Nella sua formazione fondamentale l’incontro e i rapporti di amicizia con Staccioli e Pino Spagnulo, con la gallerista Vismara e il critico e gallerista internazionale Lucrezia De Domizio Durini, la più importante collezionista e sodale di Joseph Beuys nonché fondatrice del museo e della Fondazione Beuys.
Nei primi anni ’90 partecipa a mostre collettive (tra queste Caos Italiano, presso la Galleria Milan Art Center - progetto di Ruggero Maggi – 1998, Milano). Dal 2018, in occasione della collaborazione con il critico Alberto Barranco di Valdivieso, per la prima volta sperimenta l’utilizzo di carte a mano come pannelli di supporto per bassorilievi, che modella impiegando materiali di origine industriale e sfridi metallici.
Ha presentato le sue opere in numerose altre esposizioni, sia personali sia collettive, in Italia come all’estero (Spagna, Germania, Russia, Francia, Siberia, U.S.A., Svizzera, Belgio, Cipro, Gran Bretagna, Turchia, Grecia, Marocco, Cina, Principato di Monaco, Ungheria, Giamaica).
Tra i vari Istituti e Musei che espongono permanentemente le opere di Soddu ricordiamo:
la Fondazione Boschi Di Stefano a Milano, il Museo della Permanente a Milano, la Collezione d’Arte Contemporanea dell’Arcivescovado di Milano, il Museo Pagani di Castellanza (16), il Palazzo Berlaymont (Parlamento Europeo-Palazzo della Cultura Europea) di Bruxelles (17), il Museo di Arte Sacra Paolo VI di Brescia (18) e il Museo Vito Mele di Santa Maria di Leuca (19), il Museo Duca di Martina - Villa Floridiana, Napoli (20), il Museo all’Aperto Ellera, di Albisola Superiore (SV) (21), il Museo In Motion, castello di San Pietro in Cerro (PC) (22) Museo Parisi Valle (23), il Museo di Arte Contemporanea di Lula (Olbia)
Tra le opere di Soddu in permanenza all’aperto, due sono visibili presso la Chiesa di Santa Maria entroterra di Bolognano (PS): il Portale in bronzo e la scultura “Fecondazione” (24) (25)
Sue opere sono state installate a Milano per esposizioni provvisorie come alle Colonne di san Lorenzo a Milano con una grande installazione nel 2012.
È socio vitalizio della Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente di Milano e della stessa è stato commissario artistico per due mandati..
“Ho fatto qualcosa di nuovo, riesci a passare in studio?”. Soddu mi avvisa così, in modo estemporaneo, come il suo modo di lavorare. Stefano Soddu è un talento autodidatta, fin dagli anni Sessanta ha operato nel mondo dell’arte, frequentando gli artisti, collezionando i maestri della pittura e della scultura, realizzando egli stesso opere ispirate allo sperimentalismo materico burriano, fino al momento in cui, verso gli anni Novanta, inizia una ricerca intensa sulla scultura polimaterica che continua ancora oggi. Dotato di una immaginazione naturale e immediata, senz’altro provocata dalla fantasia e dal piacere ludico del fare, dall’estro che la sua mente curiosa avvia da un momento con l’altro, Soddu non può essere percepito chiaramente se non si prende in esame proprio l’elemento di innesco fondamentale: il gioco. Un gioco complesso quello di Soddu, costruito sicuramente sulla curiosità dello stesso artista verso il risultato inaspettato, ovvero di lavorare senza un progetto predefinito, vivendo l’istantaneità del momento, trovando nel ready made e nell’assemblage, ma anche nella libertà di usare qualsiasi mezzo tecnico non preordinato, le misure e le risorse della composizione Il riutilizzo di rottami di ferro o di legno, di detriti come pezzi di cemento, di scarti industriali come le limature metalliche o le pietre per vibrofinitura, insieme a materiali classici della scultura come la terracotta, così come la stessa pittura, costruiscono un’azione di riassemblaggio semantico dei materiali che esalta una nuova direzione poetica dell’opera. Nella tensione narrativa fantastica egli supera il problema della ricerca di una realtà costruita sulle macerie del reale, come nel Nouveau Realisme e nel New Dada, evidenziando invece il richiamo alla decostruzione linguistica di Manzoni e Fontana. Riconosciamo nei suoi lavori le proto-forme dell’Informale Materico, le grumosità pittoriche e l’accento industriale del Nuclearismo e le ambiguità tra scultura e pittura dello Spazialismo plastico, eppure di tutto questo Stefano Soddu usa l’accento espressivo e non strutturale, in pratica strumentale, lasciandosi trasportare dall’estro del materiale e delle immagini di quei mondi ma declinandoli attraverso il sentimento personale e la necessità d’uso, ed in questo Soddu risulta assolutamente in linea, non tanto con i suoi coetanei, piuttosto con l’atteggiamento eterogeneo, nei confronti degli stili e dei movimenti storici, degli artisti delle ultime generazioni. Questo “giocare” tra riferimenti storici e tra pittura e scultura esprime esiti non semplicemente formali perché nel suo lavoro, a dispetto di un fare schietto, egli integra, forse automaticamente, un mondo di immagini metafisiche e simboliche che ne animano la materia ed il significato. La dimensione della Memoria e del Tempo, ad esempio, appaiono essere elementi espressivamente declamati proprio attraverso le superfici bruciate, ossidate, incrostate che sono segnali che ci suggeriscono la brutale energia sottesa dei materiali. Soddu si fa cantore di un mondo simbolico e suggestivo; di quei sapori e di quegli odori che provengono dall’impronta della cultura arcaica della Sardegna, profondamente radicata in lui. Appartenenza non come un vessillo campanilista piuttosto come valore lirico, una risorsa di immagini profondamente evocativa. Questo emerge in molti lavori, specie nei pannelli delle pittosculture, e trova nelle poesie e nei suoi racconti un rilievo chiaro di indirizzo poetico. Suggestioni, valori, immagini e sentimenti rimandano alla sua formazione di ragazzo a Serramanna: il Sole e suo il Calore indomabile, la Pietra e il Mistero delle antiche vestigia nuragiche ed euboiche, il Fuoco risorsa della millenaria cultura pastorale ma anche simbolo della riunione della famiglia come luogo identitario, infine il Mare che è per Stefano Soddu dimensione simbolo della libertà assoluta, del viaggio, dell’avventura verso l’inaspettato, paradigma di affrancamento dal quotidiano verso il tempo e il luogo della favola. La mostra apre nello spazio Quintocortile di Mavi Ferrando, architetto scultrice e gallerista che, in un’antica casa di ringhiera, dirige uno spazio culturale-studio; un luogo intimo, sospeso, di una Milano ormai quasi scomparsa. In questa occasione presentiamo una scelta di lavori che Stefano Soddu ha eseguito in questi ultimi due anni di chiusura sofferta per la pandemia: tre diversi gruppi di opere, forme diverse per intenti simili.
I Cristalli. Pittosculture su lamine di compensato dipinto sulle quali Soddu ha applicato cristalli di rocca, carboni, legni, polveri, impasti materici. Lavori che rimandano senz’altro alla dimensione mitica e simbolica ripresa nelle serie delle “Braci”. Lèggere questi oggetti come poesie o racconti non è sbagliato; possiamo considerarli “canti” arcaici che rimandano alle proporzioni del mistero. Dalle concrezioni oscure appare un quarzo splendente; una rivelazione emersa tra i materiali bruciati e disciolti, la germinazione di una speranza di purezza dal buio del tempo. Il richiamo a certe “atmosfere” nucleariste e azimutiane è evidente ma quello che, alla fine, emerge nei lavori di Soddu non è il carattere intellettuale, concettuale, ma il senso poetico e sentimentale del racconto.
I Paesaggi. Opere dal carattere minimale, realizzate su scaffalature industriali di ferro. La pittura è presente come un substrato sottile, quasi una sintesi del Color Field. Analogie “strutturali” richiamano le composizioni di Adolph Gottlieb, proprio per il carattere psichico delle sue forme astratto-informali ben delineate sulla superficie di supporto. Nei lavori di Soddu il linguaggio si articola attraverso un sistema eterogeneo di elementi diversi e distinti della composizione en flottantes sulla superficie e tra loro legati in una logica “binaria” che ne istruisce il raffronto dinamico coadiuvato dalla presenza di elementi geometrici. Se osserviamo nella stessa opera “Paesaggio n.5” un ganglio di fili metallici nella parte inferiore e polveri raggrumate in quella superiore, entrambi messi in relazione dalla presenza di una sagoma quadrangolare dipinta delicatamente, ci rendiamo conto subito della diversità che sussiste tra i due gruppi, eppure entrambi sono immersi in un fondo di pittura che agisce come un liquido amniotico assimilandone le differenze, allo stesso tempo queste forme sono “registrate” da una stretta correlazione ottica con una forma geometrica astratta. Con questo sistema di concerto dei diversi elementi, astratti geometrici e informali materici, immerso nel campo della pittura, la composizione complessa di queste stele metalliche ritrova misure di equilibrio e di senso. Il rapporto tra applicazioni, forme astratte dipinte e fondo monocromo o bitonale suggerisce uno stato di equilibrio instabile, perturbato, che rende quel senso stridente ma affascinante di attrito inerziale. Queste rigidità si risolvono, non immediatamente ma con fluida soluzione, quando il nostro sguardo, assimilata la “meccanica” dell’opera, innesca in noi fruitori un significato personale del racconto. Dunque è evidente che il senso del titolo “paesaggio” sia totalmente metaforico, infatti nessuna forma, pur nella pareidolia dello sguardo – quello stato che ci fa riconoscere forme comprensibili in sagome casuali - può realmente ricondurre ad una immagine reale. Sono paesaggi della mente; il primo passo per ricostruire un percorso interiore, basato sulla sensazione e dunque sull’innesco dell’idea, dell’immaginazione. Credo che siano lavori non facili, non immediatamente appaganti, dal forte carattere simbolico. Se fruiti lentamente essi risuonano di una vibrazione sottile, persistente, che lascia l’osservatore con più dubbi che certezze.
Le Rovine. Sculture a tutto tondo in terracotta dipinta e ferro; elementi contorti, posizionati come piccole quinte di spazi deflagrati, dilaniati, dalle superfici screziate, nelle quali riconosciamo un’azione plastica parziale. Il richiamo formale all’opera di Nanni Valentini è, in parte, leggibile ma se nell’opera del grande ceramista sussisteva il “purismo” cromatico della natura, in Soddu la scelta di colorare con acidi riflessi industriali, gialli e verdi, la naturale patina della terracotta, riferisce sempre al suo usare la pittura (di matrice informale Nucleare) come amalgamante della forma tridimensionale, desiderio di rendere anche la terracotta un materiale di supporto di una narrazione che egli ha imposto al materiale e, nello stesso tempo, rivela quell’accezione drammatica che è sempre presente nell’azione romantica del lavoro di Soddu.
Note biografiche
Stefano Soddu (Cagliari,1946) è uno scultore, scrittore, saggista e poeta italiano, vive e lavora a Milano dal 1956.
Realizza le prime opere negli anni ’60 (plastica bruciata su tela), ispirandosi allo sperimentalismo materico, dagli anni Novanta si dedica alla scultura utilizzando dapprima materiali di recupero, prevalentemente legno, in seguito lavora il ferro assemblandolo con altri materiali. Produce anche opere in ceramica, presso la fornace San Giorgio di Albisola Marina. Nella sua formazione fondamentale l’incontro e i rapporti di amicizia con Staccioli e Pino Spagnulo, con la gallerista Vismara e il critico e gallerista internazionale Lucrezia De Domizio Durini, la più importante collezionista e sodale di Joseph Beuys nonché fondatrice del museo e della Fondazione Beuys.
Nei primi anni ’90 partecipa a mostre collettive (tra queste Caos Italiano, presso la Galleria Milan Art Center - progetto di Ruggero Maggi – 1998, Milano). Dal 2018, in occasione della collaborazione con il critico Alberto Barranco di Valdivieso, per la prima volta sperimenta l’utilizzo di carte a mano come pannelli di supporto per bassorilievi, che modella impiegando materiali di origine industriale e sfridi metallici.
Ha presentato le sue opere in numerose altre esposizioni, sia personali sia collettive, in Italia come all’estero (Spagna, Germania, Russia, Francia, Siberia, U.S.A., Svizzera, Belgio, Cipro, Gran Bretagna, Turchia, Grecia, Marocco, Cina, Principato di Monaco, Ungheria, Giamaica).
Tra i vari Istituti e Musei che espongono permanentemente le opere di Soddu ricordiamo:
la Fondazione Boschi Di Stefano a Milano, il Museo della Permanente a Milano, la Collezione d’Arte Contemporanea dell’Arcivescovado di Milano, il Museo Pagani di Castellanza (16), il Palazzo Berlaymont (Parlamento Europeo-Palazzo della Cultura Europea) di Bruxelles (17), il Museo di Arte Sacra Paolo VI di Brescia (18) e il Museo Vito Mele di Santa Maria di Leuca (19), il Museo Duca di Martina - Villa Floridiana, Napoli (20), il Museo all’Aperto Ellera, di Albisola Superiore (SV) (21), il Museo In Motion, castello di San Pietro in Cerro (PC) (22) Museo Parisi Valle (23), il Museo di Arte Contemporanea di Lula (Olbia)
Tra le opere di Soddu in permanenza all’aperto, due sono visibili presso la Chiesa di Santa Maria entroterra di Bolognano (PS): il Portale in bronzo e la scultura “Fecondazione” (24) (25)
Sue opere sono state installate a Milano per esposizioni provvisorie come alle Colonne di san Lorenzo a Milano con una grande installazione nel 2012.
È socio vitalizio della Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente di Milano e della stessa è stato commissario artistico per due mandati..
06
maggio 2022
Stefano Soddu – Nuove sperimentazioni
Dal 06 al 24 maggio 2022
arte contemporanea
Location
QUINTOCORTILE
Milano, Viale Bligny, 42, (Milano)
Milano, Viale Bligny, 42, (Milano)
Orario di apertura
martedì, mercoledì e giovedì ore 17-19
Vernissage
6 Maggio 2022, ore 18
Autore
Curatore
Autore testo critico