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Tano Festa – Poesie
Nella galleria Il Ponte, con in corso la mostra Michel Parmentier. Opere e documenti (a cura di Guy Massaux, fino al 30 dicembre 2022), viene presentato da Anita Festa e con la partecipazione di Laura Cherubini il libro Tano Festa. Poesie. Il libro, ideato e curato da Anita Festa…
Comunicato stampa
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A cura di Anita Festa, con la partecipazione di Laura Cherubini
Nella galleria Il Ponte, con in corso la mostra Michel Parmentier. Opere e documenti (a cura di Guy Massaux, fino al 30 dicembre 2022), viene presentato da Anita Festa e con la partecipazione di Laura Cherubini il libro Tano Festa. Poesie. Il libro, ideato e curato da Anita Festa, presidente dell’Archivio Tano Festa, contiene 18 poesie - uniche rimaste tra le tante scritte dall’autore e raccolte dal grande collezionista e amico Giorgio Franchetti - affiancate da una selezione di riproduzioni di opere dell’artista e di fotografie che lo ritraggono in diversi momenti della sua vita. Dice Anita…”La poesia non è stata solo un evento letterario della sua vita, ma è il fil rouge che segna tutta la sua opera pittorica…”
Nel volume sono pubblicati un testo della fine degli anni Sessanta scritto per lui dal giornalista Furio Colombo, ed un altro della docente e critica d’arte Laura Cherubini scritto per la mostra “Fratelli”, curata da Maurizio Fagiolo Dall’Arco a Ca’ Foscari durante la Biennale d’Arte Contemporanea di Venezia del 1993 a cura di Achille Bonito Oliva. È contenuta anche un’intima intervista a Tano Festa, realizzata negli anni Settanta a Roma, e la lettera allo storico dell’arte Arturo Schwarz. Nella prefazione la figlia tratteggia note peculiari dell’uomo (caratterizzato da…”una superiorità morale che lo metteva al di sopra della banalità umana…, un uomo che andava all’essenza delle cose e vedeva oltre di esse. Aveva una visione interiore che gli permetteva in maniera fluida e naturale di mettere una distanza tra sé e gli altri e tra sé e le faccende della vita…”) e dell’artista, e racconta una parte della sua vita: dalle origini alla storia della sua unica famiglia. Cerca di ricostruire sia il periodo romano all’inizio degli anni ’70 durante il suo matrimonio, sia il “periodo americano” - quando Tano Festa visse a New York.
Il volume permette di riscoprire la figura di Tano Festa, personalità di rilievo sulla scena artistica italiana e internazionale del secondo Novecento.
Biografia
Tano Festa nasce a Roma nel 1938. Nel 1952 si iscrive all’Istituto d’Arte di Roma, diplomandosi nel 1957 in “Fotografia Artistica” con Alberto Libero Ferretti. Fin dagli inizi i compagni dell’artista sono i coetanei Mario Schifano e Franco Angeli, e altri poco più giovani come Renato Mambor e Sergio Lombardo. Con loro si intesse un’amicizia destinata a durare nel tempo, un’unione che coinvolge altri giovani artisti, Giosetta Fioroni, Cesare Tacchi, Jannis Kounellis, Mario Ceroli, Umberto Bignardi, e che caratterizza una fervida stagione dell’arte a Roma. Cesare Vivaldi in un articolo comparso nel 1963 su “Il Verri” riconosce un’affinità di espressione a questa compagine di artisti che definisce: “Giovane scuola di Roma”. L’epiteto ebbe anche una diversa e ben nota declinazione in: Scuola di Piazza del Popolo, dal nome della piazza dove artisti e letterati erano soliti incontrarsi, intorno ai tavoli del Caffè Rosati o nella sede della galleria La Tartaruga. La prima esposizione di Tano Festa documentata è “Mostra di Pittura” per il “Premio Cinecittà”, organizzata dal Partito Comunista Italiano nell’ottobre 1958. Renato Mambor, che divise lo studio con Tano Festa tra il 1959 e il 1961, ricorda: “(…) Eravamo tutti attratti dal Surrealismo e Tano all’inizio faceva delle cose un po’ surreali (…)”. Fin dagli inizi scrisse poesie, un’attività marginale rispetto alla pittura, ma praticata durante la sua vita, così come forte fu il suo interesse per la letteratura e per i poeti. Si racconta che nel 1955 Festa regalasse poesie ai passanti sulla scalinata di piazza di Spagna, scritte su fogli illustrati dall’amico Ettore Sordini. Nel 1959 Festa giunge a La Salita di Gian Tomaso Liverani - al tempo una delle gallerie più prestigiose a Roma per l’arte contemporanea. Espone in una collettiva insieme a Franco Angeli e a Giuseppe Uncini. Nel 1960 abbandona la gestualità informale e realizza i suoi primi dipinti monocromi dover privilegia il colore rosso solcato da strisce di carta, imbevute dello stesso colore, che scandiscono verticalmente la superficie del quadro. Nello stesso anno con Angeli, Lo Savio, Schifano e Uncini presentano al pubblico, con una serie di mostre, la loro nuova pittura anti-rappresentativa, aniconica, monocroma: una prima mostra è alla galleria L'Appunto di Roma, poi alla galleria Il Cancello di Bologna (con una presentatazione in catalogo del poeta Emilio Villa) e alla galleria La Salita dove Pierre Restany, nel suo testo in catalogo, situa quegli artisti tra il New Dada e il Nouveau Realisme . Nel 1961 Festa comincia a scandire la superficie dei suoi quadri non più con la carta, ma con listelli di legno disposti verticalmente a intervalli irregolari. Sono questi i nuovi lavori che in quell’anno presenta alla sua prima personale a La Salita. Al 1962 risalgono invece le Finestre, le Porte, gli Armadi, e altri oggetti del comune mobilio ricostruiti dal falegname secondo il disegno dell’artista, ma privi di cardini, maniglie, serrature, così da risultare perennemente chiusi. Tra essi, La Finestra rossa e nera è esposta in occasione della mostra La materia a Roma a La Tartaruga di Plinio De Martiis, che segna l’inizio di una lunga collaborazione con questa importante galleria romana e l’ingresso di Angeli nella cosiddetta Scuola di Piazza del Popolo. Lì Festa incontra Giorgio Franchetti, che allora collaborava con Plinio De Martiis e che diventerà il più importante collezionista dell’artista e rimarrà negli anni suo amico e sostenitore. Nello stesso 1962 vince una borsa di studio del Ministero della Pubblica Istruzione che gli permette di soggiornare a Parigi ed è invitato alla collettività New Realists alla Sidney Janis di New York dove propone Persiana. Nei suoi lavori coevi compaiono I’Obelisco e la Lapide, mentre nel corso dell’anno successivo nei suoi mobili chiusi appaiono le prime scritte. Dopo la morte del fratello Francesco Lo Savio nel 1963, Festa inizia a citare nei suoi quadri capolavori di artisti del passato, soprattutto quelli di Michelangelo. L’immagine dell’opera del passato, tratta spesso da una fotografia in bianco e nero di matrice Alinari, è stampata su carta e incollata al supporto ligneo. Su essa egli interviene con lo smalto, cancellandone alcuni particolari. Nel 1965, durante il primo viaggio a New York, dove incontra Lichtenstein e Oldenburg, sperimenta la tecnica del ricalco a mano di immagini proiettate o riportate su carta velina e in alcuni dipinti compaiono le sagome di pennelli, di martelli, cacciaviti e seghe, che ricordano alcune composizioni di Jim Dine e di Jasper Johns. Parallelamente realizza la serie dei cieli, tra cui Cielo meccanico, Cielo newyorkese, Grande nuvola. Nello stesso anno è invitato alla IX Quadriennale d’Arte di Roma dove esporrà anche nel 1972 e nel 1986. Al 1966 risale invece l’importante antologia alla Galleria Schwarz di Milano, accompagnata da un catalogo con un testo di Maurizio Fagiolo dell’Arco e la collettiva Cinquant’anni Dada. 1916-1966 presso ll Civico Padiglione d’Arte Contemporanea a Milano a cura di Arturo Schwarz. Di nuovo a New York, nel 1967, in uno studio al Chelsea Hotel, dipinge un ciclo di opere da Michelangelo intitolate Michelangelo according to Tano Festa, mentre nel 1968 si dedica alla realizzazione di alcuni film: Lo Savio il sogno felice, Patrizia fotografare è facile, Io amo De Chirico. In molti dipinti tra il 1967 ed il 1969, su uno sfondo bianco o azzurro, è tracciato, in nero o in blu, un disegno compositivo essenziale e geometrico che contiene scritte con il normografo o sagome di immagini proiettate. Nel 1970 sposa Emilia Emo Capodilista, e si trasferisce nella casa di famiglia della moglie, a Pernumia, in provincia di Padova. Dalla loro unione nascono due figlie: Anita e Almorina. L’anno seguente presenta a La Tartaruga I quadri privati, in cui utilizza i ritratti fotografici ingranditi di alcuni dei suoi familiari, e partecipa all’importante mostra Vitalità del negativo nell’arte italiana 1960/70, curata da Achille Bonito Oliva a Palazzo delle Esposizioni di Roma. Due anni dopo si tiene la personale alla Galleria Levi di Milano, presentata da Tommaso Trini, in cui Festa espone i nuovi quadri della serie Omaggi al colore mentre nel novembre 1973 partecipa alla rassegna internazionale Contemporanea, curata da Achille Bonito Oliva nel Parcheggio di Villa Borghese a Roma. Nel 1976 incontra la giornalista Antonella Amendola, che da quel momento in poi gli sarà per sempre accanto. Nello stesso anno tiene alla galleria di Gian Enzo Sperone a Roma la personale Storia familiare degli utensili, dove presenta tre installazioni e i due grandi quadri tratti dal Las Meninas di Velasquez, dipinti con lo smalto e l’anilina sulla base di una tela emulsionata. Nel 1978 è invitato alla Biennale di Venezia, dove tornerà ad esporre nel 1980, e nel 1984. Nei suoi ultimi dieci anni di vita, si dedica soprattutto alla pittura ad acrilico; il ritratto sarà il soggetto più frequente e numerose saranno le mostre che documenteranno questo suo “ritorno alla pittura”, tra cui Miraggi, allo Studio Soligo di Roma, nel marzo 1981. A partire dalla fine degli anni Settanta realizza la serie dei Coriandoli, la cui tecnica consiste nell’applicazione gestuale di coriandoli su una base preparata ad acrilico, con colori squillanti (rosso, verde, blu) o con il nero. Festa muore nel 1988 e poco dopo la sua scomparsa viene inaugurata un’importante antologica, a cura di Achille Bonito Oliva, nei locali dell’ex Stabilimento Peroni, oggi Museo di Arte Contemporanea di Roma. Un altro rilevante omaggio al suo lavoro è la mostra “Fratelli” del 1993, curata da Maurizio Fagiolo Dall’Arco su invito di Achille Bonito Oliva e ospitata a Ca’Pesaro nell’ambito della XLV Biennale di Venezia, dove le opere di Festa sono esposte assieme a quelle del fratello Francesco Lo Savio. L’ampio regesto del curatore, pubblicato in quell’occasione, rimane ancora oggi uno strumento indispensabile per l’esegesi dell’artista.
Nella galleria Il Ponte, con in corso la mostra Michel Parmentier. Opere e documenti (a cura di Guy Massaux, fino al 30 dicembre 2022), viene presentato da Anita Festa e con la partecipazione di Laura Cherubini il libro Tano Festa. Poesie. Il libro, ideato e curato da Anita Festa, presidente dell’Archivio Tano Festa, contiene 18 poesie - uniche rimaste tra le tante scritte dall’autore e raccolte dal grande collezionista e amico Giorgio Franchetti - affiancate da una selezione di riproduzioni di opere dell’artista e di fotografie che lo ritraggono in diversi momenti della sua vita. Dice Anita…”La poesia non è stata solo un evento letterario della sua vita, ma è il fil rouge che segna tutta la sua opera pittorica…”
Nel volume sono pubblicati un testo della fine degli anni Sessanta scritto per lui dal giornalista Furio Colombo, ed un altro della docente e critica d’arte Laura Cherubini scritto per la mostra “Fratelli”, curata da Maurizio Fagiolo Dall’Arco a Ca’ Foscari durante la Biennale d’Arte Contemporanea di Venezia del 1993 a cura di Achille Bonito Oliva. È contenuta anche un’intima intervista a Tano Festa, realizzata negli anni Settanta a Roma, e la lettera allo storico dell’arte Arturo Schwarz. Nella prefazione la figlia tratteggia note peculiari dell’uomo (caratterizzato da…”una superiorità morale che lo metteva al di sopra della banalità umana…, un uomo che andava all’essenza delle cose e vedeva oltre di esse. Aveva una visione interiore che gli permetteva in maniera fluida e naturale di mettere una distanza tra sé e gli altri e tra sé e le faccende della vita…”) e dell’artista, e racconta una parte della sua vita: dalle origini alla storia della sua unica famiglia. Cerca di ricostruire sia il periodo romano all’inizio degli anni ’70 durante il suo matrimonio, sia il “periodo americano” - quando Tano Festa visse a New York.
Il volume permette di riscoprire la figura di Tano Festa, personalità di rilievo sulla scena artistica italiana e internazionale del secondo Novecento.
Biografia
Tano Festa nasce a Roma nel 1938. Nel 1952 si iscrive all’Istituto d’Arte di Roma, diplomandosi nel 1957 in “Fotografia Artistica” con Alberto Libero Ferretti. Fin dagli inizi i compagni dell’artista sono i coetanei Mario Schifano e Franco Angeli, e altri poco più giovani come Renato Mambor e Sergio Lombardo. Con loro si intesse un’amicizia destinata a durare nel tempo, un’unione che coinvolge altri giovani artisti, Giosetta Fioroni, Cesare Tacchi, Jannis Kounellis, Mario Ceroli, Umberto Bignardi, e che caratterizza una fervida stagione dell’arte a Roma. Cesare Vivaldi in un articolo comparso nel 1963 su “Il Verri” riconosce un’affinità di espressione a questa compagine di artisti che definisce: “Giovane scuola di Roma”. L’epiteto ebbe anche una diversa e ben nota declinazione in: Scuola di Piazza del Popolo, dal nome della piazza dove artisti e letterati erano soliti incontrarsi, intorno ai tavoli del Caffè Rosati o nella sede della galleria La Tartaruga. La prima esposizione di Tano Festa documentata è “Mostra di Pittura” per il “Premio Cinecittà”, organizzata dal Partito Comunista Italiano nell’ottobre 1958. Renato Mambor, che divise lo studio con Tano Festa tra il 1959 e il 1961, ricorda: “(…) Eravamo tutti attratti dal Surrealismo e Tano all’inizio faceva delle cose un po’ surreali (…)”. Fin dagli inizi scrisse poesie, un’attività marginale rispetto alla pittura, ma praticata durante la sua vita, così come forte fu il suo interesse per la letteratura e per i poeti. Si racconta che nel 1955 Festa regalasse poesie ai passanti sulla scalinata di piazza di Spagna, scritte su fogli illustrati dall’amico Ettore Sordini. Nel 1959 Festa giunge a La Salita di Gian Tomaso Liverani - al tempo una delle gallerie più prestigiose a Roma per l’arte contemporanea. Espone in una collettiva insieme a Franco Angeli e a Giuseppe Uncini. Nel 1960 abbandona la gestualità informale e realizza i suoi primi dipinti monocromi dover privilegia il colore rosso solcato da strisce di carta, imbevute dello stesso colore, che scandiscono verticalmente la superficie del quadro. Nello stesso anno con Angeli, Lo Savio, Schifano e Uncini presentano al pubblico, con una serie di mostre, la loro nuova pittura anti-rappresentativa, aniconica, monocroma: una prima mostra è alla galleria L'Appunto di Roma, poi alla galleria Il Cancello di Bologna (con una presentatazione in catalogo del poeta Emilio Villa) e alla galleria La Salita dove Pierre Restany, nel suo testo in catalogo, situa quegli artisti tra il New Dada e il Nouveau Realisme . Nel 1961 Festa comincia a scandire la superficie dei suoi quadri non più con la carta, ma con listelli di legno disposti verticalmente a intervalli irregolari. Sono questi i nuovi lavori che in quell’anno presenta alla sua prima personale a La Salita. Al 1962 risalgono invece le Finestre, le Porte, gli Armadi, e altri oggetti del comune mobilio ricostruiti dal falegname secondo il disegno dell’artista, ma privi di cardini, maniglie, serrature, così da risultare perennemente chiusi. Tra essi, La Finestra rossa e nera è esposta in occasione della mostra La materia a Roma a La Tartaruga di Plinio De Martiis, che segna l’inizio di una lunga collaborazione con questa importante galleria romana e l’ingresso di Angeli nella cosiddetta Scuola di Piazza del Popolo. Lì Festa incontra Giorgio Franchetti, che allora collaborava con Plinio De Martiis e che diventerà il più importante collezionista dell’artista e rimarrà negli anni suo amico e sostenitore. Nello stesso 1962 vince una borsa di studio del Ministero della Pubblica Istruzione che gli permette di soggiornare a Parigi ed è invitato alla collettività New Realists alla Sidney Janis di New York dove propone Persiana. Nei suoi lavori coevi compaiono I’Obelisco e la Lapide, mentre nel corso dell’anno successivo nei suoi mobili chiusi appaiono le prime scritte. Dopo la morte del fratello Francesco Lo Savio nel 1963, Festa inizia a citare nei suoi quadri capolavori di artisti del passato, soprattutto quelli di Michelangelo. L’immagine dell’opera del passato, tratta spesso da una fotografia in bianco e nero di matrice Alinari, è stampata su carta e incollata al supporto ligneo. Su essa egli interviene con lo smalto, cancellandone alcuni particolari. Nel 1965, durante il primo viaggio a New York, dove incontra Lichtenstein e Oldenburg, sperimenta la tecnica del ricalco a mano di immagini proiettate o riportate su carta velina e in alcuni dipinti compaiono le sagome di pennelli, di martelli, cacciaviti e seghe, che ricordano alcune composizioni di Jim Dine e di Jasper Johns. Parallelamente realizza la serie dei cieli, tra cui Cielo meccanico, Cielo newyorkese, Grande nuvola. Nello stesso anno è invitato alla IX Quadriennale d’Arte di Roma dove esporrà anche nel 1972 e nel 1986. Al 1966 risale invece l’importante antologia alla Galleria Schwarz di Milano, accompagnata da un catalogo con un testo di Maurizio Fagiolo dell’Arco e la collettiva Cinquant’anni Dada. 1916-1966 presso ll Civico Padiglione d’Arte Contemporanea a Milano a cura di Arturo Schwarz. Di nuovo a New York, nel 1967, in uno studio al Chelsea Hotel, dipinge un ciclo di opere da Michelangelo intitolate Michelangelo according to Tano Festa, mentre nel 1968 si dedica alla realizzazione di alcuni film: Lo Savio il sogno felice, Patrizia fotografare è facile, Io amo De Chirico. In molti dipinti tra il 1967 ed il 1969, su uno sfondo bianco o azzurro, è tracciato, in nero o in blu, un disegno compositivo essenziale e geometrico che contiene scritte con il normografo o sagome di immagini proiettate. Nel 1970 sposa Emilia Emo Capodilista, e si trasferisce nella casa di famiglia della moglie, a Pernumia, in provincia di Padova. Dalla loro unione nascono due figlie: Anita e Almorina. L’anno seguente presenta a La Tartaruga I quadri privati, in cui utilizza i ritratti fotografici ingranditi di alcuni dei suoi familiari, e partecipa all’importante mostra Vitalità del negativo nell’arte italiana 1960/70, curata da Achille Bonito Oliva a Palazzo delle Esposizioni di Roma. Due anni dopo si tiene la personale alla Galleria Levi di Milano, presentata da Tommaso Trini, in cui Festa espone i nuovi quadri della serie Omaggi al colore mentre nel novembre 1973 partecipa alla rassegna internazionale Contemporanea, curata da Achille Bonito Oliva nel Parcheggio di Villa Borghese a Roma. Nel 1976 incontra la giornalista Antonella Amendola, che da quel momento in poi gli sarà per sempre accanto. Nello stesso anno tiene alla galleria di Gian Enzo Sperone a Roma la personale Storia familiare degli utensili, dove presenta tre installazioni e i due grandi quadri tratti dal Las Meninas di Velasquez, dipinti con lo smalto e l’anilina sulla base di una tela emulsionata. Nel 1978 è invitato alla Biennale di Venezia, dove tornerà ad esporre nel 1980, e nel 1984. Nei suoi ultimi dieci anni di vita, si dedica soprattutto alla pittura ad acrilico; il ritratto sarà il soggetto più frequente e numerose saranno le mostre che documenteranno questo suo “ritorno alla pittura”, tra cui Miraggi, allo Studio Soligo di Roma, nel marzo 1981. A partire dalla fine degli anni Settanta realizza la serie dei Coriandoli, la cui tecnica consiste nell’applicazione gestuale di coriandoli su una base preparata ad acrilico, con colori squillanti (rosso, verde, blu) o con il nero. Festa muore nel 1988 e poco dopo la sua scomparsa viene inaugurata un’importante antologica, a cura di Achille Bonito Oliva, nei locali dell’ex Stabilimento Peroni, oggi Museo di Arte Contemporanea di Roma. Un altro rilevante omaggio al suo lavoro è la mostra “Fratelli” del 1993, curata da Maurizio Fagiolo Dall’Arco su invito di Achille Bonito Oliva e ospitata a Ca’Pesaro nell’ambito della XLV Biennale di Venezia, dove le opere di Festa sono esposte assieme a quelle del fratello Francesco Lo Savio. L’ampio regesto del curatore, pubblicato in quell’occasione, rimane ancora oggi uno strumento indispensabile per l’esegesi dell’artista.
15
dicembre 2022
Tano Festa – Poesie
15 dicembre 2022
libri ed editoria
Location
GALLERIA IL PONTE
Firenze, Via Di Mezzo, 42/B, (Firenze)
Firenze, Via Di Mezzo, 42/B, (Firenze)
Orario di apertura
da lunedì a venerdì h 10.00-13.00 / 15.00-19.00
Vernissage
15 Dicembre 2022, h 18.00
Sito web
Editore
Il Poligrafo
Ufficio stampa
Susy Fabiani -galleria Il Ponte
Autore
Curatore