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Strappi. Tra violenza e indifferenza
La mostra Strappi. Tra violenza e indifferenza nasce con l’intenzione di dare spazio a un tema duro, aspro, complesso come quello della violenza. Dieci fotografi (100 scatti) si riconoscono unicamente nel fermare il tempo, documentare la colpa, chiedere giustizia. E stanarci dalla indifferenza.
Comunicato stampa
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La mostra Strappi.Tra violenza e indifferenza nasce con l’intenzione di dare spazio a un tema duro, aspro, complesso come quello della violenza È la cultura che si incarica di ricordare, nel suo valore sociale ed educativo, le situazioni dimenticate o addirittura sconosciute. È la cultura che, quando il tema trattato è così difficile ci permette di affrontarlo con credibilità.
Nel mondo della fotografia, questo approccio culturale è condiviso da fotoreporter che hanno a cuore una situazione drammatica e che prendono tempo per documentarla e per riportare al mondo la loro testimonianza. La mostra Strappi.Tra violenza e indifferenza nasce con l’intenzione di dare spazio al loro lavoro. Dieci fotografi, dieci reportage, cento scatti: una esposizione fotografica collettiva ideata e curata da Tiziana Bonomo. Immagini da leggere con dovuta lentezza per scoprire nelle pose, negli sguardi, nei ritratti delle vittime le loro storie al limite del reale: istanti cruciali che ogni fotografo ha rubato a suo modo, ciascuno con la propria capacità di cogliere orrore e bellezza, sconforto e speranza con l’implacabile forza della propria sorprendente dote di testimone.
Un progetto che favorisce la ripartenza delle iniziative culturali all’interno della Cittadella e si rivolge ai giovani che, come dimostrato dall’affluenza ai festival sul fotogiornalismo, sono particolarmente interessati all’immagine, ai fatti di cronaca e al reportage.
Si tratta di un contributo di altissima qualità alla vita culturale della Città e della Regione, che si trovano ad ospitare reporter di grande valore: da Ivo Saglietti, riconosciuto per ben tre volte dalla Word Press Photo Foundation, ad Alfredo Bosco, insignito dalla Croce Rossa Internazionale; dal fotografo di LIFE Derek Hudson alla giovane Chloe Sharrock dell'agenzia MYOP; dal poeta Mattia Velati all'intrepido Fabio Polese; da chi, come Laura Secci, ha vissuto per qualche anno nell'esercito alla tenace e intraprendente videomaker Francesca Tosarelli per arrivare infine a Roberto Travan e Karl Mancini, due fotogiornalisti instancabili che fanno della ricerca la loro missione di vita”. La narrazione di Domenico Quirico, voce autorevole del quotidiano La Stampa, da sempre testimone della violenza nel mondo, spiega il concetto di “strappo” accompagnando la mostra con la sua introduzione e con le sue parole.
I PROTAGONISTI E I LORO PROGETTI
“Strappi” è un’esposizione che integra fotografia e parola.
I fotografi presenti in mostra sono: Alfredo Bosco, Derek Hudson, Karl Mancini, Fabio Polese, Ivo Saglietti, Laura Secci, Chloe Sharrock, Francesca Tosarelli, Roberto Travan, Mattia Velati.
Le fotografie sono il frutto di una ricerca e di una selezione fatta da progetti di reportage molto estesi, lavori a lungo termine in luoghi e situazioni diverse: dal Sud America al Medio Oriente, dal Messico al Myanmar, dal Congo allo Yemen.
Estado de Guerrero – il racconto visivo eseguito da Alfredo Bosco tra il 2018 e il 2019 a Guerrero in Messico – denuncia come la violenza, causata dal narcotraffico, trasforma villaggi, città, persone, bambini.
Il lavoro di Karl Mancini, sui femminicidi in America Latina, denuncia quanto le donne siano vittime di violenze inimmaginabili. Lo sguardo della ventinovenne Chloe Sharrock, con la sua personale sensibilità per i diritti delle donne, si è concentrato in questi ultimi tre anni, su Raqqa e sul campo di prigionia di Al-Hawl nel nord della Siria.
Ogni progetto esposto rappresenta simbolicamente una delle cause che scatenano la violenza: traffico di droga, integralismo, corruzione, maschilismo, potere.
Il noto fotografo Ivo Saglietti, da oltre un decennio segue puntualmente, a Potočari, la cerimonia di restituzione e riconoscimento delle vittime del genocidio di Srebrenica e ci mostra cosa significa convivere con le conseguenze di un genocidio L’esodo di popolazioni perseguitate continua ad essere simile a quello documentato da Derek Hudson durante la fuga degli hutu dai tutsi e nei suoi drammatici bianchi e neri ci fa capire cosa sono costrette a vivere queste persone. L’integralismo rischia di annientare la bellezza di un popolo e di un paese come quello yemenita, così magnificamente raccontato da Mattia Velati.
Laura Secci ci svela la sua esperienza in Afghanistan all’interno della missione ISAF (International Security Assistance Force). Un’altra giovane reporter Francesca Tosarelli, oggi diventata video maker ha deciso di riprendere – nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo – le donne, stanche di subire violenza, che combattono all’interno di gruppi ribelli. Il dolore, che anni di guerra procurano ai civili – continui strappi – è immediatamente tangibile nelle immagini in Nagorno Karabakh di Roberto Travan. La resistenza dei giovani, considerati ribelli, che lottano per la libertà in Myanmar è una silente denuncia che Fabio Polese è riuscito a documentare come unico reporter italiano.
Titolo: STRAPPI. Tra violenza e indifferenza
Inaugurazione: venerdì 26 novembre 2021, ore 18,30 - 21,00
Fotografi: Alfredo bosco, Chloe Sharrock, Derek Hudson, Fabio polese, Francesca Tosarelli, Ivo Saglietti, Karl Mancini, Laura Secci, Mattia Velati, Roberto Travan
Dove: Museo del Mastio della Cittadella, Corso Galileo Ferraris 0, Torino
Orari di apertura: da martedì a domenica dalle ore 11 alle ore 19 (ultimo ingresso ore 18.30). Lunedì chiuso. Ingresso libero.
Quando: da sabato 27 novembre 2021 al 16 gennaio 2022
Patrocinio: Regione Piemonte, Città Metropolitana di Torino
Nel mondo della fotografia, questo approccio culturale è condiviso da fotoreporter che hanno a cuore una situazione drammatica e che prendono tempo per documentarla e per riportare al mondo la loro testimonianza. La mostra Strappi.Tra violenza e indifferenza nasce con l’intenzione di dare spazio al loro lavoro. Dieci fotografi, dieci reportage, cento scatti: una esposizione fotografica collettiva ideata e curata da Tiziana Bonomo. Immagini da leggere con dovuta lentezza per scoprire nelle pose, negli sguardi, nei ritratti delle vittime le loro storie al limite del reale: istanti cruciali che ogni fotografo ha rubato a suo modo, ciascuno con la propria capacità di cogliere orrore e bellezza, sconforto e speranza con l’implacabile forza della propria sorprendente dote di testimone.
Un progetto che favorisce la ripartenza delle iniziative culturali all’interno della Cittadella e si rivolge ai giovani che, come dimostrato dall’affluenza ai festival sul fotogiornalismo, sono particolarmente interessati all’immagine, ai fatti di cronaca e al reportage.
Si tratta di un contributo di altissima qualità alla vita culturale della Città e della Regione, che si trovano ad ospitare reporter di grande valore: da Ivo Saglietti, riconosciuto per ben tre volte dalla Word Press Photo Foundation, ad Alfredo Bosco, insignito dalla Croce Rossa Internazionale; dal fotografo di LIFE Derek Hudson alla giovane Chloe Sharrock dell'agenzia MYOP; dal poeta Mattia Velati all'intrepido Fabio Polese; da chi, come Laura Secci, ha vissuto per qualche anno nell'esercito alla tenace e intraprendente videomaker Francesca Tosarelli per arrivare infine a Roberto Travan e Karl Mancini, due fotogiornalisti instancabili che fanno della ricerca la loro missione di vita”. La narrazione di Domenico Quirico, voce autorevole del quotidiano La Stampa, da sempre testimone della violenza nel mondo, spiega il concetto di “strappo” accompagnando la mostra con la sua introduzione e con le sue parole.
I PROTAGONISTI E I LORO PROGETTI
“Strappi” è un’esposizione che integra fotografia e parola.
I fotografi presenti in mostra sono: Alfredo Bosco, Derek Hudson, Karl Mancini, Fabio Polese, Ivo Saglietti, Laura Secci, Chloe Sharrock, Francesca Tosarelli, Roberto Travan, Mattia Velati.
Le fotografie sono il frutto di una ricerca e di una selezione fatta da progetti di reportage molto estesi, lavori a lungo termine in luoghi e situazioni diverse: dal Sud America al Medio Oriente, dal Messico al Myanmar, dal Congo allo Yemen.
Estado de Guerrero – il racconto visivo eseguito da Alfredo Bosco tra il 2018 e il 2019 a Guerrero in Messico – denuncia come la violenza, causata dal narcotraffico, trasforma villaggi, città, persone, bambini.
Il lavoro di Karl Mancini, sui femminicidi in America Latina, denuncia quanto le donne siano vittime di violenze inimmaginabili. Lo sguardo della ventinovenne Chloe Sharrock, con la sua personale sensibilità per i diritti delle donne, si è concentrato in questi ultimi tre anni, su Raqqa e sul campo di prigionia di Al-Hawl nel nord della Siria.
Ogni progetto esposto rappresenta simbolicamente una delle cause che scatenano la violenza: traffico di droga, integralismo, corruzione, maschilismo, potere.
Il noto fotografo Ivo Saglietti, da oltre un decennio segue puntualmente, a Potočari, la cerimonia di restituzione e riconoscimento delle vittime del genocidio di Srebrenica e ci mostra cosa significa convivere con le conseguenze di un genocidio L’esodo di popolazioni perseguitate continua ad essere simile a quello documentato da Derek Hudson durante la fuga degli hutu dai tutsi e nei suoi drammatici bianchi e neri ci fa capire cosa sono costrette a vivere queste persone. L’integralismo rischia di annientare la bellezza di un popolo e di un paese come quello yemenita, così magnificamente raccontato da Mattia Velati.
Laura Secci ci svela la sua esperienza in Afghanistan all’interno della missione ISAF (International Security Assistance Force). Un’altra giovane reporter Francesca Tosarelli, oggi diventata video maker ha deciso di riprendere – nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo – le donne, stanche di subire violenza, che combattono all’interno di gruppi ribelli. Il dolore, che anni di guerra procurano ai civili – continui strappi – è immediatamente tangibile nelle immagini in Nagorno Karabakh di Roberto Travan. La resistenza dei giovani, considerati ribelli, che lottano per la libertà in Myanmar è una silente denuncia che Fabio Polese è riuscito a documentare come unico reporter italiano.
Titolo: STRAPPI. Tra violenza e indifferenza
Inaugurazione: venerdì 26 novembre 2021, ore 18,30 - 21,00
Fotografi: Alfredo bosco, Chloe Sharrock, Derek Hudson, Fabio polese, Francesca Tosarelli, Ivo Saglietti, Karl Mancini, Laura Secci, Mattia Velati, Roberto Travan
Dove: Museo del Mastio della Cittadella, Corso Galileo Ferraris 0, Torino
Orari di apertura: da martedì a domenica dalle ore 11 alle ore 19 (ultimo ingresso ore 18.30). Lunedì chiuso. Ingresso libero.
Quando: da sabato 27 novembre 2021 al 16 gennaio 2022
Patrocinio: Regione Piemonte, Città Metropolitana di Torino
26
novembre 2021
Strappi. Tra violenza e indifferenza
Dal 26 novembre 2021 al 16 gennaio 2022
fotografia
Location
MASTIO DELLA CITTADELLA – MUSEO NAZIONALE D’ARTIGLIERIA
Torino, Corso Galileo Ferraris, (Torino)
Torino, Corso Galileo Ferraris, (Torino)
Orario di apertura
da martedì a domenica ore 11-19
Vernissage
26 Novembre 2021, ore 18.30-21
Sito web
Editore
Prinp - Editoria d’Arte
Ufficio stampa
Piercarlo Sommo di Anarti, ArtPhotò e Regione Piemonte
Autore
Curatore
Autore testo critico
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