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Tamara Ferioli – Abito ancora con te
Per poter comprendere appieno la poetica della giovanissima artista, classe 1982, bisogna tener presente l’aspetto intimo del suo lavoro, rivolto alla presa di coscienza delle proprie inquietudini esistenziali e alle conseguenze che queste possono avere nel rapporto con l’esterno
Comunicato stampa
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Non è possibile prescindere dal doppio significato che assume la parola "abito" nel lavoro presentato da Tamara Ferioli in occasione di questa esposizione personale: abito come prima persona singolare del verbo "abitare" ed allo stesso tempo come "vestito", "abito" appunto.
Per poter comprendere appieno la poetica della giovanissima artista, classe 1982, bisogna tener presente l'aspetto intimo del suo lavoro, rivolto alla presa di coscienza delle proprie inquietudini esistenziali e alle conseguenze che queste possono avere nel rapporto con l'esterno.
Il piccolo spazio della vetrina diviene una sorta di micro-stanza dell'artista, la quale cerca di ricreare, come in ogni ambiente in cui allestisce le sue opere, l'atmosfera della propria camera da letto, teatro delle sue esperienze più intensamente vissute. La trasparenza dei vetri crea un collegamento visivo tra l'interno e l'esterno pur mantenendo intatta l'inviolabilità dell'ambiente privato.
I pochi oggetti esposti possono darci una minima idea della vita di Tamara, delle sensazioni vissute nella pienezza della propria solitudine, ma sono sufficienti per aiutarci a comprenderne la profondità. Le ragnatele composte dai propri capelli e da quelli delle persone a lei più vicine, i residui di carta da parati - realmente della sua stanza - il vestito, completamente composto da bustine di the infuso e cucite una ad una, rappresentano la metafora dell'esistenza di Tamara, i momenti che maggiormente hanno segnato il suo percorso, istanti ritagliati dalla frenesia quotidiana e dedicati a sé stessa e alle persone con cui ha voluto condividere appieno questi sentimenti.
La bustina di the infuso - quindi ingerito, consumato - diventa il simbolo di uno stato psicologico alla continua ricerca di una completa armonia con sé in condivisione con l'ambiente esterno, di una necessaria ricucitura. La bustina viene infatti cucita pazientemente, moltiplicata, estesa nello spazio divenendo così tessuto connettivo, agente comunicante, elemento interagente, tanto da diventare la superficie che ricopre tutto ciò che la rappresenta e che la presenta al mondo: il proprio letto, il proprio vestito, la lampada del proprio comodino, che assumono ai nostri occhi un connotato universale, oggetti che comunque fanno parte della vita, della convivenza, dell'abitare. In questo senso l'abitare "ancora con te" diventa urgenza esistenziale, un punto fermo dal quale riprendere un discorso lasciato per chissà quale ragione sospeso generando instabilità, delusione, motivo di sconforto, sentimenti di rivalsa o, semplicemente, la verifica di una sostanziale riscoperta della propria completa unicità.
Alessandro Trabucco
Per poter comprendere appieno la poetica della giovanissima artista, classe 1982, bisogna tener presente l'aspetto intimo del suo lavoro, rivolto alla presa di coscienza delle proprie inquietudini esistenziali e alle conseguenze che queste possono avere nel rapporto con l'esterno.
Il piccolo spazio della vetrina diviene una sorta di micro-stanza dell'artista, la quale cerca di ricreare, come in ogni ambiente in cui allestisce le sue opere, l'atmosfera della propria camera da letto, teatro delle sue esperienze più intensamente vissute. La trasparenza dei vetri crea un collegamento visivo tra l'interno e l'esterno pur mantenendo intatta l'inviolabilità dell'ambiente privato.
I pochi oggetti esposti possono darci una minima idea della vita di Tamara, delle sensazioni vissute nella pienezza della propria solitudine, ma sono sufficienti per aiutarci a comprenderne la profondità. Le ragnatele composte dai propri capelli e da quelli delle persone a lei più vicine, i residui di carta da parati - realmente della sua stanza - il vestito, completamente composto da bustine di the infuso e cucite una ad una, rappresentano la metafora dell'esistenza di Tamara, i momenti che maggiormente hanno segnato il suo percorso, istanti ritagliati dalla frenesia quotidiana e dedicati a sé stessa e alle persone con cui ha voluto condividere appieno questi sentimenti.
La bustina di the infuso - quindi ingerito, consumato - diventa il simbolo di uno stato psicologico alla continua ricerca di una completa armonia con sé in condivisione con l'ambiente esterno, di una necessaria ricucitura. La bustina viene infatti cucita pazientemente, moltiplicata, estesa nello spazio divenendo così tessuto connettivo, agente comunicante, elemento interagente, tanto da diventare la superficie che ricopre tutto ciò che la rappresenta e che la presenta al mondo: il proprio letto, il proprio vestito, la lampada del proprio comodino, che assumono ai nostri occhi un connotato universale, oggetti che comunque fanno parte della vita, della convivenza, dell'abitare. In questo senso l'abitare "ancora con te" diventa urgenza esistenziale, un punto fermo dal quale riprendere un discorso lasciato per chissà quale ragione sospeso generando instabilità, delusione, motivo di sconforto, sentimenti di rivalsa o, semplicemente, la verifica di una sostanziale riscoperta della propria completa unicità.
Alessandro Trabucco
16
dicembre 2006
Tamara Ferioli – Abito ancora con te
Dal 16 dicembre 2006 al 31 gennaio 2007
arte contemporanea
Location
ANDREA CIANI THE LABO
Genova, Via David Chiossone, 21R, (Genova)
Genova, Via David Chiossone, 21R, (Genova)
Orario di apertura
visibile 24 ore al giorno
Vernissage
16 Dicembre 2006, ore 17
Autore
Curatore