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Temi & Variazioni. Dalla grafia all’azzeramento / Jason Martin – Vigil/ Veglia
Concentrandosi sui dipinti e le sculture della Collezione Peggy Guggenheim e su alcuni prestiti da altre collezioni e gallerie, l’esposizione abbraccia un arco temporale che dall’inizio del XX secolo accompagna il visitatore attraverso le avanguardie del secondo dopo guerra fino ad arrivare alla contemporaneità. Nell’ambito di Temi e Variazioni, sarà la personale dedicata all’artista britannico Jason Martin a costituire uno spazio vibrante in cui si troveranno a convivere le infinite possibilità del dipingere.
Comunicato stampa
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temi & variazioni. dalla grafia all’azzeramento.
luca massimo barbero esplora i percorsi del segno dagli inizi del novecento allo sperimentalismo contemporaneo con la personale di jason martin vigil/veglia.
Dal 21 marzo al 17 maggio la Collezione Peggy Guggenheim ospita Temi & Variazioni. Dalla grafia all’azzeramento, a cura di Luca Massimo Barbero. Concentrandosi sui dipinti e le sculture dall’inizio del XX secolo al secondo dopoguerra presenti nel museo veneziano e impreziosita con alcuni importanti prestiti, la mostra si snoda cronologicamente dalle avanguardie storiche alle tendenze più recenti dell’arte contemporanea in un percorso tematico che sviluppa la presenza del segno all’interno della composizione: dalla tipografia al collage, dalle lettere ai numeri, sino al ripetersi insistente di un gesto, di un segno per arrivare infine al monocromo che conduce all’inevitabile azzeramento. Nell’ambito di Temi e Variazioni, sarà la personale dedicata all’artista britannico Jason Martin a costituire uno spazio vibrante in cui si troveranno a convivere le infinite possibilità del dipingere. Tra i più interessanti pittori della generazione degli Young British Artists, Martin è stato chiamato ad interpretare il grado zero della pittura attraverso una serie di tele espressamente realizzate per la mostra veneziana. Temi & Variazioni. Dalla grafia all’azzeramento gode del sostegno della Regione del Veneto.
Temi & Variazioni è una innovativa formula curatoriale inaugurata dalla Collezione Peggy Guggenheim nel 2002 con una serie di tre mostre dedicate all’arte del dopoguerra realizzate nell’arco di sei mesi da Luca Massimo Barbero. Oggi come allora, alla base del progetto espositivo di Temi & Variazioni. Dalla grafia all’azzeramento, rimane la volontà di guidare il visitatore verso una piena comprensione delle opere della Collezione Peggy Guggenheim attraverso la loro contestualizzazione storica e il dialogo con dipinti, sculture, installazioni provenienti da altre collezioni. All’interno delle stesse sale, capolavori appartenenti alle avanguardie del primo Novecento si confrontano tematicamente con opere del secondo dopoguerra, fino a lambire i confini della contemporaneità, in un percorso espositivo che rappresenta un’occasione unica per osservare l’evoluzione di temi e segni in nuove forme espressive.
Capolavori cubisti, futuristi, dadaisti e surrealisti: nello sperimentalismo dirompente di questa stagione, lettere, numeri e caratteri tipografici entrano a pieno titolo nell’opera e nella sua concezione, quali diretti prelievi di una realtà che viene analizzata e restituita nella propria dimensione linguistica e comunicativa. Dalla Manifestazione interventista di Carrà, dai Merzbild di Schwitters, dalla Farmacia di Cornell, alle rivisitazioni che dagli anni cinquanta ne offrono Rotella, Spoerri, la parola tipografica struttura e definisce l’immagine come esplosione sonora che scardina la sintassi visiva. Se la lingua dialoga con il materiale e l’iconico, dal polimaterico di Braque al collage di Gris, la griglia resa assoluta dai radicali segni iterati di Mondrian genera la nuova spazialità del Neoplasticismo di Vantongerloo e si confronta con l’esattezza minimalista di John McCracken. Il grafema invade in maniera evocativa le superfici plastiche e pittoriche di Tunnard, Licini e Bonfanti, sino a diventare scrittura muta e compulsava: talvolta la pittura stessa si fa scrittura diretta sulla tela o sul supporto, come nelle opere di Scanavino, Novelli, Mirko, Pomodoro, talvolta investiga i fondamenti e le reciprocità dei differenti codici visivi, come avviene negli Alfabeti e nelle Impronte di Manzoni, nelle linee di Griffa, nelle frasi luminose di Merz e Nannucci, nelle panchine della Holzer, nei disegni di Tremlett.
Scrittura è anche geometria, che dagli elementi primi della visione di Albers e Nigro, si articola nelle trame e nelle esplorazioni percettive di Morellet, Nangeroni, Vasarely, sino alle indagini del Gruppo Zero e dell’arte cinetica. La grafia è anche colore, che si traduce negli spazi lirici, intermittenti, visionari di Tancredi, Tobey, Accardi, Dorazio, Ciussi, Aricò. In altri casi invece, grafia e scrittura si trasformano in un alfabeto simbolico e astratto, facendosi apostrofi, punti, sino a violare, visivamente e fisicamente, il supporto e diventare buchi e tagli nelle tele di Fontana, Dadamaino, Opalka o come accade nelle opere delle nuovissime generazioni di artisti rappresentati nella mostra da De Marchi e Arcangelo Sassolino.
Da questo ripetersi ossessivo di un simbolo o di un segno, si giunge alla necessità del loro azzeramento, attraverso una sorta di tabula rasa che comporta sia la purezza della materia sia il suo rarefarsi attraverso superfici minimali e totalmente monocrome: da Castellani a Bonalumi, da Vianello a Charlton, il monocromo scrive l’infinito attraverso il finito, nell’articolarsi di pagine pittoriche e plastiche dense di tutta la concretezza e fisicità della propria relazione con lo spazio che le circonda.
Dal 21 marzo al 17 maggio la Collezione Peggy Guggenheim ospita Temi & Variazioni. Dalla grafia
all’azzeramento, a cura di Luca Massimo Barbero, mostra che, snodandosi cronologicamente dalle
avanguardie storiche alle tendenze più recenti dell’arte contemporanea, prende in analisi la presenza del
segno all’interno della composizione, passando dalla tipografia al collage, dalle lettere ai numeri, sino ad
arrivare al monocromo che conduce all’inevitabile azzeramento del segno. Nell’ambito della mostra,
sarà la personale dedicata all’artista britannico Jason Martin, Vigil/Veglia, a rappresentare questo
grado zero della pittura attraverso una serie di circa dieci opere, alcune delle quali espressamente
realizzate per la mostra veneziana.
Tra i più interessanti pittori della generazione degli Young British Artists, Martin è stato chiamato dal
curatore a presentare una sequenza di monocromi dalla texture raffinata e luminosa, sempre in bilico tra
pittura e scultura, ottenuti con pennellate dense e ripetute di olio, gel acrilico o materiali misti, su
superfici di alluminio, acciaio inox e perspex, ai fini di creare uno spazio vibrante in cui si trovano a
convivere le infinite possibilità del dipingere. Attraverso movimenti rotatori e slittamenti materici che,
condensandosi in linee e cerchi, raggiungono l’effetto di translucenza e dinamismo, l’artista britannico
ricrea sulla superficie monocroma riflessi e onde di luce e colore naturali. Attingendo alla tradizione
dell’Espressionismo astratto americano e della Minimal art, l’atto del dipingere diventa per Martin una
combinazione tra gestualità espressionista e rigore concettuale, con l’aggiunta di una fisicità, dovuta al
movimento del corpo, che permette di stendere il colore e donare nuova vita e intensa energia alla
superficie pittorica.
Dalle parole di Jason Martin: “Questa mostra è in parte una risposta alle straordinarie opere conservate
alla Collezione Peggy Guggenheim, ed è mirata a suscitare un dialogo, una conversazione tra i miei
dipinti e quelli del primo Modernismo […] Considerando che nei i miei lavori il colore è essenzialmente
struttura e non decorazione, la materia diventa viscerale, erotica, sperimentale […] La trasparenza,
bilanciata e misurata, viene essenzialmente consumata dalla saturazione dello spinel black, unico
pigmento nero trasparente. È il chiaroscuro dell’arte contemporanea.”
Nel 1997, ancora giovanissimo, Martin prende parte alla ormai celeberrima collettiva degli scalpitanti
Young British Artists Sensation: Young British Artists from the Saatchi Collection, ospitata negli spazi
della Royal Academy di Londra, e successivamente spostata a Berlino e New York e nel 1999 è invitato
ad esporre alla Biennale d’Arte Contemporanea di Liverpool. Nel 2001 partecipa alla mostra Figure
astratte, a Palazzo Rospigliosi a Roma, e l’anno successivo alla mostra L’ultima cena, ospitata a Castel
dell’Ovo a Napoli. Nel 2004 espone in occasione di Monocromos. De Malevich al presente, allestita
negli spazi del Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía, a Madrid.
La mostra Vigil/ Veglia è resa possibile grazie alla collaborazione con la Galleria Mimmo Scognamiglio
Milano-Napoli.
luca massimo barbero esplora i percorsi del segno dagli inizi del novecento allo sperimentalismo contemporaneo con la personale di jason martin vigil/veglia.
Dal 21 marzo al 17 maggio la Collezione Peggy Guggenheim ospita Temi & Variazioni. Dalla grafia all’azzeramento, a cura di Luca Massimo Barbero. Concentrandosi sui dipinti e le sculture dall’inizio del XX secolo al secondo dopoguerra presenti nel museo veneziano e impreziosita con alcuni importanti prestiti, la mostra si snoda cronologicamente dalle avanguardie storiche alle tendenze più recenti dell’arte contemporanea in un percorso tematico che sviluppa la presenza del segno all’interno della composizione: dalla tipografia al collage, dalle lettere ai numeri, sino al ripetersi insistente di un gesto, di un segno per arrivare infine al monocromo che conduce all’inevitabile azzeramento. Nell’ambito di Temi e Variazioni, sarà la personale dedicata all’artista britannico Jason Martin a costituire uno spazio vibrante in cui si troveranno a convivere le infinite possibilità del dipingere. Tra i più interessanti pittori della generazione degli Young British Artists, Martin è stato chiamato ad interpretare il grado zero della pittura attraverso una serie di tele espressamente realizzate per la mostra veneziana. Temi & Variazioni. Dalla grafia all’azzeramento gode del sostegno della Regione del Veneto.
Temi & Variazioni è una innovativa formula curatoriale inaugurata dalla Collezione Peggy Guggenheim nel 2002 con una serie di tre mostre dedicate all’arte del dopoguerra realizzate nell’arco di sei mesi da Luca Massimo Barbero. Oggi come allora, alla base del progetto espositivo di Temi & Variazioni. Dalla grafia all’azzeramento, rimane la volontà di guidare il visitatore verso una piena comprensione delle opere della Collezione Peggy Guggenheim attraverso la loro contestualizzazione storica e il dialogo con dipinti, sculture, installazioni provenienti da altre collezioni. All’interno delle stesse sale, capolavori appartenenti alle avanguardie del primo Novecento si confrontano tematicamente con opere del secondo dopoguerra, fino a lambire i confini della contemporaneità, in un percorso espositivo che rappresenta un’occasione unica per osservare l’evoluzione di temi e segni in nuove forme espressive.
Capolavori cubisti, futuristi, dadaisti e surrealisti: nello sperimentalismo dirompente di questa stagione, lettere, numeri e caratteri tipografici entrano a pieno titolo nell’opera e nella sua concezione, quali diretti prelievi di una realtà che viene analizzata e restituita nella propria dimensione linguistica e comunicativa. Dalla Manifestazione interventista di Carrà, dai Merzbild di Schwitters, dalla Farmacia di Cornell, alle rivisitazioni che dagli anni cinquanta ne offrono Rotella, Spoerri, la parola tipografica struttura e definisce l’immagine come esplosione sonora che scardina la sintassi visiva. Se la lingua dialoga con il materiale e l’iconico, dal polimaterico di Braque al collage di Gris, la griglia resa assoluta dai radicali segni iterati di Mondrian genera la nuova spazialità del Neoplasticismo di Vantongerloo e si confronta con l’esattezza minimalista di John McCracken. Il grafema invade in maniera evocativa le superfici plastiche e pittoriche di Tunnard, Licini e Bonfanti, sino a diventare scrittura muta e compulsava: talvolta la pittura stessa si fa scrittura diretta sulla tela o sul supporto, come nelle opere di Scanavino, Novelli, Mirko, Pomodoro, talvolta investiga i fondamenti e le reciprocità dei differenti codici visivi, come avviene negli Alfabeti e nelle Impronte di Manzoni, nelle linee di Griffa, nelle frasi luminose di Merz e Nannucci, nelle panchine della Holzer, nei disegni di Tremlett.
Scrittura è anche geometria, che dagli elementi primi della visione di Albers e Nigro, si articola nelle trame e nelle esplorazioni percettive di Morellet, Nangeroni, Vasarely, sino alle indagini del Gruppo Zero e dell’arte cinetica. La grafia è anche colore, che si traduce negli spazi lirici, intermittenti, visionari di Tancredi, Tobey, Accardi, Dorazio, Ciussi, Aricò. In altri casi invece, grafia e scrittura si trasformano in un alfabeto simbolico e astratto, facendosi apostrofi, punti, sino a violare, visivamente e fisicamente, il supporto e diventare buchi e tagli nelle tele di Fontana, Dadamaino, Opalka o come accade nelle opere delle nuovissime generazioni di artisti rappresentati nella mostra da De Marchi e Arcangelo Sassolino.
Da questo ripetersi ossessivo di un simbolo o di un segno, si giunge alla necessità del loro azzeramento, attraverso una sorta di tabula rasa che comporta sia la purezza della materia sia il suo rarefarsi attraverso superfici minimali e totalmente monocrome: da Castellani a Bonalumi, da Vianello a Charlton, il monocromo scrive l’infinito attraverso il finito, nell’articolarsi di pagine pittoriche e plastiche dense di tutta la concretezza e fisicità della propria relazione con lo spazio che le circonda.
Dal 21 marzo al 17 maggio la Collezione Peggy Guggenheim ospita Temi & Variazioni. Dalla grafia
all’azzeramento, a cura di Luca Massimo Barbero, mostra che, snodandosi cronologicamente dalle
avanguardie storiche alle tendenze più recenti dell’arte contemporanea, prende in analisi la presenza del
segno all’interno della composizione, passando dalla tipografia al collage, dalle lettere ai numeri, sino ad
arrivare al monocromo che conduce all’inevitabile azzeramento del segno. Nell’ambito della mostra,
sarà la personale dedicata all’artista britannico Jason Martin, Vigil/Veglia, a rappresentare questo
grado zero della pittura attraverso una serie di circa dieci opere, alcune delle quali espressamente
realizzate per la mostra veneziana.
Tra i più interessanti pittori della generazione degli Young British Artists, Martin è stato chiamato dal
curatore a presentare una sequenza di monocromi dalla texture raffinata e luminosa, sempre in bilico tra
pittura e scultura, ottenuti con pennellate dense e ripetute di olio, gel acrilico o materiali misti, su
superfici di alluminio, acciaio inox e perspex, ai fini di creare uno spazio vibrante in cui si trovano a
convivere le infinite possibilità del dipingere. Attraverso movimenti rotatori e slittamenti materici che,
condensandosi in linee e cerchi, raggiungono l’effetto di translucenza e dinamismo, l’artista britannico
ricrea sulla superficie monocroma riflessi e onde di luce e colore naturali. Attingendo alla tradizione
dell’Espressionismo astratto americano e della Minimal art, l’atto del dipingere diventa per Martin una
combinazione tra gestualità espressionista e rigore concettuale, con l’aggiunta di una fisicità, dovuta al
movimento del corpo, che permette di stendere il colore e donare nuova vita e intensa energia alla
superficie pittorica.
Dalle parole di Jason Martin: “Questa mostra è in parte una risposta alle straordinarie opere conservate
alla Collezione Peggy Guggenheim, ed è mirata a suscitare un dialogo, una conversazione tra i miei
dipinti e quelli del primo Modernismo […] Considerando che nei i miei lavori il colore è essenzialmente
struttura e non decorazione, la materia diventa viscerale, erotica, sperimentale […] La trasparenza,
bilanciata e misurata, viene essenzialmente consumata dalla saturazione dello spinel black, unico
pigmento nero trasparente. È il chiaroscuro dell’arte contemporanea.”
Nel 1997, ancora giovanissimo, Martin prende parte alla ormai celeberrima collettiva degli scalpitanti
Young British Artists Sensation: Young British Artists from the Saatchi Collection, ospitata negli spazi
della Royal Academy di Londra, e successivamente spostata a Berlino e New York e nel 1999 è invitato
ad esporre alla Biennale d’Arte Contemporanea di Liverpool. Nel 2001 partecipa alla mostra Figure
astratte, a Palazzo Rospigliosi a Roma, e l’anno successivo alla mostra L’ultima cena, ospitata a Castel
dell’Ovo a Napoli. Nel 2004 espone in occasione di Monocromos. De Malevich al presente, allestita
negli spazi del Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía, a Madrid.
La mostra Vigil/ Veglia è resa possibile grazie alla collaborazione con la Galleria Mimmo Scognamiglio
Milano-Napoli.
20
marzo 2009
Temi & Variazioni. Dalla grafia all’azzeramento / Jason Martin – Vigil/ Veglia
Dal 20 marzo al 17 maggio 2009
arte contemporanea
Location
COLLEZIONE PEGGY GUGGENHEIM
Venezia, Dorsoduro, 701, (Venezia)
Venezia, Dorsoduro, 701, (Venezia)
Orario di apertura
tutti i giorni, domenica di Pasqua e lunedì compresi, dalle 10 alle 18, eccetto il martedì, consueto giorno di chiusura
Vernissage
20 Marzo 2009, ore 17.00 preview alla presenza dell’artista Jason Martin
Autore
Curatore