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Stephen Cox
La Mostra dell’artista britannico inaugura i nuovi spazi espositivi, progettati dall’arch. Fernando Russo, del complesso “San Francesco alla Scarpa”, sede istituzionale della Soprintendenza
Comunicato stampa
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La mostra di Stephen Cox, organizzata dalla Soprintendenza per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico per le province di Bari e Foggia in collaborazione con la Capricorno Gallery di Capri, è stata patrocinata dal Comune di Bari e dal Consolato Britannico di Napoli, nel quadro delle iniziative che questo organismo svolge per la promozione ed il rafforzamento delle relazioni culturali con l’Italia.
L’evento è stato reso possibile grazie alla sensibilità culturale ed al contributo della Brindisi LNG.
La Mostra dell’artista britannico inaugura i nuovi spazi espositivi, progettati dall’arch. Fernando Russo, del complesso “San Francesco alla Scarpa”, sede istituzionale della Soprintendenza. L’evento segna l’impegno della Soprintendenza sia nei confronti dell’arte contemporanea che nell’aumento degli spazi dedicati alla fruizione culturale.
Il 21 luglio saranno esposte circa cinquanta fra opere scultoree e disegni che ripercorreranno la vicenda artistica dell’autore di Bristol (due di queste sono già state installate nel chiostro di San Francesco alla Scarpa il 16 giugno in occasione della cerimonia organizzata dal Consolato Britannico di Napoli per celebrare il Genetliaco della Regina Elisabetta II, festa nazionale del Regno Unito).
Le recenti esposizioni che due dei più prestigiosi musei del mondo (la Tate e la National Gallery di Londra) hanno dedicato all’artista britannico, hanno rappresentato solo le ultime conferme di quanto il genio di Cox rappresenti un punto imprescindibile delle ricerche visive di questi anni.
Cox è da sempre impegnato in una ricerca scultorea che nasce dalla suggestione dell’uso di materie differenti: la pietra, il marmo, il granito. E nel metodo già si rivela tutta la sua poetica: l’arte come recupero della memoria e sfida continua a dialogare col passato.
I suoi primi lavori, alla fine degli anni Sessanta, non ignorano la forza sperimentale della scultura del XX secolo e, più precisamente, sembrano germogliare dalle riflessioni sull’eredità del modernismo.
Nel decennio successivo Cox lavorerà ad una scultura con energiche ascendenze dalla coeva esperienza del minimalismo americano.
Nel 1979, l’artista intraprende il suo primo viaggio in Italia. E’ lo stesso Cox che di recente ha rivelato quanto la pittura del Quattrocento italiano (soprattutto Piero della Francesca) e l’architettura e la scultura rinascimentale (il lavoro di Agostino di Duccio al Malestiano di Rimini, Donatello, Luca della Robbia o il Ghiberti, ad esempio), lo abbiano profondamente ispirato.
Gli anni Ottanta sono gli anni in cui Cox lavorerà intensamente ad uno dei suoi temi preferiti: l’iconografia del San Sebastiano. E la figura del santo, martoriata da secoli dalle frecce dell’ottusità e dell’ignoranza, sarà, nella sua ricerca, ancora più drammatica, in quanto l’artista darà sempre e solo il busto del santo: non corpo scultoreo integro, ma “reperto”, forma già avvilita e “cosa” sulla quale leggere, non solo l’oltraggio dello scherno, ma quello indelebile del tempo.
Sono opere, queste, in cui si fa chiara tutta la carica sensuale della sua scultura. Maggiore rilievo acquistano i dettagli (in quest’ottica, la cura per il particolare deriva dallo studio del Barocco) e le pieghe quasi carnali che impone alla pietra.
Nell’artista, ormai, la commistione tra sacro e profano, tra la spiritualità più diafana e la sessualità diventano elementi imprescindibili; ed anche le fonti d’ispirazioni – ora la classicità mediterranea, ora l’esotismo dell’India – si fanno complesse.
L’occasione per approfondire la cultura indiana, a Cox verrà fornita dal British Council nel 1985, quando sarà invitato dall’Istituto a rappresentare il proprio paese alla VI Triennale indiana
Di qualche anno più tardi è l’approdo dell’artista in un altro luogo ricco di suggestioni e di tradizioni, l’Egitto. Resta talmente colpito da scegliere la nazione come una delle basi stabili per il suo lavoro.
Il nuovo soggiorno in Italia, dove ha uno studio, sarà il pretesto per approfondire gli studi sul Medioevo toscano.
Le molte sculture presenti in mostra segnano la relazione di Cox con il Mondo come artista contemporaneo, ispirato dalle civiltà del passato, affianco a questi lavori, sculture di tufo pregne dell’anima di Puglia, il cui paesaggio e architettura riflettono le influenze che hanno condizionato la cultura dell’Europa come porta per l’Oriente.
L’evento è stato reso possibile grazie alla sensibilità culturale ed al contributo della Brindisi LNG.
La Mostra dell’artista britannico inaugura i nuovi spazi espositivi, progettati dall’arch. Fernando Russo, del complesso “San Francesco alla Scarpa”, sede istituzionale della Soprintendenza. L’evento segna l’impegno della Soprintendenza sia nei confronti dell’arte contemporanea che nell’aumento degli spazi dedicati alla fruizione culturale.
Il 21 luglio saranno esposte circa cinquanta fra opere scultoree e disegni che ripercorreranno la vicenda artistica dell’autore di Bristol (due di queste sono già state installate nel chiostro di San Francesco alla Scarpa il 16 giugno in occasione della cerimonia organizzata dal Consolato Britannico di Napoli per celebrare il Genetliaco della Regina Elisabetta II, festa nazionale del Regno Unito).
Le recenti esposizioni che due dei più prestigiosi musei del mondo (la Tate e la National Gallery di Londra) hanno dedicato all’artista britannico, hanno rappresentato solo le ultime conferme di quanto il genio di Cox rappresenti un punto imprescindibile delle ricerche visive di questi anni.
Cox è da sempre impegnato in una ricerca scultorea che nasce dalla suggestione dell’uso di materie differenti: la pietra, il marmo, il granito. E nel metodo già si rivela tutta la sua poetica: l’arte come recupero della memoria e sfida continua a dialogare col passato.
I suoi primi lavori, alla fine degli anni Sessanta, non ignorano la forza sperimentale della scultura del XX secolo e, più precisamente, sembrano germogliare dalle riflessioni sull’eredità del modernismo.
Nel decennio successivo Cox lavorerà ad una scultura con energiche ascendenze dalla coeva esperienza del minimalismo americano.
Nel 1979, l’artista intraprende il suo primo viaggio in Italia. E’ lo stesso Cox che di recente ha rivelato quanto la pittura del Quattrocento italiano (soprattutto Piero della Francesca) e l’architettura e la scultura rinascimentale (il lavoro di Agostino di Duccio al Malestiano di Rimini, Donatello, Luca della Robbia o il Ghiberti, ad esempio), lo abbiano profondamente ispirato.
Gli anni Ottanta sono gli anni in cui Cox lavorerà intensamente ad uno dei suoi temi preferiti: l’iconografia del San Sebastiano. E la figura del santo, martoriata da secoli dalle frecce dell’ottusità e dell’ignoranza, sarà, nella sua ricerca, ancora più drammatica, in quanto l’artista darà sempre e solo il busto del santo: non corpo scultoreo integro, ma “reperto”, forma già avvilita e “cosa” sulla quale leggere, non solo l’oltraggio dello scherno, ma quello indelebile del tempo.
Sono opere, queste, in cui si fa chiara tutta la carica sensuale della sua scultura. Maggiore rilievo acquistano i dettagli (in quest’ottica, la cura per il particolare deriva dallo studio del Barocco) e le pieghe quasi carnali che impone alla pietra.
Nell’artista, ormai, la commistione tra sacro e profano, tra la spiritualità più diafana e la sessualità diventano elementi imprescindibili; ed anche le fonti d’ispirazioni – ora la classicità mediterranea, ora l’esotismo dell’India – si fanno complesse.
L’occasione per approfondire la cultura indiana, a Cox verrà fornita dal British Council nel 1985, quando sarà invitato dall’Istituto a rappresentare il proprio paese alla VI Triennale indiana
Di qualche anno più tardi è l’approdo dell’artista in un altro luogo ricco di suggestioni e di tradizioni, l’Egitto. Resta talmente colpito da scegliere la nazione come una delle basi stabili per il suo lavoro.
Il nuovo soggiorno in Italia, dove ha uno studio, sarà il pretesto per approfondire gli studi sul Medioevo toscano.
Le molte sculture presenti in mostra segnano la relazione di Cox con il Mondo come artista contemporaneo, ispirato dalle civiltà del passato, affianco a questi lavori, sculture di tufo pregne dell’anima di Puglia, il cui paesaggio e architettura riflettono le influenze che hanno condizionato la cultura dell’Europa come porta per l’Oriente.
21
luglio 2005
Stephen Cox
Dal 21 luglio al 26 settembre 2005
arte contemporanea
Location
EX CONVENTO DI SAN FRANCESCO ALLA SCARPA
Bari, Via Pier L'Eremita, 25B, (Bari)
Bari, Via Pier L'Eremita, 25B, (Bari)
Orario di apertura
dalle 9,00 alle ore 13,00 dal lunedì al venerdì; 25 –26 settembre aperto in occasione delle Giornate Europee della Cultura
Vernissage
21 Luglio 2005, ore 19
Autore