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STRAPPARE ALL’ECO L’ULTIMA PAROLA
Il progetto, a cura di Alberto Zanchetta, coinvolge Juan Carlos Ceci, Luca Freschi, Alessandra Gellini, Luca Piovaccari, Giorgia Severi e Verter Turroni sui temi della cultura, della natura, dell’ecologia e dei cicli vitali.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
STRAPPARE ALL’ECO L’ULTIMA PAROLA
a cura di ALBERTO ZANCHETTA
Inaugurazione 7 ottobre, h 17:00
7 – 29 ottobre 2023
dalle 16:00 alle 19:00 / chiuso il lunedì o su appuntamento / 335 651 3466
Via Cervese 322, Pievequinta, Forlì
PVQ322 a Pievequinta di Forlì, in occasione della 19° Giornata del Contemporaneo, promossa da AMACI, presenterà il progetto espositivo Strappare all’eco l’ultima parola che vede coinvolti Juan Carlos Ceci, Luca Piovaccari, Alessandra Gellini, Giorgia Severi, Luca Freschi e Verter Turroni sui temi della cultura, della natura, dell’ecologia e dei cicli vitali.
Nel corso dei secoli, l’arte ha sempre rivaleggiato con la natura, rischiando di rovinare verso il fondo, laddove monta il rumore di ciò che cade a pezzi (ma che in realtà è già eco, è già passato, già compiuto). Anziché cercare di plagiare o piegare la natura ai nostri desideri, è necessario attingere alle sue segrete energie; spetta quindi agli artisti, e non ai critici, avere “l’ultima parola” sulla bellezza che si annida nelle forme e nei materiali.
La pittura di Juan Carlos Ceci ha sempre vissuto di slanci ed esitazioni, di furori e ripensamenti, di affioramenti e affossa- menti. La sua diligenza è costellata di lunghe e lente attese, responsabilità che ha desunto dalle raffinatezze degli anti- chi Maestri. Anziché proporsi di dipingere una natura morta, l’artista ha sempre preteso di intuire una Natura che fosse consustanziale alla pittura stessa. Il brulichio di forme che per- vade i suoi quadri è infatti pruriginoso, punteggiato di brividi e piaceri carnali.
Luca Piovaccari propone giardini selvatici e paesaggi perduti nel tempo che cercano, con il freddo, la rigenerazione. Una silenziosa colonna sonora accompagna queste opere del ciclo Anatomia d’inverno, più precisamente i 24 Lieder del ciclo Winterreise (“Viaggio d’inverno”) composti da Franz Schubert nel 1827 su testi di Wihelm Müller. Il protagonista, il Wanderer, ossia il viaggiatore, cammina lontano da casa su strade innevate; quello del viandante solitario come anche quello dell’ artista è un percorso a ritroso sul mondo che parla all’anima della natura e a ognuno di noi.
L’opera di Alessandra Gellini attinge, secondo la sua consueta poetica, dalla natura suggerimenti per esprimere esperienze esistenziali profonde. In questo caso, come già nell’opera Noi che io sono emergono i concetti di cambiamento, adattamento, resistenza. Con una grafica a inchiostro su carta velina di grande formato e fili di lino grezzo, i funghi Matsutake nell’opera In fìeri, con la loro mirabile e unica capacità di mutare a partire dalle condizioni e dalle relazioni dell’ambiente, diventano veicolo e icona dell’indomabile divenire e trionfare della vita.
I lavori di Giorgia Severi indagano i “paesaggi culturali” in cui l’identità culturale è/era strettamente legata alla natura del luogo. Nel 2016, a seguito di una permanenza in Australia – esperienza che le ha permesso di osservare una cultura che si rivela negli elementi del paesaggio – l’artista ha lavorato al progetto Ghost Landscape utilizzando i Ghost Gum Trees, eucalipti plurisecolari portatori di memoria, custodi e protagonisti di storie e tradizioni locali, oltre che testimoni di eventi legati al colonialismo. I loro tronchi bianchi e sfogliati sono un pretesto per riflettere sulle “popolazioni fantasma”.
Luca Freschi rintraccia nella materia fittile la sua fonte primaria in una commistione di tempi e luoghi differenti. Le Cariatidi, installazioni di configurazione totemica, spaziano tra richiami iconografici e formali, attingendo a culture dell’antichità e dell’attualità. Questo incessante e straordinario distillato tra passato e presente coniuga la complessità dei rimandi culturali (stilemi di epoche e correnti diverse, oggetti preesistenti e in parte realizzati mediante la tecnica del calco) in un equilibrio precario eppur perfetto.
Come un giocoliere che lavora di frodo, Verter Turroni si districa tra occultamenti e camuffamenti; mosso e scosso dalla curiosità che punge sul vivo l’attenzione, Turroni giunge a una riduzione estrema e radicale che concilia il meno possibile con "qualcosa" (un qualcosa che non è più ma che ancora, tenacemente, permane). Affastellate le une sulle altre, le une dentro le altre, le forme scultoree cercano di riabilitare/rivivificare materiali che contengono residui di umanità e di memoria collettiva, diventando improvvisamente araldiche.
a cura di ALBERTO ZANCHETTA
Inaugurazione 7 ottobre, h 17:00
7 – 29 ottobre 2023
dalle 16:00 alle 19:00 / chiuso il lunedì o su appuntamento / 335 651 3466
Via Cervese 322, Pievequinta, Forlì
PVQ322 a Pievequinta di Forlì, in occasione della 19° Giornata del Contemporaneo, promossa da AMACI, presenterà il progetto espositivo Strappare all’eco l’ultima parola che vede coinvolti Juan Carlos Ceci, Luca Piovaccari, Alessandra Gellini, Giorgia Severi, Luca Freschi e Verter Turroni sui temi della cultura, della natura, dell’ecologia e dei cicli vitali.
Nel corso dei secoli, l’arte ha sempre rivaleggiato con la natura, rischiando di rovinare verso il fondo, laddove monta il rumore di ciò che cade a pezzi (ma che in realtà è già eco, è già passato, già compiuto). Anziché cercare di plagiare o piegare la natura ai nostri desideri, è necessario attingere alle sue segrete energie; spetta quindi agli artisti, e non ai critici, avere “l’ultima parola” sulla bellezza che si annida nelle forme e nei materiali.
La pittura di Juan Carlos Ceci ha sempre vissuto di slanci ed esitazioni, di furori e ripensamenti, di affioramenti e affossa- menti. La sua diligenza è costellata di lunghe e lente attese, responsabilità che ha desunto dalle raffinatezze degli anti- chi Maestri. Anziché proporsi di dipingere una natura morta, l’artista ha sempre preteso di intuire una Natura che fosse consustanziale alla pittura stessa. Il brulichio di forme che per- vade i suoi quadri è infatti pruriginoso, punteggiato di brividi e piaceri carnali.
Luca Piovaccari propone giardini selvatici e paesaggi perduti nel tempo che cercano, con il freddo, la rigenerazione. Una silenziosa colonna sonora accompagna queste opere del ciclo Anatomia d’inverno, più precisamente i 24 Lieder del ciclo Winterreise (“Viaggio d’inverno”) composti da Franz Schubert nel 1827 su testi di Wihelm Müller. Il protagonista, il Wanderer, ossia il viaggiatore, cammina lontano da casa su strade innevate; quello del viandante solitario come anche quello dell’ artista è un percorso a ritroso sul mondo che parla all’anima della natura e a ognuno di noi.
L’opera di Alessandra Gellini attinge, secondo la sua consueta poetica, dalla natura suggerimenti per esprimere esperienze esistenziali profonde. In questo caso, come già nell’opera Noi che io sono emergono i concetti di cambiamento, adattamento, resistenza. Con una grafica a inchiostro su carta velina di grande formato e fili di lino grezzo, i funghi Matsutake nell’opera In fìeri, con la loro mirabile e unica capacità di mutare a partire dalle condizioni e dalle relazioni dell’ambiente, diventano veicolo e icona dell’indomabile divenire e trionfare della vita.
I lavori di Giorgia Severi indagano i “paesaggi culturali” in cui l’identità culturale è/era strettamente legata alla natura del luogo. Nel 2016, a seguito di una permanenza in Australia – esperienza che le ha permesso di osservare una cultura che si rivela negli elementi del paesaggio – l’artista ha lavorato al progetto Ghost Landscape utilizzando i Ghost Gum Trees, eucalipti plurisecolari portatori di memoria, custodi e protagonisti di storie e tradizioni locali, oltre che testimoni di eventi legati al colonialismo. I loro tronchi bianchi e sfogliati sono un pretesto per riflettere sulle “popolazioni fantasma”.
Luca Freschi rintraccia nella materia fittile la sua fonte primaria in una commistione di tempi e luoghi differenti. Le Cariatidi, installazioni di configurazione totemica, spaziano tra richiami iconografici e formali, attingendo a culture dell’antichità e dell’attualità. Questo incessante e straordinario distillato tra passato e presente coniuga la complessità dei rimandi culturali (stilemi di epoche e correnti diverse, oggetti preesistenti e in parte realizzati mediante la tecnica del calco) in un equilibrio precario eppur perfetto.
Come un giocoliere che lavora di frodo, Verter Turroni si districa tra occultamenti e camuffamenti; mosso e scosso dalla curiosità che punge sul vivo l’attenzione, Turroni giunge a una riduzione estrema e radicale che concilia il meno possibile con "qualcosa" (un qualcosa che non è più ma che ancora, tenacemente, permane). Affastellate le une sulle altre, le une dentro le altre, le forme scultoree cercano di riabilitare/rivivificare materiali che contengono residui di umanità e di memoria collettiva, diventando improvvisamente araldiche.
07
ottobre 2023
STRAPPARE ALL’ECO L’ULTIMA PAROLA
Dal 07 al 29 ottobre 2023
collettiva
Location
PVQ322
Pievequinta, Via Cervese, 322, (Forlì-cesena)
Pievequinta, Via Cervese, 322, (Forlì-cesena)
Orario di apertura
da martedì a domenica ore 16-19
Vernissage
7 Ottobre 2023, 17
Sito web
Autore
Curatore
Produzione organizzazione