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Stillicidi
7 artisti 7 punti di vista “Al di là di come ogni artista operi, di quali tematiche si interessi e di quale sia la sua poetica, resta la qualità comune di avere accesso a più visioni di una stessa cosa, rivelandoci così la natura multiforme (e multisenso) del mondo.”(Helena Rusikova)
Comunicato stampa
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La galleria Fabrica Fluxus, in chiusura della sua stagione, ha il piacere di ospitare all’interno del suo spazio espositivo alcuni fra più interessanti artisti contemporanei (Karin Andersen, Christian Rainer, Marc Giloux, Cosimo Terlizzi, Elena Rapa, Nark Bkb e Ferrario Freres) nella mostra collettiva “Stillicidi” a cura di Helena Rusikova.
Qual è il ruolo dell’artista se non quello di mostrare, illuminare con una luce nuova, inconsueta, ciò che noi tutti abbiamo sotto gli occhi? Il mondo impolverato dalle quotidiane abitudini percettive è filtrato, analizzato scomposto, riflesso dagli artisti coinvolti che, ciascuno con i suoi media espressivi e con la sua poetica, lo riconsegna a noi spettatori svelandoci nuovi punti di vista. “Al mancamento iniziale, segue il piacere della conoscenza, che significa soprattutto attraversare un’esperienza su diversi binari, poiché conoscere in tal caso equivale ad avere più alternative e a vivere su più livelli” scrive Helena Rusikova nel testo critico di accompagnamento alla mostra. E così Karin Andersen “ribalta letteralmente le prospettive”. Cosimo Terlizzi attraverso operazioni di “blow up” ci dimostra come spesso la visione d’insieme non renda giustizia alla ricchezza di cui il particolare è portatore. Christian Rainer ci mette di fronte alla vertigine, all’impossibilità intrinseca nell’uomo di comprendere la sua stessa identità. Elena Rapa ci traghetta con vigore attraverso un’onirica dimensione extra-ordinaria ed extra-sensoriale. Marc Giloux, dopo Lione, Bruxelles e Kiev, propone qui a Bari una delle sue nuove performance: ironico cortocircuito fra concetto di identità, soggetto e spettatore. Nark Bkb ci colloca su lati opposti di uno stesso luogo nello stesso istante, sperimentando la molteplicità della conoscenza. E in fine Ferrario Freres che, attraverso una riflessione sulla natura dittatoriale del linguaggio umano, ne svela le dinamiche, ridotte a pure convenzioni.
Tratto dal testo di Helena Rusikova
STILLICIDI
Il lavoro dell’osservazione, l’insistenza dello sguardo, consentono non solo di approfondire l’oggetto in esame, ma di scardinarlo e rimontarlo sotto altra forma, sovvertirlo, svelarlo.
Esiste una separazione tra ciò che osserviamo e il modo in cui lo assumiamo e questa può essere identificata con la superficie stessa dell’occhio, diaframma tra il mondo e l’immagine che di esso riusciamo ad immagazzinare. Ogni cosa, in questa Natura che fa il suo corso, appare straordinariamente compiuta, al punto da non innescare interrogativi di sorta.
La capacità di osservazione, associata ad intuito e visionarietà, sono le qualità che dischiudono il così detto “uovo di colombo” rivelando quell’evidenza sempre stata che appariva talmente ovvia da sembrare invisibile.
Qui entra in gioco il ruolo dell’artista che lungi dall’essere una mera professione, è innanzitutto una dote che se applicata al mondo, lo spalanca rivelando ai più un segreto fondamentale: viviamo in un mondo per lo più sconosciuto che posto sotto questa nuova luce perde d’ogni familiarità.
Al mancamento iniziale, segue il piacere della conoscenza, che significa soprattutto attraversare un’esperienza su diversi binari, poiché conoscere in tal caso equivale ad avere più alternative e a vivere su più livelli.
Al di là di come ogni artista operi, di quali tematiche si interessi e di quale sia la sua poetica, resta la qualità comune di avere accesso a più visioni di una stessa cosa, rivelando così la natura multiforme (e multisenso) del mondo. Gli artisti qui coinvolti hanno dunque un preciso ruolo: quello di farsi tramite di significati, punti di accesso a dimensioni inedite di cose edite, diaframmi attraversabili tra lo spettatore e la sorpresa della loro scoperta.
Qual è il ruolo dell’artista se non quello di mostrare, illuminare con una luce nuova, inconsueta, ciò che noi tutti abbiamo sotto gli occhi? Il mondo impolverato dalle quotidiane abitudini percettive è filtrato, analizzato scomposto, riflesso dagli artisti coinvolti che, ciascuno con i suoi media espressivi e con la sua poetica, lo riconsegna a noi spettatori svelandoci nuovi punti di vista. “Al mancamento iniziale, segue il piacere della conoscenza, che significa soprattutto attraversare un’esperienza su diversi binari, poiché conoscere in tal caso equivale ad avere più alternative e a vivere su più livelli” scrive Helena Rusikova nel testo critico di accompagnamento alla mostra. E così Karin Andersen “ribalta letteralmente le prospettive”. Cosimo Terlizzi attraverso operazioni di “blow up” ci dimostra come spesso la visione d’insieme non renda giustizia alla ricchezza di cui il particolare è portatore. Christian Rainer ci mette di fronte alla vertigine, all’impossibilità intrinseca nell’uomo di comprendere la sua stessa identità. Elena Rapa ci traghetta con vigore attraverso un’onirica dimensione extra-ordinaria ed extra-sensoriale. Marc Giloux, dopo Lione, Bruxelles e Kiev, propone qui a Bari una delle sue nuove performance: ironico cortocircuito fra concetto di identità, soggetto e spettatore. Nark Bkb ci colloca su lati opposti di uno stesso luogo nello stesso istante, sperimentando la molteplicità della conoscenza. E in fine Ferrario Freres che, attraverso una riflessione sulla natura dittatoriale del linguaggio umano, ne svela le dinamiche, ridotte a pure convenzioni.
Tratto dal testo di Helena Rusikova
STILLICIDI
Il lavoro dell’osservazione, l’insistenza dello sguardo, consentono non solo di approfondire l’oggetto in esame, ma di scardinarlo e rimontarlo sotto altra forma, sovvertirlo, svelarlo.
Esiste una separazione tra ciò che osserviamo e il modo in cui lo assumiamo e questa può essere identificata con la superficie stessa dell’occhio, diaframma tra il mondo e l’immagine che di esso riusciamo ad immagazzinare. Ogni cosa, in questa Natura che fa il suo corso, appare straordinariamente compiuta, al punto da non innescare interrogativi di sorta.
La capacità di osservazione, associata ad intuito e visionarietà, sono le qualità che dischiudono il così detto “uovo di colombo” rivelando quell’evidenza sempre stata che appariva talmente ovvia da sembrare invisibile.
Qui entra in gioco il ruolo dell’artista che lungi dall’essere una mera professione, è innanzitutto una dote che se applicata al mondo, lo spalanca rivelando ai più un segreto fondamentale: viviamo in un mondo per lo più sconosciuto che posto sotto questa nuova luce perde d’ogni familiarità.
Al mancamento iniziale, segue il piacere della conoscenza, che significa soprattutto attraversare un’esperienza su diversi binari, poiché conoscere in tal caso equivale ad avere più alternative e a vivere su più livelli.
Al di là di come ogni artista operi, di quali tematiche si interessi e di quale sia la sua poetica, resta la qualità comune di avere accesso a più visioni di una stessa cosa, rivelando così la natura multiforme (e multisenso) del mondo. Gli artisti qui coinvolti hanno dunque un preciso ruolo: quello di farsi tramite di significati, punti di accesso a dimensioni inedite di cose edite, diaframmi attraversabili tra lo spettatore e la sorpresa della loro scoperta.
04
giugno 2010
Stillicidi
Dal 04 al 24 giugno 2010
arte contemporanea
Location
FABRICA FLUXUS
Bari, Via Marcello Celentano, 39, (Bari)
Bari, Via Marcello Celentano, 39, (Bari)
Orario di apertura
Lun 17.00/20.30
da martedì a sabato 10.30/13.30 - 17.00/20.30
chiuso domenica
Vernissage
4 Giugno 2010, ore 19.00
Autore
Curatore