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Tensioni Strutturali #2
Mostra collettiva di cinque artisti di fama internazionale. Si tratta di un’ esposizione di installazioni e lavori site specific creati appositamente per gli spazi della galleria.
Comunicato stampa
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La trilogia “Tensioni strutturali” si articola come un progetto organico suddiviso in tre mostre, in-dipendenti ma interconnesse tra loro, che sono presentate gradualmente negli spazi della galleria. Se la prima mostra, realizzata a Febbraio 2016, si focalizzava sul ruolo centrale dell’in-dividuo nella costruzione dello spazio percepito, attraverso installazioni ambientali di Car-lo Bernardini, Monika Grzymala, Roberto Pugliese ed Esther Stocker, la seconda analizza in quest’occasione le diverse possibilità della materia come elemento di rappresentazione e, in-fine, la terza mostra studierà, il prossimo anno, i processi entropici dell’ambiente quotidiano.
Questa seconda parte della trilogia viene sviluppata dai cinque artisti invitati come un’a-nalisi delle possibilità e dei limiti della materia nelle sue diverse strutturazioni, declinazioni e ac-cezioni. In mostra vengono presentati una serie di lavori che si interrogano, in modalità net-tamente contrastanti, sulle sfumature e sulle gradazioni che si nascondono negli interstizi delle ataviche dicotomie tra fisicità e astrazione, tangibilità e indefinitezza, stabilità e precarietà.
Un’indagine fenomenica in cui il reale appare e si mostra attraverso tracce, rimandi e segni e in cui l’individuo può arrivare a riconoscerlo e a comprenderlo solo ed esclusivamente attraverso la propria esperienza. In questo modo la mostra è concepita come una successione di impulsi, di indizi e di accenni in cui le opere rallentano, rivelandosi, e in cui la materia prova a emerge-re nella sua completa diversità, frammentazione e aleatorietà, annullando qualunque tentativo di classificazione o categorizzazione tassonomica e respingendo qualsiasi oggettivizzazione del reale.
In particolare, nella prima sala, Aeneas Wilder mette in discussione la durevolezza e la sicu-rezza statica della materia attraverso “Untitled #191”, un lavoro strutturato solo tramite l’e-quilibrio e la forza di gravità e in cui non c’è traccia di nessun sistema di fissaggio tra i nume-rosi elementi dell’installazione. Nella seconda sala, “Lontanodentro #2” di Davide Dormino si materializza in una cascata costruita con fili di ferro che coprono l’intera stanza e convergono dal perimetro del soffitto al centro del pavimento e in cui il visitatore può decidere se osservar-lo da una prospettiva periferica o attraversarlo per raggiungere il suo nucleo. Nella terza sala, “All Is Shining the Same” di Marzia Corinne Rossi si compone di un intrico di elementi autoportan-ti in carta vetrata industriale pigmentata, materiale che connota la produzione dell’artista, che si allineano nello spazio espositivo mutando le sue caratteristiche fisiche e percettive. Di fronte, Diamante Faraldo presenta “A Nord del Futuro”, una grande mappa rovesciata che impone la necessità di fermarsi a scrutarla attentamente per distinguere sfumature, dettagli e partico-lari nascosti dietro un materiale che prova a celarsi nella sua ambiguità. Infine, nell’ultima sala, Andrea Nacciarriti con il lavoro “Crystallize #002 [matter]” indaga sulla capacità di trasformazione e sulla fragilità della materia, dilatando la sospensione e analizzando la categoria di transizione, attraverso un atto di frammentazione che la trascina aldilà delle nostre possibilità di raggiungerla.
Questa seconda parte della trilogia viene sviluppata dai cinque artisti invitati come un’a-nalisi delle possibilità e dei limiti della materia nelle sue diverse strutturazioni, declinazioni e ac-cezioni. In mostra vengono presentati una serie di lavori che si interrogano, in modalità net-tamente contrastanti, sulle sfumature e sulle gradazioni che si nascondono negli interstizi delle ataviche dicotomie tra fisicità e astrazione, tangibilità e indefinitezza, stabilità e precarietà.
Un’indagine fenomenica in cui il reale appare e si mostra attraverso tracce, rimandi e segni e in cui l’individuo può arrivare a riconoscerlo e a comprenderlo solo ed esclusivamente attraverso la propria esperienza. In questo modo la mostra è concepita come una successione di impulsi, di indizi e di accenni in cui le opere rallentano, rivelandosi, e in cui la materia prova a emerge-re nella sua completa diversità, frammentazione e aleatorietà, annullando qualunque tentativo di classificazione o categorizzazione tassonomica e respingendo qualsiasi oggettivizzazione del reale.
In particolare, nella prima sala, Aeneas Wilder mette in discussione la durevolezza e la sicu-rezza statica della materia attraverso “Untitled #191”, un lavoro strutturato solo tramite l’e-quilibrio e la forza di gravità e in cui non c’è traccia di nessun sistema di fissaggio tra i nume-rosi elementi dell’installazione. Nella seconda sala, “Lontanodentro #2” di Davide Dormino si materializza in una cascata costruita con fili di ferro che coprono l’intera stanza e convergono dal perimetro del soffitto al centro del pavimento e in cui il visitatore può decidere se osservar-lo da una prospettiva periferica o attraversarlo per raggiungere il suo nucleo. Nella terza sala, “All Is Shining the Same” di Marzia Corinne Rossi si compone di un intrico di elementi autoportan-ti in carta vetrata industriale pigmentata, materiale che connota la produzione dell’artista, che si allineano nello spazio espositivo mutando le sue caratteristiche fisiche e percettive. Di fronte, Diamante Faraldo presenta “A Nord del Futuro”, una grande mappa rovesciata che impone la necessità di fermarsi a scrutarla attentamente per distinguere sfumature, dettagli e partico-lari nascosti dietro un materiale che prova a celarsi nella sua ambiguità. Infine, nell’ultima sala, Andrea Nacciarriti con il lavoro “Crystallize #002 [matter]” indaga sulla capacità di trasformazione e sulla fragilità della materia, dilatando la sospensione e analizzando la categoria di transizione, attraverso un atto di frammentazione che la trascina aldilà delle nostre possibilità di raggiungerla.
25
novembre 2016
Tensioni Strutturali #2
Dal 25 novembre 2016 al 19 febbraio 2017
arte contemporanea
Location
EDUARDO SECCI CONTEMPORARY – PIAZZA GOLDONI
Firenze, Piazza Carlo Goldoni, 2, (Firenze)
Firenze, Piazza Carlo Goldoni, 2, (Firenze)
Orario di apertura
Da lunedì a sabato ore 10-13.30 / 14.30-19
Vernissage
25 Novembre 2016, h 18.30
Autore
Curatore