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Stili a Confronto
Sei pittori e uno scultore si confrontano
Comunicato stampa
Segnala l'evento
La mostra collettiva “Stili a confronto” verrà inaugurata venerdì 16 settembre ’05 nella galleria “Il Mondo dell’Arte” a Palazzo Margutta di Roma.
Sei pittori e uno scultore si confrontano all’interno di questa mostra.
Gli artisti pur partendo tutti da una base nettamente figurativa, sviluppano ciascuno una propria idea pittorica attraverso le tecniche che gli sono più congeniali, li distingue l’esperienza e la loro personale visione interiore, fino a raggiungere risultati diversi l’uno dall’altro.
I partecipanti di questa edizione sono:
“Jaime Camacho – artista colombiano, le sue opere sono caratterizzate da colori caldi, intensi, accesi da sprazzi di luce pura, si intravedono porzioni di edifici, scorci di luoghi che paiono appartenere più ad una dimensione onirica, forse alla memoria di qualcuna di queste misteriose città scomparse, o al sogno di una città ancora da costruire. Molto suggestivi sono, inoltre, i nudi femminili di Comacho per la loro forza e la loro grande espressività.
Gisella Farinini – una pittura che è innanzi tutto materia: calda, intensa, scandita da pennellate forti, da spatolate decise, talvolta al limite della figurazione; una pittura che è soprattutto colore, che vive nell’accostamento di tinte luminose e vibranti alla maniera di Korakoschka e degli espressionisti, raggiungendo un risultato di alto impatto visivo, in cui il paesaggio fisico si trasforma sempre più in luogo dell’anima.
Fabrizio Focosi – fra sovrapposizioni e compenetrazioni l’artista procede per partiture geometriche sia dell’ambiente che dei personaggi raffigurati in dialogo o in sintonia con la natura delle cose. La sua, resta comunque un’arte di getto, spontanea che colpisce soprattutto per il colore sfavillante, acceso, pulito, una tavolozza intensa, dai rossi ai verdi, ai blu, al cobalto; per poi passare ad una gamma di sfumature “orchestrali” molto più delicate che vanno dall’azzurro al giallo all’ocra.
Giuseppina Mondelli – nelle sue opere l’uso del colore, i paesaggi, nonché la qualità delle pennellate degli sfondi fa pensare agli impressionisti, la delicata e accurata realizzazione dei dettagli, specie nei ritratti e nelle figure umane, l’avvicina in modo evidente al pre - raffaellismo, senza però quel manierismo o eccessivo rigore stilistico tipico di questa corrente.
Le sue sono comunque figure moderne, isolate, separate da ciò che fa sfondo, attraverso l’artificio psicologico di uno sguardo che mira lontano, perduto in ogni direzione.
Franco Palombo – Mercati, spiagge, parchi, caffè, quasi sempre luoghi dove si consumano i riti della vita quotidiana, fra incontri e passatempi, affollati di persone e di cose, la cui rappresentazione è impreziosita da una tavolozza ricca e suggestiva. La si potrebbe definire una pittura realistica; ma ecco, di colpo, un parco solitario, dipinto coi colori del tramonto e del silenzio che, come tutti i luoghi disertati dagli umani, si trasforma come per incanto in uno spazio onirico. E se per caso una figura vi si inserisce, anch’essa viene risucchiata in questa nuova diensione fatta di magia e di sogno.
Anna Pavone Sagesser – Un uso del tutto personale dell’acquarello, nonché delle tecniche miste in genere, consente a questa pittrice poetessa di delineare e costruire spazi illimitati e campiture preziose, in cui le forme emergono come stati d’animo fluttuanti. Tutto è in movimento nei suoi dipinti, il tempo, le nuvole, gli alberi, i fiori, le case e il colore stesso. E’ questo uno di quei casi in cui la pittura e la poesia diventano una cosa sola, un insieme di elementi distinti ma unificati, e i continui rimandi dall’una all’altra testimoniano come, nella dinamica del telaio, trama e ordito tessano un disegno omogeneo e prodigioso, da cui partono la genesi e la fine dell’atto creativo.
Myriam Sitbon – Artista colta ed ispirata, di cui tutta l’opera porta l’impronta delle sue radici ebraiche, nel senso più alto del termine. In ogni sua scultura si respira il senso del sacro, che si tratti di un rabbino con la Torah al petto, o di una coppia amorosamente allacciata, o ancora di una donna vestita della sua nobile nudità. Forse perché tutta la sua arte è intrisa di memoria. Lei ricorda e mentre crea, a modo suo prega; un modo il suo anche di proseguire la vita, di andare sempre oltre, attraverso l’opera, le mani nella terra che lei impasta, nel mentre dialoga col Creatore, le mani nella terra che diventa bronzo e dono per lo spirito e la vista.”
Sei pittori e uno scultore si confrontano all’interno di questa mostra.
Gli artisti pur partendo tutti da una base nettamente figurativa, sviluppano ciascuno una propria idea pittorica attraverso le tecniche che gli sono più congeniali, li distingue l’esperienza e la loro personale visione interiore, fino a raggiungere risultati diversi l’uno dall’altro.
I partecipanti di questa edizione sono:
“Jaime Camacho – artista colombiano, le sue opere sono caratterizzate da colori caldi, intensi, accesi da sprazzi di luce pura, si intravedono porzioni di edifici, scorci di luoghi che paiono appartenere più ad una dimensione onirica, forse alla memoria di qualcuna di queste misteriose città scomparse, o al sogno di una città ancora da costruire. Molto suggestivi sono, inoltre, i nudi femminili di Comacho per la loro forza e la loro grande espressività.
Gisella Farinini – una pittura che è innanzi tutto materia: calda, intensa, scandita da pennellate forti, da spatolate decise, talvolta al limite della figurazione; una pittura che è soprattutto colore, che vive nell’accostamento di tinte luminose e vibranti alla maniera di Korakoschka e degli espressionisti, raggiungendo un risultato di alto impatto visivo, in cui il paesaggio fisico si trasforma sempre più in luogo dell’anima.
Fabrizio Focosi – fra sovrapposizioni e compenetrazioni l’artista procede per partiture geometriche sia dell’ambiente che dei personaggi raffigurati in dialogo o in sintonia con la natura delle cose. La sua, resta comunque un’arte di getto, spontanea che colpisce soprattutto per il colore sfavillante, acceso, pulito, una tavolozza intensa, dai rossi ai verdi, ai blu, al cobalto; per poi passare ad una gamma di sfumature “orchestrali” molto più delicate che vanno dall’azzurro al giallo all’ocra.
Giuseppina Mondelli – nelle sue opere l’uso del colore, i paesaggi, nonché la qualità delle pennellate degli sfondi fa pensare agli impressionisti, la delicata e accurata realizzazione dei dettagli, specie nei ritratti e nelle figure umane, l’avvicina in modo evidente al pre - raffaellismo, senza però quel manierismo o eccessivo rigore stilistico tipico di questa corrente.
Le sue sono comunque figure moderne, isolate, separate da ciò che fa sfondo, attraverso l’artificio psicologico di uno sguardo che mira lontano, perduto in ogni direzione.
Franco Palombo – Mercati, spiagge, parchi, caffè, quasi sempre luoghi dove si consumano i riti della vita quotidiana, fra incontri e passatempi, affollati di persone e di cose, la cui rappresentazione è impreziosita da una tavolozza ricca e suggestiva. La si potrebbe definire una pittura realistica; ma ecco, di colpo, un parco solitario, dipinto coi colori del tramonto e del silenzio che, come tutti i luoghi disertati dagli umani, si trasforma come per incanto in uno spazio onirico. E se per caso una figura vi si inserisce, anch’essa viene risucchiata in questa nuova diensione fatta di magia e di sogno.
Anna Pavone Sagesser – Un uso del tutto personale dell’acquarello, nonché delle tecniche miste in genere, consente a questa pittrice poetessa di delineare e costruire spazi illimitati e campiture preziose, in cui le forme emergono come stati d’animo fluttuanti. Tutto è in movimento nei suoi dipinti, il tempo, le nuvole, gli alberi, i fiori, le case e il colore stesso. E’ questo uno di quei casi in cui la pittura e la poesia diventano una cosa sola, un insieme di elementi distinti ma unificati, e i continui rimandi dall’una all’altra testimoniano come, nella dinamica del telaio, trama e ordito tessano un disegno omogeneo e prodigioso, da cui partono la genesi e la fine dell’atto creativo.
Myriam Sitbon – Artista colta ed ispirata, di cui tutta l’opera porta l’impronta delle sue radici ebraiche, nel senso più alto del termine. In ogni sua scultura si respira il senso del sacro, che si tratti di un rabbino con la Torah al petto, o di una coppia amorosamente allacciata, o ancora di una donna vestita della sua nobile nudità. Forse perché tutta la sua arte è intrisa di memoria. Lei ricorda e mentre crea, a modo suo prega; un modo il suo anche di proseguire la vita, di andare sempre oltre, attraverso l’opera, le mani nella terra che lei impasta, nel mentre dialoga col Creatore, le mani nella terra che diventa bronzo e dono per lo spirito e la vista.”
16
settembre 2005
Stili a Confronto
Dal 16 al 24 settembre 2005
arte contemporanea
Location
IL MONDO DELL’ARTE – PALAZZO MARGUTTA
Roma, Via Margutta, 55, (Roma)
Roma, Via Margutta, 55, (Roma)
Orario di apertura
tutti i giorni 10,30-13 e 16-20
Vernissage
16 Settembre 2005, ore 18,30-22
Autore