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Stelvio Erbisti – Progetto per la realizzazione di una struttura residenziale complessa con criteri di sostenibilità ambientale
Un esempio di scelte architettoniche, stilistiche e formali per un progetto residenziale con criteri di sostenibilità ambientale, centrato su paesaggio, linee di forza, sviluppo strutturale, alta sostenibilità ambientale e qualità dell’intervento come punti di riferimento essenziali di una Creazione
Comunicato stampa
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Lo Studio d'Arte MeS3 di Livorno è lieto di presentare lo straordinario lavoro dell'architetto veronese Stelvio Erbisti, domenica 7 ottobre alle ore 17.30, nei propri locali di via Verdi, 40.
Paesaggio, linee di forza, sviluppo strutturale, alta sostenibilità ambientale, alta qualità dell’intervento rispetto al piano urbanistico sono punti non solo di costituzione di un complesso architettonico, bensì la risultanza di un’etica professionale profonda, di una fervida inventiva e di una ricca sperimentazione, perfettamente fusi e sostenuti da un approccio pratico in tutta la fase di studio, assunto a metodo della ricerca.
Nel caso di Stelvio Erbisti, punti di riferimento essenziali diventano lo studio della luce, delle linee di forza, i volumi puri, il profilo del dettaglio, la sintesi tra gravità e leggerezza.
L’elemento principe è in assoluto il paesaggio, in cui l’edificio smette di essere manipolato da traiettorie e da forze esterne, per vivere dello spazio in perfetto accordo con esso
Il valore estetico che legittima tale processo è insito nella decostruzione volta al recupero di un’energia di linee di forza che restituisce un’atmosfera dove “natura” e “cultura” si fondono, dove il rapporto di equilibrio tra spazio costruito e spazio paesaggistico è assicurato dall’approccio interdisciplinare al progetto e dove le figure tridimensionali partecipano alla rappresentazione della totalità del volume, ricercato e percepito nella sua unitarietà.
In tal modo viene salvaguardato il processo stesso del costruire, in un rapporto intenso e attento nel quale il fare architettura diventa il senso e l’elemento supremo della forza comunicativa dell’uomo ed è chiamato nel contempo, proprio per il pensiero forte che lo sottende, a dover dare delle risposte e riunire differenti richieste estetiche, pragmatiche, politiche e sociali, trasformando il progetto in un momento di alta e unica sintesi simbolica.
L’etica del mestiere è l’essenza dell’architettura, ma è soprattutto la sua insopprimibile tensione verso la forma, la bellezza, l’utilità. È il rigore morale che indirizza l’architetto verso un’impostazione di pensiero, per cui l’interiorità umana è una fonte libera e forte da cui si genera ogni produzione creativa.
Nel progetto di Stelvio Erbisti sono volumi complessi, perfettamente interconnessi; è una struttura che si sposa con il contesto, in una generale armonia, grazie anche all’eleganza riflessa dei materiali di cui è rivestita ed espressione di un’architettura senza geometria (in senso euclideo). Il risultato è una proiezione in una complessità statica solo apparente, perché ogni singolo elemento viene ricostruito con un taglio obliquo.
Parlare di complessità del progetto, significa rendergli l’onore che gli è dovuto. Il pensiero di una struttura residenziale elaborata riflette la sintesi di una nuova visione dell’ambiente costruito con quella di uno spazio dove il caos fantastico è l’unico e vero ordinatore di una geometria instabile, di forme pure disarticolate e decomposte, costituite da frammenti, volumi deformati, tagli, asimmetrie, e dalla totale assenza di canoni tradizionali.
Quello estetico resta dunque il primo criterio di lettura del progetto di Erbisti, ovvero quello che considera la relazione esistente tra il senso della costruzione (dato reale, fattibilità, funzionalità) e l’innovazione, rappresentato dall’elemento fantastico frutto della creazione.
Un’opera così progettata è l’impronta di una fonte libera e forte di un’anima creatrice, che genera unità complesse e armoniche, al cui interno le linee di forza costituiscono un continuo rimando a direzioni e definizioni di elementi di traino di un’idea centrale (che è lo stesso spirito del progetto) e dell’occhio, che si tendono e si richiamano. E’ la loro intesa, la tensione all’interno dell’intero edificio che determinano la sua praxis esistenziale.
A completare questo primo quadro di lettura del progetto è il carattere sensibile e frenetico di Stelvio Erbisti, la cui genialità attende da troppo tempo un pubblico non più sordo ma “educato”, che sappia elevarsi al di sopra della mediocrità, e una committenza illuminata, determinata ad accordargli l’attenzione e il consenso che gli spettano.
Carattere che è la chiave di volta di un pensiero creativo e insieme la via diretta per accedere al significato delle sue forme e delle sue figure, che confluiscono nel progetto facendone il vero dato emergente, e insieme il focus di interesse e la preoccupazione dell’architetto. Solo così può rivelarsi forma comprensibile!
Allora la vera bellezza è quella dell’ ideazione progettuale, dove vibrano lo spirito e la sacralità del costruire, dove il lavoro, i sentimenti, le emozioni trovano una singolare espressione: è l’atto creativo, un’eccellenza toccata da un animo predisposto ad indagare le suggestioni e a prevenire le attese sollecitate dalla stessa costruzione animata in uno spazio solo momentaneamente virtuale.
Tale aspirazione di fondo si verifica nella Weltanschaung dell’ideatore, che sull’esempio di valenti architetti contemporanei (Frank Gehry in primis) riconduce puntualmente ad un unico obiettivo i cinque punti iniziali sui quali si regge la sua costruzione. Questo perché la tecnica e la tecnologia da sole, non producono mai nulla di eccezionale o di osservabile, se non si fondono con l’elemento innovativo della creazione, che l’arte ha in sé per definizione.
L’importanza del sito in cui la costruzione va collocata è l’altro elemento di valore che impone di prendere in considerazione non solo problemi di sviluppo cinematico strutturale, peraltro ampiamente verificati e documentati nella prototipazione di alcune parti di sostegno, o di stabilità, bensì con la prevenzione di un impatto ambientale tendenzialmente forte, che viene però annullato dalla natura stessa dell’ideazione, pensata in sintonia con l’esistente, in un’area di per sé già compromessa da costruzioni preesistenti.
È qui che una seconda chiave di lettura, di natura antropologica, aiuta a capire il processo per il quale tale simbiosi si realizza.
L’architettura, oltre ad essere una disciplina specifica, è anche “educazione del pensiero”, che si legge attraverso una sintassi compositiva; nessun progettista è immune dall’ansia dell’originalità, dalla voglia di operare nelle direzioni di una creatività distintiva che spinge a superarsi ogni volta con idee forti e decise. Cioè con l’”edificare” e con l’”agire”; si tratta quindi di individuare una tecnica che diventi parte integrante del processo formativo di una cosa, ma anche una diversa modalità di abitare, che vuol dare forma ad uno spazio unico, fatto di dentro e di fuori. E’ qui che il paesaggio e l’elemento architettonico entrano in relazione: natura e cultura si fondono in un progetto, come questo, che è il progetto dell’uomo: un’organizzazione dello spazio generato da un atto di ragione, di pensiero, di lavoro, di dialogo e confronto costante con la natura.
Nel modello della struttura residenziale, opera di indiscusso valore tecnico e artistico, io credo che l’idea costruttiva centrale non sia solo un alto esempio di scelta e di organizzazione di materiali originali, o di capacità di utilizzo dei più recenti software di progettazione e di calcolo. Credo che l’opera stessa, nella sua complessità, o totalità, porti con sé un’idea di sacro che è espressione della sacralità del lavoro dell’uomo.
In questo senso l’architettura apre a luoghi in cui l’opera dell’architetto si configura come “spazio della memoria” e dove il suo intervento si lega sempre di più a un territorio fisico che parla di storia geologica, di antropologia, di testimonianze di una creatività e di un’abilità del fare. Per trasmettere sentimenti ed emozioni che appartengono alla sfera spirituale e caricano la costruzione di significati simbolici e metaforici e dei valori cosmici dell’intorno.
Giuliana Donzello
Paesaggio, linee di forza, sviluppo strutturale, alta sostenibilità ambientale, alta qualità dell’intervento rispetto al piano urbanistico sono punti non solo di costituzione di un complesso architettonico, bensì la risultanza di un’etica professionale profonda, di una fervida inventiva e di una ricca sperimentazione, perfettamente fusi e sostenuti da un approccio pratico in tutta la fase di studio, assunto a metodo della ricerca.
Nel caso di Stelvio Erbisti, punti di riferimento essenziali diventano lo studio della luce, delle linee di forza, i volumi puri, il profilo del dettaglio, la sintesi tra gravità e leggerezza.
L’elemento principe è in assoluto il paesaggio, in cui l’edificio smette di essere manipolato da traiettorie e da forze esterne, per vivere dello spazio in perfetto accordo con esso
Il valore estetico che legittima tale processo è insito nella decostruzione volta al recupero di un’energia di linee di forza che restituisce un’atmosfera dove “natura” e “cultura” si fondono, dove il rapporto di equilibrio tra spazio costruito e spazio paesaggistico è assicurato dall’approccio interdisciplinare al progetto e dove le figure tridimensionali partecipano alla rappresentazione della totalità del volume, ricercato e percepito nella sua unitarietà.
In tal modo viene salvaguardato il processo stesso del costruire, in un rapporto intenso e attento nel quale il fare architettura diventa il senso e l’elemento supremo della forza comunicativa dell’uomo ed è chiamato nel contempo, proprio per il pensiero forte che lo sottende, a dover dare delle risposte e riunire differenti richieste estetiche, pragmatiche, politiche e sociali, trasformando il progetto in un momento di alta e unica sintesi simbolica.
L’etica del mestiere è l’essenza dell’architettura, ma è soprattutto la sua insopprimibile tensione verso la forma, la bellezza, l’utilità. È il rigore morale che indirizza l’architetto verso un’impostazione di pensiero, per cui l’interiorità umana è una fonte libera e forte da cui si genera ogni produzione creativa.
Nel progetto di Stelvio Erbisti sono volumi complessi, perfettamente interconnessi; è una struttura che si sposa con il contesto, in una generale armonia, grazie anche all’eleganza riflessa dei materiali di cui è rivestita ed espressione di un’architettura senza geometria (in senso euclideo). Il risultato è una proiezione in una complessità statica solo apparente, perché ogni singolo elemento viene ricostruito con un taglio obliquo.
Parlare di complessità del progetto, significa rendergli l’onore che gli è dovuto. Il pensiero di una struttura residenziale elaborata riflette la sintesi di una nuova visione dell’ambiente costruito con quella di uno spazio dove il caos fantastico è l’unico e vero ordinatore di una geometria instabile, di forme pure disarticolate e decomposte, costituite da frammenti, volumi deformati, tagli, asimmetrie, e dalla totale assenza di canoni tradizionali.
Quello estetico resta dunque il primo criterio di lettura del progetto di Erbisti, ovvero quello che considera la relazione esistente tra il senso della costruzione (dato reale, fattibilità, funzionalità) e l’innovazione, rappresentato dall’elemento fantastico frutto della creazione.
Un’opera così progettata è l’impronta di una fonte libera e forte di un’anima creatrice, che genera unità complesse e armoniche, al cui interno le linee di forza costituiscono un continuo rimando a direzioni e definizioni di elementi di traino di un’idea centrale (che è lo stesso spirito del progetto) e dell’occhio, che si tendono e si richiamano. E’ la loro intesa, la tensione all’interno dell’intero edificio che determinano la sua praxis esistenziale.
A completare questo primo quadro di lettura del progetto è il carattere sensibile e frenetico di Stelvio Erbisti, la cui genialità attende da troppo tempo un pubblico non più sordo ma “educato”, che sappia elevarsi al di sopra della mediocrità, e una committenza illuminata, determinata ad accordargli l’attenzione e il consenso che gli spettano.
Carattere che è la chiave di volta di un pensiero creativo e insieme la via diretta per accedere al significato delle sue forme e delle sue figure, che confluiscono nel progetto facendone il vero dato emergente, e insieme il focus di interesse e la preoccupazione dell’architetto. Solo così può rivelarsi forma comprensibile!
Allora la vera bellezza è quella dell’ ideazione progettuale, dove vibrano lo spirito e la sacralità del costruire, dove il lavoro, i sentimenti, le emozioni trovano una singolare espressione: è l’atto creativo, un’eccellenza toccata da un animo predisposto ad indagare le suggestioni e a prevenire le attese sollecitate dalla stessa costruzione animata in uno spazio solo momentaneamente virtuale.
Tale aspirazione di fondo si verifica nella Weltanschaung dell’ideatore, che sull’esempio di valenti architetti contemporanei (Frank Gehry in primis) riconduce puntualmente ad un unico obiettivo i cinque punti iniziali sui quali si regge la sua costruzione. Questo perché la tecnica e la tecnologia da sole, non producono mai nulla di eccezionale o di osservabile, se non si fondono con l’elemento innovativo della creazione, che l’arte ha in sé per definizione.
L’importanza del sito in cui la costruzione va collocata è l’altro elemento di valore che impone di prendere in considerazione non solo problemi di sviluppo cinematico strutturale, peraltro ampiamente verificati e documentati nella prototipazione di alcune parti di sostegno, o di stabilità, bensì con la prevenzione di un impatto ambientale tendenzialmente forte, che viene però annullato dalla natura stessa dell’ideazione, pensata in sintonia con l’esistente, in un’area di per sé già compromessa da costruzioni preesistenti.
È qui che una seconda chiave di lettura, di natura antropologica, aiuta a capire il processo per il quale tale simbiosi si realizza.
L’architettura, oltre ad essere una disciplina specifica, è anche “educazione del pensiero”, che si legge attraverso una sintassi compositiva; nessun progettista è immune dall’ansia dell’originalità, dalla voglia di operare nelle direzioni di una creatività distintiva che spinge a superarsi ogni volta con idee forti e decise. Cioè con l’”edificare” e con l’”agire”; si tratta quindi di individuare una tecnica che diventi parte integrante del processo formativo di una cosa, ma anche una diversa modalità di abitare, che vuol dare forma ad uno spazio unico, fatto di dentro e di fuori. E’ qui che il paesaggio e l’elemento architettonico entrano in relazione: natura e cultura si fondono in un progetto, come questo, che è il progetto dell’uomo: un’organizzazione dello spazio generato da un atto di ragione, di pensiero, di lavoro, di dialogo e confronto costante con la natura.
Nel modello della struttura residenziale, opera di indiscusso valore tecnico e artistico, io credo che l’idea costruttiva centrale non sia solo un alto esempio di scelta e di organizzazione di materiali originali, o di capacità di utilizzo dei più recenti software di progettazione e di calcolo. Credo che l’opera stessa, nella sua complessità, o totalità, porti con sé un’idea di sacro che è espressione della sacralità del lavoro dell’uomo.
In questo senso l’architettura apre a luoghi in cui l’opera dell’architetto si configura come “spazio della memoria” e dove il suo intervento si lega sempre di più a un territorio fisico che parla di storia geologica, di antropologia, di testimonianze di una creatività e di un’abilità del fare. Per trasmettere sentimenti ed emozioni che appartengono alla sfera spirituale e caricano la costruzione di significati simbolici e metaforici e dei valori cosmici dell’intorno.
Giuliana Donzello
07
ottobre 2012
Stelvio Erbisti – Progetto per la realizzazione di una struttura residenziale complessa con criteri di sostenibilità ambientale
Dal 07 al 28 ottobre 2012
architettura
Location
STUDIO D’ARTE MES3
Livorno, Via Giuseppe Verdi, 40, (Livorno)
Livorno, Via Giuseppe Verdi, 40, (Livorno)
Orario di apertura
da martedì a sabato ore 10-12.30 e 16-19.30
Vernissage
7 Ottobre 2012, Ore 17.30
Autore
Curatore