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Storie del mondo. Tre viaggi fotografici
una mostra articolata in tre sezioni: “Il dono” di Giorgia Fiorio, premiata nel 2005 per il miglior progetto fotogiornalistico dell’anno nella seconda edizione del Premio Amilcare G. Ponchielli e i lavori dei due autori segnalati “Art. 31: diritto al gioco” di Silvia Morara e “Caos Americano” di Paolo Woods
Comunicato stampa
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Si inaugura a Milano, presso lo Spazio Oberdan, "Storie del mondo. Tre viaggi fotografici", una mostra articolata in tre sezioni: "Il dono" di Giorgia Fiorio, premiata nel 2005 per il miglior progetto fotogiornalistico dell'anno nella seconda edizione del Premio Amilcare G. Ponchielli e i lavori dei due autori segnalati "Art. 31: diritto al gioco" di Silvia Morara e "Caos Americano" di Paolo Woods.
Il Premio Amilcare G. Ponchielli è stato creato nel 2003 dal GRIN/Gruppo Nazionale Redattori Iconografici, che riunisce una trentina di giornalisti e un numero ancor più consistente di operatori che si occupano di immagine nelle redazioni di giornali o di agenzie fotografiche. La sua prima edizione, del 2004, ha premiato, con il sostegno di EPSON, il progetto "De Narcoticis, atlante del narcotraffico" di Alessandro Scotti, esposto lo scorso anno sempre allo Spazio Oberdan.
"Il dono" di Giorgia Fiorio è un lungo e impegnativo progetto fotografico, iniziato nel 2000 e che si concluderà nel 2007, con l'obiettivo di documentare i luoghi e i volti della ricerca della spiritualità. L'autrice scrive: "Attraverso la cruda esperienza diretta, senza intenzioni enciclopediche, da gennaio 2000 perseguo un progetto fotografico lungo un percorso arbitrario, "Il Dono": evidenza visuale e insieme cammino di ricerca personale, intorno all'eredità spirituale dell'umanità. Sospese sulla voragine dello spazio-tempo universale e inscritte nel presente storico, le innumerevoli espressioni del credere compongono un mosaico di percorsi, in dissidio fra l'identità esteriore dell'individuo e il sé profondo (…). Una trama d'infinite corrispondenze, rituali, gesti da sempre ripetuti: molteplici voci, civiltà diverse, risonanze di un medesimo fremito dinanzi al mistero dell'esistenza. Nella celebrazione, nella sacralità del rituale, si altera la percezione dell'esperienza sensibile: l'oggetto e il contesto coinvolti divengono simbolo evocando significati altrimenti estranei (…). Anello di congiunzione tra il finito e l'infinito, gli iniziati di ogni Mistero disperdono attraverso un'esperienza fisica estrema, di privazione, ascesi, dolore, vertigine o delirio, l'immediata tragicità della sofferenza terrena".
Giorgia Fiorio è nata a Torino, 23 luglio 1967. Studi Umanistici. 1989-1990: Programma di studi all'International Center of Photography di New York. I suoi primi lavori, come i pugili di New York (1990-91) e l'Esercito Italiano (1992), ispirano "Uomini", un vasto progetto di dieci anni, iniziato nel 1993, sulle comunità chiuse di uomini: i minatori dell'Ucraina (1993), l'accademia navale di San Pietroburgo, le prigioni russe e i ballerini del Bolshoi e del Kirov (1994), la legione straniera (1995), i Toreros i(1996), i pompieri negli Stati Uniti (1997), i guerrieri méharisti (1998) concludendo con un lavoro su "Gli Uomini del Mare" (1999). Sempre nel 1999 concepisce il nuovo vasto progetto a carattere umanistico sull'Eredità Spirituale dell'Umanità intitolato Il Dono.
Dal 2003, in collaborazione con il professor Gabriel Bauret, dirige a Parigi il workshop fotografico Réfléxions Masterclass, per la formazione di giovani autori.
"Art. 31: diritto al gioco" di Silvia Morara è un reportage fotografico che sottolinea questo articolo sancito dalla Convenzione per i Diritti dell'Infanzia delle Nazioni Unite con immagini che evidenziano come il momento ludico, lo sfogo della fantasia siano essenziali in questa fase della crescita, indipendentemente dal contesto. Nei campi per sfollati del nord Uganda, martoriato dalla guerra civile, nelle baraccopoli di Kampala, in Sudan, e nel poverissimo Burkina Faso così come a Milano. I bambini usano i mezzi che hanno a propria disposizione per creare giochi e mondi immaginari, per scappare dalla guerra, per scappare dai ritmi e dall'ambiente a loro ostili della grande metropoli. Oltre alla ricchezza materiale e alla possibilità di comprare i balocchi, ciò che emerge è il bisogno che tutti i bambini hanno di esprimere il proprio mondo attraverso il gioco, dando libero sfogo all'immaginazione.
Silvia Morara è nata a Bologna nel 1971. Laureata in filosofia nel 1996, inizia a lavorare come fotoreporter per un quotidiano locale poi, dopo un anno passato in Albania a coordinare un progetto di cooperazione allo sviluppo (1998-1999), si trasferisce a Milano e collabora con diverse agenzie fotografiche (Franca Speranza, Iber-Press, LaPresse).
Fotoreporter freelance, tra il 1999 ed il 2001 documenta prevalentemente la realtà dei Balcani. Dopo l'11 settembre 2001 è in Israele-Palestina, poi in Pakistan e Afghanistan. Dal 2002 si dedica meno alla cronaca e più all'approfondimento di storie e si reca in Africa. Inizia anche a collaborare con diverse ONG per la documentazione di progetti in Uganda e Sudan con AVSI, in Burkina Faso con Terres des Hommes, in Perù con il CESVI, in Romania con la Fondazione Aiutare i Bambini.
Attualmente collabora come freelance con l'agenzia fotografica Corbis.
"Caos Americano" di Paolo Woods presenta una selezione delle immagini realizzate negli ultimi quattro anni in Afghanistan e in Iraq. Paolo Woods ama raccontare storie e vicende umane in un modo che ormai è poco consueto. Le immagini in bianco e nero, il formato quadrato, la passione nell'unire testi e immagini sono caratteristiche di un giornalismo sempre più raro. Da un lato c'è il rifiuto della fotografia d'arte, elitaria, e dall'altro il desiderio di produrre un lavoro sul'attualità fatto per approfondire e durare, lontano dall'idea di "news". Paolo Woods non è un fotografo front line, ma si trova sempre dove qualcosa di importante sta per accadere o è appena accaduto. Nonostante abbia vissuto situazioni spesso drammatiche, riesce a ritrarre le persone e le vicende con una estrema concentrazione e a mettere in evidenza gli aspetti nevralgici della storia.
Paolo Woods, 34 anni, nato in Olanda da padre candese e madre olandese. Cresce in Italia. Vive a Parigi. Ha lavorato nella fotografia pubblicitaria e di moda. Inizia a occuparsi di reportage nel 1998. Fotografa in Italia, Francia, Haiti, Vietnam, Marocco, Egitto, Kossovo, Albania. A partire dal 2001 si dedica in particolar modo all'Iran, al Pakistan e all'Afghanistan. Nel 2003 per l'editore Le Seuil (Parigi), insieme ai giornalisti Serge Michel e Serge Enderlin, realizza un libro sul mondo del petrolio "Un Monde de Brut" che lo porterà a lavorare tra l'altro in Angola, Russia, Kazakhastan, Iraq. Nel 2004, sempre per Le Seuil, pubblica insieme a Serge Michel "American Chaos" un lungo reportage sull'Afghanistan e l'Iraq. I libri sono editi in Italia da Il Saggiatore e da Contrasto. I suoi reportage sono pubblicati su Time, Newsweek, Stern, Le Monde, e numerose altre riviste internazionali. Ha esposto in Francia, Italia, Spagna, Stati Uniti. Sue fotografie sono conservate alla Biblioteca Nazionale di Francia, nella collezione della FNAC e nella collezione dello Sceicco Saud Al-Thani in Qatar.
In concomitanza con la mostra, il 27 maggio dalle ore 9.15 alle 14.00 si terrà il convegno "Oltre il dolore degli altri: altre strade del fotogiornalismo", organizzato da Fotografia & Informazione in collaborazione con il G.R.I.N., presso il Nuovo Spazio Guicciardini in via Melloni, 3, Milano, durante il quale verrà annunciato il vincitore della terza edizione del Premio Amilcare G. Ponchielli, sponsorizzato anche quest'anno da Pirelli.
Il Premio Amilcare G. Ponchielli è stato creato nel 2003 dal GRIN/Gruppo Nazionale Redattori Iconografici, che riunisce una trentina di giornalisti e un numero ancor più consistente di operatori che si occupano di immagine nelle redazioni di giornali o di agenzie fotografiche. La sua prima edizione, del 2004, ha premiato, con il sostegno di EPSON, il progetto "De Narcoticis, atlante del narcotraffico" di Alessandro Scotti, esposto lo scorso anno sempre allo Spazio Oberdan.
"Il dono" di Giorgia Fiorio è un lungo e impegnativo progetto fotografico, iniziato nel 2000 e che si concluderà nel 2007, con l'obiettivo di documentare i luoghi e i volti della ricerca della spiritualità. L'autrice scrive: "Attraverso la cruda esperienza diretta, senza intenzioni enciclopediche, da gennaio 2000 perseguo un progetto fotografico lungo un percorso arbitrario, "Il Dono": evidenza visuale e insieme cammino di ricerca personale, intorno all'eredità spirituale dell'umanità. Sospese sulla voragine dello spazio-tempo universale e inscritte nel presente storico, le innumerevoli espressioni del credere compongono un mosaico di percorsi, in dissidio fra l'identità esteriore dell'individuo e il sé profondo (…). Una trama d'infinite corrispondenze, rituali, gesti da sempre ripetuti: molteplici voci, civiltà diverse, risonanze di un medesimo fremito dinanzi al mistero dell'esistenza. Nella celebrazione, nella sacralità del rituale, si altera la percezione dell'esperienza sensibile: l'oggetto e il contesto coinvolti divengono simbolo evocando significati altrimenti estranei (…). Anello di congiunzione tra il finito e l'infinito, gli iniziati di ogni Mistero disperdono attraverso un'esperienza fisica estrema, di privazione, ascesi, dolore, vertigine o delirio, l'immediata tragicità della sofferenza terrena".
Giorgia Fiorio è nata a Torino, 23 luglio 1967. Studi Umanistici. 1989-1990: Programma di studi all'International Center of Photography di New York. I suoi primi lavori, come i pugili di New York (1990-91) e l'Esercito Italiano (1992), ispirano "Uomini", un vasto progetto di dieci anni, iniziato nel 1993, sulle comunità chiuse di uomini: i minatori dell'Ucraina (1993), l'accademia navale di San Pietroburgo, le prigioni russe e i ballerini del Bolshoi e del Kirov (1994), la legione straniera (1995), i Toreros i(1996), i pompieri negli Stati Uniti (1997), i guerrieri méharisti (1998) concludendo con un lavoro su "Gli Uomini del Mare" (1999). Sempre nel 1999 concepisce il nuovo vasto progetto a carattere umanistico sull'Eredità Spirituale dell'Umanità intitolato Il Dono.
Dal 2003, in collaborazione con il professor Gabriel Bauret, dirige a Parigi il workshop fotografico Réfléxions Masterclass, per la formazione di giovani autori.
"Art. 31: diritto al gioco" di Silvia Morara è un reportage fotografico che sottolinea questo articolo sancito dalla Convenzione per i Diritti dell'Infanzia delle Nazioni Unite con immagini che evidenziano come il momento ludico, lo sfogo della fantasia siano essenziali in questa fase della crescita, indipendentemente dal contesto. Nei campi per sfollati del nord Uganda, martoriato dalla guerra civile, nelle baraccopoli di Kampala, in Sudan, e nel poverissimo Burkina Faso così come a Milano. I bambini usano i mezzi che hanno a propria disposizione per creare giochi e mondi immaginari, per scappare dalla guerra, per scappare dai ritmi e dall'ambiente a loro ostili della grande metropoli. Oltre alla ricchezza materiale e alla possibilità di comprare i balocchi, ciò che emerge è il bisogno che tutti i bambini hanno di esprimere il proprio mondo attraverso il gioco, dando libero sfogo all'immaginazione.
Silvia Morara è nata a Bologna nel 1971. Laureata in filosofia nel 1996, inizia a lavorare come fotoreporter per un quotidiano locale poi, dopo un anno passato in Albania a coordinare un progetto di cooperazione allo sviluppo (1998-1999), si trasferisce a Milano e collabora con diverse agenzie fotografiche (Franca Speranza, Iber-Press, LaPresse).
Fotoreporter freelance, tra il 1999 ed il 2001 documenta prevalentemente la realtà dei Balcani. Dopo l'11 settembre 2001 è in Israele-Palestina, poi in Pakistan e Afghanistan. Dal 2002 si dedica meno alla cronaca e più all'approfondimento di storie e si reca in Africa. Inizia anche a collaborare con diverse ONG per la documentazione di progetti in Uganda e Sudan con AVSI, in Burkina Faso con Terres des Hommes, in Perù con il CESVI, in Romania con la Fondazione Aiutare i Bambini.
Attualmente collabora come freelance con l'agenzia fotografica Corbis.
"Caos Americano" di Paolo Woods presenta una selezione delle immagini realizzate negli ultimi quattro anni in Afghanistan e in Iraq. Paolo Woods ama raccontare storie e vicende umane in un modo che ormai è poco consueto. Le immagini in bianco e nero, il formato quadrato, la passione nell'unire testi e immagini sono caratteristiche di un giornalismo sempre più raro. Da un lato c'è il rifiuto della fotografia d'arte, elitaria, e dall'altro il desiderio di produrre un lavoro sul'attualità fatto per approfondire e durare, lontano dall'idea di "news". Paolo Woods non è un fotografo front line, ma si trova sempre dove qualcosa di importante sta per accadere o è appena accaduto. Nonostante abbia vissuto situazioni spesso drammatiche, riesce a ritrarre le persone e le vicende con una estrema concentrazione e a mettere in evidenza gli aspetti nevralgici della storia.
Paolo Woods, 34 anni, nato in Olanda da padre candese e madre olandese. Cresce in Italia. Vive a Parigi. Ha lavorato nella fotografia pubblicitaria e di moda. Inizia a occuparsi di reportage nel 1998. Fotografa in Italia, Francia, Haiti, Vietnam, Marocco, Egitto, Kossovo, Albania. A partire dal 2001 si dedica in particolar modo all'Iran, al Pakistan e all'Afghanistan. Nel 2003 per l'editore Le Seuil (Parigi), insieme ai giornalisti Serge Michel e Serge Enderlin, realizza un libro sul mondo del petrolio "Un Monde de Brut" che lo porterà a lavorare tra l'altro in Angola, Russia, Kazakhastan, Iraq. Nel 2004, sempre per Le Seuil, pubblica insieme a Serge Michel "American Chaos" un lungo reportage sull'Afghanistan e l'Iraq. I libri sono editi in Italia da Il Saggiatore e da Contrasto. I suoi reportage sono pubblicati su Time, Newsweek, Stern, Le Monde, e numerose altre riviste internazionali. Ha esposto in Francia, Italia, Spagna, Stati Uniti. Sue fotografie sono conservate alla Biblioteca Nazionale di Francia, nella collezione della FNAC e nella collezione dello Sceicco Saud Al-Thani in Qatar.
In concomitanza con la mostra, il 27 maggio dalle ore 9.15 alle 14.00 si terrà il convegno "Oltre il dolore degli altri: altre strade del fotogiornalismo", organizzato da Fotografia & Informazione in collaborazione con il G.R.I.N., presso il Nuovo Spazio Guicciardini in via Melloni, 3, Milano, durante il quale verrà annunciato il vincitore della terza edizione del Premio Amilcare G. Ponchielli, sponsorizzato anche quest'anno da Pirelli.
26
maggio 2006
Storie del mondo. Tre viaggi fotografici
Dal 26 maggio al 18 giugno 2006
fotografia
Location
SPAZIO OBERDAN – CINETECA
Milano, Viale Vittorio Veneto, 2, (Milano)
Milano, Viale Vittorio Veneto, 2, (Milano)
Orario di apertura
10-19.30, martedì e giovedì fino alle 22, lunedì chiuso
Vernissage
26 Maggio 2006, ore 18.30
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