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T1 – La sindrome di Pantagruel
Torino si arricchisce ora di un nuovo appuntamento a livello internazionale: a novembre si inaugura infatti la prima edizione di “T Torino Triennale Tremusei”, una rassegna che si prefigge di presentare le più nuove produzioni nel campo delle arti visive
Comunicato stampa
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T – Torino Triennale Tremusei
“T Torino Triennale Tremusei” è una nuova rassegna triennale d’arte contemporanea internazionale. La manifestazione è organizzata dal Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, dalla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo e dalla GAM Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino.
“T” è articolata in due parti: la prima coinvolgerà 75 giovani artisti da tutto il mondo i quali presenteranno opere inedite e sperimentali; la seconda renderà omaggio a due artisti giovani ma già affermati.
L’obiettivo di “T” è di creare un dialogo fra le proposte più sperimentali e giovani dell’arte contemporanea e il lavoro di artisti che hanno raggiunto una maturità di linguaggio e un riconoscimento internazionale, altresì di sviluppare ulteriormente lo scambio culturale tra Torino, la Regione Piemonte e il mondo d’oggi caratterizzato dalla globalizzazione.
Torino e il Piemonte sono ormai divenuti un punto di riferimento dell’arte contemporanea internazionale. Accanto all’attività di istituzioni consolidate come il Castello di Rivoli, la GAM e la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, si tengono iniziative culturali ed espositive di grande rilievo dedicate alle arti visive. A novembre, in concomitanza con T1, si inaugurano Artissima 12, l’unica mostra mercato dedicata esclusivamente all’arte contemporanea, la rassegna Luci d’Artista, giunta all’ottava edizione e divenuta un vero e proprio " museo all’aperto", ManifesTO, mostra di "manifesti" stradali reinventati da artisti, Saturday Night Art Fever, la kermesse che vede aperte sino a notte inoltrata le principali gallerie private di Torino, tutti appuntamenti ormai d’obbligo per gli appassionati d’arte.
T1 - La sindrome di Pantagruel
La prima edizione della triennale, T1, si terrà dall’11 novembre 2005 al 19 marzo 2006 ed è curata da Francesco Bonami e Carolyn Christov-Bakargiev.
Intitolata La sindrome di Pantagruel, la manifestazione prende spunto dal personaggio di Pantagruel, protagonista grottesco al limite dell’assurdo di alcuni romanzi dello scrittore francese François Rabelais (1484-1553). Creatura di proporzioni gigantesche, di vorace appetito e forza incredibile, perennemente in viaggio, Pantagruel è un eroe ideale della civiltà, al passaggio fra Medioevo e Rinascimento, che riscopre il mondo empirico attraverso l’esperienza diretta delle sue avventure.
La società globalizzata produce attitudini contrastanti. L’epoca contemporanea è caratterizzata da una divaricazione fra tensione al cambiamento e fragilità e timore, fra una salutare “voracità” e il senso di un’imminente esplosione fuori controllo. Si manifesta come megalomania legata alla presunzione di poter mettere in atto delle utopie, di pianificare, di allenare e di modificare il corpo umano. Nell’immaginario si tratta di sentimenti di onniscienza e onnipotenza determinati, per esempio, dalle ricerche genetiche e biogenetiche, incluse le ricerche sull’inseminazione artificiale, sulla clonazione e sulle cellule staminali; dal controllo e modificazione del clima; e dall’affermarsi delle tecnologie digitali e di “rete” che hanno radicalmente modificato il “corpo” della comunicazione globale. Lo stesso termine “globalizzazione” rappresenta un punto di vista onnisciente ed esterno, la visione di un corpo sferico. Allo stesso tempo però è un’epoca colma d’insicurezza dove assistiamo al proliferare di visioni del terrore che si manifestano come distruzione del corpo. Il corpo “globalizzato” è un organismo inglobante e a rischio, un corpo pericolosamente dedito all’onnifagia. Nel corso degli anni Novanta si sono sviluppati come una forma di gigantismo numerosi progetti di Biennali intorno al concetto della globalizzazione. Il radicarsi di uno sguardo ampio e sfaccettato alle più diverse manifestazioni della creatività artistica nonché le tematiche legate alle relazioni centro/periferia e dell’identità culturale hanno caratterizzato la maggior parte di esse. La mostra La sindrome di Pantagruel rifletterà proprio su questo gigantismo espositivo e conoscitivo. Già nell’essere una triennale d’arte contemporanea, T1 esprime il desiderio di inglobare tutte le migliori possibilità presenti sulla scena artistica internazionale. Questa prima edizione presenta opere pittoriche, scultoree, fotografiche, video, installazioni, performance, workshop, opere sonore, progetti per il web e progetti collettivi.
Come in un grande giornale o network televisivo, i curatori di T1 si avvarranno delle notizie che verranno fornite loro da una rete di dieci Corrispondenti – un nucleo di giovani curatori indipendenti o legati a una gamma diversificata di istituzioni internazionali - dal centro ‘autogestito’ fino al museo - radicati sul territorio di ogni continente, dall’Europa all’Asia, America, Africa e Australia.
Afferma Francesco Bonami riguardo a T1: “Viviamo in un’epoca di saccheggi culturali, geografici, turistici, sessuali ed economici. La nostra società è in questo senso pantagruelica. L'eroe dello scrittore francese Rabelais faceva da ponte fra il medioevo e il rinascimento. Il rinascimento è forse l'inizio della modernità e del suo incontenibile appetito per il sapere che ci ha condotto alla realtà della cultura attuale, dove tutto viene consumato, digerito, vomitato. Anche l'arte non sfugge a questa sindrome. Davanti a noi un altro medioevo, i nostri eroi futuri e necessari, forse, anoressici. Una mostra che voglia rispettare il nostro tempo è allora una mostra che tenta, attraverso una nuova generazione di artisti contemporanei, di capire il percorso di una civiltà che da Pantagruel è passata attraverso Veruschka, i saccheggi di Los Angeles fino al terribile boccone delle Torri Gemelle e il sacco del museo archeologico di Baghdad. L'arte davanti al dubbio centrale e fondamentale del nostro tempo: continuare a divorare o tentare la strada di un digiuno purificante?”
Afferma Carolyn Christov-Bakargiev: “Quando nel 1817 Stendhal viaggiava in Italia, uscendo da Santa Croce a Firenze si sentì svenire per l'eccessiva vicinanza ai grandi della storia dell'arte. Questo fenomeno - lo svenimento per l'eccesso di stimoli estetici - viene abitualmente chiamato la “sindrome di Stendhal”. Viviamo in un'epoca esaltata dai forti contrasti, dove le emozioni eccessive sono all'ordine del giorno. La globalizzazione è caratterizzata da situazioni estreme: progressi estremi, ricerche scientifiche estreme, ma anche dolori estremi ed estreme ingiustizie. Anche nell'arte, l'epoca è caratterizzata da mega-mostre i cui fasti si consumano ovunque, nelle fiere e nei riti delle biennali ormai presenti su ogni continente. Ho pensato che oggi la nostra febbre, la nostra "sindrome", fosse quella del gigantismo - una megalomania pervasa da grande fragilità e precarietà - e che l'eroe rinascimentale creato da Rabelais, il gigante Pantagruel, studente di legge, infaticabile viaggiatore, grande mangiatore, amante del vino, ma che ogni tanto si ammala, potesse essere una buona metafora.”
La rassegna
La prima sezione della rassegna comprende 75 giovani artisti provenienti da tutto il mondo che presentano lavori inediti e sperimentali.
Tra gli altri, sono invitati a partecipare: Saadane Afif (Francia), Jennifer Allora e Guillermo Calzadilla (Portorico), Carlos Amorales (Messico), Luca Andreoni e Antonio Fortugno (Italia), Micol Assael (Italia), Fikret Atay (Turchia), Fernando Bryce (Perù), Alessandro Ceresoli (Italia), Paolo Chiasera (Italia), Abraham Cruzvillegas (Messico), Oskar Dawicki (Polonia), Ra Di Martino (Italia), Christian Frosi (Italia), Ryan Gander (Inghilterra), Jeppe Hein (Danimarca), Marine Hugonnier (Francia), Christian Jankowsky (Germania), Hassan Khan (Egitto), Jin Kurashige (Giappone), Justin Lowe (USA), Nalini Malani (India), Damian Ortega (Messico), Jorge Peris (Spagna), Ana Prvacki (Yugoslavia), Michael Rakowitz (USA), Miguel Angel Rios (Argentina), Markus Schinwald (Austria), Park Sejin (Corea), Katrin Sigurdardottir (Islanda), David Ter-Oganyan (Russia), James Yamada (USA).
Le loro opere saranno esposte negli spazi del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo (Torino), della GAM Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino ed inoltre alla Fondazione Merz (Torino), alla Casa del Conte Verde (Rivoli) e alla Chiesa di Santa Croce (Rivoli).
La seconda sezione è costituita dalla personale di Doris Salcedo, ospitata al Castello di Rivoli, e da quella di Takashi Murakami alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo.
Doris Salcedo
Doris Salcedo (Bogotá, 1958) crea sculture e installazioni di profondo impatto emotivo combinando materiali trovati e grezzi ed esplorando temi legati alla memoria personale e collettiva. L’artista ha scelto di continuare a vivere e a lavorare nella sua città natale in Colombia, attribuendo a questa decisione un profondo significato etico e politico che si riflette costantemente sulla sua arte. Nelle sue opere, Salcedo cerca di dare una risposta simbolica agli avvenimenti che contraddistinguono la cronaca quotidiana del suo paese, in cui decine di migliaia di persone sono rapite, torturate, uccise da squadre della morte, mercanti di droga o terroristi. Nel suo lavoro Salcedo esplora il territorio della violenza e della sua relazione con la politica, mostrando le ferite che dalla propria esperienza personale si allargano fino a comprendere quelle dei sopravvissuti, dei testimoni, trasformando queste esperienze individuali in esperienze collettive. I materiali e gli oggetti quotidiani, come abiti e mobili, usati nelle sue sculture e installazioni provengono spesso dai luoghi in cui queste violenze sono state esercitate e subite. Più recentemente, lo sguardo di Salcedo è diventato più universale, concentrandosi sui temi della prigionia, dello spostamento e del dolore nel mondo contemporaneo. Tra le mostre a cui ha partecipato ricordiamo Documenta 11 nel 2002 e la Biennale di Istanbul nel 2003. I suoi lavori sono presenti nelle collezioni dei più importanti musei quali la Tate Modern, Londra; il MoMA Museum of Modern Art, New York; e il Moderna Museet, Stoccolma.
Takashi Murakami
Takashi Murakami (Tokyo, 1963) è uno dei protagonisti dell’arte contemporanea giapponese. Nelle sue opere, che comprendono pittura, scultura, design e illustrazione grafica, Murakami interpreta in modo personale gli elementi principali della cultura pop giapponese, come i fumetti manga, estraendoli dal loro contesto e conferendo ad essi nuovi, provocatori significati. Murakami si interessa a come la cultura americana ed occidentale ha segnato la civiltà giapponese contemporanea nel dopoguerra.
Seguendo le orme di Andy Warhol, anche Murakami ha aperto nei pressi di Tokyo la propria Factory, la “Hiropon Factory” dal nome di una droga pericolosa ma legale, molto diffusa in Giappone negli anni Cinquanta. Nel 1995 Murakami ha creato Mr. DoB, prima nato come un dipinto ma poi dotato di opportuno copyright come qualsiasi altro manga. Rifiutando la separazione tra cultura “alta” e “bassa”, Murakami unisce l’analisi storica e i suoi interessi sociologici con lo stile superficiale della cultura consumistica di oggi. Nella sua “Factory” si sta formando una nuova generazione di artisti visivi.
Nel 2000-2001, Murakami ha curato Superflat, una mostra itinerante che raccoglie le opere di 19 tra questi artisti, presentata in Giappone e in diverse città degli Stati Uniti e in Europa. Tra le mostre a cui ha partecipato ricordiamo Carnegie International 1999/2000 al Carnegie Museum, Pittsburgh (1999), Let’s Entertain al Walker Art Center, Minneapolis (2000) e la 50a Biennale di Venezia (2003). Mostre personali della sua opera sono state organizzate alla Fondation Cartier pour l’art contemporain, Parigi, e alla Serpentine Gallery di Londra (2002-2003).
Curatori
Francesco Bonami
Francesco Bonami è direttore artistico della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo dal 1995. E’ stato nel 2003 direttore della 50a edizione della Biennale di Arti Visive di Venezia, ed è attualmente Manilow Senior Curator del Museum of Contemporary Art di Chicago, direttore artistico di Pitti Immagine Discovery di Firenze e direttore artistico di Villa Manin, Centro per l’Arte Contemporanea di Passariano.
E’ stato dal 1990 al 1997 capo redattore di “Flash Art International”. Ha curato mostre collettive e personali oltre che manifestazioni internazionali. Nel 2000 è stato curatore di Manifesta 3, Ljubliana e nel 1997 della Biennale di Santa Fe. E’ nel board di Manifesta International. Collabora regolarmente con “Il Foglio” e “Vanity Fair” ed è l’autore del romanzo “Lezioni di Fumo” (Marsilio Editore).
Carolyn Christov-Bakargiev
Carolyn Christov-Bakargiev è capo curatore al Castello di Rivoli Museo d'Arte Contemporanea dal 2002, dove ha curato mostre quali I Moderni / The Moderns (2003), Janet Cardiff (2003), William Kentridge (2004), Pierre Huyghe (2004) e Volti nella folla / Faces in the Crowd (2004-2005). Senior Curator al P.S.1 Contemporary Art Center – A Museum of Modern Art Affiliate dal 1999 al 2001, ha co-curato per quel museo la prima edizione di Greater New York (2000) nonché realizzato altre mostre personali e collettive tra cui Around 1984: A Look at Art in the Eighties (2000) e Animations (2001). Autrice del libro “Arte Povera” (Phaidon Press, 1999), ha pubblicato numerosi altri saggi su artisti italiani e internazionali. Nel 2001 ha fatto parte della giuria della 49a Biennale di Venezia. Christov-Bakargiev s’interessa alle problematiche artistiche inerenti ai fenomeni della globalizzazione nonché al rapporto tra le avanguardie storiche del Novecento e le ricerche artistiche attuali.
Corrispondenti
Sofia Hernández Chong Cuy
Curatrice presso Art in General a New York. E’ una dei tre curatori della prossima IX Baltic Triennal, che avrà luogo nell’autunno 2005 al Center for Contemporary Art, Vilnius, Lituania e all’Institute of Contemporary Art, Londra.
Gridthiya Gaweewong
Gridthiya Gaweewong è curatrice indipendente a Bangkok, e co-fondatrice di Project 304, una organizzazione senza sede fissa di Bangkok, che si concentra su progetti pluridisciplinari e trasversali di artisti locali ed internazionali.
Raimundas Malasauskas
Curatore al Center for Contemporary Art, Vilnius.
Francesco Manacorda
Francesco Manacorda scrive regolarmente per “Flash Art”, “Metropolis M” e “Domus”. Ha partecipato, in occasione dell’ultima edizione di Frieze Art Fair, a Pilot 1. A Unique Show Case for Emerging Visual Artists and Independent Curators (2004).
Anna Matveyeva
Critica d’arte e curatrice, Anna Matveyeva scrive regolarmente per “Moscow Art Magazine Artchronika”, “Timeout St. Petersburg” e collabora al quotidiano nazionale “Izvestia”. Ha co-curato la mostra The Human Project che è stata parte della prima Biennale di Mosca (gennaio 2005).
Pi Li
Curatore indipendente a Pechino, Pi Li è professore alla School of Humanity, Central Academy of Fine Arts della sua città. Ha curato numerose rassegne.
Ralph Rugoff
Direttore del CCA Wattis Institute for Contemporary Arts, San Francisco e co-direttore del MA Program in Curatorial Practice, Ralph Rugoff è stato Curatorial advisor in occasione della Biennale di Sydney del 2002. Collabora alla rivista “Artforum”.
Kathryn Smith
Curatrice e artista nata a Durban, 1975, Kathryn Smith vive e lavora a Johannesburg. Dal 2005 è co-curatrice di “The Kebbles” con Clive van den Berg. Nel 2003 ha selezionato gli artisti per MTN New Contemporaries Award, MuseuMAfricA, Johannesburg.
Trevor Smith
Il critico australiano Trevor Smith è curatore presso il New Museum di New York, dove ha recentemente organizzato la mostra Adaptive Behavior, che raccoglie artisti internazionali le cui opere indagano la relazione tra la dimensione privata e la comunicazione pubblica nel mondo odierno.
Adam Szymczyk
Nel 1997 Adam Szymczyk ha fondato e curato la Foksal Gallery Foundation a Varsavia dove cura le mostre fino al 2003. E’ attualmente Direttore della Kunsthalle di Basilea.
“T Torino Triennale Tremusei” è una nuova rassegna triennale d’arte contemporanea internazionale. La manifestazione è organizzata dal Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, dalla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo e dalla GAM Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino.
“T” è articolata in due parti: la prima coinvolgerà 75 giovani artisti da tutto il mondo i quali presenteranno opere inedite e sperimentali; la seconda renderà omaggio a due artisti giovani ma già affermati.
L’obiettivo di “T” è di creare un dialogo fra le proposte più sperimentali e giovani dell’arte contemporanea e il lavoro di artisti che hanno raggiunto una maturità di linguaggio e un riconoscimento internazionale, altresì di sviluppare ulteriormente lo scambio culturale tra Torino, la Regione Piemonte e il mondo d’oggi caratterizzato dalla globalizzazione.
Torino e il Piemonte sono ormai divenuti un punto di riferimento dell’arte contemporanea internazionale. Accanto all’attività di istituzioni consolidate come il Castello di Rivoli, la GAM e la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, si tengono iniziative culturali ed espositive di grande rilievo dedicate alle arti visive. A novembre, in concomitanza con T1, si inaugurano Artissima 12, l’unica mostra mercato dedicata esclusivamente all’arte contemporanea, la rassegna Luci d’Artista, giunta all’ottava edizione e divenuta un vero e proprio " museo all’aperto", ManifesTO, mostra di "manifesti" stradali reinventati da artisti, Saturday Night Art Fever, la kermesse che vede aperte sino a notte inoltrata le principali gallerie private di Torino, tutti appuntamenti ormai d’obbligo per gli appassionati d’arte.
T1 - La sindrome di Pantagruel
La prima edizione della triennale, T1, si terrà dall’11 novembre 2005 al 19 marzo 2006 ed è curata da Francesco Bonami e Carolyn Christov-Bakargiev.
Intitolata La sindrome di Pantagruel, la manifestazione prende spunto dal personaggio di Pantagruel, protagonista grottesco al limite dell’assurdo di alcuni romanzi dello scrittore francese François Rabelais (1484-1553). Creatura di proporzioni gigantesche, di vorace appetito e forza incredibile, perennemente in viaggio, Pantagruel è un eroe ideale della civiltà, al passaggio fra Medioevo e Rinascimento, che riscopre il mondo empirico attraverso l’esperienza diretta delle sue avventure.
La società globalizzata produce attitudini contrastanti. L’epoca contemporanea è caratterizzata da una divaricazione fra tensione al cambiamento e fragilità e timore, fra una salutare “voracità” e il senso di un’imminente esplosione fuori controllo. Si manifesta come megalomania legata alla presunzione di poter mettere in atto delle utopie, di pianificare, di allenare e di modificare il corpo umano. Nell’immaginario si tratta di sentimenti di onniscienza e onnipotenza determinati, per esempio, dalle ricerche genetiche e biogenetiche, incluse le ricerche sull’inseminazione artificiale, sulla clonazione e sulle cellule staminali; dal controllo e modificazione del clima; e dall’affermarsi delle tecnologie digitali e di “rete” che hanno radicalmente modificato il “corpo” della comunicazione globale. Lo stesso termine “globalizzazione” rappresenta un punto di vista onnisciente ed esterno, la visione di un corpo sferico. Allo stesso tempo però è un’epoca colma d’insicurezza dove assistiamo al proliferare di visioni del terrore che si manifestano come distruzione del corpo. Il corpo “globalizzato” è un organismo inglobante e a rischio, un corpo pericolosamente dedito all’onnifagia. Nel corso degli anni Novanta si sono sviluppati come una forma di gigantismo numerosi progetti di Biennali intorno al concetto della globalizzazione. Il radicarsi di uno sguardo ampio e sfaccettato alle più diverse manifestazioni della creatività artistica nonché le tematiche legate alle relazioni centro/periferia e dell’identità culturale hanno caratterizzato la maggior parte di esse. La mostra La sindrome di Pantagruel rifletterà proprio su questo gigantismo espositivo e conoscitivo. Già nell’essere una triennale d’arte contemporanea, T1 esprime il desiderio di inglobare tutte le migliori possibilità presenti sulla scena artistica internazionale. Questa prima edizione presenta opere pittoriche, scultoree, fotografiche, video, installazioni, performance, workshop, opere sonore, progetti per il web e progetti collettivi.
Come in un grande giornale o network televisivo, i curatori di T1 si avvarranno delle notizie che verranno fornite loro da una rete di dieci Corrispondenti – un nucleo di giovani curatori indipendenti o legati a una gamma diversificata di istituzioni internazionali - dal centro ‘autogestito’ fino al museo - radicati sul territorio di ogni continente, dall’Europa all’Asia, America, Africa e Australia.
Afferma Francesco Bonami riguardo a T1: “Viviamo in un’epoca di saccheggi culturali, geografici, turistici, sessuali ed economici. La nostra società è in questo senso pantagruelica. L'eroe dello scrittore francese Rabelais faceva da ponte fra il medioevo e il rinascimento. Il rinascimento è forse l'inizio della modernità e del suo incontenibile appetito per il sapere che ci ha condotto alla realtà della cultura attuale, dove tutto viene consumato, digerito, vomitato. Anche l'arte non sfugge a questa sindrome. Davanti a noi un altro medioevo, i nostri eroi futuri e necessari, forse, anoressici. Una mostra che voglia rispettare il nostro tempo è allora una mostra che tenta, attraverso una nuova generazione di artisti contemporanei, di capire il percorso di una civiltà che da Pantagruel è passata attraverso Veruschka, i saccheggi di Los Angeles fino al terribile boccone delle Torri Gemelle e il sacco del museo archeologico di Baghdad. L'arte davanti al dubbio centrale e fondamentale del nostro tempo: continuare a divorare o tentare la strada di un digiuno purificante?”
Afferma Carolyn Christov-Bakargiev: “Quando nel 1817 Stendhal viaggiava in Italia, uscendo da Santa Croce a Firenze si sentì svenire per l'eccessiva vicinanza ai grandi della storia dell'arte. Questo fenomeno - lo svenimento per l'eccesso di stimoli estetici - viene abitualmente chiamato la “sindrome di Stendhal”. Viviamo in un'epoca esaltata dai forti contrasti, dove le emozioni eccessive sono all'ordine del giorno. La globalizzazione è caratterizzata da situazioni estreme: progressi estremi, ricerche scientifiche estreme, ma anche dolori estremi ed estreme ingiustizie. Anche nell'arte, l'epoca è caratterizzata da mega-mostre i cui fasti si consumano ovunque, nelle fiere e nei riti delle biennali ormai presenti su ogni continente. Ho pensato che oggi la nostra febbre, la nostra "sindrome", fosse quella del gigantismo - una megalomania pervasa da grande fragilità e precarietà - e che l'eroe rinascimentale creato da Rabelais, il gigante Pantagruel, studente di legge, infaticabile viaggiatore, grande mangiatore, amante del vino, ma che ogni tanto si ammala, potesse essere una buona metafora.”
La rassegna
La prima sezione della rassegna comprende 75 giovani artisti provenienti da tutto il mondo che presentano lavori inediti e sperimentali.
Tra gli altri, sono invitati a partecipare: Saadane Afif (Francia), Jennifer Allora e Guillermo Calzadilla (Portorico), Carlos Amorales (Messico), Luca Andreoni e Antonio Fortugno (Italia), Micol Assael (Italia), Fikret Atay (Turchia), Fernando Bryce (Perù), Alessandro Ceresoli (Italia), Paolo Chiasera (Italia), Abraham Cruzvillegas (Messico), Oskar Dawicki (Polonia), Ra Di Martino (Italia), Christian Frosi (Italia), Ryan Gander (Inghilterra), Jeppe Hein (Danimarca), Marine Hugonnier (Francia), Christian Jankowsky (Germania), Hassan Khan (Egitto), Jin Kurashige (Giappone), Justin Lowe (USA), Nalini Malani (India), Damian Ortega (Messico), Jorge Peris (Spagna), Ana Prvacki (Yugoslavia), Michael Rakowitz (USA), Miguel Angel Rios (Argentina), Markus Schinwald (Austria), Park Sejin (Corea), Katrin Sigurdardottir (Islanda), David Ter-Oganyan (Russia), James Yamada (USA).
Le loro opere saranno esposte negli spazi del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo (Torino), della GAM Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino ed inoltre alla Fondazione Merz (Torino), alla Casa del Conte Verde (Rivoli) e alla Chiesa di Santa Croce (Rivoli).
La seconda sezione è costituita dalla personale di Doris Salcedo, ospitata al Castello di Rivoli, e da quella di Takashi Murakami alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo.
Doris Salcedo
Doris Salcedo (Bogotá, 1958) crea sculture e installazioni di profondo impatto emotivo combinando materiali trovati e grezzi ed esplorando temi legati alla memoria personale e collettiva. L’artista ha scelto di continuare a vivere e a lavorare nella sua città natale in Colombia, attribuendo a questa decisione un profondo significato etico e politico che si riflette costantemente sulla sua arte. Nelle sue opere, Salcedo cerca di dare una risposta simbolica agli avvenimenti che contraddistinguono la cronaca quotidiana del suo paese, in cui decine di migliaia di persone sono rapite, torturate, uccise da squadre della morte, mercanti di droga o terroristi. Nel suo lavoro Salcedo esplora il territorio della violenza e della sua relazione con la politica, mostrando le ferite che dalla propria esperienza personale si allargano fino a comprendere quelle dei sopravvissuti, dei testimoni, trasformando queste esperienze individuali in esperienze collettive. I materiali e gli oggetti quotidiani, come abiti e mobili, usati nelle sue sculture e installazioni provengono spesso dai luoghi in cui queste violenze sono state esercitate e subite. Più recentemente, lo sguardo di Salcedo è diventato più universale, concentrandosi sui temi della prigionia, dello spostamento e del dolore nel mondo contemporaneo. Tra le mostre a cui ha partecipato ricordiamo Documenta 11 nel 2002 e la Biennale di Istanbul nel 2003. I suoi lavori sono presenti nelle collezioni dei più importanti musei quali la Tate Modern, Londra; il MoMA Museum of Modern Art, New York; e il Moderna Museet, Stoccolma.
Takashi Murakami
Takashi Murakami (Tokyo, 1963) è uno dei protagonisti dell’arte contemporanea giapponese. Nelle sue opere, che comprendono pittura, scultura, design e illustrazione grafica, Murakami interpreta in modo personale gli elementi principali della cultura pop giapponese, come i fumetti manga, estraendoli dal loro contesto e conferendo ad essi nuovi, provocatori significati. Murakami si interessa a come la cultura americana ed occidentale ha segnato la civiltà giapponese contemporanea nel dopoguerra.
Seguendo le orme di Andy Warhol, anche Murakami ha aperto nei pressi di Tokyo la propria Factory, la “Hiropon Factory” dal nome di una droga pericolosa ma legale, molto diffusa in Giappone negli anni Cinquanta. Nel 1995 Murakami ha creato Mr. DoB, prima nato come un dipinto ma poi dotato di opportuno copyright come qualsiasi altro manga. Rifiutando la separazione tra cultura “alta” e “bassa”, Murakami unisce l’analisi storica e i suoi interessi sociologici con lo stile superficiale della cultura consumistica di oggi. Nella sua “Factory” si sta formando una nuova generazione di artisti visivi.
Nel 2000-2001, Murakami ha curato Superflat, una mostra itinerante che raccoglie le opere di 19 tra questi artisti, presentata in Giappone e in diverse città degli Stati Uniti e in Europa. Tra le mostre a cui ha partecipato ricordiamo Carnegie International 1999/2000 al Carnegie Museum, Pittsburgh (1999), Let’s Entertain al Walker Art Center, Minneapolis (2000) e la 50a Biennale di Venezia (2003). Mostre personali della sua opera sono state organizzate alla Fondation Cartier pour l’art contemporain, Parigi, e alla Serpentine Gallery di Londra (2002-2003).
Curatori
Francesco Bonami
Francesco Bonami è direttore artistico della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo dal 1995. E’ stato nel 2003 direttore della 50a edizione della Biennale di Arti Visive di Venezia, ed è attualmente Manilow Senior Curator del Museum of Contemporary Art di Chicago, direttore artistico di Pitti Immagine Discovery di Firenze e direttore artistico di Villa Manin, Centro per l’Arte Contemporanea di Passariano.
E’ stato dal 1990 al 1997 capo redattore di “Flash Art International”. Ha curato mostre collettive e personali oltre che manifestazioni internazionali. Nel 2000 è stato curatore di Manifesta 3, Ljubliana e nel 1997 della Biennale di Santa Fe. E’ nel board di Manifesta International. Collabora regolarmente con “Il Foglio” e “Vanity Fair” ed è l’autore del romanzo “Lezioni di Fumo” (Marsilio Editore).
Carolyn Christov-Bakargiev
Carolyn Christov-Bakargiev è capo curatore al Castello di Rivoli Museo d'Arte Contemporanea dal 2002, dove ha curato mostre quali I Moderni / The Moderns (2003), Janet Cardiff (2003), William Kentridge (2004), Pierre Huyghe (2004) e Volti nella folla / Faces in the Crowd (2004-2005). Senior Curator al P.S.1 Contemporary Art Center – A Museum of Modern Art Affiliate dal 1999 al 2001, ha co-curato per quel museo la prima edizione di Greater New York (2000) nonché realizzato altre mostre personali e collettive tra cui Around 1984: A Look at Art in the Eighties (2000) e Animations (2001). Autrice del libro “Arte Povera” (Phaidon Press, 1999), ha pubblicato numerosi altri saggi su artisti italiani e internazionali. Nel 2001 ha fatto parte della giuria della 49a Biennale di Venezia. Christov-Bakargiev s’interessa alle problematiche artistiche inerenti ai fenomeni della globalizzazione nonché al rapporto tra le avanguardie storiche del Novecento e le ricerche artistiche attuali.
Corrispondenti
Sofia Hernández Chong Cuy
Curatrice presso Art in General a New York. E’ una dei tre curatori della prossima IX Baltic Triennal, che avrà luogo nell’autunno 2005 al Center for Contemporary Art, Vilnius, Lituania e all’Institute of Contemporary Art, Londra.
Gridthiya Gaweewong
Gridthiya Gaweewong è curatrice indipendente a Bangkok, e co-fondatrice di Project 304, una organizzazione senza sede fissa di Bangkok, che si concentra su progetti pluridisciplinari e trasversali di artisti locali ed internazionali.
Raimundas Malasauskas
Curatore al Center for Contemporary Art, Vilnius.
Francesco Manacorda
Francesco Manacorda scrive regolarmente per “Flash Art”, “Metropolis M” e “Domus”. Ha partecipato, in occasione dell’ultima edizione di Frieze Art Fair, a Pilot 1. A Unique Show Case for Emerging Visual Artists and Independent Curators (2004).
Anna Matveyeva
Critica d’arte e curatrice, Anna Matveyeva scrive regolarmente per “Moscow Art Magazine Artchronika”, “Timeout St. Petersburg” e collabora al quotidiano nazionale “Izvestia”. Ha co-curato la mostra The Human Project che è stata parte della prima Biennale di Mosca (gennaio 2005).
Pi Li
Curatore indipendente a Pechino, Pi Li è professore alla School of Humanity, Central Academy of Fine Arts della sua città. Ha curato numerose rassegne.
Ralph Rugoff
Direttore del CCA Wattis Institute for Contemporary Arts, San Francisco e co-direttore del MA Program in Curatorial Practice, Ralph Rugoff è stato Curatorial advisor in occasione della Biennale di Sydney del 2002. Collabora alla rivista “Artforum”.
Kathryn Smith
Curatrice e artista nata a Durban, 1975, Kathryn Smith vive e lavora a Johannesburg. Dal 2005 è co-curatrice di “The Kebbles” con Clive van den Berg. Nel 2003 ha selezionato gli artisti per MTN New Contemporaries Award, MuseuMAfricA, Johannesburg.
Trevor Smith
Il critico australiano Trevor Smith è curatore presso il New Museum di New York, dove ha recentemente organizzato la mostra Adaptive Behavior, che raccoglie artisti internazionali le cui opere indagano la relazione tra la dimensione privata e la comunicazione pubblica nel mondo odierno.
Adam Szymczyk
Nel 1997 Adam Szymczyk ha fondato e curato la Foksal Gallery Foundation a Varsavia dove cura le mostre fino al 2003. E’ attualmente Direttore della Kunsthalle di Basilea.
09
novembre 2005
T1 – La sindrome di Pantagruel
Dal 09 novembre 2005 al 19 marzo 2006
arte contemporanea
giovane arte
giovane arte
Location
CASA DEL CONTE VERDE
Rivoli, Via Fratelli Piol, 8, (Torino)
Rivoli, Via Fratelli Piol, 8, (Torino)
Biglietti
intero € 12; ridotto € 10
Orario di apertura
mar-gio 10-17; sab-dom 10-21
Vernissage
9 Novembre 2005, ore 18
Sito web
www.torinotriennale.it
Autore
Curatore