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Stefano Zardini – Neve
Lasciare che l’occhio squarti il paesaggio per scoprire scorci, spazi, luci, forme e tutti quei segni che possono durare anche solo un giorno
Comunicato stampa
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A Cortina una nuova mostra fotografica di Stefano Zardini sulla “Neve”. Una entusiasmante visione della superficie più scontata dell’inverno. Come dice l’autore “lasciare che l’occhio squarti il paesaggio” per scoprire scorci, spazi, luci, forme e tutti quei segni che possono durare anche solo un giorno e che Zardini sa trasformare in opere uniche ed irripetibili.
Un occhio attento sulle nevi di St. Moritz, Klosters, Davos e naturalmente delle Dolomiti.
Luci ed ombre, tratti decisi e forme evanescenti, linee tese e morbide curve a sottolineare la magica unicità della natura e dell’uomo che la segna.
Una mostra che affascinerà per i suoi contenuti e che non mancherà di appagare l’occhio ed il cuore.
23 immagini, alcune in grande formato, per i più attenti ed appassionati collezionisti della fotografia nell’Arte contemporanea.
Alla Ikonos Art Gallery, nel cuore di Cortina, da dicembre 2008 a metà febbraio 2009.
Lasciare che l’occhio squarti il paesaggio.
Lasciare che l’occhio squarti il paesaggio per dividerlo in rettangoli
alle volte larghi e distesi o stretti e verticali come spada verso il cielo.
Scansionare il campo visivo fin quando scatta l’emozione, l’eccitazione.
Tutto è perfetto, i pieni, i vuoti i chiaroscuri,
gli acuti e i bassi che fanno vibrare lo stomaco.
Eccoli, quei segni creati dalla fusione della pendenza della montagna
con la forza di gravità, con la voglia di curvare, di andare dritti,
dal desiderio di vento nella bocca, dalla dipendenza dall’adrenalina
e dagli effetti della sua chimica.
Cercarli quei segni, scovarli come a stanare una preda.
No, non da qui, da lì, certamente da lì, ecco, perfetti.
Aspettare che la luce arrivi tagliente a marcare ancor più
ciò che le lame hanno scavato nel bianco.
Come graffi nella pelle di un’amante ritrovata,
li distingui da quelli prudenti, lenti,
o da questi proprio qui davanti, appena scavati con la rabbia vera
e ancora diversi da quelli lasciati da chi ha la mente leggera.
E quel ventre di donna accasciata che porta le tracce
di percorsi precisi verso una mèta che non so.
Gli avallamenti e le gobbe come piccole dune bianche
rimandano a pensieri lontani a visioni aeree senza il ronzio dei motori.
Figure scure in movimenti uguali, costanti,
come in un film ripetuto innumerevoli volte.
Poche parole, qualche grido, l’ombra silenziosa della funivia
sopra quei ritmi cadenzati, come quella di un predatore gigante,
al di sopra di un plastico in miniatura.
E poi piste larghe, piloni e cavi, e quei segni quasi ovunque,
lì ad aspettare nuova neve a cancellarli,
o il sole di maggio a portarli via per sempre.
Vivranno per sempre nella superficie altrettanto bianca e magica
di un foglio di carta sensibile alla luce.
Stefano Zardini
Un occhio attento sulle nevi di St. Moritz, Klosters, Davos e naturalmente delle Dolomiti.
Luci ed ombre, tratti decisi e forme evanescenti, linee tese e morbide curve a sottolineare la magica unicità della natura e dell’uomo che la segna.
Una mostra che affascinerà per i suoi contenuti e che non mancherà di appagare l’occhio ed il cuore.
23 immagini, alcune in grande formato, per i più attenti ed appassionati collezionisti della fotografia nell’Arte contemporanea.
Alla Ikonos Art Gallery, nel cuore di Cortina, da dicembre 2008 a metà febbraio 2009.
Lasciare che l’occhio squarti il paesaggio.
Lasciare che l’occhio squarti il paesaggio per dividerlo in rettangoli
alle volte larghi e distesi o stretti e verticali come spada verso il cielo.
Scansionare il campo visivo fin quando scatta l’emozione, l’eccitazione.
Tutto è perfetto, i pieni, i vuoti i chiaroscuri,
gli acuti e i bassi che fanno vibrare lo stomaco.
Eccoli, quei segni creati dalla fusione della pendenza della montagna
con la forza di gravità, con la voglia di curvare, di andare dritti,
dal desiderio di vento nella bocca, dalla dipendenza dall’adrenalina
e dagli effetti della sua chimica.
Cercarli quei segni, scovarli come a stanare una preda.
No, non da qui, da lì, certamente da lì, ecco, perfetti.
Aspettare che la luce arrivi tagliente a marcare ancor più
ciò che le lame hanno scavato nel bianco.
Come graffi nella pelle di un’amante ritrovata,
li distingui da quelli prudenti, lenti,
o da questi proprio qui davanti, appena scavati con la rabbia vera
e ancora diversi da quelli lasciati da chi ha la mente leggera.
E quel ventre di donna accasciata che porta le tracce
di percorsi precisi verso una mèta che non so.
Gli avallamenti e le gobbe come piccole dune bianche
rimandano a pensieri lontani a visioni aeree senza il ronzio dei motori.
Figure scure in movimenti uguali, costanti,
come in un film ripetuto innumerevoli volte.
Poche parole, qualche grido, l’ombra silenziosa della funivia
sopra quei ritmi cadenzati, come quella di un predatore gigante,
al di sopra di un plastico in miniatura.
E poi piste larghe, piloni e cavi, e quei segni quasi ovunque,
lì ad aspettare nuova neve a cancellarli,
o il sole di maggio a portarli via per sempre.
Vivranno per sempre nella superficie altrettanto bianca e magica
di un foglio di carta sensibile alla luce.
Stefano Zardini
20
dicembre 2008
Stefano Zardini – Neve
Dal 20 dicembre 2008 al 14 febbraio 2009
arte contemporanea
Location
IKONOS ART GALLERY
Cortina D'ampezzo, Via Del Mercato, 1, (Belluno)
Cortina D'ampezzo, Via Del Mercato, 1, (Belluno)
Orario di apertura
11–13 e 17–20
Autore