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Suncica Perisin Tomljanovic – Use me
Il debutto romano dell’artista croata dopo 3 anni a Londra rivela una propensione per il disegno a colloquio con lo spazio espositivo per una installazione di 6 metri e oltre da AKA fino al Tevere
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Il lavoro site-specific di Suncica Perisin (Split,1983) si annuncia con
uno strillo dalla vetrina di via del Pellegrino. Un disegno di 9 metri si
stende oltre la colonna di marmo, dieci ritratti si contendono gli angoli
del
basement, dove non è facile scovarli tutti a prima vista. Dopo 3 anni a
Londra in occasione del suo primo Degree Show (la mostra di fine corso al
Central Saint Martins College of Art and Design la scorsa estate)
l’artista aveva
contaminato la scuola di figure aderenti ai posti più nascosti, incluse le
fughe di silicone della porta di vetro dell’ascensore, quale piccolo
inserto installativo che tuttora non è stato rimosso. Morbide forme
avvolgevano stipiti, termosifoni, insospettabili angoli e corridoi di
servizio.
Nello spazio AKA l’intervento site-specific colloca ovunque i lavori su
carta, il disegno colma le pareti e le sovverte, 9 metri di figura si
librano nel volume della galleria, per poi ritrovare la donna posata tra
le pieghe delle scale sul lungotevere, con esito leggermente differente ma
altrettanto sorprendente, anzitutto per la scala ambientale del lavoro.
Nonostante lo scouting continuo la scelta dei soggetti è accurata, viene
chiesto ai modelli di eliminare memoria interiore e conflitti quotidiani
per interagire soltanto con il lato piu' estetico. Tutti vogliono cambiare
il mondo ma nessuno è disposto a cambiare se stesso, sembra pensare
l’artista, e nel frattempo ricerca il prossimo ritratto con una sorta di
esercizio di stile che va visto senza avversione pregiudiziale e anzi con
la possibilità di eliminare la sofferenza umana attraverso un linguaggio
immediato e molto poetico. A partire dal titolo Suncica usa
dichiaratamente le persone che incontra casualmente mentre una innata aura
calamitante consente la comunicazione con chiunque e lascia emergere il
lato emozionale più diretto. Una presenza prepotente e soave al contempo
si bilancia con l’innocenza e la follia dei vent’anni, perennemente
attratti dall’ignoto.
La tensione tra umano e divino rende lirici segno e pennellata,
estrememente fragili tutti i suoi protagonisti.
Raffaella Guidobono
uno strillo dalla vetrina di via del Pellegrino. Un disegno di 9 metri si
stende oltre la colonna di marmo, dieci ritratti si contendono gli angoli
del
basement, dove non è facile scovarli tutti a prima vista. Dopo 3 anni a
Londra in occasione del suo primo Degree Show (la mostra di fine corso al
Central Saint Martins College of Art and Design la scorsa estate)
l’artista aveva
contaminato la scuola di figure aderenti ai posti più nascosti, incluse le
fughe di silicone della porta di vetro dell’ascensore, quale piccolo
inserto installativo che tuttora non è stato rimosso. Morbide forme
avvolgevano stipiti, termosifoni, insospettabili angoli e corridoi di
servizio.
Nello spazio AKA l’intervento site-specific colloca ovunque i lavori su
carta, il disegno colma le pareti e le sovverte, 9 metri di figura si
librano nel volume della galleria, per poi ritrovare la donna posata tra
le pieghe delle scale sul lungotevere, con esito leggermente differente ma
altrettanto sorprendente, anzitutto per la scala ambientale del lavoro.
Nonostante lo scouting continuo la scelta dei soggetti è accurata, viene
chiesto ai modelli di eliminare memoria interiore e conflitti quotidiani
per interagire soltanto con il lato piu' estetico. Tutti vogliono cambiare
il mondo ma nessuno è disposto a cambiare se stesso, sembra pensare
l’artista, e nel frattempo ricerca il prossimo ritratto con una sorta di
esercizio di stile che va visto senza avversione pregiudiziale e anzi con
la possibilità di eliminare la sofferenza umana attraverso un linguaggio
immediato e molto poetico. A partire dal titolo Suncica usa
dichiaratamente le persone che incontra casualmente mentre una innata aura
calamitante consente la comunicazione con chiunque e lascia emergere il
lato emozionale più diretto. Una presenza prepotente e soave al contempo
si bilancia con l’innocenza e la follia dei vent’anni, perennemente
attratti dall’ignoto.
La tensione tra umano e divino rende lirici segno e pennellata,
estrememente fragili tutti i suoi protagonisti.
Raffaella Guidobono
07
settembre 2006
Suncica Perisin Tomljanovic – Use me
Dal 07 settembre al 03 ottobre 2006
arte contemporanea
Location
AKA
Roma, Via Dei Cartari, 11, (Roma)
Roma, Via Dei Cartari, 11, (Roma)
Orario di apertura
11:00 - 13:00, 16:00 - 20. Lunedi chiuso
Vernissage
7 Settembre 2006, ore 18
Autore
Curatore