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Tempesta estense
Cinque artisti ferraresi a confronto
Comunicato stampa
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Una “tempesta” d’arte è quella che animerà gli spazi della Galleria Art’s Events di Torrecuso, dove una selezione di cinque giovani artisti di Ferrara presenterà i propri lavori più recenti all’insegna della pittura: sono infatti le ultime generazioni di un territorio che, dalle origini nobili e "mitiche" della Metafisica dechirichiana, propone periodicamente interessanti esperienze di ricerca. Saranno le opere di Matteo Farolfi, Massimo Festi, Andrea Forlani, Riccardo Furini e Silvia Sartori a segnalarne gli sviluppi, in un percorso che investe diverse accezioni pittoriche, tra figurazione, pittura mediale, informale gestuale e geometrizzazioni astratte.
Matteo Farolfi (1972), partendo da esperienze di collage e di rielaborazioni grafiche di immagini pop, è giunto ad una pittura figurativa che dichiara la propria fascinazione verso l'espressionismo da un lato ed il liberty klimtiano dall'altro. Queste matrici vengono però aggredite da una stilizzazione a campiture compatte e da sperimentazioni di incastri materici (tessuti grezzi, vecchie pagine di giornali) in cui la figura femminile, tema prediletto, si appropria dello spazio espandendosi fluidamente tra elementi di forte contrasto cromatico, in un'atmosfera onirica arricchita da richiami al mondo della comunicazione.
Massimo Festi (1972) si occupa di “pittura mediale”. Dopo il diploma all’Accademia di Bologna, ha iniziato un’esplorazione dell’identità umana: i suoi sono volti di anonime persone filtrati e metamorfizzati da texture o da frantumazioni virtuali realizzate digitalmente su pannelli di forex, di alluminio o di tela. Il primo piano del viso ne esce profondamente mutato, quasi appartenesse ad un mutante minerale-vegetale-animale, ma allo stesso tempo come svelato nello spirito proprio da questa stratificazione, squadernato sui pensieri e sogni che lo attraversano per un attimo intuibili. Gli echi dell'esistenza del soggetto - o dell'artista - non sono dunque nei tratti della figura, ma aleggiano sopra ed attraverso di esse.
Andrea Forlani (1972) è un brillante inventore di forme all’istante. Operando su più livelli, come i sarcastici ready-mades che propone periodicamente in occasioni particolari, opera da tempo anche nell'ambito di una pittura di tipo informale-gestuale spiccatamente energica, costruita con colature e pennellate quasi graffitiste. Sono rappresentazioni di idee veloci e precise, prodotti di attimi di istintività lucida, in cui si espirme la bisogno di rubare al gesto, che produce una forma incerta o anche un non-disegno, la forza vitale di infanzie sopite nell'inconscio collettivo, pur senza dimenticare del tutto l'icona. La cromia esuberante è vero e proprio slancio incontrollabile, mentre il segno è il primigenio tentativo di organizzazione di densi simboli culturali nell'impellente necessità di comunicazione.
Riccardo Furini (1968) dipinge tele informali segnate da geometrie accennate, quasi come se strutture amorfe che affiorano da un grumo cromatico asciutto prodotto da forze primarie, venissero individuate e succesivamente "corrette" dalla ragione con l'inserzione di poche linee cartesiane per dare profondità e stabilità. I punti di riferimento così suggeriti offrono l'equilibrio della tecnica alla fuga destabilizzante della materia in campiture che sfumano di continuo i propri limiti. E' l'idea di progetto architettonico o di disegno industriale fuso e non ancora sbozzato quello che si intravvede: accenni di presenze umane schiacciate da vaghi muri di edifici moderni, incastri di ombre traslucide, oggetti sfuggenti eppure geometrici: tutte intuizioni fotografate nel momento della loro inattesa presentazione.
Silvia Sartori (1978) trova invece l'equilibrio nell'accentuzione delle proprie scelte, tra l'immagine notturna di corpi femminili colti in un abbandono finale e cruento e la passione per una materia altrettanto agressiva. Se le figure sensuali e quasi disciolte nei semplici colori del nero e del rosso vengono sacrificate da ampi tagli e fratture della tela, questo intervento ne accentua addirittura la femminilità, producendo voluttuosi viluppi materici che si disperono in un magma avvolgente e seducente ma minaccioso. I varchi delle lacerazioni alludono ad una comunicazione con la dimensione intima e con il momento della fantasia, ma il dubbio si affaccia: forse la nostra posizione è capovolta, siamo noi ad essere accolti all'interno di un'esistenza che cerca di farsi attraversare dal mondo.
Matteo Farolfi (1972), partendo da esperienze di collage e di rielaborazioni grafiche di immagini pop, è giunto ad una pittura figurativa che dichiara la propria fascinazione verso l'espressionismo da un lato ed il liberty klimtiano dall'altro. Queste matrici vengono però aggredite da una stilizzazione a campiture compatte e da sperimentazioni di incastri materici (tessuti grezzi, vecchie pagine di giornali) in cui la figura femminile, tema prediletto, si appropria dello spazio espandendosi fluidamente tra elementi di forte contrasto cromatico, in un'atmosfera onirica arricchita da richiami al mondo della comunicazione.
Massimo Festi (1972) si occupa di “pittura mediale”. Dopo il diploma all’Accademia di Bologna, ha iniziato un’esplorazione dell’identità umana: i suoi sono volti di anonime persone filtrati e metamorfizzati da texture o da frantumazioni virtuali realizzate digitalmente su pannelli di forex, di alluminio o di tela. Il primo piano del viso ne esce profondamente mutato, quasi appartenesse ad un mutante minerale-vegetale-animale, ma allo stesso tempo come svelato nello spirito proprio da questa stratificazione, squadernato sui pensieri e sogni che lo attraversano per un attimo intuibili. Gli echi dell'esistenza del soggetto - o dell'artista - non sono dunque nei tratti della figura, ma aleggiano sopra ed attraverso di esse.
Andrea Forlani (1972) è un brillante inventore di forme all’istante. Operando su più livelli, come i sarcastici ready-mades che propone periodicamente in occasioni particolari, opera da tempo anche nell'ambito di una pittura di tipo informale-gestuale spiccatamente energica, costruita con colature e pennellate quasi graffitiste. Sono rappresentazioni di idee veloci e precise, prodotti di attimi di istintività lucida, in cui si espirme la bisogno di rubare al gesto, che produce una forma incerta o anche un non-disegno, la forza vitale di infanzie sopite nell'inconscio collettivo, pur senza dimenticare del tutto l'icona. La cromia esuberante è vero e proprio slancio incontrollabile, mentre il segno è il primigenio tentativo di organizzazione di densi simboli culturali nell'impellente necessità di comunicazione.
Riccardo Furini (1968) dipinge tele informali segnate da geometrie accennate, quasi come se strutture amorfe che affiorano da un grumo cromatico asciutto prodotto da forze primarie, venissero individuate e succesivamente "corrette" dalla ragione con l'inserzione di poche linee cartesiane per dare profondità e stabilità. I punti di riferimento così suggeriti offrono l'equilibrio della tecnica alla fuga destabilizzante della materia in campiture che sfumano di continuo i propri limiti. E' l'idea di progetto architettonico o di disegno industriale fuso e non ancora sbozzato quello che si intravvede: accenni di presenze umane schiacciate da vaghi muri di edifici moderni, incastri di ombre traslucide, oggetti sfuggenti eppure geometrici: tutte intuizioni fotografate nel momento della loro inattesa presentazione.
Silvia Sartori (1978) trova invece l'equilibrio nell'accentuzione delle proprie scelte, tra l'immagine notturna di corpi femminili colti in un abbandono finale e cruento e la passione per una materia altrettanto agressiva. Se le figure sensuali e quasi disciolte nei semplici colori del nero e del rosso vengono sacrificate da ampi tagli e fratture della tela, questo intervento ne accentua addirittura la femminilità, producendo voluttuosi viluppi materici che si disperono in un magma avvolgente e seducente ma minaccioso. I varchi delle lacerazioni alludono ad una comunicazione con la dimensione intima e con il momento della fantasia, ma il dubbio si affaccia: forse la nostra posizione è capovolta, siamo noi ad essere accolti all'interno di un'esistenza che cerca di farsi attraversare dal mondo.
28
ottobre 2005
Tempesta estense
Dal 28 ottobre al 31 dicembre 2005
arte contemporanea
Location
ART’S EVENTS
Torrecuso, Loc. Collepiano, (Benevento)
Torrecuso, Loc. Collepiano, (Benevento)
Vernissage
28 Ottobre 2005, ore 18-21
Autore
Curatore