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Terry Rodgers
Il realista americano Terry Rodgers ritorna alla Galleria Marella per la seconda volta con la mostra “Solo Spaces” (Spazi Solitari) composta da otto nuovi lavori
Comunicato stampa
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Il realista americano Terry Rodgers ritorna alla Galleria Marella per la seconda volta con la mostra "Solo Spaces" (Spazi Solitari) composta da otto nuovi lavori. L’esposizione, che si terrà dal 14 dicembre, evidenzia il senso di solitudine, malgrado lo splendore materiale e la densità di persone, e rappresenta il culmine del lavoro svolto da Rodgers negli ultimi due anni.
Rodgers è un attento osservatore dell’uomo che è intrappolato nella straordinaria ragnatela dell’ego-mania, del materialismo e dei media; egli studia la solitudine che le persone provano nel corso di vite apparentemente soddisfacenti, piacevoli e agiate.
"Questi dipinti si rivolgono alla nostra enorme solitudine in un mondo che sembra pieno di valori, significati, relazioni e pretesa intimità. Le figure nei miei dipinti non partecipano al mondo che le circonda. Non sono in grado di interpretare ciò che si trovano davanti agli occhi" afferma Rodgers "siamo tutti intrappolati nel nostro spazio esclusivo di vita solitaria."
Terry Rodgers parla di "Solo Spaces" (2005):
Questa mostra, "Solo Spaces" (Spazi Solitari), si rivolge alla nostra enorme solitudine in un mondo che sembra pieno di valori, significati, relazioni e pretesa intimità.
Infatti, viviamo sulle finzioni che le nostre icone culturali ci forniscono. Questi falsi ideali – idoli, se volete – determinano fortemente la nostra percezione della realtà. È un costrutto complesso e intricato, quello in cui siamo inseriti, una convenzione culturale che è complicata, invisibile e irresistibile perché non percepita. L’aspetto creativo di questa combinazione di elementi ci separa dalla realtà.
Le figure nei miei dipinti non partecipano al mondo che le circonda. Non sono in grado di interpretare ciò che trovano davanti ai loro occhi, al loro sguardo fisso, alla loro insufficiente capacità di apprezzare – o capire, o partecipare a ciò che osservano.
In un dipinto, l’intensità emotiva di una figura solitaria è enfatizzata dal suo apparente non sapere che un’intera città si estende dietro di lei e dal contrasto che si crea tra la sua nuda immediatezza e la finzione stilizzata dello spazio sofisticato nel quale è rappresentata. Il suo corpo, vulnerabile e particolare – la parte esposta del suo sé – è persa nell’infinità di stili inventati, tanto quanto le molteplici figure presenti negli altri sette dipinti della mostra. Ogni dipinto offre uno scambio ritmico, un incrocio costituito da individui in coppia e singoli che lottano autonomamente nel mezzo di una folla turbolenta. Trovi l’inconsueta privacy, l’intimità che racconta ai "solo spaces" di come noi abitiamo in un mondo pieno zeppo di stimoli.
Il mio approccio traduce diverse versioni del paradosso fra interiorità ed esteriorità, fra voyeur e soggetto, o fra spettatore e oggetto. Le figure centrali sono totalmente soggettive e allo stesso tempo sono il mezzo per le finzioni di chi interpreta.
Non appena lo spettatore viene avvicinato da queste sgargianti ed enigmatiche figure, queste vengono avvicinate dallo spettatore. Ma ogni figura esprime un sé privato che è slegato dall’inevitabile fraintendimento che lo spettatore fa del suo essere, ed essa è autonoma così come lo è "nel suo spazio di vita solitaria". Gli innumerevoli spettatori che inevitabilmente fraintendono, per i loro limiti inconsci, diventano la realtà di questi dipinti. Questa è la realtà in cui viviamo. Questa realtà circoscritta è ciò che il singolo profondo spettatore è costretto ad affrontare, a sfidare, a vivere e a superare.
Rodgers è un attento osservatore dell’uomo che è intrappolato nella straordinaria ragnatela dell’ego-mania, del materialismo e dei media; egli studia la solitudine che le persone provano nel corso di vite apparentemente soddisfacenti, piacevoli e agiate.
"Questi dipinti si rivolgono alla nostra enorme solitudine in un mondo che sembra pieno di valori, significati, relazioni e pretesa intimità. Le figure nei miei dipinti non partecipano al mondo che le circonda. Non sono in grado di interpretare ciò che si trovano davanti agli occhi" afferma Rodgers "siamo tutti intrappolati nel nostro spazio esclusivo di vita solitaria."
Terry Rodgers parla di "Solo Spaces" (2005):
Questa mostra, "Solo Spaces" (Spazi Solitari), si rivolge alla nostra enorme solitudine in un mondo che sembra pieno di valori, significati, relazioni e pretesa intimità.
Infatti, viviamo sulle finzioni che le nostre icone culturali ci forniscono. Questi falsi ideali – idoli, se volete – determinano fortemente la nostra percezione della realtà. È un costrutto complesso e intricato, quello in cui siamo inseriti, una convenzione culturale che è complicata, invisibile e irresistibile perché non percepita. L’aspetto creativo di questa combinazione di elementi ci separa dalla realtà.
Le figure nei miei dipinti non partecipano al mondo che le circonda. Non sono in grado di interpretare ciò che trovano davanti ai loro occhi, al loro sguardo fisso, alla loro insufficiente capacità di apprezzare – o capire, o partecipare a ciò che osservano.
In un dipinto, l’intensità emotiva di una figura solitaria è enfatizzata dal suo apparente non sapere che un’intera città si estende dietro di lei e dal contrasto che si crea tra la sua nuda immediatezza e la finzione stilizzata dello spazio sofisticato nel quale è rappresentata. Il suo corpo, vulnerabile e particolare – la parte esposta del suo sé – è persa nell’infinità di stili inventati, tanto quanto le molteplici figure presenti negli altri sette dipinti della mostra. Ogni dipinto offre uno scambio ritmico, un incrocio costituito da individui in coppia e singoli che lottano autonomamente nel mezzo di una folla turbolenta. Trovi l’inconsueta privacy, l’intimità che racconta ai "solo spaces" di come noi abitiamo in un mondo pieno zeppo di stimoli.
Il mio approccio traduce diverse versioni del paradosso fra interiorità ed esteriorità, fra voyeur e soggetto, o fra spettatore e oggetto. Le figure centrali sono totalmente soggettive e allo stesso tempo sono il mezzo per le finzioni di chi interpreta.
Non appena lo spettatore viene avvicinato da queste sgargianti ed enigmatiche figure, queste vengono avvicinate dallo spettatore. Ma ogni figura esprime un sé privato che è slegato dall’inevitabile fraintendimento che lo spettatore fa del suo essere, ed essa è autonoma così come lo è "nel suo spazio di vita solitaria". Gli innumerevoli spettatori che inevitabilmente fraintendono, per i loro limiti inconsci, diventano la realtà di questi dipinti. Questa è la realtà in cui viviamo. Questa realtà circoscritta è ciò che il singolo profondo spettatore è costretto ad affrontare, a sfidare, a vivere e a superare.
14
dicembre 2005
Terry Rodgers
Dal 14 dicembre 2005 al 30 gennaio 2006
arte contemporanea
Location
MARELLA ARTE CONTEMPORANEA
Milano, Via Lepontina, 8, (Milano)
Milano, Via Lepontina, 8, (Milano)
Orario di apertura
da martedì a venerdì dalle 11.00 alle 19.30 – sabato dalle 12.00 alle 19.00
Vernissage
14 Dicembre 2005, ore 19.00
Autore