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Stefano Tisba – Dopo il Diluvio
La galleria Vittoria continua il suo impegno nella promozione dei propri artisti presso il museo comunale Caccia Canali di Sant’Oreste presentando un artista, Stefano Tisba, che con il suo lavoro inserito nel contesto del Palazzo Caccia
Comunicato stampa
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Dopo il Diluvio di Stefano Tisba
Egli opera con straordinaria coerenza nel solco dell’astratto-concreto, apparentemente contraddittorio, ma con uno spirito fervido pronto ad abbandonare il regno della memoria, per perdersi in mondi nei quali vorrebbe vivere, un filone che ha visto emergere le figure più rappresentative dell’arte italiana nell’ambito europeo.
La sua capacità di organizzare una composizione nitida e compiuta caratterizza gran parte dell’opera contemporanea astratta, suscitando l’interesse collettivo, rendendola più amabile. Nel suo sforzo di incentrare nella ricerca il superamento dialettico della pura spazialità, nell’astrazione che è un momento essenziale del processo di formazione, egli è incline ad agire come entità immateriale nella realtà. L’immagine manifesta la sua vitalità nel circoscrivere la sua prima e unica espressione capace di presentare uno spazio definitivo e immutabile. Masse astratte che ci proiettano in un universo sconosciuto pervaso di sottili e ambigue atmosfere che segnano la nostra percezione. La verticalità e orizzontalità delle strutture danno corpo a un volume che mutua un seno materno in cui trovare un sicuro riparo dall’ossessione del vuoto.
L’artista nel suo fare s’impone una determinazione plastica rigorosa che allo stesso tempo è aperta a espansioni percettive fino al limite di una nuova razionalità. Dal mondo dell’arte sono nate molte forme dell’abitare, del vestire, quel panorama che ha suggerito l’architettura, suggestionato la scrittura, la poesia e la letteratura fino a quando la figura dell’individuo non può essere non pensata senza la categoria del genere umano. Resta tuttavia saldo il suo proposito di rinuncia quasi assoluta di ogni ridondanza, allusione, ombreggiatura compiaciuta. In una processualità poetica e tecnica che conduce a una fluidità che si fa corpo leggero quasi senza gravità.
Tisba vuole liberarsi dell’opacità della condizione dell’uomo, che vive come peso ingombrante e insostenibile, e per questa ragione è alla ricerca di un ordine superiore, che egli ritiene sia il solo in grado di rischiarare l’ombra di cui si sente prigioniero; aspirazione questa che, nella magia del concetto, lascia nelle sue opere tracce indelebili di malinconia, abbandonando il terreno della ragione e della filosofia, lo spirito e l’anima sono in relazione reciproca come il sole e la luna, come la fonte e la sua immagine riflessa.
Nella ricerca spazio/tempo si corre il rischio di essere inaccessibili nella sua astrazione. In realtà la costruzione è dettata dalla naturale esigenza di affrontare le domande disarmanti che a loro volta rivelano nuovi temi e nuove domande. Tisba persegue inconsciamente questo processo di matematizzazione nella costruzione delle sue opere.
Egli opera con straordinaria coerenza nel solco dell’astratto-concreto, apparentemente contraddittorio, ma con uno spirito fervido pronto ad abbandonare il regno della memoria, per perdersi in mondi nei quali vorrebbe vivere, un filone che ha visto emergere le figure più rappresentative dell’arte italiana nell’ambito europeo.
La sua capacità di organizzare una composizione nitida e compiuta caratterizza gran parte dell’opera contemporanea astratta, suscitando l’interesse collettivo, rendendola più amabile. Nel suo sforzo di incentrare nella ricerca il superamento dialettico della pura spazialità, nell’astrazione che è un momento essenziale del processo di formazione, egli è incline ad agire come entità immateriale nella realtà. L’immagine manifesta la sua vitalità nel circoscrivere la sua prima e unica espressione capace di presentare uno spazio definitivo e immutabile. Masse astratte che ci proiettano in un universo sconosciuto pervaso di sottili e ambigue atmosfere che segnano la nostra percezione. La verticalità e orizzontalità delle strutture danno corpo a un volume che mutua un seno materno in cui trovare un sicuro riparo dall’ossessione del vuoto.
L’artista nel suo fare s’impone una determinazione plastica rigorosa che allo stesso tempo è aperta a espansioni percettive fino al limite di una nuova razionalità. Dal mondo dell’arte sono nate molte forme dell’abitare, del vestire, quel panorama che ha suggerito l’architettura, suggestionato la scrittura, la poesia e la letteratura fino a quando la figura dell’individuo non può essere non pensata senza la categoria del genere umano. Resta tuttavia saldo il suo proposito di rinuncia quasi assoluta di ogni ridondanza, allusione, ombreggiatura compiaciuta. In una processualità poetica e tecnica che conduce a una fluidità che si fa corpo leggero quasi senza gravità.
Tisba vuole liberarsi dell’opacità della condizione dell’uomo, che vive come peso ingombrante e insostenibile, e per questa ragione è alla ricerca di un ordine superiore, che egli ritiene sia il solo in grado di rischiarare l’ombra di cui si sente prigioniero; aspirazione questa che, nella magia del concetto, lascia nelle sue opere tracce indelebili di malinconia, abbandonando il terreno della ragione e della filosofia, lo spirito e l’anima sono in relazione reciproca come il sole e la luna, come la fonte e la sua immagine riflessa.
Nella ricerca spazio/tempo si corre il rischio di essere inaccessibili nella sua astrazione. In realtà la costruzione è dettata dalla naturale esigenza di affrontare le domande disarmanti che a loro volta rivelano nuovi temi e nuove domande. Tisba persegue inconsciamente questo processo di matematizzazione nella costruzione delle sue opere.
20
giugno 2015
Stefano Tisba – Dopo il Diluvio
Dal 20 giugno al 30 agosto 2015
arte moderna e contemporanea
Location
GALLERIA VITTORIA
Roma, Via Margutta, 103, (Roma)
Roma, Via Margutta, 103, (Roma)
Orario di apertura
sabato/domenica e festivi 10-12 e 15-18
Vernissage
20 Giugno 2015, ore 17.30
Autore
Curatore