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Tania Pistone – Dipingere a memoria
Tania Pistone è senz’altro artista “perecchiana”, nel senso che Georges Pérec è alla base del suo lavoro
Comunicato stampa
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Forever Young
Bob Dylan
Il mio professore di greco del liceo era solito dire che “scrivere è imparare due volte”. Per questa ragione ci invitava non solo a prendere molti appunti, ma a riscrivere invece che sottolineare, in quanto questo esercizio avrebbe consentito ai concetti più rilevanti di soffermarsi indelebilmente nella memoria.
In verità chi ama la scrittura, non solo il bello stile letterario ma anche la grafia pura e semplice, non può prescindere dalla necessità di legare all’atto dello scrivere il rimando a qualcosa che si vuole a tutti i costi ricordare. Prima di affrontare il “problema pittura” nell’opera di Tania Pistone, che pure senza dubbio appartiene a questa categoria, è necessario addentrarsi in un universo concettuale, il cui scopo finale mi pare quello di voler fermare un preciso istante della vita fino a farlo diventare un’opera d’arte. Che cosa, altrimenti, avrebbe spinto Alighiero Boetti a elencare i 1000 fiumi più lunghi del mondo se non la consapevolezza che l’elemento denotativo è precedente e indispensabile a quello connotativo? Oppure, perché On Kawara avrebbe ossessivamente ripetuto quei pochi e asciutti elementi, il giorno in cui l’opera era finita, le persone che aveva incontrato, i luoghi visitati, la strada percorsa?
Come loro Tania Pistone è senz’altro artista “perecchiana”, nel senso che Georges Pérec è alla base del suo lavoro. Pérec, che in Pensare/Classificare ha teorizzato con leggerezza su come bisognasse farsi sedurre da concetti elementari, ha poi pubblicato Mi ricordo, un libretto in cui annotava, pagina dopo pagina, tutto ciò che gli veniva in mente in un preciso istante ma senza alcuna gerarchia, lasciando a disposizione del lettore una serie di fogli bianchi per appuntare ciascuno i propri, di ricordi.
Oltre il puro e semplice desiderio di enumerazione, per Pistone la scrittura si rivela una sorta di ossessione compulsiva che coinvolge la lettura come l’esperienza, ma soprattutto quella lotta persa in partenza che ciascuno di noi deve combattere: dimenticare, scivolare nell’oblio. Rispetto a un’altra artista contemporanea, l’inglese Emma Key che riscrive ciò che ricorda della Tempesta di Shakespeare oppure tenta di ricostruire l’esatta ubicazione delle città su una cartina geografica “muta”, Tania introduce un ulteriore elemento di giudizio critico. Se la lettura sembra destinata a perdersi nel tempo, come la visione di un film, all’opera d’arte è destinato un altro compito: sottrarre l’oggetto dal tempo reale e immetterlo in una sorta di dimensione astratta, sospesa, eterna. Quando nel 1956 Robert Rauschenberg utilizzò un vero letto invece che dipingere un letto enunciò esattamente questo principio, che l’arte è comunque diversa dalla vita reale. Per un identico motivo Tania Pistone non si limita a usare la scrittura come un ready made ma la attraversa –o la contamina, il termine “ricopre” è parziale visto che l’apparato calligrafico emerge comunque da sotto la griglia di segni- utilizzando la pittura, o con schemi ordinati o con interventi gestuali, in parte organizzando lo spazio, in parte lasciando che il quadro si organizzi da sé.
E’indubbio che a Tania non sfugga un certo gusto incline alle esperienze della pittura astratta americana, ma ciò non ne esaurisce il senso finale. Direi che questo suo lavoro sottende un fine terapeutico: bloccando il tempo, la pittura aiuta a ricordare. Il morbo di Alzhaimer, che consiste nella perdita progressiva della memoria, oltre a essere un male dell’età senile è metafora del nostro tempo. La pittura invece tiene vivo il ricordo. E’ per sempre giovane.
Luca Beatrice
Il catalogo è stato realizzato in collaborazione con Ermanno Tedeschi Gallery in occasione della mostra alla New York University - Casa Italiana Zerilli-Marimò con testo italiano/inglese di Luca Beatrice
Forever Young
Bob Dylan
Il mio professore di greco del liceo era solito dire che “scrivere è imparare due volte”. Per questa ragione ci invitava non solo a prendere molti appunti, ma a riscrivere invece che sottolineare, in quanto questo esercizio avrebbe consentito ai concetti più rilevanti di soffermarsi indelebilmente nella memoria.
In verità chi ama la scrittura, non solo il bello stile letterario ma anche la grafia pura e semplice, non può prescindere dalla necessità di legare all’atto dello scrivere il rimando a qualcosa che si vuole a tutti i costi ricordare. Prima di affrontare il “problema pittura” nell’opera di Tania Pistone, che pure senza dubbio appartiene a questa categoria, è necessario addentrarsi in un universo concettuale, il cui scopo finale mi pare quello di voler fermare un preciso istante della vita fino a farlo diventare un’opera d’arte. Che cosa, altrimenti, avrebbe spinto Alighiero Boetti a elencare i 1000 fiumi più lunghi del mondo se non la consapevolezza che l’elemento denotativo è precedente e indispensabile a quello connotativo? Oppure, perché On Kawara avrebbe ossessivamente ripetuto quei pochi e asciutti elementi, il giorno in cui l’opera era finita, le persone che aveva incontrato, i luoghi visitati, la strada percorsa?
Come loro Tania Pistone è senz’altro artista “perecchiana”, nel senso che Georges Pérec è alla base del suo lavoro. Pérec, che in Pensare/Classificare ha teorizzato con leggerezza su come bisognasse farsi sedurre da concetti elementari, ha poi pubblicato Mi ricordo, un libretto in cui annotava, pagina dopo pagina, tutto ciò che gli veniva in mente in un preciso istante ma senza alcuna gerarchia, lasciando a disposizione del lettore una serie di fogli bianchi per appuntare ciascuno i propri, di ricordi.
Oltre il puro e semplice desiderio di enumerazione, per Pistone la scrittura si rivela una sorta di ossessione compulsiva che coinvolge la lettura come l’esperienza, ma soprattutto quella lotta persa in partenza che ciascuno di noi deve combattere: dimenticare, scivolare nell’oblio. Rispetto a un’altra artista contemporanea, l’inglese Emma Key che riscrive ciò che ricorda della Tempesta di Shakespeare oppure tenta di ricostruire l’esatta ubicazione delle città su una cartina geografica “muta”, Tania introduce un ulteriore elemento di giudizio critico. Se la lettura sembra destinata a perdersi nel tempo, come la visione di un film, all’opera d’arte è destinato un altro compito: sottrarre l’oggetto dal tempo reale e immetterlo in una sorta di dimensione astratta, sospesa, eterna. Quando nel 1956 Robert Rauschenberg utilizzò un vero letto invece che dipingere un letto enunciò esattamente questo principio, che l’arte è comunque diversa dalla vita reale. Per un identico motivo Tania Pistone non si limita a usare la scrittura come un ready made ma la attraversa –o la contamina, il termine “ricopre” è parziale visto che l’apparato calligrafico emerge comunque da sotto la griglia di segni- utilizzando la pittura, o con schemi ordinati o con interventi gestuali, in parte organizzando lo spazio, in parte lasciando che il quadro si organizzi da sé.
E’indubbio che a Tania non sfugga un certo gusto incline alle esperienze della pittura astratta americana, ma ciò non ne esaurisce il senso finale. Direi che questo suo lavoro sottende un fine terapeutico: bloccando il tempo, la pittura aiuta a ricordare. Il morbo di Alzhaimer, che consiste nella perdita progressiva della memoria, oltre a essere un male dell’età senile è metafora del nostro tempo. La pittura invece tiene vivo il ricordo. E’ per sempre giovane.
Luca Beatrice
Il catalogo è stato realizzato in collaborazione con Ermanno Tedeschi Gallery in occasione della mostra alla New York University - Casa Italiana Zerilli-Marimò con testo italiano/inglese di Luca Beatrice
22
marzo 2006
Tania Pistone – Dipingere a memoria
Dal 22 marzo al 02 maggio 2006
arte contemporanea
Location
ERMANNO TEDESCHI GALLERY
Torino, Via Carlo Ignazio Giulio, 6, (Torino)
Torino, Via Carlo Ignazio Giulio, 6, (Torino)
Orario di apertura
da martedì a sabato 11-13 e 16-20 o su appuntamento
Vernissage
22 Marzo 2006, ore 18
Autore