Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Tecnologica
Può darsi che, a furia di estenderla a qualsiasi ambito della condizione umana, la tecnologia stia smarrendo pericolosamente i suoi confini. Le opere di Emery e Blito si situano in due Colonne d’Ercole dell’universo tecnologico, due estremi che ne costituiscono i limiti che sarebbe bene non valicare
Comunicato stampa
Segnala l'evento
L’associazione culturale Spazio Pedraglio è lieta di presentare “Tecnologica” la mostra che vede come protagonisti l’artista svizzero Matteo Emery e l’artista colombiano Blito B.
“Può darsi che, a furia di estenderla a qualsiasi ambito della condizione umana, la tecnologia stia ormai smarrendo pericolosamente i suoi confini. Non a caso il significato dell’aggettivo tecnologico sta diventando sempre più ampio e, nello stesso tempo, sempre più indefinibile, sino al punto che risulta meno arduo stabilire ciò che non è tecnologico di ciò che lo è. Mi sembra però che le opere di Matteo Emery e quelle di Blito si situino in due Colonne d’Ercole dell’universo tecnologico, due estremi che ne costituiscono sia gli apici, sia i limiti che sarebbe bene non valicare.
La colonna che scorgo nel lavoro di Emery è rappresentata dall’anatomia. È come se sullo sfondo delle fotografie, dei light-box, degli assemblaggi scultorei creati da questo artista si stagliasse costantemente un’idea di organismo, di forma vivente tanto più complessa quanto più delicata. I tubi, di diverse materie e consistenze, che abbondano in queste opere appaiono anzitutto dei conduttori di fluidi vitali, dei canali di emanazioni che nelle sculture possono acquisire le sembianze di ipotetici condotti energetici, ma che pur sempre vitali restano. Se nelle fotografie l’aspetto organico è più chiaramente evocato dal colore rosso sangue, e da un ché di ambiguamente ospedaliero, nelle sculture viene invece suggerito dalla pulsazione luminosa, da qualche straniante allusione antropomorfa, dai presunti feromoni generati da queste insolite macchine, improbabili armi, ingegnose e giocose astronavi, la cui iconografia di riferimento sta forse in una visione ironica, e volutamente un po’ sgangherata, dell’immaginario fantascientifico. Ma per quanto l’ironia, la sublimazione e l’apologia del materiale di scarto, il senso di elegante precarietà attraversino le opere di Matteo Emery, la percezione di qualcosa di sottilmente minaccioso, di implicitamente grave, serpeggia comunque, e traspare soprattutto da una tecnologia (qualsiasi cosa significhi) che può agire sull’anatomia dell’organismo, che può scomporne e ricomporne le parti, che può contaminarla con una dimensione artificiale. Una tecnologia che si manifesta magari anche in modo umoristico, parodistico e apparentemente innocuo, e che però non si astiene dal riconfigurare, e in qualche modo dominare, ciò a cui si applica.
L’altra metaforica colonna è invece rappresentata dalla cosmologia. Per quanto divertenti, gioiose e casinare possano sembrare, le televisioni di Blito sono una faccenda terribilmente seria. Il segnale che i loro obsoleti tubi catodici non cessano di trasmettere evoca un'energia primigenia, una vibrazione di natura cosmica. Omaggi postmoderni al Manifesto del movimento spaziale per la televisione, firmato da Lucio Fontana nel 1952, anche queste opere si ripromettono, attraverso la loro vetusta tecnologia, di "sondare spazi ancora ignorati del cosmo", da affrontare come "dati di intuizione e mistero, dati tipici dell'arte come divinazione".
Con questo accenno al potenziale in termini sensitivi dello strumento tecnologico, siamo davvero giunti a una Colonna d'Ercole. Più in là dell'allusione cosmica infatti si apre il territorio della metafisica, così come oltre la simulazione di un organismo si prospetta una frankensteiniana pretesa di ricostituzione della persona. Le opere di Matteo Emery e di Blito B. permangono ovviamente al di qua di tali confini e in qualche modo li individuano, li denotano: ironicamente, poeticamente ma anche, per nostra fortuna, efficacemente”.
Roberto Borghi, “Anatomia e cosmologia, Colonne d’Ercole della tecnologia”
BIOGRAFIE:
Matteo Emery nasce nel 1955 a Lugano e appartiene alla generazione di artisti emersi durante gli anni '80 in Svizzera. Tra il 1972 e il 1980 studia grafica allo CSIA di Lugano e alla scuola superiore di arti visive ESAV di Ginevra. Tra il 1980 e il 1987 ottiene ripetute Borse Kiefer-Hablitzel.
Da sempre la sua ricerca è orientata sull'analisi dell'uomo, alla scoperta di quello che l'occhio non può vedere, prima con le x-ray, attualmente con installazioni, sculture, fotografie e video. Gli ultimi lavori suggeriscono un viaggio all'interno del corpo attraverso temi quali nascita-morte-mutazioni che segnano l'evoluzione della vita dell'uomo.
Nel suo percorso artistico ha ricevuto numerosi premi, ha realizzato diverse esposizioni personali (Galleria Rivolta - Losanna, Galleria FAC - Sierre, Galleria Golder-Halm - Locarno, Maison Visinand - Montreux, Galleria Mosaico - Chiasso, Galleria Officina Arte - Magliaso) ed ha partecipato a numerose collettive (Centro d’Arte Contemporanea - Ginevra, Museo Rath - Ginevra, Fondazione Gulbenkian - Lisbona, Grand Palais - Parigi, Museo Beaux-Arts - Losanna, Monastero delle Agostiniane - Monte Carasso, Galleria Mya Lurgo - Lugano, Galleria Marelia - Brgamo, De Primi Fine Art - Lugano).
Blito B. nasce il 25 luglio del 1986 in Colombia nella citta di Pereira. Da adolescente si trasferisce in Spagna dove nel 2011, periodo in cui studia all'accademia d'arte di Barcellona, conosce l'artista Pablo Bermudez. Da questa amicizia iniziata un po' per caso nasce una forte intesa artistica, Blito è infatti il primo tra gli artisti che aderiscono al progetto B-house di Pablo. Insieme iniziano a formare la House of artists, un gruppo di artisti colombiani al quale ancora appartiene.
Da diversi anni viaggia frequentemente in Italia soggiornando presso Pablo Bermudez ed é proprio nel suo studio dove produce la serie Cosmic Microwave Background Radiation presente in questa mostra.
CONTATTI:
Mail: info@spaziopedraglio.com
Ph: +39 335 6261819
“Può darsi che, a furia di estenderla a qualsiasi ambito della condizione umana, la tecnologia stia ormai smarrendo pericolosamente i suoi confini. Non a caso il significato dell’aggettivo tecnologico sta diventando sempre più ampio e, nello stesso tempo, sempre più indefinibile, sino al punto che risulta meno arduo stabilire ciò che non è tecnologico di ciò che lo è. Mi sembra però che le opere di Matteo Emery e quelle di Blito si situino in due Colonne d’Ercole dell’universo tecnologico, due estremi che ne costituiscono sia gli apici, sia i limiti che sarebbe bene non valicare.
La colonna che scorgo nel lavoro di Emery è rappresentata dall’anatomia. È come se sullo sfondo delle fotografie, dei light-box, degli assemblaggi scultorei creati da questo artista si stagliasse costantemente un’idea di organismo, di forma vivente tanto più complessa quanto più delicata. I tubi, di diverse materie e consistenze, che abbondano in queste opere appaiono anzitutto dei conduttori di fluidi vitali, dei canali di emanazioni che nelle sculture possono acquisire le sembianze di ipotetici condotti energetici, ma che pur sempre vitali restano. Se nelle fotografie l’aspetto organico è più chiaramente evocato dal colore rosso sangue, e da un ché di ambiguamente ospedaliero, nelle sculture viene invece suggerito dalla pulsazione luminosa, da qualche straniante allusione antropomorfa, dai presunti feromoni generati da queste insolite macchine, improbabili armi, ingegnose e giocose astronavi, la cui iconografia di riferimento sta forse in una visione ironica, e volutamente un po’ sgangherata, dell’immaginario fantascientifico. Ma per quanto l’ironia, la sublimazione e l’apologia del materiale di scarto, il senso di elegante precarietà attraversino le opere di Matteo Emery, la percezione di qualcosa di sottilmente minaccioso, di implicitamente grave, serpeggia comunque, e traspare soprattutto da una tecnologia (qualsiasi cosa significhi) che può agire sull’anatomia dell’organismo, che può scomporne e ricomporne le parti, che può contaminarla con una dimensione artificiale. Una tecnologia che si manifesta magari anche in modo umoristico, parodistico e apparentemente innocuo, e che però non si astiene dal riconfigurare, e in qualche modo dominare, ciò a cui si applica.
L’altra metaforica colonna è invece rappresentata dalla cosmologia. Per quanto divertenti, gioiose e casinare possano sembrare, le televisioni di Blito sono una faccenda terribilmente seria. Il segnale che i loro obsoleti tubi catodici non cessano di trasmettere evoca un'energia primigenia, una vibrazione di natura cosmica. Omaggi postmoderni al Manifesto del movimento spaziale per la televisione, firmato da Lucio Fontana nel 1952, anche queste opere si ripromettono, attraverso la loro vetusta tecnologia, di "sondare spazi ancora ignorati del cosmo", da affrontare come "dati di intuizione e mistero, dati tipici dell'arte come divinazione".
Con questo accenno al potenziale in termini sensitivi dello strumento tecnologico, siamo davvero giunti a una Colonna d'Ercole. Più in là dell'allusione cosmica infatti si apre il territorio della metafisica, così come oltre la simulazione di un organismo si prospetta una frankensteiniana pretesa di ricostituzione della persona. Le opere di Matteo Emery e di Blito B. permangono ovviamente al di qua di tali confini e in qualche modo li individuano, li denotano: ironicamente, poeticamente ma anche, per nostra fortuna, efficacemente”.
Roberto Borghi, “Anatomia e cosmologia, Colonne d’Ercole della tecnologia”
BIOGRAFIE:
Matteo Emery nasce nel 1955 a Lugano e appartiene alla generazione di artisti emersi durante gli anni '80 in Svizzera. Tra il 1972 e il 1980 studia grafica allo CSIA di Lugano e alla scuola superiore di arti visive ESAV di Ginevra. Tra il 1980 e il 1987 ottiene ripetute Borse Kiefer-Hablitzel.
Da sempre la sua ricerca è orientata sull'analisi dell'uomo, alla scoperta di quello che l'occhio non può vedere, prima con le x-ray, attualmente con installazioni, sculture, fotografie e video. Gli ultimi lavori suggeriscono un viaggio all'interno del corpo attraverso temi quali nascita-morte-mutazioni che segnano l'evoluzione della vita dell'uomo.
Nel suo percorso artistico ha ricevuto numerosi premi, ha realizzato diverse esposizioni personali (Galleria Rivolta - Losanna, Galleria FAC - Sierre, Galleria Golder-Halm - Locarno, Maison Visinand - Montreux, Galleria Mosaico - Chiasso, Galleria Officina Arte - Magliaso) ed ha partecipato a numerose collettive (Centro d’Arte Contemporanea - Ginevra, Museo Rath - Ginevra, Fondazione Gulbenkian - Lisbona, Grand Palais - Parigi, Museo Beaux-Arts - Losanna, Monastero delle Agostiniane - Monte Carasso, Galleria Mya Lurgo - Lugano, Galleria Marelia - Brgamo, De Primi Fine Art - Lugano).
Blito B. nasce il 25 luglio del 1986 in Colombia nella citta di Pereira. Da adolescente si trasferisce in Spagna dove nel 2011, periodo in cui studia all'accademia d'arte di Barcellona, conosce l'artista Pablo Bermudez. Da questa amicizia iniziata un po' per caso nasce una forte intesa artistica, Blito è infatti il primo tra gli artisti che aderiscono al progetto B-house di Pablo. Insieme iniziano a formare la House of artists, un gruppo di artisti colombiani al quale ancora appartiene.
Da diversi anni viaggia frequentemente in Italia soggiornando presso Pablo Bermudez ed é proprio nel suo studio dove produce la serie Cosmic Microwave Background Radiation presente in questa mostra.
CONTATTI:
Mail: info@spaziopedraglio.com
Ph: +39 335 6261819
09
maggio 2015
Tecnologica
Dal 09 maggio al 20 giugno 2015
arte contemporanea
Location
SPAZIO PEDRAGLIO
Como, Piazza Alessandro Volta, 48, (Como)
Como, Piazza Alessandro Volta, 48, (Como)
Orario di apertura
da lunedì a venerdì ore 15.30 - 19.00
Vernissage
9 Maggio 2015, ore 18.30
Autore
Curatore