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Strangely familiar / stranamente familiare
Disegni contemporanei
Comunicato stampa
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In questi ultimi tempi il disegno sta vivendo una fase d’eccezionale sviluppo a livello europeo. Con questa mostra la Galleria Museo desidera fornire una visione delle avvincenti e molteplici forme del disegno contemporaneo, sia in ambito regionale, sia nel contesto internazionale. Così come molte altre dimensioni artistiche, anche il disegno è stato fortemente influenzato dalle innovazioni succedutesi in campo tecnologico negli ultimi decenni. Il computer, il film e la fotografia sono irrevocabilmente entrati a far parte del patrimonio di questa forma espressiva così ricca di tradizioni.
La mostra intitolata “stranamente familiare” presenta le opere di dieci giovani artisti sia altoatesini e provenienti da diversi paesi europei e americani. Tutti i partecipanti all’esposizione hanno fatto del disegno il loro principale strumento espressivo. Il tema trattato è quello delle svariate chiavi d’accesso che il disegno contemporaneo offre: lavori su carta nei formati più variati, animazioni al computer, disegni basati su temi architettonici, sulla fotografia e sul video.
La mostra propone temi astratti ricavati dal mondo onirico e dall’immaginazione dell’artista, che anche oggettivi canali d’accesso all’ambiente reale e sguardi introspettivi agli enigmi privati e familiari. In questo contesto, il disegno testimonia il suo ruolo di strumento privilegiato in grado di trasformare e ridefinire ciò che ai nostri occhi è conosciuto e abituale, facendo slittare il quotidiano verso dimensioni insolite. Sotto lo sguardo indagatore di una linea tratteggiata, il familiare si manifesta in veste singolare.
Gli artisti
Simone van Dijken (Paesi Bassi, nata nel 1977) volge lo sguardo a se stessa e attorno a sé, creando paesaggi da sogno in cui le forze celate di un mondo molto personale ed intimo si manifestano in gesti marcatamente semplici. L’artista registra situazioni emotive e nostalgiche, mentre con gli occhi cerca “qualcosa d’insignificante o stupido”.
Le figure di Oskar Korsár (Svezia, nato nel 1977) hanno crani enormi e membra molto sottili e allungate: l’impressione che danno allo spettatore è quella d’essere sole ed introverse, come sprofondate in se stesse e nei loro pensieri, mentre portano a termine azioni quotidiane. Tuttavia, queste figure, prevalentemente di sesso femminile, sono molto distanti dal trasmettere una sensazione di quotidianità: sono piuttosto assenti e assorte nella loro inadeguatezza. L’ambiente domestico è caratterizzato da un’atmosfera d’inquietudine e spietatezza.
Nei suoi disegni, Mile Nicevski (Macedonia, nato nel 1973) illustra le notizie del giorno, in cui v’infonde accenni filosofici e di cultura popolare dando, così, forma a scene da lui stesso inventate che si trasformano in scenari irreali. Nonostante i disegni siano carichi di humour e pathos, all’occhio dell’osservatore non sono immediatamente comprensibili. Mile Nicevski fa propri i tabù sociali, tematizzando e mettendo in dubbio le norme culturali e della comunità.
“Parallel Models”, l’ultimo 16 mm in bianco e nero, disegnato a mano dall’artista Jenny Perlin, residente a Brooklyn, documenta tre differenti modelli utopici di consumo nella vita moderna: un centro commerciale (shopping mall) nell’Ohio come Simbolo del capitalismo americano; poi Dubai (the mall of Dubai), inteso come nuovo e gigantesco centro globale; e alla fine la “nave della libertà” (freedom ship), una sorte di sesto continente sui mari del mondo, che è accessibile solamente per i ricchi e che promette lusso e pace in una vita da consumo. La Perlin intensifica lo scenario accostandogli "un’affascinante grafia infantile (che), lettera dopo lettera, sillaba tre narrative evidentemente poco affascinanti" e consente così all’osservatore una partecipazione silenziosa nell’intimità del processo creativo del film.
Stefan Rauter (Bolzano, Italia, nato nel 1980) crea al computer figure ispirate dal fumetto, che si muovono in una sorta di rudimentale film animato. Queste figure nascono dalla ripetizione e dalla sovrapposizione di forme ellissoidali e dalla loro digitalizzazione. In questo processo, la figura umana sembra ridotta ad una variante minima di forma e movimento, e sembra quasi volersi modellare autonomamente prendendo forma dal cerchio. L’inquietante insistenza con cui il moto circolatorio si ripete e ripropone sempre il medesimo gesto, ricorda i movimenti di una marionetta guidata da fili invisibili. La storia della Creazione ha sempre rivestito un importante ruolo, formale o sostanziale, nelle opere di Rauter.
Roland Senoner (Selva di Val Gardena, Italia, nato nel 1966) va alla ricerca dei nessi della vita nelle espressioni della natura e li documenta nella sequenza ritmica del suo tratto di matita, che imprime su fogli di carta di oltre due metri. Il risultato sono quadri meditativi sulla pienezza e sul vuoto, una costante alternanza tra chiaro e scuro, una contrapposizione continua tra il ritratto fedele e la successiva astrazione nella fase compositiva. Il tutto e il nulla sono importanti al tempo stesso, nessun elemento dell’oggetto raffigurato è più rilevante dell’altro, costringendo lo spettatore ad una più attenta osservazione alla ricerca dell’essenziale.
L’opera di Paul Thuile (Bolzano, Italia, nato nel 1959) si articola attorno al tema della percezione del quotidiano, sottoponendo tali meccanismi ad un processo d’estraniazione dai molti significati. Thuile parte da un oggetto osservato all’interno di un ambiente che riproduce, attraverso il disegno, direttamente sull’intonaco delle pareti. In questo modo l’artista viola qualunque legge della semplice prospettiva, deformando da un punto di vista ottico l’oggetto rappresentato. I disegni vengono successivamente fotografati, accrescendo così l’intensità del gioco di prospettiva e della polarizzazione dello sguardo.
Il film animato dell’artista cileno Francisco Valdés (nato nel 1968) Reagan, 1973 si basa su un classico della cinematografia, L’Esorcista, con Linda Blair nella parte di Reagan, un’adolescente impossessata dal demonio. Valdés riedita e disegna a mano, fotogramma dopo fotogramma, una scena della metamorfosi del personaggio, creando delle sezioni animate con oltre 400 immagini. Il film in esposizione, accompagnato da una selezione di disegni, solleva questioni riguardanti i diritti d’autore e accenna un tentativo di polemica sulla disparità tra le produzioni hollywoodiane di grande successo e tecniche cinematografiche arcane e con budget contenuti. Inoltre, il titolo Reagan, 1973, allude all’anno in cui il film è uscito negli Stati Uniti e, in Cile, ha avuto luogo il colpo di stato guidato dal Generale Pinochet. Più che una relazione sugli eventi storici, quest’opera narra l’esperienza personale dell’autore e numerose sensazioni correlate a quel periodo, compresa l’invadente presenza culturale nordamericana in Cile e la furtiva posizione che essa ha occupato nella storia politica cilena.
I disegni dell’artista americano Chris Warrington (USA, nato nel 1971) sono lo sfondo per incontri tra raffigurazioni organiche e tecnologiche. Per mezzo di forme elementari e strutture semplificate, l’artista dà voce alla sua critica ambigua alla cultura dominante, dando così spazio a nuove prospettive sulle componenti sociali della sua opera.
Letizia Werth (Bolzano/Vienna, nata nel 1974) rovista in vecchi album fotografici alla ricerca di particolari momenti nella vita di persone che, successivamente, relega sulla parete per mezzo della grafite. Le scene sembrano tutte molto familiari, anche se non conosciamo le storie personali e le circostanze che vi si celano. Un aspetto, questo, che ci spinge a cercare delle analogie con i nostri ricordi personali. Le opere sono cariche di un’inquietante tensione che scaturisce dal sentimentalismo e dalla nostalgia di questi ricordi privati e, al contempo, dall’anonimità e dalla casualità delle scene raffigurate.
La mostra intitolata “stranamente familiare” presenta le opere di dieci giovani artisti sia altoatesini e provenienti da diversi paesi europei e americani. Tutti i partecipanti all’esposizione hanno fatto del disegno il loro principale strumento espressivo. Il tema trattato è quello delle svariate chiavi d’accesso che il disegno contemporaneo offre: lavori su carta nei formati più variati, animazioni al computer, disegni basati su temi architettonici, sulla fotografia e sul video.
La mostra propone temi astratti ricavati dal mondo onirico e dall’immaginazione dell’artista, che anche oggettivi canali d’accesso all’ambiente reale e sguardi introspettivi agli enigmi privati e familiari. In questo contesto, il disegno testimonia il suo ruolo di strumento privilegiato in grado di trasformare e ridefinire ciò che ai nostri occhi è conosciuto e abituale, facendo slittare il quotidiano verso dimensioni insolite. Sotto lo sguardo indagatore di una linea tratteggiata, il familiare si manifesta in veste singolare.
Gli artisti
Simone van Dijken (Paesi Bassi, nata nel 1977) volge lo sguardo a se stessa e attorno a sé, creando paesaggi da sogno in cui le forze celate di un mondo molto personale ed intimo si manifestano in gesti marcatamente semplici. L’artista registra situazioni emotive e nostalgiche, mentre con gli occhi cerca “qualcosa d’insignificante o stupido”.
Le figure di Oskar Korsár (Svezia, nato nel 1977) hanno crani enormi e membra molto sottili e allungate: l’impressione che danno allo spettatore è quella d’essere sole ed introverse, come sprofondate in se stesse e nei loro pensieri, mentre portano a termine azioni quotidiane. Tuttavia, queste figure, prevalentemente di sesso femminile, sono molto distanti dal trasmettere una sensazione di quotidianità: sono piuttosto assenti e assorte nella loro inadeguatezza. L’ambiente domestico è caratterizzato da un’atmosfera d’inquietudine e spietatezza.
Nei suoi disegni, Mile Nicevski (Macedonia, nato nel 1973) illustra le notizie del giorno, in cui v’infonde accenni filosofici e di cultura popolare dando, così, forma a scene da lui stesso inventate che si trasformano in scenari irreali. Nonostante i disegni siano carichi di humour e pathos, all’occhio dell’osservatore non sono immediatamente comprensibili. Mile Nicevski fa propri i tabù sociali, tematizzando e mettendo in dubbio le norme culturali e della comunità.
“Parallel Models”, l’ultimo 16 mm in bianco e nero, disegnato a mano dall’artista Jenny Perlin, residente a Brooklyn, documenta tre differenti modelli utopici di consumo nella vita moderna: un centro commerciale (shopping mall) nell’Ohio come Simbolo del capitalismo americano; poi Dubai (the mall of Dubai), inteso come nuovo e gigantesco centro globale; e alla fine la “nave della libertà” (freedom ship), una sorte di sesto continente sui mari del mondo, che è accessibile solamente per i ricchi e che promette lusso e pace in una vita da consumo. La Perlin intensifica lo scenario accostandogli "un’affascinante grafia infantile (che), lettera dopo lettera, sillaba tre narrative evidentemente poco affascinanti" e consente così all’osservatore una partecipazione silenziosa nell’intimità del processo creativo del film.
Stefan Rauter (Bolzano, Italia, nato nel 1980) crea al computer figure ispirate dal fumetto, che si muovono in una sorta di rudimentale film animato. Queste figure nascono dalla ripetizione e dalla sovrapposizione di forme ellissoidali e dalla loro digitalizzazione. In questo processo, la figura umana sembra ridotta ad una variante minima di forma e movimento, e sembra quasi volersi modellare autonomamente prendendo forma dal cerchio. L’inquietante insistenza con cui il moto circolatorio si ripete e ripropone sempre il medesimo gesto, ricorda i movimenti di una marionetta guidata da fili invisibili. La storia della Creazione ha sempre rivestito un importante ruolo, formale o sostanziale, nelle opere di Rauter.
Roland Senoner (Selva di Val Gardena, Italia, nato nel 1966) va alla ricerca dei nessi della vita nelle espressioni della natura e li documenta nella sequenza ritmica del suo tratto di matita, che imprime su fogli di carta di oltre due metri. Il risultato sono quadri meditativi sulla pienezza e sul vuoto, una costante alternanza tra chiaro e scuro, una contrapposizione continua tra il ritratto fedele e la successiva astrazione nella fase compositiva. Il tutto e il nulla sono importanti al tempo stesso, nessun elemento dell’oggetto raffigurato è più rilevante dell’altro, costringendo lo spettatore ad una più attenta osservazione alla ricerca dell’essenziale.
L’opera di Paul Thuile (Bolzano, Italia, nato nel 1959) si articola attorno al tema della percezione del quotidiano, sottoponendo tali meccanismi ad un processo d’estraniazione dai molti significati. Thuile parte da un oggetto osservato all’interno di un ambiente che riproduce, attraverso il disegno, direttamente sull’intonaco delle pareti. In questo modo l’artista viola qualunque legge della semplice prospettiva, deformando da un punto di vista ottico l’oggetto rappresentato. I disegni vengono successivamente fotografati, accrescendo così l’intensità del gioco di prospettiva e della polarizzazione dello sguardo.
Il film animato dell’artista cileno Francisco Valdés (nato nel 1968) Reagan, 1973 si basa su un classico della cinematografia, L’Esorcista, con Linda Blair nella parte di Reagan, un’adolescente impossessata dal demonio. Valdés riedita e disegna a mano, fotogramma dopo fotogramma, una scena della metamorfosi del personaggio, creando delle sezioni animate con oltre 400 immagini. Il film in esposizione, accompagnato da una selezione di disegni, solleva questioni riguardanti i diritti d’autore e accenna un tentativo di polemica sulla disparità tra le produzioni hollywoodiane di grande successo e tecniche cinematografiche arcane e con budget contenuti. Inoltre, il titolo Reagan, 1973, allude all’anno in cui il film è uscito negli Stati Uniti e, in Cile, ha avuto luogo il colpo di stato guidato dal Generale Pinochet. Più che una relazione sugli eventi storici, quest’opera narra l’esperienza personale dell’autore e numerose sensazioni correlate a quel periodo, compresa l’invadente presenza culturale nordamericana in Cile e la furtiva posizione che essa ha occupato nella storia politica cilena.
I disegni dell’artista americano Chris Warrington (USA, nato nel 1971) sono lo sfondo per incontri tra raffigurazioni organiche e tecnologiche. Per mezzo di forme elementari e strutture semplificate, l’artista dà voce alla sua critica ambigua alla cultura dominante, dando così spazio a nuove prospettive sulle componenti sociali della sua opera.
Letizia Werth (Bolzano/Vienna, nata nel 1974) rovista in vecchi album fotografici alla ricerca di particolari momenti nella vita di persone che, successivamente, relega sulla parete per mezzo della grafite. Le scene sembrano tutte molto familiari, anche se non conosciamo le storie personali e le circostanze che vi si celano. Un aspetto, questo, che ci spinge a cercare delle analogie con i nostri ricordi personali. Le opere sono cariche di un’inquietante tensione che scaturisce dal sentimentalismo e dalla nostalgia di questi ricordi privati e, al contempo, dall’anonimità e dalla casualità delle scene raffigurate.
21
gennaio 2005
Strangely familiar / stranamente familiare
Dal 21 gennaio al 05 marzo 2005
disegno e grafica
Location
AR/GE KUNST GALLERIA MUSEO
Bolzano, Via Museo, 29, (Bolzano)
Bolzano, Via Museo, 29, (Bolzano)
Orario di apertura
ma-ve 10–13 e 15–19.
sa 10–13
Vernissage
21 Gennaio 2005, ore 19
Autore
Curatore