Li guardi e a prima vista pensi che siano dei semplici, eleganti e armoniosi dipinti neo-astratti. Tele o tavole, quadrate, rettangolari e in certi casi anche ovali, dipinte ad acrilico con vivide, dense e intense pennellate di color rosso, blu, giallo, verde. Poi osservando con più attenzione e più da vicino, scopri che sotto quella pelle cromatica si nasconde una struttura ben precisa, una vera e propria scrittura, che affiora in filigrana, come se la tela o la tavola dipinte fossero un antico palinsesto medievale, del quale s'intravede ancora quanto in passato era stato scritto e poi raschiato via per essere poi riutilizzato.

Tania Pistone è una pittrice senza alcun dubbio neo-astratta che può rientrare a pieno titolo nei New Modern, ossia in quella "tendenza" recentemente teorizzata da Carolyn Christov Bakargiev, in occasione della grande mostra da lei curata (e così intitolata) per il Museo d'arte contemporanea del Castello di Rivoli. E' una neomodernista perché, forse senza neppur esserne cosciente, ma poco importa, si rifà al Lettrismo in auge negli anni Cinquanta, e anche alla Poesia Visiva che ebbe grande fortuna alla metà del secolo scorso.

Tania, infatti, scrive sulla superfice pittorica dei brani letterari o delle lunghe frasi tratte dai suoi taccuini, dove citazioni di Rilke e Freud, si alternano e intrecciano alle esclamazioni di Topolino o alle notizie del Telegiornale. Poi su questa "base" letteraria, dipinge, coprendo le parole e le frasi, facendo in modo che la loro presenza sotterranea diventi la struttura vera del dipinto. E' una sorta di griglia sulla quale il colore si appoggia, trovando in essa una "inconscia" risonanza estetica e poetica.

Guido Curto