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Stevens Vaughn – Calligrafia d’acqua
l’artista americano Stevens Vaughn presenta la sua prima mostra personale in Italia dal titolo “Calligrafia d’acqua” curata da Massimo Scaringella
Comunicato stampa
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Negli splendidi ambienti del quattrocentesco palazzo Dolfin Bollani che domina Campo Marina e in
occasione della 56° Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia, l’artista americano
Stevens Vaughn presenta la sua prima mostra personale in Italia dal titolo “Calligrafia d’acqua”
curata da Massimo Scaringella.
L’esperienza artistica di Stevens Vaughn retaggio delle sue esperienze in Cina e Giappone, evolve
il modo di vedere oltre l’espressione estetica in una condizione di privilegio fantastico. Perche non
guarda fuori, ma dentro. Dentro alle sue origini, dentro al suo essere, scegliendo il gesto ideale, la
forma ideale, tra proporzioni da contraddire, colori da esibire e segni onirici da sublimare. L’artista
afferma: <“Ho un fascino per i rituali. I rituali creano un senso dell’ordine nella mia esistenza Il mistero
è l’essenza del mio essere”>.
“Un quadro non è qualcosa che riguarda un’esperienza: è un’esperienza”. Si potrebbe partire da
questo pensiero di Mark Rothko per descrivere il lavoro di Stevens Vaughn che esprime il senso di
una essenzialità visiva, solo apparentemente confusa, ma strutturalmente legata alla visione ironica e
colorata della vita, che esprime con il suo incontenibile segno una depistante linea gestuale, guidata
da una manuale irruenza, identità piena di un espressionismo emotivo e culturale inserito in una
solida realtà. La struttura, forse meglio dire la “ritualità” di ogni opera è composta quindi come
l’espressione di un pensiero non verbale, trasformato in una struttura articolata e consolidata nella
rivelazione della realtà, dove si raccoglie un esercizio stilistico capace di trasformare il desiderio
nell’ironia della creatività, in una dilatazione differita del tempo e dello spazio. Macchie, colature
veloci, prepotenze cromatiche, si contengono la definizione dello spazio, contendendo alla natura e
alla poesia la ricerca delle soluzioni formali dell’opera, risolte in un uso inquietante di un elemento
primordiale come è l’acqua.
Nel fare arte Stevens Vaughn utilizza sempre, come un rituale, la tecnica del “dripping” che non
significa tirare il colore in modo casuale. Al contrario, significa con una ricerca sperimentata, distribuire
ogni goccia di pigmento con un suo ordine relativo dove l’instabilità del getto fluido libero può dare
origine a figure diverse: può rompersi in gocce, può schizzare a seconda dell’impatto con la superficie
COMUNICATO STAMPA
ma sempre in maniera bilanciata o, come in una parte degli lavori più recenti, la piegatura del foglio
determina la superficie cromatica. Sia come sia, non concede mai nulla allo stile ne alle esigenze dello
spettatore, ma solo al tenace e paziente rincorrersi del colore, spesso diluito con acqua che lo rende
più veloce, sui fogli immacolati di carta, esprimendo una ricerca di qualcosa che c’è che esiste.
Spesso non c’è nemmeno una storia da descrivere e si arriva direttamente all’interno dell’immagine
piegando la tecnica all’esigenza espressiva della visione.
La mostra è accompagnata da un catalogo con testi di Massimo Scaringella, Qin Jian e Stevens
Vaughn (in inglese, cinese e italiano).
occasione della 56° Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia, l’artista americano
Stevens Vaughn presenta la sua prima mostra personale in Italia dal titolo “Calligrafia d’acqua”
curata da Massimo Scaringella.
L’esperienza artistica di Stevens Vaughn retaggio delle sue esperienze in Cina e Giappone, evolve
il modo di vedere oltre l’espressione estetica in una condizione di privilegio fantastico. Perche non
guarda fuori, ma dentro. Dentro alle sue origini, dentro al suo essere, scegliendo il gesto ideale, la
forma ideale, tra proporzioni da contraddire, colori da esibire e segni onirici da sublimare. L’artista
afferma: <“Ho un fascino per i rituali. I rituali creano un senso dell’ordine nella mia esistenza Il mistero
è l’essenza del mio essere”>.
“Un quadro non è qualcosa che riguarda un’esperienza: è un’esperienza”. Si potrebbe partire da
questo pensiero di Mark Rothko per descrivere il lavoro di Stevens Vaughn che esprime il senso di
una essenzialità visiva, solo apparentemente confusa, ma strutturalmente legata alla visione ironica e
colorata della vita, che esprime con il suo incontenibile segno una depistante linea gestuale, guidata
da una manuale irruenza, identità piena di un espressionismo emotivo e culturale inserito in una
solida realtà. La struttura, forse meglio dire la “ritualità” di ogni opera è composta quindi come
l’espressione di un pensiero non verbale, trasformato in una struttura articolata e consolidata nella
rivelazione della realtà, dove si raccoglie un esercizio stilistico capace di trasformare il desiderio
nell’ironia della creatività, in una dilatazione differita del tempo e dello spazio. Macchie, colature
veloci, prepotenze cromatiche, si contengono la definizione dello spazio, contendendo alla natura e
alla poesia la ricerca delle soluzioni formali dell’opera, risolte in un uso inquietante di un elemento
primordiale come è l’acqua.
Nel fare arte Stevens Vaughn utilizza sempre, come un rituale, la tecnica del “dripping” che non
significa tirare il colore in modo casuale. Al contrario, significa con una ricerca sperimentata, distribuire
ogni goccia di pigmento con un suo ordine relativo dove l’instabilità del getto fluido libero può dare
origine a figure diverse: può rompersi in gocce, può schizzare a seconda dell’impatto con la superficie
COMUNICATO STAMPA
ma sempre in maniera bilanciata o, come in una parte degli lavori più recenti, la piegatura del foglio
determina la superficie cromatica. Sia come sia, non concede mai nulla allo stile ne alle esigenze dello
spettatore, ma solo al tenace e paziente rincorrersi del colore, spesso diluito con acqua che lo rende
più veloce, sui fogli immacolati di carta, esprimendo una ricerca di qualcosa che c’è che esiste.
Spesso non c’è nemmeno una storia da descrivere e si arriva direttamente all’interno dell’immagine
piegando la tecnica all’esigenza espressiva della visione.
La mostra è accompagnata da un catalogo con testi di Massimo Scaringella, Qin Jian e Stevens
Vaughn (in inglese, cinese e italiano).
06
maggio 2015
Stevens Vaughn – Calligrafia d’acqua
Dal 06 maggio al 30 settembre 2015
arte contemporanea
Location
PALAZZO DOLFIN BOLLANI
Venezia, Castello, 3647, (Venezia)
Venezia, Castello, 3647, (Venezia)
Orario di apertura
11-19
martedì chiuso
Vernissage
6 Maggio 2015, h 18
Autore
Curatore