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Stephanie Morin – Frammenti
Una dozzina di opere senza titolo che declinano in successive varianti come un muro da valicare la dominanza di un solo colore, rosso, celeste, nero, marrone.
Comunicato stampa
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«... Interminato spazio e sovrumani silenzi e profondissima quiete io nel pensier mi fingo..». Non so se Stephanie Morin ami Leopardi e condivida la cupa malinconia con cui misurava il trascorrere del tempo, il doloroso non senso della vita. Ma nei suoi quadri, da anni a questa parte, vibra lo stesso stupore, la stessa voglia di attraversare e sondare il mistero dell'infinito nascosto dietro barriere, convenzioni e abitudini, che come la siepe del poeta sembrano chiudere lo sguardo. Una sfida che si rinnova in quest'ultima mostra, Frammenti.
Una dozzina di opere senza titolo che declinano in successive varianti come un muro da valicare la dominanza di un solo colore, rosso, celeste, nero, marrone. Sfondi quasi monocromi che fissano lo stadio di partenza, la placenta dentro cui devi immergerti per stabilire o trovare una prima sintonia emotiva, prepararti nella quiete o nell'onda di quella tonalità prevalente al viaggio. Impossibile a quel punto fermarsi, perche' subito la pittura di Stephanie Morin ti trascina aldilà, aprendoti con segni marcati o tracce piu' esili che costellano la tela una ragnatela di soglie da superare. Ogni quadro come una finestra che si affaccia su un panorama di altre finestre, varchi, spiragli, ombre. Troppo forte la suggestione per non restare intrappolati e trovarsi cosi' a galleggiare in quello spazio artificioso e incantato. Mai davvero astratto, nonostante la rinuncia a rimandi figurativi, perche' fatto di sensazioni che ora ti immergono in un magma rovente, ora si liquefanno in una miscela piu' eterea,ora ti specchiano nella consistenza ghiaiosa di un grumo di terra e di quarzi. E non sai se questi spicchi d'infinito racchiudano il paradiso, il purgatorio o l'inferno. (Danilo Maestosi).
Una dozzina di opere senza titolo che declinano in successive varianti come un muro da valicare la dominanza di un solo colore, rosso, celeste, nero, marrone. Sfondi quasi monocromi che fissano lo stadio di partenza, la placenta dentro cui devi immergerti per stabilire o trovare una prima sintonia emotiva, prepararti nella quiete o nell'onda di quella tonalità prevalente al viaggio. Impossibile a quel punto fermarsi, perche' subito la pittura di Stephanie Morin ti trascina aldilà, aprendoti con segni marcati o tracce piu' esili che costellano la tela una ragnatela di soglie da superare. Ogni quadro come una finestra che si affaccia su un panorama di altre finestre, varchi, spiragli, ombre. Troppo forte la suggestione per non restare intrappolati e trovarsi cosi' a galleggiare in quello spazio artificioso e incantato. Mai davvero astratto, nonostante la rinuncia a rimandi figurativi, perche' fatto di sensazioni che ora ti immergono in un magma rovente, ora si liquefanno in una miscela piu' eterea,ora ti specchiano nella consistenza ghiaiosa di un grumo di terra e di quarzi. E non sai se questi spicchi d'infinito racchiudano il paradiso, il purgatorio o l'inferno. (Danilo Maestosi).
21
febbraio 2009
Stephanie Morin – Frammenti
Dal 21 febbraio al 03 marzo 2009
arte contemporanea
Location
GALLERIA DELLA TARTARUGA
Roma, Via Sistina, 85A, (Roma)
Roma, Via Sistina, 85A, (Roma)
Orario di apertura
10-13 16.30-19.30 chiuso festivi e lunedì mattina
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