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Sweet Winter
Con Sweet Winter gli artisti in mostra si sono “infiltrati” nel sistema dei loghi pubblicitari e delle immagini generalmente utilizzate da una nota casa di produzione di caramelle: quasi tutti ne hanno rielaborato virtualmente l’iconografia, restituendola attraverso una “tecnologia manuale”, che imita i pixel di cui sono formate le immagini al computer
Comunicato stampa
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Ci fu un tempo, neppure troppo lontano, in cui l'arte abitava la quotidianità, viveva la vita delle persone, trovava ispirazione e incideva sull'industria, sul design, sulla moda, sulla pubblicità. Un tempo in cui poteva accadere che uno dei più grandi artisti europei ridisegnasse il marchio di una caramella. Forse non tutti sanno che il logo "chupa-chups", la caramella spagnola con il bastoncino, nasce da un'idea di Salvador Dalì nel 1969. Un'invenzione cui rende ora omaggio Santolo De Luca, in questa mostra che contamina “alto e basso”, arte e consumo, traendone nuove icone popolari, fatte di caramelle. Le "morositas" trasformate dalla pittura di Leonida De Filippi in "oggetti virtuali", che ricordano il movimento veloce delle meteore nello spazio, o reinterpretate in chiave fitomorfa nel dittico di Ada Mazzei. Il pinguino goffo, ironico, fiabesco costruito da Nausicaa Berbenni con centinaia di "mentos", il sapore freddo dei ghiacciai che gli stessi mentini hanno evocato a Veronica Picelli e la Lolita di Nabokov tratta da un frame del film di S.kubrick, dipinta da Marcella Bonfanti.
Con Sweet Winter gli artisti in mostra si sono “infiltrati” nel sistema dei loghi pubblicitari e delle immagini generalmente utilizzate da una nota casa di produzione di caramelle: quasi tutti ne hanno rielaborato virtualmente l’iconografia, restituendola attraverso una “tecnologia manuale”, che imita i pixel di cui sono formate le immagini al computer.
A volte con ingenuità, altre con distacco consapevole, altre ancora con ambiguità, queste opere giocano sui nomi e sul loro significato in un rapporto stretto tra l’immagine e la parola. É accaduto spesso che l’industria cercasse ispirazione nell’arte. E l’arte quasi sempre non si è limitata ad eseguire, ma ha interpretato, ponendo l’accento sulle contraddizioni, sui vizi oltre che sulle virtù di ciò che stava rappresentando. Così nella Lolita di Marcella Bonfanti il particolare con cui la ragazza dovrebbe sedurre è posto fuori campo e l’attenzione è spostata sul reiterarsi del particolare dello stesso ritratto, che per l’artista equivale al processo di conoscenza di se stessi; ma la ripetizione claustrofobica dei piccoli quadrati è anche il simbolo dell’incomunicabilità del mondo contemporaneo.
Vengono in mente Le ipotesi da scartare (Le caramelle) di De Luca (un’opera cui veniva accostata una sorta di perfomance con la distribuzione di caramelle davanti alla tela) e, nella tela di Leonida De Filippi, le due pillole di Matrix dei fratelli Wachowski: la prima dona la fine della storia, per cui ci si può svegliare e credere in ciò che si vuole, l’altra che consente di entrare in una nuova realtà grazie al sogno e alla meraviglia. E ancora il mercante che vendeva caramelle per calmare la sete nella storia del piccolo principe nella fiaba di Antoine De Saint-Exupéry: una pillola alla settimana e non si sentiva più il bisogno di bere. Una grande economia e un risparmio di tempo di 53 minuti a settimana secondo il mercante, cui il piccolo principe chiede: “Cosa se ne fa di questi 53 minuti” ? “Se ne fa quel che si vuole ...”, rispose il mercante. “Io, se avessi 53 minuti da spendere camminerei adagio adagio verso una fontana”, disse allora il piccolo principe.
Rachele Ferrario
Con Sweet Winter gli artisti in mostra si sono “infiltrati” nel sistema dei loghi pubblicitari e delle immagini generalmente utilizzate da una nota casa di produzione di caramelle: quasi tutti ne hanno rielaborato virtualmente l’iconografia, restituendola attraverso una “tecnologia manuale”, che imita i pixel di cui sono formate le immagini al computer.
A volte con ingenuità, altre con distacco consapevole, altre ancora con ambiguità, queste opere giocano sui nomi e sul loro significato in un rapporto stretto tra l’immagine e la parola. É accaduto spesso che l’industria cercasse ispirazione nell’arte. E l’arte quasi sempre non si è limitata ad eseguire, ma ha interpretato, ponendo l’accento sulle contraddizioni, sui vizi oltre che sulle virtù di ciò che stava rappresentando. Così nella Lolita di Marcella Bonfanti il particolare con cui la ragazza dovrebbe sedurre è posto fuori campo e l’attenzione è spostata sul reiterarsi del particolare dello stesso ritratto, che per l’artista equivale al processo di conoscenza di se stessi; ma la ripetizione claustrofobica dei piccoli quadrati è anche il simbolo dell’incomunicabilità del mondo contemporaneo.
Vengono in mente Le ipotesi da scartare (Le caramelle) di De Luca (un’opera cui veniva accostata una sorta di perfomance con la distribuzione di caramelle davanti alla tela) e, nella tela di Leonida De Filippi, le due pillole di Matrix dei fratelli Wachowski: la prima dona la fine della storia, per cui ci si può svegliare e credere in ciò che si vuole, l’altra che consente di entrare in una nuova realtà grazie al sogno e alla meraviglia. E ancora il mercante che vendeva caramelle per calmare la sete nella storia del piccolo principe nella fiaba di Antoine De Saint-Exupéry: una pillola alla settimana e non si sentiva più il bisogno di bere. Una grande economia e un risparmio di tempo di 53 minuti a settimana secondo il mercante, cui il piccolo principe chiede: “Cosa se ne fa di questi 53 minuti” ? “Se ne fa quel che si vuole ...”, rispose il mercante. “Io, se avessi 53 minuti da spendere camminerei adagio adagio verso una fontana”, disse allora il piccolo principe.
Rachele Ferrario
30
novembre 2006
Sweet Winter
Dal 30 novembre al 30 dicembre 2006
arte contemporanea
Location
GALLERIA SENO
Milano, Via Ciovasso, 19, (Milano)
Milano, Via Ciovasso, 19, (Milano)
Orario di apertura
da Lunedì a Venerdì 10.00-13.00 e 15.00-19.00
Vernissage
30 Novembre 2006, ore 18.30
Autore
Curatore