Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Supermart. Arte al cm quadro
Si può stabilire come criterio di valutazione di un’opera d’arte il centimetro quadrato, l’esatta misura della superficie di un quadro o di una fotografia? Il SUPERMART proposto dalla galleria ARCH rappresenta una sfida al mercato o è soltanto una provocazione neo-dada?
Comunicato stampa
Segnala l'evento
A dire il vero, come ha scritto Angela Vettese, non esiste un solo mercato dell'arte, ne esistono molti. La
segmentazione del mercato è rispecchiata dall'attività delle gallerie, che si rivolgono a una clientela diversa e ben caratterizzata, in base all'età, al ceto, alla cultura e alle motivazioni all'acquisto. Il collezionismo, a ogni modo, è privilegio di pochi, almeno per quanto riguarda le opere degli artisti noti, le cui quotazioni vengono spesso gonfiate grazie a complesse operazioni di marketing. Il circuito dell'arte, gestito attraverso una rete di relazioni fra le principali gallerie, gli spazi espositivi pubblici, gli sponsor e i mediatori resta precluso alla gran parte degli aspiranti frequentatori, si tratti di artisti o di collezionisti.
Le grandi mostre, gli appuntamenti internazionali, i luoghi deputati alla discussione e al confronto propongono opere che il più delle volte risultano estranee ai gusti del pubblico, che utilizzano un linguaggio auto-referenziale, un gergo visuale parallelo a quello della critica specializzata. Si ha così da un lato un ampliamento dell'offerta e della partecipazione all'evento mondano e dall'altro una sostanziale incomunicabilità fra opera d'arte e fruitore, una sorta di schizofrenia fra apprezzamento estetico e quotazione.
Si dirà che anche l'arte, in quanto merce, deve rispettare le logiche del mercato, il gioco della domanda e dell'offerta, la visibilità e la disponibilità dell'oggetto, il suo valore come status symbol. E che la ricerca affannosa del nuovo la avvicina sempre più al sistema della moda. Ma se si perde di vista il fondamento, il valore artistico, quello che si vende è una firma, una certificazione, un attestato di esistenza.
Il disorientamento del pubblico, già perseguito dalle avanguardie, è da tempo un must delle rassegne che contano, il segno distintivo di un’operazione conservatrice e sottilmente reazionaria.
Come s'inserisce il SUPERMART in questo sfavillante e angusto universo di relazioni e speculazioni? In cosa differisce da una banale collettiva, più o meno coerente con un'idea di fondo? E cos'ha di diverso da una fiera, a parte lo spazio e i mezzi finanziari?
Vendere l'arte al centimetro quadro non è solo un escamotage per attirare un pubblico più vasto, la possibilità offerta a nuovi potenziali collezionisti di scoprire e acquistare a buon prezzo opere di giovani artisti. Quella che ARCH propone è prima di tutto un'operazione estetica, l'espressione di un preciso convincimento riguardo alla natura dell'opera d'arte e della sua effettiva fruibilità. Ne è testimonianza l'avvicinamento dell'oggetto all'acquirente, che può non soltanto vederlo, ma toccarlo con mano. L'opera d'arte non è più sacra e inaccessibile, la si può osservare con comodo, sfogliare non solo il catalogo, ma il corpo stesso di un'opera, sia essa quadro o stampa fotografica. Un ritorno alla dimensione dello studio, a quel rapporto diretto con l'oggetto, di cui si possono apprezzare, alla presenza dell'artista, tecnica, stile e materia.
Nel piccolo o grande magazzino dell'arte, pittore e fotografo si mettono in gioco, espongono le loro creazioni al giudizio di un pubblico eterogeneo rinunciando ad aure, diaframmi e birignao. Il centimetro quadro del giudizio induce l'artista a rivedere i conti con se stesso, a riflettere sul potere comunicativo del suo lavoro. L'opera torna a essere il punto di partenza e di arrivo del rapporto con il fruitore. L'adozione del criterio di formato la libera dai veli e permette che venga considerata per quello che è, un oggetto che racchiude un valore simbolico, un modo di pensare l'arte, di vedere il mondo, la frazione di mondo, al tempo stesso esterno e interiore, che l'artista vi racchiude e vi concreta perché al mondo stesso sia poi restituito.
segmentazione del mercato è rispecchiata dall'attività delle gallerie, che si rivolgono a una clientela diversa e ben caratterizzata, in base all'età, al ceto, alla cultura e alle motivazioni all'acquisto. Il collezionismo, a ogni modo, è privilegio di pochi, almeno per quanto riguarda le opere degli artisti noti, le cui quotazioni vengono spesso gonfiate grazie a complesse operazioni di marketing. Il circuito dell'arte, gestito attraverso una rete di relazioni fra le principali gallerie, gli spazi espositivi pubblici, gli sponsor e i mediatori resta precluso alla gran parte degli aspiranti frequentatori, si tratti di artisti o di collezionisti.
Le grandi mostre, gli appuntamenti internazionali, i luoghi deputati alla discussione e al confronto propongono opere che il più delle volte risultano estranee ai gusti del pubblico, che utilizzano un linguaggio auto-referenziale, un gergo visuale parallelo a quello della critica specializzata. Si ha così da un lato un ampliamento dell'offerta e della partecipazione all'evento mondano e dall'altro una sostanziale incomunicabilità fra opera d'arte e fruitore, una sorta di schizofrenia fra apprezzamento estetico e quotazione.
Si dirà che anche l'arte, in quanto merce, deve rispettare le logiche del mercato, il gioco della domanda e dell'offerta, la visibilità e la disponibilità dell'oggetto, il suo valore come status symbol. E che la ricerca affannosa del nuovo la avvicina sempre più al sistema della moda. Ma se si perde di vista il fondamento, il valore artistico, quello che si vende è una firma, una certificazione, un attestato di esistenza.
Il disorientamento del pubblico, già perseguito dalle avanguardie, è da tempo un must delle rassegne che contano, il segno distintivo di un’operazione conservatrice e sottilmente reazionaria.
Come s'inserisce il SUPERMART in questo sfavillante e angusto universo di relazioni e speculazioni? In cosa differisce da una banale collettiva, più o meno coerente con un'idea di fondo? E cos'ha di diverso da una fiera, a parte lo spazio e i mezzi finanziari?
Vendere l'arte al centimetro quadro non è solo un escamotage per attirare un pubblico più vasto, la possibilità offerta a nuovi potenziali collezionisti di scoprire e acquistare a buon prezzo opere di giovani artisti. Quella che ARCH propone è prima di tutto un'operazione estetica, l'espressione di un preciso convincimento riguardo alla natura dell'opera d'arte e della sua effettiva fruibilità. Ne è testimonianza l'avvicinamento dell'oggetto all'acquirente, che può non soltanto vederlo, ma toccarlo con mano. L'opera d'arte non è più sacra e inaccessibile, la si può osservare con comodo, sfogliare non solo il catalogo, ma il corpo stesso di un'opera, sia essa quadro o stampa fotografica. Un ritorno alla dimensione dello studio, a quel rapporto diretto con l'oggetto, di cui si possono apprezzare, alla presenza dell'artista, tecnica, stile e materia.
Nel piccolo o grande magazzino dell'arte, pittore e fotografo si mettono in gioco, espongono le loro creazioni al giudizio di un pubblico eterogeneo rinunciando ad aure, diaframmi e birignao. Il centimetro quadro del giudizio induce l'artista a rivedere i conti con se stesso, a riflettere sul potere comunicativo del suo lavoro. L'opera torna a essere il punto di partenza e di arrivo del rapporto con il fruitore. L'adozione del criterio di formato la libera dai veli e permette che venga considerata per quello che è, un oggetto che racchiude un valore simbolico, un modo di pensare l'arte, di vedere il mondo, la frazione di mondo, al tempo stesso esterno e interiore, che l'artista vi racchiude e vi concreta perché al mondo stesso sia poi restituito.
05
luglio 2008
Supermart. Arte al cm quadro
Dal 05 luglio al 31 ottobre 2008
arte moderna
Location
ARCH LAB
Roma, Via Giovanni Lanza, 91a, (Roma)
Roma, Via Giovanni Lanza, 91a, (Roma)
Orario di apertura
dal Martedì al Sabato 15.30 – 21.30; Domenica e Lunedì chiuso
Vernissage
5 Luglio 2008, ore 19.30
Autore
Curatore