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Steve Roden
L’artista californiano ha appositamente preparato due installazioni sonore per lo spazio sia interno che esterno della galleria
Comunicato stampa
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I lavori dell’artista californiano sono delle altrettante scommesse vinte sui rapporti tra forma, colore e musica. In un certo senso si può dire che Roden sia riuscito a realizzare il progetto di Kandinsky di usare come modello del linguaggio dell’arte, quello musicale, attraverso la “risonanza interiore”. Ma, in effetti, il gioco diventa molto più complesso e in equilibrio tra intermedialità e rimandi reciproci. I livelli di “traduzione” che l’artista inventa lavoro dopo lavoro, non vogliono mai uniformarsi ad un codice, non vogliono chiudersi in una formula univoca. Mantengono la libertà espressiva e combinatoria di opere dirette e spontanee. Non si avverte mai nulla di particolarmente “costruito”, anche se è chiaro che Steve Roden abbia acquisito in oltre un decennio d’ esperienza, un livello di capacità linguistica sofisticato e maturo.
Il fascino dei suoi lavori risiede proprio in questa strutturata indeterminatezza, in questa possibilità di dialogo continuo con il silenzio. Forse non è completamente vero, come scrisse Walter Pater, che “Tutte le arti tendono alla musica”. Probabilmente è il silenzio la musica da avvicinare, come complemento metafisico della spiritualità e della capacità evocativa del colore. Quest’ultimo tende a diventare un pattern o una composizione morfologica come una mappa. Anzi spesso il rapporto diventa contrappunto, allora il segno e il colore sono protagonisti di un dialogo con lo sfondo visivamente organizzato. Ma non vi è mai la prevalenza di un elemento sull’altro. Un principio di equilibrio prevale su tutto, una percezione nuova appare, sospesa tra suono e visione, in un “sentire” che è un nuovo stato di coscienza.
Valerio Dehò
Il fascino dei suoi lavori risiede proprio in questa strutturata indeterminatezza, in questa possibilità di dialogo continuo con il silenzio. Forse non è completamente vero, come scrisse Walter Pater, che “Tutte le arti tendono alla musica”. Probabilmente è il silenzio la musica da avvicinare, come complemento metafisico della spiritualità e della capacità evocativa del colore. Quest’ultimo tende a diventare un pattern o una composizione morfologica come una mappa. Anzi spesso il rapporto diventa contrappunto, allora il segno e il colore sono protagonisti di un dialogo con lo sfondo visivamente organizzato. Ma non vi è mai la prevalenza di un elemento sull’altro. Un principio di equilibrio prevale su tutto, una percezione nuova appare, sospesa tra suono e visione, in un “sentire” che è un nuovo stato di coscienza.
Valerio Dehò
08
aprile 2006
Steve Roden
Dall'otto aprile al 15 maggio 2006
arte contemporanea
Location
STUDIO LA CITTA’
Verona, Lungadige Galtarossa, 21, (Verona)
Verona, Lungadige Galtarossa, 21, (Verona)
Orario di apertura
dal martedi al sabato 9-13 e 15,30-19,30
Autore
Curatore