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Storia del Profumo, Profumo della Storia
In mostra tremila anni di profumi, attraverso i loro contenitori: da quelli – aryballoi, alabastra e lekythoi – preziosissimi in alabastro, pasta vitrea o ceramica decorata dell’età greca e romana, a quelli più recenti, dove cominciano a “pesare” i marchi della grande profumeria planetaria di oggi. Insieme a oggetti, libri, antichi formulari e farmacopee, strumenti multimediali ed esperienze sensoriali
Comunicato stampa
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La storia, quella con la S maiuscola, non è fatta solo di battaglie, incoronazioni e altri grandi eventi. È fatta anche di profumi.
Chissà, ad esempio, se la Storia sarebbe stata la stessa nel caso in cui Cleopatra non avesse usato i suoi mitici unguenti profumati!
Via via, il profumo è stato ed è, strumento di seduzione, medium per subliminali messaggi, fragranza in grado di avvicinare alla divinità, ma anche modo per occultare l’olezzo di corpi mai lavati e di ambienti dove l’igiene non aveva casa.
Di tutto questo da conto l’affascinante mostra “Profumi di storia” che il Comune di Fratta Polesine, l’Università degli Studi di Ferrara e il Polo Museale Veneto con la Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo propongono negli ambienti del Museo Nazionale Archeologico (recentemente riallestito) nella palladiana Villa Badoer, tradizionale sede di importanti mostre d’arte (dal 16 settembre 2016 al 25 marzo 2017).
Alla realizzazione della mostra collabora la Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo.
L’esposizione, curata da Federica Gonzato con Chiara Beatrice Vicentini, Silvia Vertuani e Stefano Manfredini, dipana diversissime storie, tutte incentrate sul profumo e sull’arte profumiera.
In mostra tremila anni di profumi, attraverso i loro contenitori: da quelli – aryballoi, alabastra e lekythoi – preziosissimi in alabastro, pasta vitrea o ceramica decorata dell’età greca e romana, a quelli più recenti, dove cominciano a “pesare” i marchi della grande profumeria planetaria di oggi. Insieme a oggetti, libri, antichi formulari e farmacopee, strumenti multimediali ed esperienze sensoriali.
La mostra non offre solo reperti e documenti rarissimi, ma garantisce anche sensazioni e esperienze coinvolgenti. Tutti, ad esempio, potranno cimentarsi come “nasi”, alla scoperta delle diverse essenze e immaginando le loro composizioni, facendo appunto ciò che fanno i maghi della profumeria.
Si annuseranno essenze diversissime, nella quasi totalità di origine vegetale. Compresa quella della mitica Rosa Centifolia, la varietà che, coltivata a Grasse in Provenza, offre la fragranza che rende unico Chanel n. 5. La casa profumiera parigina ha l’opzione sull’intera produzione della famiglia Muol, il miglior produttore di Centifolia, per i prossimi 100 anni. Per ottenere 1,5 chili di essenza vengono sacrificate centinaia di migliaia di rose, per l’esattezza una tonnellata di petali, per un controvalore economico a molti zeri.
L’olio essenziale della rosa di Taif è il più costoso al mondo e se ne producono solamente 16 kg all’anno al costo di oltre 50 mila euro al chilo. La produzione è destinata in gran parte al Re della Arabia Saudita.
Nulla di nuovo in questo: i profumi e l’arte profumiera hanno sempre affascinato le famiglie reali e principesche. Questa passione contagiò, tra le tante, Caterina Sforza e Caterina de’ Medici, ma soprattutto Isabella d’Este marchesa di Mantova, che nella città lombarda frequentava il suo rinomato laboratorio di profumeria, componendo lei stessa le preziose essenze”.
Venezia era una capitale dei profumi. Qui venivano fatte arrivare le essenze più rare, provenienti da paesi lontanissimi. Qui operavano celebri “essenzieri”: Qui, non a caso, venne edito “I Notandissimi Secreti de l’Arte Profumatoria”. Correva l’anno 1555 ed era, per l’Occidente, il primo ricettario ufficiale dell’arte cosmetica.
Chissà, ad esempio, se la Storia sarebbe stata la stessa nel caso in cui Cleopatra non avesse usato i suoi mitici unguenti profumati!
Via via, il profumo è stato ed è, strumento di seduzione, medium per subliminali messaggi, fragranza in grado di avvicinare alla divinità, ma anche modo per occultare l’olezzo di corpi mai lavati e di ambienti dove l’igiene non aveva casa.
Di tutto questo da conto l’affascinante mostra “Profumi di storia” che il Comune di Fratta Polesine, l’Università degli Studi di Ferrara e il Polo Museale Veneto con la Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo propongono negli ambienti del Museo Nazionale Archeologico (recentemente riallestito) nella palladiana Villa Badoer, tradizionale sede di importanti mostre d’arte (dal 16 settembre 2016 al 25 marzo 2017).
Alla realizzazione della mostra collabora la Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo.
L’esposizione, curata da Federica Gonzato con Chiara Beatrice Vicentini, Silvia Vertuani e Stefano Manfredini, dipana diversissime storie, tutte incentrate sul profumo e sull’arte profumiera.
In mostra tremila anni di profumi, attraverso i loro contenitori: da quelli – aryballoi, alabastra e lekythoi – preziosissimi in alabastro, pasta vitrea o ceramica decorata dell’età greca e romana, a quelli più recenti, dove cominciano a “pesare” i marchi della grande profumeria planetaria di oggi. Insieme a oggetti, libri, antichi formulari e farmacopee, strumenti multimediali ed esperienze sensoriali.
La mostra non offre solo reperti e documenti rarissimi, ma garantisce anche sensazioni e esperienze coinvolgenti. Tutti, ad esempio, potranno cimentarsi come “nasi”, alla scoperta delle diverse essenze e immaginando le loro composizioni, facendo appunto ciò che fanno i maghi della profumeria.
Si annuseranno essenze diversissime, nella quasi totalità di origine vegetale. Compresa quella della mitica Rosa Centifolia, la varietà che, coltivata a Grasse in Provenza, offre la fragranza che rende unico Chanel n. 5. La casa profumiera parigina ha l’opzione sull’intera produzione della famiglia Muol, il miglior produttore di Centifolia, per i prossimi 100 anni. Per ottenere 1,5 chili di essenza vengono sacrificate centinaia di migliaia di rose, per l’esattezza una tonnellata di petali, per un controvalore economico a molti zeri.
L’olio essenziale della rosa di Taif è il più costoso al mondo e se ne producono solamente 16 kg all’anno al costo di oltre 50 mila euro al chilo. La produzione è destinata in gran parte al Re della Arabia Saudita.
Nulla di nuovo in questo: i profumi e l’arte profumiera hanno sempre affascinato le famiglie reali e principesche. Questa passione contagiò, tra le tante, Caterina Sforza e Caterina de’ Medici, ma soprattutto Isabella d’Este marchesa di Mantova, che nella città lombarda frequentava il suo rinomato laboratorio di profumeria, componendo lei stessa le preziose essenze”.
Venezia era una capitale dei profumi. Qui venivano fatte arrivare le essenze più rare, provenienti da paesi lontanissimi. Qui operavano celebri “essenzieri”: Qui, non a caso, venne edito “I Notandissimi Secreti de l’Arte Profumatoria”. Correva l’anno 1555 ed era, per l’Occidente, il primo ricettario ufficiale dell’arte cosmetica.
18
settembre 2016
Storia del Profumo, Profumo della Storia
Dal 18 settembre 2016 al 26 febbraio 2017
Location
MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE
Fratta Polesine, Via Giovanni Tasso, 1, (Rovigo)
Fratta Polesine, Via Giovanni Tasso, 1, (Rovigo)
Orario di apertura
tutti i giorni dalle 8.30 alle 19
Vernissage
18 Settembre 2016, h 16
Curatore