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Superfici
Mostra collettiva di pittura, scultura e fotografia del Gruppo Artistico “QUARTODECIMO”. Sessanta opere in cui ciascun artista ha cercato di sviscerare nuove possibilità espressive dalle superfici sulle quali abitualmente lavora
Comunicato stampa
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Superficie - da super e fàcies, letteralmente faccia superiore, parte esterna di un corpo - è
estensione in uno spazio a due dimensioni. Un concetto astratto che, quando non è impiegato
in senso strettamente geografico o geometrico con le relative implicazioni pratiche (superficie
utile, commerciale, fondiaria), emerge nel linguaggio comune in una contestualizzazione
eminentemente negativa. “Stare in superficie”, “essere superficiali” indica mancanza di volontà
di approfondimento, rifiuto di penetrare al nocciolo della verità. Eppure, al contrario, proprio
la superficie è rivelazione, è densità di senso. L’aveva ben compreso Georg Simmel, tanto da
transitare nella storia del pensiero con l’etichetta negativa di “filosofo della superficie”. Simmel
sapeva bene che un’analisi dell’esistenza che tenesse conto della complessità del reale non poteva
non affidarsi alle strutture di base, all’affiorare della superficie: il trasudare della vita nella sua più
immediata apparizione.
Delle superfici rivelatrici di profondità fa man bassa anche e soprattutto il linguaggio dell’arte. La
superficie, in arte, è tutto. E’ base del contatto visivo, emotivo e conoscitivo che porta alla presa
di coscienza della materia. Materia che ci si presenta in quelle forme che le geometrie euclidee (e
non) hanno compendiato (piana, cilindrica, elicoidale, sferica...) e che raccoglie la sfida dell’idea
dell’artista. Dalla superficie parte la riflessione della nuova mostra del Quartodecimo declinata,
come è consuetudine, in scultura, pittura e fotografia.
Jo Taiana lega il suo concetto di superficie a un percorso dal formale all’informale. Opere
pittoriche in cui il figurativo “cambia pelle” per sfociare nel concettuale giocato attraverso un
cromatismo materico e denso. Fino a che il corpo umano (un pugno serrato, un piede) irrompe e
frantuma.
Stefano Maesani ha utilizzato materiali scultorei pescati dal “dimenticato”: «Quel limbo in cui
giacciono oggetti o parti di strutture comunemente considerate alla fine della loro vita utile. Sono
partito dall’osservazione dell’elemento “fulcro” della realizzazione individuandone il “lato oscuro”,
e cercando in questo un nuovo significato da sviluppare per dare una “seconda vita” a quegli
oggetti».
Coglie invece la sfida dell’armonia matematica il ciclo pittorico di Roberto Parisi. Tre dei
suoi quadri, in particolare, sono progettati a partire dal valore della musica che si unisce
concettualmente alla forma e al colore. Dalle formule geometriche agli spartiti musicali le note
attingono alle radici della matematica, fino alla raffigurazione di dieci “Ave Maria” di Schubert in
cui la scrittura musicale dà energia al colore.
Oniriche e sospese sono le superfici di Aldo Scorza: figure trasparenti vi transitano immerse in
ondate di colore. L’olio su tela “Malinconia” ritrae invece una donna sola, tra pareti domestiche,
carica della nostalgia di un passato d’amore e presenze.
Superfici scomposte e raggelanti maschere bianche colgono, nella fotografia di Daniele Alessi, una
visione che scardina le certezze.
Alberto Bogani torna con i temi dell’Apocalisse e del Giardino dell’Eden evocative presenze in cui
la superficie si fa simbolo di qualcosa di potente e “altro” infinitamente distante.
Nicoletta Brenna, recupera lo spirito dell’esposizione “Genius loci” allestita a Como lo scorso
ottobre e nata per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla cultura dei luoghi, dell’ambiente e del
paesaggio. Una ricerca che fa perno sui materiali naturali lavorati dall’uomo: superfici grezze che,
racchiuse in una cornice, diventano piccoli distillati di natura.
Nelle sculture di Vito Cimarosti il concetto di superficie è all’ennesima potenza: legni, metalli,
pietra si piegano e si conformano secondo quella geometria pura di cui si diceva. Elicoidali,
sferiche, piane, ondulate, le superfici si animano, si elevano e seducono fino alla spasmodica
ricerca di un contatto fisico, di una ideale carezza che sia pienezza dei sensi.
Inserti materici e colore irrompono nelle tele di Enrica Frigerio, mentre Elisa Perin trae spunto
dalle acque del lago e dal loro movimento ondulatorio, armonico e sinuoso per creare superfici
scultoree morbide e addomesticabili.
La ricerca astratta si presenta nell’opera scultorea di Alessandra Ronchetti e nella pittura di
Bruno Saba (notevole il dipinto “Temporale sul lago” un vortice di superfici che riflette l’animo in
tempesta dell’osservatore).
Superficie è, per Stefano Venturini, piazza con gente che passa, una agorà effimera un incrocio
di luci ed ombre con anonimi volti che si sfiorano impercettibilmente. Oniriche ed evocative le
atmosfere nelle sperimentazioni fotografiche di Angelo Minardi con sorgenti di luce che emergono
da uno spazio opaco e omogeneo, graffiato e rappreso però in superficie.
Giovanile il linguaggio di Tania Colombo con atmosfere alla Tim Burton in una reinterpretazione
del sé che gioca con il lato oscuro e la rabbia.
Katia Trinca Colonel
estensione in uno spazio a due dimensioni. Un concetto astratto che, quando non è impiegato
in senso strettamente geografico o geometrico con le relative implicazioni pratiche (superficie
utile, commerciale, fondiaria), emerge nel linguaggio comune in una contestualizzazione
eminentemente negativa. “Stare in superficie”, “essere superficiali” indica mancanza di volontà
di approfondimento, rifiuto di penetrare al nocciolo della verità. Eppure, al contrario, proprio
la superficie è rivelazione, è densità di senso. L’aveva ben compreso Georg Simmel, tanto da
transitare nella storia del pensiero con l’etichetta negativa di “filosofo della superficie”. Simmel
sapeva bene che un’analisi dell’esistenza che tenesse conto della complessità del reale non poteva
non affidarsi alle strutture di base, all’affiorare della superficie: il trasudare della vita nella sua più
immediata apparizione.
Delle superfici rivelatrici di profondità fa man bassa anche e soprattutto il linguaggio dell’arte. La
superficie, in arte, è tutto. E’ base del contatto visivo, emotivo e conoscitivo che porta alla presa
di coscienza della materia. Materia che ci si presenta in quelle forme che le geometrie euclidee (e
non) hanno compendiato (piana, cilindrica, elicoidale, sferica...) e che raccoglie la sfida dell’idea
dell’artista. Dalla superficie parte la riflessione della nuova mostra del Quartodecimo declinata,
come è consuetudine, in scultura, pittura e fotografia.
Jo Taiana lega il suo concetto di superficie a un percorso dal formale all’informale. Opere
pittoriche in cui il figurativo “cambia pelle” per sfociare nel concettuale giocato attraverso un
cromatismo materico e denso. Fino a che il corpo umano (un pugno serrato, un piede) irrompe e
frantuma.
Stefano Maesani ha utilizzato materiali scultorei pescati dal “dimenticato”: «Quel limbo in cui
giacciono oggetti o parti di strutture comunemente considerate alla fine della loro vita utile. Sono
partito dall’osservazione dell’elemento “fulcro” della realizzazione individuandone il “lato oscuro”,
e cercando in questo un nuovo significato da sviluppare per dare una “seconda vita” a quegli
oggetti».
Coglie invece la sfida dell’armonia matematica il ciclo pittorico di Roberto Parisi. Tre dei
suoi quadri, in particolare, sono progettati a partire dal valore della musica che si unisce
concettualmente alla forma e al colore. Dalle formule geometriche agli spartiti musicali le note
attingono alle radici della matematica, fino alla raffigurazione di dieci “Ave Maria” di Schubert in
cui la scrittura musicale dà energia al colore.
Oniriche e sospese sono le superfici di Aldo Scorza: figure trasparenti vi transitano immerse in
ondate di colore. L’olio su tela “Malinconia” ritrae invece una donna sola, tra pareti domestiche,
carica della nostalgia di un passato d’amore e presenze.
Superfici scomposte e raggelanti maschere bianche colgono, nella fotografia di Daniele Alessi, una
visione che scardina le certezze.
Alberto Bogani torna con i temi dell’Apocalisse e del Giardino dell’Eden evocative presenze in cui
la superficie si fa simbolo di qualcosa di potente e “altro” infinitamente distante.
Nicoletta Brenna, recupera lo spirito dell’esposizione “Genius loci” allestita a Como lo scorso
ottobre e nata per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla cultura dei luoghi, dell’ambiente e del
paesaggio. Una ricerca che fa perno sui materiali naturali lavorati dall’uomo: superfici grezze che,
racchiuse in una cornice, diventano piccoli distillati di natura.
Nelle sculture di Vito Cimarosti il concetto di superficie è all’ennesima potenza: legni, metalli,
pietra si piegano e si conformano secondo quella geometria pura di cui si diceva. Elicoidali,
sferiche, piane, ondulate, le superfici si animano, si elevano e seducono fino alla spasmodica
ricerca di un contatto fisico, di una ideale carezza che sia pienezza dei sensi.
Inserti materici e colore irrompono nelle tele di Enrica Frigerio, mentre Elisa Perin trae spunto
dalle acque del lago e dal loro movimento ondulatorio, armonico e sinuoso per creare superfici
scultoree morbide e addomesticabili.
La ricerca astratta si presenta nell’opera scultorea di Alessandra Ronchetti e nella pittura di
Bruno Saba (notevole il dipinto “Temporale sul lago” un vortice di superfici che riflette l’animo in
tempesta dell’osservatore).
Superficie è, per Stefano Venturini, piazza con gente che passa, una agorà effimera un incrocio
di luci ed ombre con anonimi volti che si sfiorano impercettibilmente. Oniriche ed evocative le
atmosfere nelle sperimentazioni fotografiche di Angelo Minardi con sorgenti di luce che emergono
da uno spazio opaco e omogeneo, graffiato e rappreso però in superficie.
Giovanile il linguaggio di Tania Colombo con atmosfere alla Tim Burton in una reinterpretazione
del sé che gioca con il lato oscuro e la rabbia.
Katia Trinca Colonel
02
luglio 2011
Superfici
Dal 02 al 24 luglio 2011
fotografia
arte contemporanea
arte contemporanea
Location
EX CHIESA DI SAN PIETRO IN ATRIO
Como, Via Odescalchi, (Como)
Como, Via Odescalchi, (Como)
Orario di apertura
DA LUNEDI’ A MERCOLEDI’ DALLE 16,00 ALLE 19,00
DA GIOVEDI’ A DOMENICA DALLE 16,00 ALLE 22,00
Vernissage
2 Luglio 2011, ore 18
Autore