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Sviste
Valentina Blundo, Emma Masut, Frantiska Soukupova, Lucia Spadotto, Aurora Rotellini sono le
studentesse selezionate dal Triennio del corso di Pittura afferente alla cattedra del professore Simone
Pellegrini invitate a esporre presso la Galleria d’Arte 56 in occasione della nona edizione di Opentour.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Cinque studentesse selezionate dal Triennio del corso di Pittura dell’Accademia di Belle Arti di Bologna afferente alla cattedra del professore Simone Pellegrini dialogano nelle sale della Galleria d’Arte Cinquantasei, in occasione della nona edizione di Opentour, presentando lavori eterogenei attraversati da lapsus, disorientamenti, correzioni, ripensamenti, inversioni di rotta e di senso.
Emma Masut realizza disegni a grafite in un bianco e nero ben connotato a cui a volte aggiunge il colore utilizzando pastelli a cera diluiti con la trementina che, in successione, creano narrazioni ritmate. In galleria presenta un corpus di lavori di retaggio cinematografico dal sapore talvolta ironico, altre spiazzante, attraversati da atmosfere sospese che sembrano stralci di storyboard, frame di scene di film girate di soppiatto, tagli di montaggio, immagini sottratte a un archivio.
Valentina Blundo si focalizza su una ricerca che è analisi sul segno, rappresentazione e memoria. Paesaggi, nature morte, ricordi burrosi, appannati, quasi permeati da una diffusa condensa, aleggiano su raffinate tele di piccolo e medio formato. L’immagine si consegna al fruitore evaporata, e così, ciò che questo intravede, è qualcosa che in realtà ha appena perduto.
Il lavoro caleidoscopico di Frantiska Soukupova è un concentrato di sincretismo, un potpourri di riferimenti pop, colti, inattesi, allusivi, in un’estetica della ridondanza in cui migrano elementi presi a prestito da universi disparati. È pastiche allegro e scanzonato; è viaggio psichedelico tra colori acidi e fluo in cui lo smarrire la strada e ritrovarsi disorientati altrove, è piacevole scoperta.
Aurora Rotellini, presenta immagini sulla soglia; disegni a matita in cui la cancellatura diventa un abbassare i toni della marcatura iniziale del tracciato in una sospensione del segno germinale per ri-formarla in un altro da sé.
Smarcare l’immagine attraverso la cancellatura diviene un mitigare un segno marcato a cui ci si sente estranei e, al contempo, un giocare sullo spiazzamento e sull’ambivalenza semantica. L’opera si struttura sulla svista: l’autrice parte da un dato eclatante ma il fruitore non vi ha più accesso; il valore vero si dà nell’oggetto che ha inesorabilmente perduto il proprio riferimento, diventando enigma.
La serie esposta da Lucia Spadotto rappresenta il capolinea di una ricerca intimistica sul femminile iniziata anni addietro, in cui il corpo si dà per negazione e il disegno si concentra sul contenitore, sull’elemento esteriore in un’indagine sul tessuto, sulla veste senza donna, sull’abito senza corpo che reca traccia di chi l’ha indossato. Il vestito a tratti diventa organico, sudario, testimone eloquente, altre volte, momento pittorico lirico fine a se stesso, pura astrazione, in cui è svanito il riferimento del corpo e della veste, in nome di una pittura totale.
Tristana Chinni
Emma Masut realizza disegni a grafite in un bianco e nero ben connotato a cui a volte aggiunge il colore utilizzando pastelli a cera diluiti con la trementina che, in successione, creano narrazioni ritmate. In galleria presenta un corpus di lavori di retaggio cinematografico dal sapore talvolta ironico, altre spiazzante, attraversati da atmosfere sospese che sembrano stralci di storyboard, frame di scene di film girate di soppiatto, tagli di montaggio, immagini sottratte a un archivio.
Valentina Blundo si focalizza su una ricerca che è analisi sul segno, rappresentazione e memoria. Paesaggi, nature morte, ricordi burrosi, appannati, quasi permeati da una diffusa condensa, aleggiano su raffinate tele di piccolo e medio formato. L’immagine si consegna al fruitore evaporata, e così, ciò che questo intravede, è qualcosa che in realtà ha appena perduto.
Il lavoro caleidoscopico di Frantiska Soukupova è un concentrato di sincretismo, un potpourri di riferimenti pop, colti, inattesi, allusivi, in un’estetica della ridondanza in cui migrano elementi presi a prestito da universi disparati. È pastiche allegro e scanzonato; è viaggio psichedelico tra colori acidi e fluo in cui lo smarrire la strada e ritrovarsi disorientati altrove, è piacevole scoperta.
Aurora Rotellini, presenta immagini sulla soglia; disegni a matita in cui la cancellatura diventa un abbassare i toni della marcatura iniziale del tracciato in una sospensione del segno germinale per ri-formarla in un altro da sé.
Smarcare l’immagine attraverso la cancellatura diviene un mitigare un segno marcato a cui ci si sente estranei e, al contempo, un giocare sullo spiazzamento e sull’ambivalenza semantica. L’opera si struttura sulla svista: l’autrice parte da un dato eclatante ma il fruitore non vi ha più accesso; il valore vero si dà nell’oggetto che ha inesorabilmente perduto il proprio riferimento, diventando enigma.
La serie esposta da Lucia Spadotto rappresenta il capolinea di una ricerca intimistica sul femminile iniziata anni addietro, in cui il corpo si dà per negazione e il disegno si concentra sul contenitore, sull’elemento esteriore in un’indagine sul tessuto, sulla veste senza donna, sull’abito senza corpo che reca traccia di chi l’ha indossato. Il vestito a tratti diventa organico, sudario, testimone eloquente, altre volte, momento pittorico lirico fine a se stesso, pura astrazione, in cui è svanito il riferimento del corpo e della veste, in nome di una pittura totale.
Tristana Chinni
22
giugno 2023
Sviste
Dal 22 giugno al 15 settembre 2023
arte contemporanea
Location
GALLERIA D’ARTE 56
Bologna, Via Mascarella, 59/b, (Bologna)
Bologna, Via Mascarella, 59/b, (Bologna)
Orario di apertura
Giovedì
Vernissage
22 Giugno 2023, giovedì: 16.00-20.00 - venerdì e sabato: 16.00-19.00
Autore
Curatore
Autore testo critico
Produzione organizzazione