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Superfici Eloquenti
Superfici eloquenti è il titolo della mostra, curata da Angela Madesani, negli spazi della Nuova Galleria Morone, con i lavori di Valentina Berardinone (1929), di Antonio Scaccabarozzi (1936-2008) e di Ivan De Menis (1973).
Comunicato stampa
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Si tratta di una riflessione su un momento portante della ricerca artistica, quello della superficie dell’opera, attraverso i lavori di artisti di generazioni diverse e con ricerche profondamente diverse tra loro.
L’analisi è relativa a quella particolare zona, il contorno del corpo che si pone come limite fra lo spazio esterno e quello occupato dal corpo stesso.
Superficie pittorica, perlopiù, ma anche momento primigenio e di registrazione dell’agire artistico. Un’indagine quella condotta attraverso i tre artisti in mostra, che ha a che fare con il tempo, il tempo della pittura certo come per le Velature di Scaccabarozzi, ma anche il tempo come indagine linguistica e, che diviene traccia dell’accadere così per Berardinone. Per De Menis il tempo è memoria dell’azione artistica in un territorio indefinibile che sta tra la pittura e la scultura.
Una mostra trasversale che dà vita a una sorta di conversazione silenziosa ma eloquente tra i lavori.
Di Valentina Berardinone, artista storica italiana, che, fra le altre cose, ha preso parte all’importante mostra Campo Urbano, che si è tenuta 50 anni fa a Como, sono in mostra alcune opere appartenenti al ciclo de I Calchi (1977), impronte, tracce, indici del reale.
La rassegna comprende, inoltre, alcune grandi tele degli anni Novanta, in cui l’artista sottolinea la doppiezza, l’ambiguità della soglia, del confine. La sua volontà è quella di giungere all’essenza delle cose. Le interessa il doppio fronte dei fenomeni, l’apparenza, la tela, ma anche ciò che sta dietro, la struttura.
Di Antonio Scaccabarozzi sono in mostra alcune Velature (2005-2008), opere del suo periodo ultimo. Scriveva l’artista stesso: «Il colore e la trasparenza restano ancora gli elementi principali». Le numerose velature di colore sono dipinte sulla tela dando così vita a delle esperienze dialettiche. Siamo di fronte a sovrapposizioni di strati di colore, in cui di volta in volta i differenti pesi danno vita a esiti diversi.
Dai cicli Tessere, Compressioni, Rette sono le opere in mostra di Ivan De Menis. Ogni suo lavoro inizia da un telaio di legno, profondo, sul quale viene tesa una tela. Su di essa è posto il colore, a olio e ad acqua, così da creare una reazione, uno scontro fisico.
Il tutto viene chiuso all’interno di una gabbia di polistirolo, sulla quale l’artista pone dei pesi al fine di pressarne il contenuto. Ogni colore ha una reazione diversa. L’impacchettamento crea una traccia, una memoria della materia. L’esito è il frutto di una stratificazione, in cui il tutto è contenuto in una sorta di imballaggio protettivo.
L’analisi è relativa a quella particolare zona, il contorno del corpo che si pone come limite fra lo spazio esterno e quello occupato dal corpo stesso.
Superficie pittorica, perlopiù, ma anche momento primigenio e di registrazione dell’agire artistico. Un’indagine quella condotta attraverso i tre artisti in mostra, che ha a che fare con il tempo, il tempo della pittura certo come per le Velature di Scaccabarozzi, ma anche il tempo come indagine linguistica e, che diviene traccia dell’accadere così per Berardinone. Per De Menis il tempo è memoria dell’azione artistica in un territorio indefinibile che sta tra la pittura e la scultura.
Una mostra trasversale che dà vita a una sorta di conversazione silenziosa ma eloquente tra i lavori.
Di Valentina Berardinone, artista storica italiana, che, fra le altre cose, ha preso parte all’importante mostra Campo Urbano, che si è tenuta 50 anni fa a Como, sono in mostra alcune opere appartenenti al ciclo de I Calchi (1977), impronte, tracce, indici del reale.
La rassegna comprende, inoltre, alcune grandi tele degli anni Novanta, in cui l’artista sottolinea la doppiezza, l’ambiguità della soglia, del confine. La sua volontà è quella di giungere all’essenza delle cose. Le interessa il doppio fronte dei fenomeni, l’apparenza, la tela, ma anche ciò che sta dietro, la struttura.
Di Antonio Scaccabarozzi sono in mostra alcune Velature (2005-2008), opere del suo periodo ultimo. Scriveva l’artista stesso: «Il colore e la trasparenza restano ancora gli elementi principali». Le numerose velature di colore sono dipinte sulla tela dando così vita a delle esperienze dialettiche. Siamo di fronte a sovrapposizioni di strati di colore, in cui di volta in volta i differenti pesi danno vita a esiti diversi.
Dai cicli Tessere, Compressioni, Rette sono le opere in mostra di Ivan De Menis. Ogni suo lavoro inizia da un telaio di legno, profondo, sul quale viene tesa una tela. Su di essa è posto il colore, a olio e ad acqua, così da creare una reazione, uno scontro fisico.
Il tutto viene chiuso all’interno di una gabbia di polistirolo, sulla quale l’artista pone dei pesi al fine di pressarne il contenuto. Ogni colore ha una reazione diversa. L’impacchettamento crea una traccia, una memoria della materia. L’esito è il frutto di una stratificazione, in cui il tutto è contenuto in una sorta di imballaggio protettivo.
16
maggio 2019
Superfici Eloquenti
Dal 16 maggio al 05 luglio 2019
arte contemporanea
Location
NUOVA GALLERIA MORONE
Milano, Via Nerino, 3, (Milano)
Milano, Via Nerino, 3, (Milano)
Orario di apertura
da lunedì a venerdì dalle 11 alle 19
Vernissage
16 Maggio 2019, h 18
Autore
Curatore