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Taylor McKimens
Lo Studio d’Arte Raffaelli di Trento giovedì 17 gennaio 2013 inaugura la mostra personale dell’artista americano Taylor McKimens a cura di Marco Tomasini.
Comunicato stampa
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L’esposizione dà il via alla rassegna “Giovane pittura contemporanea” che a cadenza periodica presenterà soluzioni giovani e frizzanti prese dal vasto e intricato panorama pittorico contemporaneo.
In mostra McKimens porta un po’ della sua America, o meglio i tratti di essa che ce la rendono subito riconoscibile. Il caldo torrido del deserto, le strisce di asfalto che come serpenti si snodano nel paesaggio disabitato, le piccole comunità rurali, abitate da personaggi quasi alieni. Il sole cuocente che ha accompagnato la sua infanzia nella cittadina californiana di Winterhaven, sembra sempre illuminare le sue composizioni. Una luce incidente che esagera i colori tramutando piante e uomini in esseri dai colori alterati, fluorescenti. In uno stile fumettistico, i contorni delimitano una realtà quotidiana, semplice e banale, ma resa speciale da una malinconia di fondo che spesso e volentieri si tramuta in pungente ironia. È questo lo spirito americano del “non prendersi mai troppo sul serio” del “take it easy” e che fa da leitmotiv a tutti i suoi lavori. C'è tanta pop art in McKimens, quell'elevare l'oggetto quotidiano allo strato alto della cultura, tramutandolo in oggetto d'arte, ma con l'aggiunta di un qualcosa in più, sicuramente scomodo e inquietante. Quindi il disgusto, il raccapriccio, la sensazione di ripugnanza fanno parte del gioco e dell'ambito del possibile in senso fantasioso. Con McKimens l'inaspettato può quindi accadere, pronto a stupirci dietro la porta. I suoi cactus non sono più silenziosi e immobili, ma paiono prendere vita, così come la solitudine del camionista in un “diner” viene vivacizzata da esplosioni di colore da effetto bomba atomica. Le deformazioni possono comparire qua e là, sia sulle piante che sugli esseri umani. I suoi personaggi sono stucchevoli come i cactus, alterati geneticamente perché contaminati da un ambiente ormai troppo saturo di quell’“american dream” dove tutto è possibile e che li ha trasformati in automi, dai volti inespressivi, intenti a fare sempre la stessa azione. A tal punto che sono quasi “gli oggetti”, simbolo del consumo più sfrenato a impadronirsi dei loro padroni, in una fusione inquietante e grottesca, ma sempre con una giusta dose di ironia.
In mostra McKimens porta un po’ della sua America, o meglio i tratti di essa che ce la rendono subito riconoscibile. Il caldo torrido del deserto, le strisce di asfalto che come serpenti si snodano nel paesaggio disabitato, le piccole comunità rurali, abitate da personaggi quasi alieni. Il sole cuocente che ha accompagnato la sua infanzia nella cittadina californiana di Winterhaven, sembra sempre illuminare le sue composizioni. Una luce incidente che esagera i colori tramutando piante e uomini in esseri dai colori alterati, fluorescenti. In uno stile fumettistico, i contorni delimitano una realtà quotidiana, semplice e banale, ma resa speciale da una malinconia di fondo che spesso e volentieri si tramuta in pungente ironia. È questo lo spirito americano del “non prendersi mai troppo sul serio” del “take it easy” e che fa da leitmotiv a tutti i suoi lavori. C'è tanta pop art in McKimens, quell'elevare l'oggetto quotidiano allo strato alto della cultura, tramutandolo in oggetto d'arte, ma con l'aggiunta di un qualcosa in più, sicuramente scomodo e inquietante. Quindi il disgusto, il raccapriccio, la sensazione di ripugnanza fanno parte del gioco e dell'ambito del possibile in senso fantasioso. Con McKimens l'inaspettato può quindi accadere, pronto a stupirci dietro la porta. I suoi cactus non sono più silenziosi e immobili, ma paiono prendere vita, così come la solitudine del camionista in un “diner” viene vivacizzata da esplosioni di colore da effetto bomba atomica. Le deformazioni possono comparire qua e là, sia sulle piante che sugli esseri umani. I suoi personaggi sono stucchevoli come i cactus, alterati geneticamente perché contaminati da un ambiente ormai troppo saturo di quell’“american dream” dove tutto è possibile e che li ha trasformati in automi, dai volti inespressivi, intenti a fare sempre la stessa azione. A tal punto che sono quasi “gli oggetti”, simbolo del consumo più sfrenato a impadronirsi dei loro padroni, in una fusione inquietante e grottesca, ma sempre con una giusta dose di ironia.
17
gennaio 2013
Taylor McKimens
Dal 17 gennaio al 15 marzo 2013
arte contemporanea
Location
STUDIO D’ARTE RAFFAELLI – PALAZZO WOLKENSTEIN
Trento, Via Livio Marchetti, 17, (Trento)
Trento, Via Livio Marchetti, 17, (Trento)
Orario di apertura
lunedì - venerdì 10.00/13.00 16.00/19.30
sabato 10.00/12.30 16.30/19.00
Vernissage
17 Gennaio 2013, h 18.30
Autore
Curatore